ex cartiera

“Nell’altra cartiera, quella già Pusinelli, invece, si produce ancora, e fino a dopo la seconda guerra mondiale, carta a mano “, In: Fabio Cani, Rodolfo Vaccarella, Nesso Il lavoro dell’acqua, Comune di Nesso Biblioteca comunale/Nodo Libri 2005, pagg. 118/119

Le due cartiere, dei Pusinelli e dei Binda, proseguono di pari passi per i primi decenni del Novecento. (…)

Nella cartiera Binda la materia prima è composta da stracci, che vengono trasportati da camion in balle da due quintali ciascuna, ma soprattutto da carta da macero, che viene recuperata negli uffici e trasportata su barconi.

Nell’altra cartiera, quella già Pusinelli, invece, si produce ancora, e fino a dopo la seconda guerra mondiale, carta a mano.

In: Fabio Cani, Rodolfo Vaccarella, Nesso Il lavoro dell’acqua, Comune di Nesso Biblioteca comunale/Nodo Libri 2005, pagg. 118/119

Chicco (1939) e Luigina (1943) · COATESA: frazione del Comune di Nesso · ex cartiera

Lago di Como, CASA IN VENDITA A COATESA (nel Comune di Nesso): due appartamenti con ingresso indipendente ma facilmente unibili tra loro, un rustico in sasso, giardini terrazzati e una serie di antichi spazi coperti | agenzia Target Immobiliare

Questa particolare proprietà è ubicata nella bellissima frazione di Coatesa a Nesso. Questa antica frazione è raggiungibile solo a piedi, tramite un sentiero panoramico o tramite ripide scale in sasso.

Il vecchio ponte romano che sovrasta la splendida cascata dell’Orrido, le case arroccate, il porticciolo, l’acqua del lago creano un insieme di grande fascino e rara bellezza.

La proprietà consiste in due appartamenti con ingresso indipendente ma facilmente unibili tra loro, un rustico in sasso, giardini terrazzati e una serie di antichi spazi coperti che sono stati recuperati come zone all’aperto, da utilizzare quando il sole è troppo caldo o durante giornate uggiose.

E’ una proprietà difficile da spiegare, ma è di sucuro di grande fascino.

vai a: Target Immobiliare http://www.lagodicomo.net/italian/vedi-immobile/127/nesso_lago_di_como_casa

Per informazioni clicca  QUI

baia di coatesa · Chicco (1939) e Luigina (1943) · COATESA: frazione del Comune di Nesso · ex cartiera · ex filanda · GENIUS LOCI · Mino Di Vita · Orrido di Nesso · Ponte della Civera · via Coatesa

La fotografia di Mino Di Vita sulla frazione di Coatesa aveva un destino, 21 agosto 2011

Questa fotografia aveva un destino, anche se Mino Di Vita al momento dello scatto non poteva immaginarselo.

Da quando avevo sfogliato il libro Alte visuali ero stato subito conquistato da quella immagine che – con un “taglio” irripetibile –  immetteva nel cerchio dell’apparire l’elemento che contraddistingue  la frazione di Coatesa e cioè il gruppo di case che sono state costruite a picco sull’Orrido di Nesso.

In tutta evidenza un artista sa cogliere non solo l’elemento ” paesaggio”, ma anche le dinamiche del “cuore” che lo alimentano.

Gli eventi si sono susseguiti così: prima la sua autorizzazione a pubblicare la fotografia sul blog,  successivamente il suo primo regalo della stampa, poi la Mostra al Broletto di Como e – infine –  il suo dono della gigantografia 100 x 70 che ora occupa uno spazio importante della casa.

Il nostro entusiasmo ha contagiato l’amico di Luogo  Chicco, che – con la perizia tecnica che lo contraddistingue –  ha fabbricato la cornice di legno che accoglie il pannello:

E così ora un oggetto apparentemente inanimato illumina la storia, la geografia, le biografie di coloro che hanno il privilegio di abitare qui o di camminare sui sentieri che portano a Coatesa sul Lario:

 

Grazie a Mino e a Chicco e  – con loro – agli Abitatori del Tempo che lungo le generazioni hanno creato e fatto “manutenzione”  del Luogo chiamato Coatesa.

Nota:

La fotografia del pannello è tratta da:

Mino Di Vita, Alte visuali: sorvolando le rive del Lago di Como, edizione LAB 63, Milano, maggio 2010

Chicco (1939) e Luigina (1943) · COATESA: frazione del Comune di Nesso · ex cartiera · GENIUS LOCI · Orrido di Nesso

Il balenottero felice. Nell’antro di Chicco


Una porta aperta è inizio  di scoperta del mondo interiore di chi abita quel luogo.


Se poi dietro il chiavistello si snoda una galleria tra le viscere della roccia, sospesa tra profondità interna e scorci esterni, le sorprese sono ancora maggiori, poiché la storia diventa anche traccia di un passato industriale alimentato da acqua idrica, tubi, turbine, ruote gigantesche di cemento, salti nella voragine.


Dovendo assimilare questo avvincente anfratto a una parte della casa (è invece “porta sola”) potremmo definirlo scantinato, sotterraneo, laboratorio, un po’ legnaia, un po’ cantina, un po’ bottega, un po’ officina. Insomma, uno di quegli spazi in cui l’odore muschioso e la temperatura sempre fresca rendono gradevole lo stare operoso durante le giornate di intensa calura, ma anche uno di quegli spazi tipici di una permanenza maschile, dedita all’affaccendamento, allo stivaggio, alla riparazione ed al restauro.

Perché è proprio la natura selvatica dell’antro che invita ad un rapporto rudimentale, al contatto con gli elementi primi degli artefatti umani, allo smontaggio di prodotti finiti nei suoi composti essenziali per integrarli in nuove invenzioni.

Le volte che poggiano su giganteschi blocchi di roccia mostrano l’umana fatica di addomesticare un ambiente sì ostile, ma contemporaneamente appetibile per via di quell’impervio salto dell’acqua il cui rumore, per le case lì affacciate, è diventato dolce cullare.

Tanti oggetti, molti sconosciuti, raccontano la passione e l’interesse del nostro ospitante abitatore.

E’ proprio lui che, con meravigliato stupore, ci dà notizia di come per la prima volta, in più di mezzo secolo di frequentazione, si sia accorto recentemente di uno strano fenomeno.

L’ultima cavità di questo percorso sinuoso è quella più nascosta e cupamente buia. Ebbene, poco tempo fa, entrando in un orario inconsueto, lo trova insolitamente illuminato.

Ci ha reso partecipi di questo evento alle 19 di domenica sera.

Da un’apertura su un muro limitrofo, un fascio di luce prodotta dal riverbero del sole sulla superficie del lago proietta sulla parete rocciosa una sagoma bianca.

Questo nella percezione fisica dei nostri sensi.

Ma a me piace immaginare un’altra storia.

Ogni luogo custodisce un’anima. Genius Loci è il simbolo che la esprime, il genio protettore che con forme e intensità variabili racchiude la forza e lo spirito esistenti in ogni ambiente vissuto.

Il Genius Loci non è sempre visibile, bisogna saper guardare per notarlo, bisogna saper cogliere il segnale che ci invia.

Ecco, quella sagoma bianca mi ricorda intensamente un balenottero burlone, che, terminata la giornata a giocare con le onde del lago, di sera rincasa per tuffarsi negli eterni abissi. Lo fa sempre, ma questa volta ha voluto regalare la sua immersione agli amici umani per dire che lui c’è, ed è felice di sapere che il “suo” luogo è in amorevole mani e che non sarà costretto ad allontanarsi da quella tana costruita in migliaia di anni.

Testo e Fotografie di Luciana