COATESA: frazione del Comune di Nesso · Leonardo da Vinci · Ponte della Civera · Tuf e Nosè

Nesso: dal Ponte della Civera a quello di Nosee. Stupore leonardesco, di Paolo Confalonieri, fotografie di Paolo Ortelli, in Orobie, agosto 2019

La rivista Orobie di agosto 2019 ha dedicato un servizio a cura di Paolo Confalonieri e del fotografo Paolo Ortelli a Nesso, sul lago di Como, e al suo orrido, descritto anche da Leonardo da Vinci. Compiendo un itinerario a piedi dal ponte della Civera al ponte della valle del Nosee

Camminare fra i monti del Lago di Como · COATESA: frazione del Comune di Nesso · Mappe e Sentieri del Lago di Como · Orrido di Nesso · Tuf e Nosè

il borgo dei NESSO sul lago di Como: l’Orrido descritto da Leonardo da Vinci e camminata dal Ponte della Civera al Ponte di Nosee

ORR1246

ORR1245

Careno · NESSO · Orrido di Nesso · Tuf e Nosè · Zelbio

ORRIDI E ALTRE MAGIE NELLA PIEVE DI NESSO, articolo di Pietro Berra in La Provincia 24 giugno 2019

BER NES1899BER NES1900BER NES1901BER NES1902

Berra Pietro · Leonardo da Vinci · Orrido di Nesso · Tuf e Nosè

A Nesso con Le Primavere della Provincia: Davide Comelli ha seguito il percorso alla scoperta dell’orrido descritto da Leonardo da Vinci. Direzione: Pietro Berra. Musiche: Marco Belcastro; Francesco Macciò. Spiegazioni: Franco Pagani. Il video è in: laprovinciadicomo.it, 11 giugno 2019

A Nesso con Le Primavere: il video della passeggiata

Davide Comelli ha seguito il percorso alla scoperta dell’orrido descritto da Leonardo da Vinci e che a 500 anni dalla morte del genio torna ad essere un punto di riferimento per la promozione dei paesaggi lariani nel mondo

Per vedere il video cliccate qui

Berra Pietro · Camminare fra i monti del Lago di Como · CONVEGNI, incontri, dibattiti, corsi, festival · Leonardo da Vinci · NESSO · Orrido di Nesso · Ponte della Civera · Tuf e Nosè

descrizione del percorso, guidato da Pietro Berra, SULLE ORME DI LEONARDO, a cura di Le Primavere de La Provincia con l’associazione Sentiero dei Sogni, NESSO, sabato 25 maggio 2019 (ore 11 e 15-17,15). Articolo in La Provincia, 26 maggio 2019

 


per altre informazioni vedi:

bacheca facebook di Pietro Berra

bacheca facebook di Mirna Ortiz Lopez

Gruppo facebook PASSEGGIATE CREATIVE 

gruppo facebook fotografie di passeggiate creative

gruppo facebook festival le primavere


leo 25 1717leo 25 1718

leo1742

L’arrivo con il battello alle ore 11 e 15

DSCN2120 (FILEminimizer)DSCN2121 (FILEminimizer)DSCN2122 (FILEminimizer)DSCN2123 (FILEminimizer)DSCN2124 (FILEminimizer)

61624855_2380164585564034_9028119280230596608_n

la prima parte del percorso, sul Ponte della Civera, di fronte all’Orrido di Nesso

DSCN2125 (FILEminimizer)DSCN2126 (FILEminimizer)DSCN2127 (FILEminimizer)

60919180_10219263602287640_8989126375956807680_n61236623_2361229680825956_1209423401408528384_n


61139638_2248530128732654_5221230564509483008_n

il ritorno alle ore 17 e 15

DSCN2131 (FILEminimizer)DSCN2132 (FILEminimizer)

61390674_2361856314096626_1899380992381026304_o

DSCN2133 (FILEminimizer)

Berra Pietro · CONVEGNI, incontri, dibattiti, corsi, festival · Leonardo da Vinci · Orrido di Nesso · Tuf e Nosè

Per una grandissima fessura di monte. Alla Scoperta dell’ORRIDO DI LEONARDO, Como —> Nesso, 25 maggio 2019, a cura di Le Primavere de La Provincia con l’associazione Sentiero dei Sogni. Percorso guidato da Pietro Berra

leo1683

https___cdn.evbuc.com_images_58668838_283166453469_1_original

Berra Pietro · CONVEGNI, incontri, dibattiti, corsi, festival · Leonardo da Vinci · Orrido di Nesso · Ponte della Civera · Tuf e Nosè

In battello alla scoperta dei luoghi misteriosi nell’ORRIDO di NESSO, PER UNA GRANDISSIMA FESSURA DI MONTE. ALLA SCOPERTA DELL’ORRIDO DI LEONARDO, a cura de La Provincia in collaborazione con l’associazione Sentiero dei Sogni, conduce Pietro Berra, sabato, 25 maggio 2019

In battello alla scoperta dei luoghi misteriosi nell’orrido di Nesso. Prenota qui il biglietto, te lo compriamo noi. Evita le code!

Informazioni sull’evento

Passeggiata creativa a cura de La Provincia in collaborazione con l’associazione Sentiero dei Sogni, con partenza da Como in battello. Lunghezza 4 km, parte in salita all’andata.

Ritrovo ore 9.15 in piazza Cavour a Como.

Partenza con il battello delle 9.50.

Rientro con quello delle 17.15 da Nesso (arrivo a Como alle 18).

Biglietto a carico dei partecipanti: costi e prenotazioni sul sito delle Primavere. Pranzo al sacco. Massimo 100 posti.

Conduce Pietro Berra, giornalista e scrittore.

Interventi poetici e musicali a cura di Marco Belcastro, cantautore e docente di canto, e Francesco Macciò, poeta e musicista.

Intervento di Catrin Vimercati, associazione InFormAzioni, sul volume “Memorie storiche sulla vita, gli studi e le opere di Leonardo da Vinci”, scritto nel 1804 da Carlo Amoretti.

Letture di Paolo Ferrario e Mirna Ortiz.

Nel 500° di Leonardo un percorso nel segno dell’acqua, in un luogo che lo colpì al punto da essere tra i pochi scorci del lago di Como da lui descritti nel Codice Atlantico: l’orrido di Nesso, pulito e illuminato per questo importante anniversario. “Nesso, terra dove cade un fiume con grande empito, per una grandissima fessura di monte”, scrisse il genio vinciano, ammaliato dalle forre scavate dai torrenti Nosè e Tuf, che si uniscono in una cascata spettacolare prima di gettarsi nel lago il prossimità del ponte medievale della Civera.

Un luogo che affascinò anche Alfred Hitchcock, che qui ambientò una scena del suo primo film, “Il labirinto della passione” (1925). Risalendo il corso del Nosè scopriremo tanti piccoli “miracoli” compiuti dalla forza dell’acqua, fino ad arrivare su un grande prato ai piedi del monte, dove, dopo il pranzo al sacco, andrà in scena un piccolo concerto partecipato (il pubblico sarà invitato a intervenire nelle parti corali).

Aspetteremo il battello del ritorno in un giardino a terrazze affacciato sul lago, allietati da altre canzoni e da una breve lettura di testi poetici sul tema dell’acqua.

 

vai a

PER UNA GRANDISSIMA FESSURA DI MONTE. ALLA SCOPERTA DELL’ORRIDO DI LEONARDO Biglietti, sab, 25 mag 2019 alle 09:15 | Eventbrite

https___cdn.evbuc.com_images_58668838_283166453469_1_original

Tuf e Nosè

Nesso: il PONTE sul torrente NOSE’, percorso tratto da NESSO, L’ORRIDO E LA STRADA REGIA | in Exploratori della Domenica

….

“Enrico suggerisce di lasciare l’auto sul piazzale della chiesa Santa Maria in Vico, in via del Tivano, chiesa da lui in passato già fotografata.
Visitata esternamente la chiesa (perché chiusa), scendendo sempre da via del Tivano, prendiamo via Scerio e via Tofe, prima, e via Nosee, poi, (tratto del percorso della Strada Regia), decidendo (Enrico decide!) di continuare per la larga strada sterrata che, una volta terminato il paese, ci avrebbe fatto incontrare il ponte romano su fiume Nosè.

Foto Enrico C

Subito dopo il ponte, la strada comincia decisamente a salire in mezzo ad un fitto bosco fino ad una cappelletta”

….

tutto il racconto della camminata qui:

NESSO, L’ORRIDO E LA STRADA REGIA | Exploratori della Domenica.

 

2014-07-04_122631

 

Foto di Diego Terzoli

 

 

 

 

 

COATESA: frazione del Comune di Nesso · NESSO · Paesaggio del Lago di Como · Terrazzamenti · Tuf e Nosè

RIORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO STORICO DELLA VAL DI NESSO, TESI DI Silvio Bonali, RELATORE Darko Pandakovic, Politecnico di Milano Facoltà di Architettura, 1999/2000

Politecnico di Milano

Facoltà di Architettura

RIORGANIZZAZIONE DEL PAESAGGIO STORICO DELLA VAL DI NESSO

 

Relatore:Prof. Darko Pandakovic

Studente:Silvio Bonali

Anno accademico 1999/2000



INDICE

  1. INDICE pag. 2
  2. ELENCO TAVOLE pag. 3
  3. ABSTRACT pag. 4
  4. INTRODUZIONE pag. 6
  5. CENNI STORICI SUL TRIANGOLO LARIANO pag. 6
  6. VAL DI NESSO pag. 10
  7. NESSO pag. 10
  8. VELESO pag. 13
  9. ZELBIO pag. 13
  10. LA NATURA COME STORIA pag. 16
  11. L’AMBIENTE pag. 23
  12. PIANO SOCIO-ECONOMICO E TERRITORIALE pag. 26
  13. PROBLEMI DELL’ATTIVITA’ TURISTICA pag. 28
  14. TURISMO SOSTENIBILE pag. 30
  15. LA BIODIVERSITA’ pag. 32
  16. STRUTTURA DEL PROGETTO pag. 35
  17. RELAZIONE SUL PROGETTO pag. 36
  18. MODALITA’ DI INTERVENTO SULLE INFRASTRUTTURE pag. 40
  19. NORMATIVE RELATIVE AL PROGETTO pag. 42
  20. BIBLIOGRAFIA pag. 49

La valle di Nesso che interessa il nostro studio ha come livelli massimi il monte S.Primo, il monte Forcoletta e la Colma del Piano, sotto i quali si estendono gli altri cordoni principali che sono:

i monti di Erno, attraversato da frequenti frane, il Pian del Tivano, il Piano di Nesso, gradatamente i cordoni si abbassano formando bellissimi terrazzi morenici.

A circa 750m. abbiamo i terrazzi di Zelbio e di Erno, a 350 300 i ripiani di Scerio e Vico che sono le frazioni più alte di Nesso.

Molto frequenti in tutta regione, quasi totalmente calcarea, sono i fenomeni carsici. Un inghiottitoio che si trova al centro di Pian del Tivano, chiamato Buco della Nicolina, raccoglie tutte le acque del pianoro, numerose sono le grotte tra le quali le più note sono: la Grotta Guglielmo sul versante occidentale del Palanzone, profonda 350m. e la Grotta Masera sopra Careno.

Vario è il territorio riguardo alla vegetazione. Le pendici più elevate sono coperte esclusivamente da pascolo,(S.Primo e la Forcoletta) fino all’altezza di Pian del Tivano 970m. dove si hanno i primi terreni coltivati quasi esclusivamente a patate e cavolfiori di cui si fa grande smercio.

Lungo la striscia più bassa i fianchi dei monti sono coperti da boschetti di ginestre tra i quali si ergono maestose querce e qualche pino, faggi ,betulle, boschi di nocciolo.

Già verso i 1000m. si trova qualche albero da frutta selvatico: ciliegio, melo.

Anche qui , come nella zona del pascolo, la risorsa principale è costituita dall’allevamento del bestiame (soprattutto bovino mentre è poco diffusa la pastorizia) e dall’industria casearia.

L’abitazione salvo qualche caso, non è fissa, le casupole sparse sono abitate solo nella stagione estiva durante la quale si falcia il fieno e si sfrutta il pascolo.

Scendendo verso i centri abitati costantemente la vegetazione si fa più folta, si ha la fascia del castagno che va da circa 900m. fino al lago. Il bosco (costituito da castagni e noci), oltre ad essere una notevole risorsa, per il legname ed i frutti che se ne ricavano, è una delle più belle attrattive della zona e, dandole un aspetto pittoresco, offre con la sua ombra refrigerio ai villeggianti che numerosi vi si ristorano durante l’estate.

I campi disposti a terrazzi e rivolti a mezzogiorno, sono coltivati in massima parte a patate, granoturco ed ortaggi.

Il frumento è coltivato in quantità limitata sulla montagna, mentre si trova abbondante in riva al lago.

Qui campi ed orti sono coperti da pergolati, infatti la vite è una delle piante che meglio di adatta al clima umido e mite del lago, insieme all’ulivo ed alle piante da frutta.

Molto diffusa era, parecchi anni fa, la coltivazione del gelso, per l’allevamento del baco da seta che ora purtroppo si può dire completamente scomparso.

 

 

NESSO

Fino a metà dell’ottocento si presenta come una tipica pieve rurale, anzi lacustre, che unisce i disagi della montagna a quelli del lago, come le lamentele che ricorrono nei documenti continuamente ricordano: povertà economica, strade impervie, insediamenti abitativi sparsi e disagiati.

Quanto alla tradizione che vorrebbe far risalire l’origine della pieve di Nesso addirittura a Ermagora di Aquileia, non è che il riflesso locale di una più ampia ma non più sincera tradizione che individua in Ermagora uno dei possibili fondatori della Chiesa di Como, nella comprensibile e diffusa ambizione di dare alle Chiese locali una fondazione, se non apostolica, quanto meno subapostolica: Ermagora era, infatti, discepolo, se non proprio di un apostolo, di un evangelista, Marco. Il riferimento ad Aquileia è invece un riflesso del fatto, più noto, dell’aggregazione della Chiesa di Como al patriarcato di Aquileia, avvenuto all’inizio del VII secolo – a motivo del permanere di Como, con Aquileia, appunto, nello scisma suscitato in Occidente, e soprattutto nel Nord Italia. Dallo scandalo creato dalla passiva soggezione del papa Vigilio all’imperatore nell’episodio dei Tre Capitoli, mentre Milano si era di nuovo allineata con Roma. Si può ben concludere che l’origine del cristianesimo di Nesso attribuita a Ermagora appare più come legenda che come tradizione.

Nel secolo XI troviamo la prima testimonianza di una struttura plebana, nel senso di un collegio di preti, viventi secondo una regola, addetti alla cura di una “plebs”, ossia ad una popolazione di un territorio periferico, rispetto alla città sede del vescovo.

Quanto alla data precisa di fondazione della pieve, non è possibile individuarla: rispondendo ai quesiti del vescovo durante la visita pastorale, l’arciprete di Nesso, nel 1696, scriverà che la collegiata di Nesso era tale “habitu sed non actu”: per tradizione antica non per un atto giuridico di cui si conservi ancora traccia.

La parola “plebs” significa “popolo”, indica una comunità territoriale che si riconosce come popolo raccolto attorno a una chiesa matrice, fornita di battistero, luogo di aggregazione al popolo di Dio.

Diffondendosi dalla città vescovile verso il territorio circostante, la presenza cristiana si attesta innanzitutto in alcune località geograficamente socialmente già significative e qui organizza il territorio circostante, praticamente come un’unica grande parrocchia.

Particolarmente interessante il documento moltrasino del 1058 con cui Enrico da Vignola ed Enrico detto Forte, consoli di Moltrasio, vietarono di piantare gli alberi sulla costa del monte appena disboscato e destinato alla coltura della vigna. Se la data del documento, pubblicato agli inizi del secolo da Piero Buzzetti, è corretta, si tratta di una precocissima testimonianza della capacità di emanare ordinati da parte di un comune rurale.

La gestione dei boschi e dei pascoli di proprietà pubblica era senza dubbio una delle principali preoccupazioni dei comuni rurali del Lario, come è dimostrato dagli esempi di Torno e Moltrasio. Purtroppo non è sopravvissuta alcuna documentazione di questo tipo attinente a Nesso, ma i beni comuni sono frequentemente ricordati nei documenti come confinanti ai terreni privati: non si può dunque dubitare che essi avessero grande importanza ( ancora nel ‘700 il comune possedeva oltre metà dei terreni del borgo ) e svolsero un ruolo fondamentale in un centro in cui l’allevamento del bestiame aveva una grande importanza.

Non è facile ricostruire come fosse il paesaggio nel territorio nessese nel medioevo. I documenti a nostra disposizione descrivono vari appezzamenti di terreno, illustrandone sinteticamente le colture: campo a cereali (“terra laborativa”), vigna (“terra vineata”), bosco (“silva”), prato (“terra prativa”) o varie combinazione di esse. Molto raramente però è possibile sapere qualcosa di più su di esse, le loro dimensioni, la forma, quali piante vi fossero allevate.

Qualche informazione su come i nessesi del medioevo percepissero il loro territorio può fornirla la microtoponomastica, ossia i nomi forniti dai documenti alle località dove si trovavano i campi, nomi, peraltro, spesso sopravvissuti fino ad oggi.

Quali erano dunque, i punti di riferimento che si offrivano ai Nessesi per ritrovarsi nel loro territorio? Alcuni ovviamente erano costituiti da costruzioni di particolare importanza: ecco dunque alcuni campi ed orti siti sotto la località Vico, campi e viti siti presso la chiesa di S.Maria, campi e prati siti presso il Mulino “Cirixolum” e, nei pressi del borgo, un campo “Alla Porta” e uno presso la “Portezella”, evidentemente posti presso le fortificazioni. Anche le strade i sentieri che attraversano il territorio davano spesso nome ai campi ed ai boschi ( per esempio, un campo con viti situato “subtus stratam de Zelbio”). Spesso i toponimi facevano riferimento ad elementi del paesaggio, quali le piante: l’abbondanza di noci dava nome ad esempio alla “Valle de Noxedum”, ancora oggi “Valle Noséé” sulla strada per Zelbio, dove si trovano i campi, vigne e, ovviamnte, boschi con noci e castagni. I castagni dovevano inoltre prevalere nella zona detta “Castenetam”, dove si trovano alcuni campi, così come i frassini dovevano caratterizzare la località omonima (“Ad frassinum”) sita non lontano da Zelbio. Sul lago prendevano il sopravvento gli ulivi, come attestano i toponimi “Olivala” e “Ad Zocham de Olivala”. Molto interessante è il toponimo “La Taliata”, che denominava alcune selve: si trattava probabilmente di un bosco ceduo, destinato al taglio. Anche i massi erratici, così tipici di queste montagne, davano nome ai campi detti Al Sasso (“Ad sassum”), Alla Pietra Grossa (“Ad pedram grossam”) e Alla Pietra Piatta (“Ad pedran platam”). Sperse qua e là per le campagne dovevano poi trovarsi lacune croci, forse simbolo della pietà popolare e forse, strumenti per delimitare il territorio.

Il territorio nessese venne reso coltivabile grazie alla diffusione dei terrazzamenti, anche oggi caratteristici del paesaggio della zona e che nella documentazione medioevale venivano indicati come campi situati “uno sopra l’altro” (“unum super aliud”).

L’agricoltura nessese pare essere stata destinata essenzialmente all’autoconsumo da parte degli abitanti del borgo, e ciò nonostante non sempre doveva essere sufficiente: almeno nella prima metà del Quattrocento i Nessesi dovevano rivolgersi ai vicini Tornaschi per le forniture di vino. Per quanto riguarda i cereali, dai contratti che prevedevano il pagamento di fitti in natura, si può notare come venissero coltivati soprattutto i grani destinati alla panificazione, quali il frumento, la segale e il miglio, ma non mancavano anche cereali minori, come l’orzo e il panico, utili per le zuppe e le minestre.

La forte vocazione all’autoconsumo dell’agricoltura nessese lasciava poco spazio alle altre colture, in particolare ai frutteti, rei di sottrarre luce ai preziosi cereali. L’unico albero presente con una certa frequenza nei pressi del borgo era l’ulivo, anche se si trattava sempre di presenze sporadiche.

Se nei dintorni del borgo e nelle zone meglio insolate terrazzamenti e spianate erano occupati dai cereali, dalle viti e da qualche olivo, la maggior parte del territorio nessese era occupata dal bosco.

Nell’economia agricola di un paese di montagna come Nesso il bosco ricopriva un’importanza fondamentale: non solo infatti da esso provenivano legna per le costruzioni e legna da ardere, ma vi si portavano al pascolo le capre, pecore e maiali e la raccolta dei frutti costituiva un’importantissima integrazione del vitto delle famiglie.

Prima dell’arrivo della coltivazione del mais dall’America, fu il pasticcio di farina di castagne a ricoprire il ruolo che poi fu della polenta ed ancora nel secolo scorso i mugnai della zona di Faggeto Lario macinavano grandi quantità di farina di castagne. A causa di questa sua grande importanza il castagno era oggetto di particolari cure nei paesi del lago, a Torno, per esempio, era vietato scortecciare i castagni o farvi pascolare gli animali e il Comune promuoveva la diffusione di tali piante cedendo gratuitamente le terre a chi intendesse impiantarvene.

Per scoprire quali bestie erano allevate a Nesso, data la reticenza della documentazione locale, è opportuno rivolgersi alle “soccide” stipulate dai Nessesi con i Tornaschi davanti al notaio di quest’ultima località. La “soccida” era un tipo di contratto molto diffuso nel Medioevo, che associava un finanziatore ed un allevatore. Il finanziatore acquistava del bestiame e poi lo affidava all’allevatore che s’impegnava a versargli la metà di tutti i guadagni che n’avrebbe ricavato oltre che, talvolta, a rifondergliene anche il prezzo. I ricchi mercanti tornaschi fecero molti contratti di questo tipo con gli abitanti dei paesi del Lario e, fra questi anche con i Nessesi, ai quali affidavano pecore, capre, manzi e mucche.

Strettamente connessa con l’allevamento era la presenza sui monti di Nesso delle cascine (“cassine”), piccoli edifici rustici destinati a ricoverare temporaneamente i pastori e i loro atrezzi da lavoro: tali costruzioni, come a Torno, dovevano essere molto semplici, ad un solo piano, con un tetto di paglia o frasche. Col passare del tempo però le “cassine” tendevano a diventare più solide o complesse e nel corso del ‘400 ne compaiono alcune dotate di tetti in lastra di ardesia (o “aplodate”, coperte di pioeude) o con cortili, mentre nel XVI secolo, da un rapido spoglio degli estimi, appare evidente come ormai quasi tutte le cascine fossero costruite in muratura.

vai a:

RIORGANIZZAZIONE.

Acqua · COATESA: frazione del Comune di Nesso · Ponte della Civera · Riva di Castello, frazione di Nesso · Tuf e Nosè

Coatesa di Nesso è balneabile, 2011

Bellagio · COATESA: frazione del Comune di Nesso · GEOGRAFIA · Orrido di Nesso · Torno · Tuf e Nosè · Villa Pliniana

Lago di Como: da Bellagio a Como

La sponda ‘interna’ del lago di Como risente, a differen­za di quella ‘esterna’, di un’orografia più tormenta­ta: i monti si tuffano a picco nel lago e in molti punti la strada ha dovuto essere scavata a viva forza nella roc­cia. In certe zone, gli abitati sono abbarbicati precariamente ai pendii, in altre mancano del tutto. L’itinerario (30.5 km) lungo questa sponda, dal fascino più rude ma altrettanto coin­volgente, ha come asse la statale 583.

Bellagio

Raggiungibile da Cadenabbia in aliscafo o in motonave (10 min.), la cittadina (m 229, ab. 2969) sorge nel punto in cui convergono le due sponde ‘interne’ del lago, nel vertice del cosiddetto «triango­lo lariano». Abitata già in epoca preisto­rica, insediamento romano, poi borgo fortificato medievale, infine luogo di vil­leggiatura, è oggi stazione turistica di rinomanza mondiale. In un contesto ambientale incantevole ai piedi di un dosso boscoso, vanta un centro storico che ha conservato quasi intatta la fitta struttura medievale e una corona di eccelse ville nobiliari. All’interno del nucleo abitato sorge la basilica di S. Giacomo, del XII secolo, trasformata però in epoca barocca e, più pesante­mente, da restauri d’inizio ‘900. A lato di S. Giacomo sopravvive una bella torre che faceva parte delle antiche fortifica­zioni.

Fuori dell’abitato, in cima al dosso albe­rato che costituisce la punta di Bellagio, sorge villa Serbelloni. In epoca medie­vale vi s’innalzava un castello (demolito nel Trecento da Galeazzo II Visconti) di cui restano alcune tracce. L’attuale edifi­cio, eretto nel XVIII secolo dai Serbelloni, venne trasformato in albergo nel 1870. Lo cinge un vasto parco, che occupa parte del promontorio e offre belle vedute sui due rami del lago. Nella parte meridionale dell’abitato sor­ge villa Melzi, palazzo neoclassico, preceduto da una scenografica scalinata di azalee, progettato all’inizio dell’Ot­tocento da G. Albertolli per Francesco Melzi d’Eril. L’interno conserva gran par­te dell’arredo d’epoca, con stanze di raf­finato gusto neoclassico. Accanto alla villa, sorgono un piccolo museo, con reperti archeologici e affreschi, e un’ele­gante cappella, sempre su disegno dell’Albertolli. Imponenti sono i giardi­ni, divisi in settori ben distinti e ornati da statue antiche e piante esotiche.

Nesso

Strutturato su varie borgate intorno allo sbocco a lago dei torrenti Tof e Nosè (bello l’orrido, arricchito da una cascata, formato dall’incontro, in prossimità del lago, dei due torrenti), Nesso (m 300, ab. 1399) è il principale insediamento su questa sponda del lago. I due nuclei di Coatesa e di Riva del Castello (che prende il nome dalla fortificazione distrutta nel Cinquecento, di cui restano alcuni ruderi) sono uniti da un antico ponte (forse romano) e creano un ambiente urbano di notevole interesse. Da Nesso una strada panoramica sale (2 km) a Vico m 350, con la bella chiesa romanica di S. Maria (XII-XIV sec), ricca di affreschi trecenteschi e cinquecente­schi, e da qui, in 8 km, attraverso vari abitati alpestri, a Pian del Tivano m 980, tradizionale meta turistica e punto di partenza per escursioni sui monti.

Careno m 250 è un piccolo e gradevole abitato, tipicamente lacustre, con case addossate e separate da stretti passaggi. Vi sono incastonate la parrocchiale del­l’Assunta (con affreschi seicenteschi) e la chiesa romanica di S. Martino (XII sec). Da qui, risalendo il monte (c. 20 min. a piedi) si può visitare la grotta Masera, un vasto antro che racchiude un laghet­to sotterraneo.

In parte sgranata lungo la statale, in par­te ‘arrampicata’ sul pendio, Pognana Lario (m 307, ab. 854) mantiene il vec­chio andamento a gradonate. Sull’abi­tato domina la chiesa romanica di S. Roc­co (XII sec), con affreschi dell’epoca.

Torno

L’antico borgo (m 225, ab. 1146), benchè devastato dagli spagnoli nel 1522, conserva tuttora l’impianto medievale, organizzato su due distinti nuclei abitati coi ripide, caratteristiche viuzze. Il primo s raccoglie intorno alla parrocchiale d S. Tecla, ancora di forme gotiche nono stante sia in buona parte opera quattrocentesca. Il secondo si avvolge intorno alla trecentesca chiesa di S. Giovanni che vanta un bel campanile romanico e un elegante portale rinascimentale. La maggiore attrazione del paese è la Villa Pliniana, appartata in riva al lago (1.1 km dall’abitato, c. 25 min. a piedi) Nessun Plinio vi abitò mai: l’edificio celebratissimo in epoca romantica e frequentato da Foscolo, Rossini, Stendhal fu costruito nel XVI secolo da Pellegrine Tibaldi per Giovanni Anguissola, governatore di Como; ma poiché ambedue menzionarono la fonte che sgorga da monte accanto alla villa e che, oltre a Plinio, anche Leonardo descrisse nei suoi appunti, il nome le rimase.

tratto da: Touring Club Italiano, I laghi della Lombardia, 1997

COATESA: frazione del Comune di Nesso · Orrido di Nesso · Piano del Tivano · Ponte della Civera · Tuf e Nosè

Da Nesso al Piano del Tivano, in Guida d’Italia, Milano e Laghi, Touring Club italiano, 1967

La strada prosegue a mezza costa, con continue curve, men­tre avanti appaiono Brienno, Argegno e, sulla montagna, Pigra m 881. Km 11.9 Pognana Lario m 307, ab. 972, che si stende a d. in alto. Km 14.5 Careno m 250, ab. 194, pittoresco paesi dalle case aggrappate al ripido pendio, situato nel punto più stretto del lago di fronte a Torriggia. A sin. della carrozz., la chiesa dell’Assunta, con notevoli affreschi di G. Paolo Eecchi nel presbiterio e stucchi dei fratelli Silva (sec. xvn); in basso press l’imbarcadero, la chiesetta romanica (metà del sec. xn) di 8. Martino, con loggia a bifora sul fianco sin. e snello campanile quadrato coronato da bifore sporgente a d. della facciata.

A 20 min. dal villaggio si apre la Grotta Masera m 350, lunga c. ni 4 con un laghetto e un’ampia sala che presenta numerose impronte di moniti sulle pareti.

La sponda ha un aspetto solitario fino, km 16.5, a Nesso m 275, ab. 1248-1573, comune costituito da un gruppo di pitto­reschi villaggi scaglionati sul pendio montuoso. Il nucleo prin­cipale è situato allo sbocco delle valli di Tuf e di Nosè, che s dono dal Piano del Tivano formando un pittoresco orrido, le acque precipitano in una forra rocciosa con una bella cascata visibile dalla carrozzabile oppure penetrandovi in barca dal lago, sottopassando all’inizio un antico ponte. In posizione dominan­te, i resti del Castello, del sec. XIV, distrutto nel 1531 da Fran­cesco II Sforza nella guerra contro il Medeghino; sul muraglione verso il lago si alzano tre piccole torri.

Escursioni:

Traversata da Nesso a Sormano per il Piano del Tivano m 976. km 15 c. di carrozz.; a piedi (accorciatoie), ore 4 circa. La carrozz. si stacca dalla provinciale subito dopo l’abitato e sale a svolte, con vista sempre ampia sui lago. A c. km 2 sopra Nesso si passa accanto alla chiesuola S. con interessanti affreschi cinquecenteschi e, all’ailtar maggiore, una Madonna Assunta, ditttico di Bartol. Benzi (1500). Superata la frazione di Vico m 350 e continuan­do a salire sui fianchi del M. San Primo m 1686, si tocca, km 7, Zelbio m 802, ab. 321-332, fra grandi e bellissimi boschi: nelle vicinanze, l’interes­sante Grotta Tacchi e la Grotta di Zelino. Un tronco stradale (km 1.5) porta da Zelbio, verso N, a Véleso m 826, in posizione dominante nel declivio del M. San Primo. Si prosegue pianeggiando fino (km 10) al Piano del Tivano m. 976, vasta conca prativa circondata dal M. San Primo m 1686, dal M. Cippel m 1236 e dalla Braga del Cavallo m 1354. La località è frequentata dagli escursionisti, dagli sciatori e, in primavera, per la raccolta di narcisi ranuncoli. Recentem. vi si rinvennero oggetti e alcune monete di epoca romana. Al centro del piano, il Buco della Nicolina, caverna priva di inte­resse speleologico, ove defluiscono le acque piovane. Si continua e si arriva alla Colma del Piano m 1124, ov’è il Rif. Stoppani, con 6 1. (escursione a Caglio, pag. 365), donde vista sui Corni di Canzo m 1375 e sulle Grigine di qui si scende ad attraversare la V. della Roncaglia, a Dicinisio m. 831 (km 15 e), a Sormano.

in Guida d’Italia, Milano e Laghi, Touring Club italiano, 1967, p. 448