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MEMORIA. COMO NON DIMENTICA. Poche parole su una lapide ricordano la famiglia Mauri Bosio: vittime della Strage di Bologna. Il Sindaco di Como Mario Lucini invita la cittadinanza alla Cerimonia di intitolazione del PIAZZALE FAMIGLIA MAURI Carlo, Anna Maria Bosio e il piccolo Luca vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980 Venerdì 11 novembre 2016 ore 10.30

MEMORIA. COMO NON DIMENTICA

Poche parole su una lapide ricordano la famiglia Mauri Bosio: vittime della Strage di Bologna.

Il Sindaco di Como Mario Lucini invita la cittadinanza alla Cerimonia di intitolazione del

PIAZZALE FAMIGLIA MAURI
Carlo, Anna Maria Bosio e il piccolo Luca
vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980

Venerdì 11 novembre 2016 ore 10.30
all’area antistante l’Unione Sportiva di Tavernola tra le vie Brennero ed Adamello in Como.

[Indicazioni navigatore: Centro Sportivo Tavernola, Como]

Il nostro ricordo: 2 agosto 1980

2 Agosto 1980. Bologna Como. Diario doloroso (NodoLibri)
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L’inizio di una sedia, da Cos’era, di Mark Strand, tradotta da Damiano Abeni, Donzelli Poesia, 1999


QUI LETTA IN MODO MAGISTRALE DA DOMENICO PELINI

Cos’era

da “Blizzard of one”

I
Era impossibile da immaginare, impossibile
da non immaginare; la sua azzurrezza, l’ombra che lasciava,
che cadeva, riempiva l’oscurità del proprio freddo,
il suo freddo che cadeva fuori da se stesso, fuori da qualsiasi idea
di se’ descrivesse nel cadere; un qualcosa, una minuzia,
una macchia, un punto, un punto in un punto, un abisso infinito
di minuzia; una canzone, ma meno di una canzone, qualcosa che
affoga in se’, qualcosa che va, un’alluvione di suono, ma meno
di un suono; la sua fine, il suo vuoto,
il suo tenero, piccolo vuoto che colma la sua eco, e cade,
e si alza, inavvertito, e cade ancora, e cosi’ sempre,
e sempre perche’, e solo perche’, essendo stato, era…

II
Era l’inizio di una sedia;
era il divano grigio; era i muri,
il giardino, la strada di ghiaia; era il modo in cui
i ruderi di luna le crollavano sulla chioma.
Era quello, ed era altro ancora; era il vento che azzannava
gli alberi; era la congerie confusa di nubi, la bava
di stelle sulla riva. Era l’ora che pareva dire
che se sapevi in che punto esatto del tempo si era, non avresti
mai piu’ chiesto nulla. Era quello. Senz’altro era quello.
Era anche l’evento mai avvenuto – un momento tanto pieno
che quando se ne ando’, come doveva, nessun dolore riusciva
a contenerlo. Era la stanza che pareva la stessa
dopo tanti anni. Era quello. Era il cappello
dimenticato da lei, la penna che lei lascio’ sul tavolo.
Era il sole sulla mia mano. Era il caldo del sole. Era come
sedevo, come attendevo per ore, per giorni. Era quello. Solo quello.

(da Mark Strand: “Blizzard of One” – 1998, traduzione di Damiano Abeni, ora in “West of your cities” – a cura di M. Strand e D. Abeni – Minimum fax – Roma 2003)


qui letta con ben altra bravura ed intensità da DOMENICO PELINI

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un piatto di pasta “alla Tognazzi”: LA CHECCA SUL ROGO. Da: Ugo Tognazzi, La mia cucina (con i vini di Antonio Piccinardi), SugarCo edizioni, Milano 1983

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Ciao Paolo,

domenica abbiamo messo alla prova la ricetta della “checca sul rogo”

ottima, come nei miei ricordi, e apprezzatissima dalle nostre ospiti

la ripeterò spesso, almeno in queste belle giornate d’estate

raccomando solo di integrare le istruzioni con questo suggerimento: i cubetti di pomodoro meritano una piccola salatina a sé stante prima di essere messi sulla pasta

Buon appetito

Gi