Articolo di Katia Trinca Colonel letto in edizione cartacea. Cerca in:
https://www.corrieredicomo.it/antonia-pozzi-paolo-cognetti-e-le-montagne-sopra-il-lario/
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Per un cane
in ANTONIA POZZI, Desiderio di cose leggere, a cura di Elisabetta Vergani, Salani editore 2018
Sei stato con noi per undici anni
Una sera siamo tornati:
eri disteso davanti al cancello
il muso nella polvere della strada
le zampe già fredde, il dorso
tepido ancora.
Ora sei tutto
nella buca che ti abbiamo scavata.
Ma gli undici anni
della tua umile vita
il gemere
per ognuno che partiva
il soffrire di gioia
per ognuno che ritornava
e verso sera
se qualcuno
per una sua tristezza
piangeva
tu gli leccavi le mani:
oh gli undici anni del tuo amore
tutto qui
sotto questa terra
sotto questa pioggia
crudele?
Esitavi
sulla ghiaia umida:
sollevavi
una zampa tremando
Ora nessuno ti difende
dal freddo,
Non ti si può chiamare
non ti si può più dare
niente.
Sole le foglie fradicie morte
cadono su questo pezzo
di prato.
E pensare che altro rimanga
di te
è vietato:
di questo il nostro assurdo
pianto si accresce.
trascritta da per un cane – Remo Bassini
Questo pugno di terra
che raccolse
per me – sul Palatino
la tua mano pura
io verserò nell’urna
di smorta argilla
che sul rosso lido di Selinunte
un pescatore mi donò, sporgendo
il braccio fra i cespugli di lentischio.
E tu non dire
ch’io perdo il senso e il tempo
della mia vita –
se cerco nella sabbia
il sole e il pianto
dei mondi –
se getto nelle cose la mia anima
più grande – e credo
ad immense magie…
Antonia Pozzi
10 dicembre 1933
da “Parole: diario di poesia”, A. Mondadori Editore, 1964
Ma noi siamo come l’erba dei prati
che sente sopra sé passare il vento
e tutta canta nel vento
e sempre vive nel vento,
eppure non sa cosí crescere
da fermare quel volo supremo
né balzare su dalla terra
per annegarsi in lui.
Antonia Pozzi
tutta la poesia qui:
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Questo saggio completa e conclude sostanzialmente la tesi di laurea che risale all’anno accademico 1967, si tratta della prima importante tesi su Antonia Pozzi, importante e per l’apparato bibliografico, per quel tempo completo, e per la ricchezza degli inediti allora raccolti, tanto da essere stata a lungo richiesta e consultata da molti universitari. Tesi incompleta per pressanti incombenze familiari, per i quali ho dovuto tralasciare per breve tempo sia l’insegnamento sia lo studio, ma tesi incompleta anche per cause oggettive, connesse con la riservatezza doverosa nei confronti di Donna Lina, madre di Antonia, e per la pressione di alcune persone le quali, di certo mosse da un sentimento di prudente riguardo, hanno ritenuto opportuno preoccuparsi e interferire nel mio lavoro di ricerca. Tuttavia non ho potuto fare a meno di riportare, tra gli inediti, copie delle lettere di Antonia Pozzi inviate all’insegnante liceale, missive affidatemi dalla cortese segretaria di casa Pozzi, preziose sia per la bellezza del loro contenuto sia perché, configurandosi alla stregua di uno splendido equivalente epistolare dei testi poetici, rappresentavano una straordinaria opportunità per entrare nel mondo intimo di Antonia e della sua arte e, a mio avviso, non avrebbero in alcun modo procurato alcun turbamento alla madre, con la quale ho vissuto giornate molto serene, attestate da una successiva corrispondenza. La mia decisione pare essere stata provvidenziale, poiché quelle lettere autografe, il cui contenuto è ora di pubblico dominio, al momento non sono più rintracciabili. Ho seguito con estremo piacere l’evolversi degli studi sulla poesia pozziana in questi ultimi decenni e sono certo di avere per parte mia contribuito, presso i giovani studenti, alla conoscenza e alla diffusione dell’arte di Antonia che è rimasta sempre viva nel mio cuore. Il saggio utilizza i fondamenti della disciplina freudiana al fine di tentare un approccio esegetico che possa portare alla luce i sentimenti autentici e profondi della scrittrice, così che sia possibile conoscere anche le motivazioni della sua scelta estrema. Si tratta sostanzialmente di una ermeneutica non molto praticata nel nostro paese, nondimeno si rivela preziosa perché consente di sondare gli abissi dell’animo umano per portare alla luce le forze motrici che, muovendo dal profondo, possono decidere la sorte delle nostre scelte più importanti, soprattutto quelle affettive, fatte spesso in maniera del tutto inconsapevole.
ZELBIO – http://www.zelbiocult. Navigateci e andateci, al festival culturale che da cinque anni dà lustro al paesino lariano di 200 anime.
Lì domani gli “Incontri d’autore” organizzati dalla Pro Loco ospiteranno Graziella Bernabò, a presentare la versione aggiornata del suo libro “Per troppa vita che ho nel sangue”, sulla poetessa Antonia Pozzi. Frequentatrice della Libreria delle donne di Milano, la professoressa Bernabò si occupa da tempo di letteratura femminile, e in special modo della poetessa milanese morta suicida nel 1938 a soli 26 anni. Su La Provincia in edicola il 31 agosto un approfondimento sull’ultimo appuntamento
vai all’intero programma Estate 2012 | Incontri d’Autore.
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Come nel “cantico dei cantici”, tradotto dall’ebraico nella trasposizione poetica di Agostino Venanzio Reali, si auspica un futuro nell’ampiezza celeste, vicino alle montagne così nell’epistolario dei due poeti si delinea l’ipotesi salvifica di un’esistenza defilata che penetri il senso dell’esistenza stessa.
Amato – “Tu che soggiorni dentro un paradisofammi la tua voce riudireAmata – Tornami a sembrare, amato mioun cervo, un capriolo sui profilidei monti che fragrano, viola.”
Antonia Pozzi – “Radici/ profonde nel grembo di un monte/ conservano un sepolto segreto/ di origini – e quello per cui mi riapro/ stelo/ di pallide certezze”.
Tullio Gadenz – “Ma esser vorrei/ Di un grand’albero/ In una oscura/ Sera / la più Profonda/ Radice.”
Incontri di intensa tonalità, di totale reciprocità e incanto che preludono ad una intesa più ampia e totale e totalizzante che dall’aleph della terra abbraccia tutto il creato fino all’immagine sinestetica del profilo dei monti che “fragrano” viola.…..
l’intero post qui: Libera Universita’ Autobiografia – Epistolario (1933-1938) – Antonia Pozzi Tullio Gadenz.
Una serata dedicata a due icone della poesia femminile: Emily Dickinson e Antonia Pozzi. Un recital di poesia, ma non solo quella che si terrà stasera alle 20.30 alla Casa della Poesia di Como, in via Rovelli 4 a Como. Tratto da L’ORDINE del 12/11/2010.
Perché grazie a Silvio Raffo, poeta e scrittore dalla cultura letteraria vastissima, traduttore, autore di numerose raccolte di poesie, romanzi , opere teatrali e profondo conoscitore della letteratura femminile angloamericana, grazie al suo accattivante eloquio non privo di punte di acuta ironia, il pubblico presente in sala potrà “rivivere”, attraverso le sue parole la profonda identità tra poesia e vita , intimo e indissolubile legame che ha caratterizzato l’esistenza di queste due virginali anime. E non mancheranno momenti di intensa emozione nell’ascoltare la brava attrice Viviana Nicodemo, diplomata alla Scuola d’Arte del Piccolo Teatro di Milano, che darà voce ai versi immortali delle due grandi poetesse. Due donne. L’una americana, vissuta a cavallo tra la prima e la seconda metà del XIX secolo, figlia di un influente avvocato, Edward Dickinson, di Amherst, cittadina rurale della provincia di Boston . Emily Dickinson era cresciuta in ambiente borghese e “puritano”, permeato al contempo di religiosità e cultura. Visse, per scelta, in una sorta di “stimolante” clausura, un mondo esterno limitato alle mura e agli affetti della casa paterna e del giardino che la circondava , un universo interiore in continua espansione che si illumina nei suoi brevi, fulminanti componimenti: “ogni poesia è un piccolo microcosmo ben distinto da tutte le altre”come ha osservato il critico Massimo Bacigalupo.L’altra italiana, morì suicida a ventisei anni d’età nel 1938. Antonia Pozzi proveniva da una famiglia dell’alta borghesia milanese, una madre dedita alla mondanità e legata alle apparenze, un padre autoritario e severo , che riuscì a troncare il rapporto di amore profondo e sincero nato tra Antonia e il suo professore di lettere al liceo classico, facendolo trasferire in un’altra città . Soffocò in lei ogni sentimento, ogni aspirazione a realizzare il proprio ideale di identità tra vita e arte. Cercò di cancellare e correggere dopo la morte di lei anche poesie e scritti, che riteneva “scandalosi” per i benpensanti di allora e che invece sono testimonianze di profonda sensibilità , capacità di scavare nelle contraddizioni dell’animo femminile di una delle menti più lucide e fervide del secolo appena trascorso. La Pozzi si laureò in lettere e suo relatore fu il filosofo Antonio Banfi, frequentò i migliori circoli culturali della sua città natale, faceva parte della generazione di intellettuali milanesi degli anni Trenta del 900: era amica di Dino Formaggio, Enzo Paci, Vittorio Sereni, Giancarlo Vigorelli, Remo Cantoni, Alberto Mondadori.Viaggiava, amava la fotografia, conosceva tre lingue straniere, aveva amicizie colte e stimolanti, che tuttavia non le permisero, forse anche a causa degli stereotipi ai quali una ragazza di buona famiglia in quel periodo doveva adeguarsi, di superare il lacerante contrasto tra arte e vita , simbolo della sua infelicità esistenziale.Che significato ha l’amore nelle irripetibili poesie di Emily Dickinson e Atonia Pozzi?Per la poetessa americana “l’amore diventa un tema privilegiato, ma un amore dell’assente, parallelo all’amore dell’eterno sempre rimandato e dubitato”, come ha ancora osservato Massimo Bacigalupo. L’amore segreto e impossibile della Dickinson fu probabilmente un religioso, Charles Wadsworth. Ma ciò che importa rilevare è la vaghezza, l’indeterminatezza in cui viene lasciata l’identità della persona amata, l’oggetto d’amore. La parola poetica erompe come un lampo a ciel sereno, è parola che “crea” perché la potenza dell’immaginazione è in lei alimentata dal ristretto mondo in cui vive, la sensibilità acuita dal volontario isolamento e l’amore una sorta di vocazione “mistico-sentimentale” : “Fu amore –non io-/punisci – ti prego -/chi davvero morì per te-/solo lui -non me-/Che colpa amarti di più!/Condannala più di tutte -/Perdonala – meno-/era vile come Gesù – al più! / La giustizia non manchi-/fra noi due così somiglianti -/l’artefice del delitto-/fu amore-Ora mira dritto!”.Atonia Pozzi “confronta il suo disordine lirico , così indecentemente femminile, alla razionalità ironica e pragmatica dei suoi compagni d’Università”, come ha osservato la maggiore studiosa di questa grande e infelice poetessa, Alessandra Cenni.Rifiuta completamente gli schemi ottocenteschi della poesia femminile, abbandona ogni sentimentalismo e pseudoromanticismo e alleggerisce ogni parola, la riduce all’essenziale. Attraverso il linguaggio poetico cerca di fare ordine nel suo animo, lotta, inutilmente, per realizzare il suo sogno di fondere totalmente la sua vita con la poesia, come si legge in questi versi tratti da Preghiera alla poesia : “Poesia che con occhi di pianto/achi con occhi di pianto/ si cerca-Oh rifammi tu degna di te,/poesia che mi guardi” .E l’amore è tema ricorrente nelle sue liriche, fantasticato, sognato, idealizzato come sentimento inalienabile da sé, come donn
da: Laura Garavaglia – Emily Dickinson e Antonia Pozzi a La Casa della Poesia di Como.
È STATO L’AMORE, NON IO |
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Venerdì 12 novembre alle 20.30 presso la sede del quotidiano L’Ordine (via Rovelli 4) e il Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile organizzano un incontro con la poesia di Antonia Pozzi e di Emily Dickinson. Un dialogo sull’amore e la solitudine a distanza tra due grandi poetesse accomunate da una condizione di esilio esistenziale che rende ancora più lucida e affilata la parola poetica. Lettura delle poesie a cura dell’attrice teatrale e fotografa Viviana Nicodemo, riflessioni critiche del poeta Silvio Raffo. Viviana Nicodemo, diplomata al Piccolo di Milano, ha recitato con vari registi, girato video legati alla poesia contemporanea e partecipato a letture poetiche (Dante, Rilke, Tasso, Pavese, Bertolucci, Campana). Silvio Raffo è poeta, docente e traduttore. Ha vinto importanti premi nazionali per la poesia ed è stato fra i finalisti di uno Strega per la narrativa. Ha diretto e interpretato due pièces che porta sulle scene da anni, una dedicata a Emily Dickinson e un atto unico col quale ha vinto il Premio Jean Vigo. lacasadellapoesiadicomo@gmail.com
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