…. Dodici anni fa veniva pubblicata l’opera in cui James Lovelock esponeva diffusamente al pubblico l”‘ipotesi Gaia”. Verso l’inizio degli anni sessanta il biologo inglese venne invitato dalla Nasa a collaborare alla ideazione di esperimenti diretti finalizzati al riconoscimento della presenza di vita su altri pianeti, in particolare su Marte. Fu lo spunto per indagare il nesso tra l’evoluzione di un pianeta e l’evoluzione di forme di vita su di esso. Lovelock suggerì una corrispondenza non accidentale tra caratteristiche planetarie (composizione chimica dell’atmosfera e della crosta, temperatura e circolazione della materia) e sviluppo della vita. Più precisamente, la vita dovrebbe essere in grado di modificare l’ambiente planetario attraverso un rapporto di coevoluzione in cui si riproducono le condizioni di un confortevole equilibrio. L’intervento del biota sulla fisica planetaria si prospetta semplicemente opportunista, non implicitamente teleologico. Per comprendere la retroazione del pianeta, occorre però considerarlo parte del vivente. Nell’ipotesi di Lovelock Gaia è il nome con cui chiamare la terra che vive, il pianeta modificato dalla vita che così si trova bene ….
l’intera recensione qui:
Lovelock James, Le nuove età di Gaia, Bollati Boringhieri
Blogged with the Flock Browser