“Questo lo portiamo nella vecchia casa di campagna”,
ecco la magica formula di chi,
incapace di disfarsi di ricordi
di persone amate,
ha trasformato la dimora estiva
in ricettacolo di storie di generazioni,
anticamera di sgomberi non desiderati.
La vecchia casa di campagna
mostra così i segni del tempo che scorre,
pronta ogni estate a riproporre
le sue fragilità note e ignote.
Minuscoli fori nel legno
confermano la presenza di segreti abitatori,
e le zampe sottili
di solerti tessitori
invertono il rito di Penelope,
filando ogni notte
ciò che di giorno distruggo.
Le croste dell’intonaco aumentano,
nuovamente si accartocciano
sospese a mezz’aria.
Osservano, beffandosene,
gli sforzi compiuti per eliminarle.
L’intemperante rubinetto della cucina
non ha ancora deciso
se assolvere alla sua funzione,
trattenendo ingordo
il flusso dell’acqua.
Gli scalini della scala a chiocciola
scricchiolano come ginocchia anchilosate.
Cara, vecchia casa di campagna
resisti e insisti
nel tuo lento…
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