Carissimo Paolo,
girovagando poco fa in internet…ho saputo e ti ho letto.
“Appena in tempo”…è una fortuna grande, un laico miracolo, un dono di Natale delle nostre inquiete maturità. Un giocattolo inusuale.
Te lo assicuro per esperienza. Io sette anni fa non ci sono arrivato o forse non ci sarei mai arrivato per puro caso a quel traguardo tuo. Se un medico di famiglia, mio angelo non tremendo, insospettitosi per una prova di routine positiva – sotto sforzo – non mi avesse consigliato di ricoverarmi subito per un’ angioplastica preventiva.
Il risultato? Di quelle “retine” di cui parli con garbo me ne hanno infilate tre all’ istante nelle coronarie, che ora porto con fierezza: correndo tutte le mattine con il mio cane, salendo le scale di eremi e monasteri( ma guarda i non credenti che cosa so capaci di fare), senza sognare Lourdes, al prezzo di un paio di pillole e nulla più.
O caro Amico, ora conosci un brandello della mia autobiografia più segreta e profonda; e come potevo allora **** appena mi è stato possibile? Per gioire del tempo più lento, dorato, misterioso, paziente che resta da vivere?
Dammi notizie, con il mio abbraccio e il mio grazie a Luciana
***
Carissimo Paolo,
è un grande sollievo leggere direttamente da te, anche se grazie a Luciana e alla sua enorme pazienza e tenacia (vera giardiniera anche delle relazioni) abbiamo seguito le tue giornate. Ti penso come molto coraggioso nel voler scrivere così minutamente di ciò che ti è successo, penso tuttavia che ti sia di aiuto.
Le notizie belle sono tutte quelle che riguardano il “dopo”, la ripresa – anche se cauta all’inizio – delle tue attività.
Mi dispiace di non avere più fra le mani il libretto rosso che mio zio ***, cardiologo competentissimo, appassionato e gran signore, aveva preparato da mettere sul comodino di tutti i suoi pazienti infartuati. Lui, cattolico convinto, uomo di Centro, lo chiamava scherzosamente “il libretto di Mao”. Era denso di indicazioni cliniche molto più rivolte a ciò che l’ex paziente avrebbe potuto fare che non farcito di divieti e interdizioni… Credo che sua moglie, *** , abbia avuto un piccolo ruolo di supervisore, ma lo immagino solo.
Hai fatto esperienza, come scrive Viviani, che “di tanti innumerevoli valori […] il massimo è il respiro”.
Sono certa che questo ti ha cambiato (non so come e non so se vorrai lasciarlo vedere a tutti) lasciandoti fondamentalmente lo stesso.
Un abbraccio grandissimo
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Carissimo Paolo, anche se non ci sentiamo mai è come se ci fossimo lasciati ieri , quando ci scambiavamo occhiate e bigliettini tra i banchi della “Cumacini”, per mettere a punto i contenuti del giornale studentesco “La Vasca”!!!. negli anni ’60
