Como è una città con un grandissimo patrimonio artistico. Alcune cose, però, sono lasciate andare o non segnalate a dovere. Perché succede? E come evitarlo?
«Il nostro patrimonio artistico è enorme, anche perché rispetto ad altre città sommiamo la Como romana alla Como medievale, alla Como razionalista. Avere così tanta ricchezza significa avere un bisogno elevatissimo di cure. Credo che a noi manchi la capacità di mettere in rete le varie energie, private e pubbliche e di valorizzarle. Il caso più emblematico riguarda il Razionalismo. Il catalogo Electa di Giuseppe Terragni è alto tre volte quello di Ludwig Mies van der Rohe. Eppure Terragni è vissuto pochissimo. Ecco, dovremmo saper valorizzare di più il nostro patrimonio d’arte e cultura»
«I tempi in cui si agiva realizzando la Napoleona sono finiti. La stessa Pedemontana è una soluzione a metà, bisognerà verificare l’impatto della bretellina quando sarà inaugurata. Sicuramente, non possiamo più pensare che tutto il traffico passi dal centro di Como. Ancora oggi via Borgovico è un asse di attraversamento. Abbiamo mantenuto nel Pgt la Borgovico bis anche se non ci sono le risorse per realizzarlo. Se si vuole eliminare il traffico bisogna impedirgli fisicamente di arrivare in città oppure trovare alternative per i maggiori flussi».
È ancora convinto dell’idea del parcheggio sotto le mura di viale Varese?
«Assolutamente sì. Oggi noi abbiamo un elemento attrattore che è anche un elemento di disordine. Siamo l’unica città italiana che ha un bosco davanti alle mura che andrebbero invece valorizzate. Abbiamo la possibilità in un colpo solo di far scoprire le mura, sistemare a verde tutta l’area e portare sottoterra le auto
«Per salvare Como niente più auto in centro».
