Un giorno incontrai Giuseppe in Viale Varese, senza neanche quasi salutarmi estrasse dal portafoglio la foto di quel luogo sulla riva di Faggeto e me la mostrò con la stessa luce negli occhi di chi ti mette in mano per qualche istante la foto di un neonato o un santino autore di qualche miracolo. Pensai con affetto che fosse simpaticamente impazzito.
Mi invitò ad andarci, anzi, mi disse che ero obbligato a visitare il suo eremo, lo scoglio sul quale scriveva e la pietraia, la Predéra del Mulìt. Me ne parlava in modo quasi ossessivo, con la stessa consapevolezza occulta di Marlon Brando in Apocalypse Now.
Io annuivo con una certa superficialità mi convincevo di aver compreso la sua scelta e il suo affetto per quel luogo raggiungibile soltanto dal lago, ma non avevo capito niente, perché non ci ero ancora stato.
Quando finalmente ci andai, appena appoggiai i piedi e gli occhi su quel luogo, mi resi conto di che libro aveva scritto, anche se non avevo letto ancora nemmeno il titolo.
Per abbracciare la pietra, devi andare in una zona dove è ancora possibile ascoltare le sue memorie, quando il sole la scalda e la neve la nasconde, quando i venti del lago ci si impigliano fischiando piano. Devi avere il coraggio di uscire dall’ufficio e atterrare su un pianeta dove la notte non bussa e dove i temporali non chiedono scusa. Lucertole grassissime e serpenti che vogliono andare in spiaggia ti passano davanti e con l’oscurità ogni suono diventa un edificio fatto di ombre ancestrali.
Ti devi rimboccare le maniche, tagliare le piante, portare l’acqua potabile, capire il tempo e valutare lo spazio, devi ristrutturare senza alterare, devi abitare senza invadere, devi convivere senza soccombere con la natura intatta e severa.
In questo angolo di lago, dove solo apparentemente non succede niente, Giuseppe ha scritto il suo libro, ma dopo averlo letto probabilmente capirete che è stato quello scenario isolato a scrivere profondamente dentro di lui.
Davide Van De Sfroos
dalla introduzione a: GIUSEPPE GUIN, Qui non succede niente, Alessandro Dominioni editore, Como, agosto 2006
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