Caro Gerardo
ieri ho letto il tuo libretto che mi è davvero piaciuto moltissimo.
E’ scritto bene (e questo è nel tuo stile) ma è anche un interessante saggio di sociologia economica.
Hai selezionato alcuni passaggi cruciali (l’idea, lo spazio, l’identità, il progetto, la materia, gli strumenti, il mercato) facendo capire cosa era il lavoro artigianale di bottega. Quello che gli “apprendisti” imparavano per imitazione.
Il mondo delle merci è sempre quello (domanda e offerta) ma la qualità del lavoro manuale applicata direttamente agli oggetti un po’ si è perduta. Di certo il mondo umano è molto più capace di accedere ai variegatissimi cataloghi che elencano prodotti che ci servono.
Ma non c’è più quella sequenza di luoghi e gesti che era la “bottega”, con il bancone, l’artigiano con il grembiale, ed il laboratorio del retrobottega.
Però tu concludi con una visione ottimista (“pessimismo della ragione e ottimismo della volontà” come diceva Gramsci, citando Romain Rolland):
I giovani disertano i controlli, le occasioni di riflessione, i progetti teorici. Però FANNO e si lanciano in mille nuove esperienze … sono giovani artigiani vivaci che nessuno riuscirà a bloccare e che stanno cercando un senso nuovo a un mestiere antico.
Insomma: c’è sempre futuro anche a partire da un presente problematico
Paolo Ferrario
in treno, da ritorno da Milano, il 22 ottobre 2016
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Sorgente: Newsletter NodoLibri 11/10
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