Camminare in COMO città · Conosco Como? · Cortesella · Luca N

storia locale: Luca mi scrive sull’edificio del MACELLO che era nel quartiere della Cortesella di COMO (e demolito fra il 1938 e il 1946), 9 febbraio 2019

Pensa che la demolizione del vecchio macello e stato un delitto artistico e storico.

Aveva all’ interno pilastri gotici in marmo a zebra bianco di Musso e nero di Varenna come il Broletto.

E  anche le 2 rampe d accesso in salita per gli animali e carri che li trasportavano segnalavano l’ antichità medievale.

San Nazaro, già nell’ intitolazione, denotava l ‘ antichita di fondazione. Nazaro e Celso coppia di santi ambrosiani nel cuore della città avversa a Milano e filo barbarossa

Ma tantè:  a  Milano c è la bellissima basilica di S.Maria presso S.Celso. Si chiama così.  e se S.Maria è del 1000 S .Celso era antecedente.  Nazaro e Celso coppia di santi come Gervasio e Protasio i cui corpi rinvenuti da S .Ambrogio a fine 300 d.c.hanno dato luogo alla fondazione dell’ attuale basilica di S.Ambrogio a Milano perché fondata da lui proprio per custodire le reliquie dei 2 santi. O a Como Proto e Giacinto Cavalieri,  le cui reliquie sono all’ interno dell’ altare gotico del Duomo.

Liberata e Faustina monache emiliane venute a monacarsi e fondare loro monastero di S Maria  Antiqua attuale ristorante Forchetta d’ oro in via Borsieri e forse anche attiguo all’ ex Ristorante Le Catene. Sbircia il chiostro dal portone della rientranza di via Borsieri attigua a Le Catene : calpesterai un luogo claustrale del 700 d.c.regnante Liutprando o Desiderio dei Longobardi….

sono finito lontano dalla Cortesella…

Ciao


vedi anche

Como: la demolizione del quartiere della CORTESELLA (1938-1946), VIDEO dell’allora “Cineguf”

Camminare in COMO città · Luca N · STORIA LOCALE E SOCIETA' · torrente Cosia · Via Giovio

Camminare per Como e rievocare la storia:  “Se pensi che solo 60 persone in linea retta, di padre in figlio, ci separano dai nostri avi contemporanei di Ottaviano Augusto – quando Novocomun era già stata ri-fondata, dopo il Comun Oppidum celto insubre dell’attuale località Prestino – non sembra anche a te di poter sollevare la mano nel gesto Ave! di saluto e rivolgergli la parola?”, da un carteggio con L.N.

Carteggio con L. N.

caro L.
ho da chiederti un piacere
mi piacerebbe che mi facessi o per iscritto o a mezzo audio un tuo
ragionamento sul “camminare per il centro storico”
ricordo benissimo che ne avevi parlato quella sera al …
ma purtroppo allora non avevo registrato la tua analisi
dicevi che camminando per como camminiamo nella storia e sotto “vivono” gli antenati di questa straordinaria città

ciao e grazie

ciao Paolo eccomi qui.
Dunque camminare per il centro storico….
Sì è vero camminare per il centro storico di Como,visto che siamo nati e
viviamo a Como.
Anche se per me è un sentimento di coscienza storica che và al di là
di questa azione, posto che tale coscienza ne è particolarmente
sollecitata, compiendo l’azione del movimento meditando.
Circa 30 anni fà, alla fine dei miei studi superiori e nell’intermezzo
prima di iniziare a lavorare, cioè nei mesi estivi, avevo condotto in
prima persona una ricerca genealogica sulla mia famiglia, di padre in
figlio, sui registri anagrafici parrocchiali di S.Agata in Como.
Molto aiutato dalle vicende della mia famiglia paterna, che non si è
mai mossa per secoli dall’ambito territoriale di Como, circoscritto al
Burghett, che è la via Gio Andrea Perlasca, quella piccola e corta
vietta che mette in comunicazione Viale Lecco con Via Dante nei pressi
della chiesa di S.Orsola.
Oggi tagliata fuori dal traffico, ma fino all’800 era l’imbocco fuori
dalle mura dell’unica strada che saliva al monte di Brunate,non
esistendo la via Tomaso Grossi nel suo primissimo tratto,che è stata
aperta appunto nella prima metà dell’800.
Non a caso proprio in corrispondenza della via Perlasca esiste sulle
mura un’apertura antica, la porta di S.Vitale,ora separata dalla via
Perlasca dalla ferrovia, che all’epoca non era ancora stata tracciata
E non a caso la piccola via è una rampetta in ripida salita, in quanto
in corrispondenza del suo sbocco in Via Dante esisteva il ponte di
valico del Torrente Valduce che scorre sotto la Via Dante.
Poi la via di salita coincideva grossomodo con l’attuale ulteriore
tratto della via Tomaso Grossi.
S.Orsola infatti è la chiesa superstite di 2 chiese distinte esistenti
in loco,la seconda era quella di S.Vitale ubicata esattamente
sull’attuale sede della ferrovia ed abbattuta (ahimè) proprio per
creare il varco di passo alla strada ferrata.
Mentre S.Orsola era la chiesa conventuale delle monache
Umiliate, S.Vitale di più antica fondazione (lo testimonia la dedica a un
santo martire romano il cui culto proviene dall’Esarcato di Ravenna
dove esiste la celeberrima Basilica di S.Vitale con mosaici bizantini
subito post-caduta dell’Impero Romano – il corteo di Giustiniano e
quello di Teodosia sua moglie) era la primitiva sede della vicaria
locale, vicaria di S.Agata, diventata parrocchia a sua volta negli
anni 70 del 1700,in epoca di soppressioni di enti ecclesiastici da
parte di Maria Teresa d’Austria, a S.Agata aveva sede altro convento
di monache Agostiniane.
S.Agata a sua volta succedeva come parrocchia a quella di
S.Martino,sita presso il ponte di S.Martino in riva al fiume Cosia in
Via Pannilani, eretta come parocchia dal vescovo Lazaro Carafino nel
1630 circa, succedendo a sua volta alla parte extra-moenia della
parrocchia di S.Sisto-attuale ex-cinema Lucernetta, di fronte a
Palazzo Giovio, attuale Museo.
Fin dal Medioevo le parrocchie erano situate solo intra-moenia ed
avevano giurisdizione territoriale anche sulla parte di territorio
abitato extra-moenia,nelle loro vicinanze.
Da qui il fatto che il territorio delle parrocchie era denominato
“intus” o “foris”, sottinteso moenia.
Ciò per dirti che la mia ricerca genealogica di padre in figlio si è
arrestata al 1639, data in cui è stata eretta la parrocchia di
S.Martino,in quanto i suoi registri sono conservati a S.Agata, dove è
stata traslato l’istituto giuridico parrocchiale.
La creazione della parrocchia di S.Orsola è infatti molto
recente -1907- scorporandola dalla parrocchia di s.Agata.
Ma venendo a me,solo mio padre è nato in parrocchia di S.Orsola,già
mio nonno nacque nel 1886 ancora in parrocchia di S.Agata e abitando
ancora al Burghett, dove hanno abitato sempre i suoi e miei avi, almeno
a partire dal 1639, data in cui si interrompono le mie
ricerche-creazione della parrocchia di S.Martino.
E’ stato infatti il mio bis-nonno, suo padre, ad acquistare il progetto
già redatto di casa  …
Attuale sede dell’Istituto S.Croce (appunto) dell’Opera Don Folci, casa di riposo per sacerdoti anziani ed una volta,quand’ero
bambino,sede di pre-seminario per i chierici provenienti dalla
Valtellina che frequentavano i Seminari Diocesani di Como.
Don Folci era nativo di Colorina in Valtellina.
Ti ho fatto un piccolo excursus di ciò che storicamente si chiamano i
Borghi di Como-o almeno di un Borgo-(ed una volta erano Borghi e Corpi
Santi, denominando così la miriade di conventi di cui era costellata
Como subito fuori dalle mura,oltre a quelli in Città Murata (per questo
Como era nota come la città dei conventi).
Te ne ho infatti nominati quasi una decina tra casa mia, ponte di
S.Martino e le mura.
Dalla ricerca geneaologica ho tratto circa 12-14 persone da cui
discendo in linea diretta, di padre in figlio.
Conoscere i loro nomi,le loro date precise di esistenza, me le ha fatte
contestualizzare una per una nel periodo storico in cui hanno vissuto,
fino al più antico che mi è noto, tale … vivente negli
anni ’30 del ‘600 e quindi contemporaneo di Renzo e Lucia e della
peste manzoniana del 1630.

Contemporaneo del Cardinal Federigo Borromeo.
Qualificato negli atti parrocchiali come “faber ferrarius”, il tuo
patronimico!!! guarda che coincidenza!.
Il fatto stesso che su uno dei pochissimi atti pubblici che lascia
traccia di quest’uomo qualunque, vien registrato menzionando la sua
professione, è di rilevanza notevole.
Faceva parte di una corporazione,probabilmente.
E doveva aver reso dei servigi notevoli a gente importante
dell’epoca, come i Giovio, se un personaggio noto in Como come Donna
Calidonia Giovio e suo marito, un Della Porta (altra famiglia nobile
comasca dell’epoca),si erano prestati a essere madrina e padrino di
battesimo di una sua figlia.
Di Calidonia Giovio esiste al Museo Giovio (loro dimora avita) un
ritratto a figura intera,in ricchi abiti neri spagnoleggianti e
gorgiera di pizzo,con 1 o 2 figli,con alle spalle un orologio da
tavolo,simbolo di ricchezza ma anche del fatto che “tempus fugit” o
“ruhit hora”, memento in contrasto con la bellezza austera di questa
donna ritratta sui 30 anni.
Guardando questa donna io posso guardare negli occhi l’effige di una
persona che in vita ha visto negli occhi il mio avo.
Ed il legame diretto con il mio avo,che sento quasi fisico e
tangibile,è stabilito.
Come è stabilito con le 14 persone una dopo l’altra,una sopra l’altra
in linea verticale come si disegna un albero genealogico,costituiscono
il mio “stipite” o asse genealogico che conosco nome per nome.
Per questo le posso sentire sempre in linea verticale sotto i miei
piedi,quando calpesto “i piood” del selciato del centro storico.
Il riferimento dal sopra passa al sotto,luogo fisico e metafisico
dell’archeologia.
In particolare quando passo davanti a Palazzo Giovio, da cui il
Burghett dista un tiro di sasso attraverso la via Serafino Balestra o
Contrada dalle Orfanelle, uscendo dalle mura per la porta di S.Vitale.
Ecco il nesso logico-logistico per cui il faber ferrarius mio avo ha
potuto probabilmente lavorare per la Gens Iovia o Giovio.
Se pensi che solo 60 persone in linea retta,di padre in figlio,ci
separano dai ns avi contemporanei di Ottaviano Augusto-quando
Novocomun era già stata ri-fondata,dopo il Comun Oppidum celto insubre dell’attuale località Prestino-non sembra anche a te di poter
sollevare la mano nel gesto Ave! di saluto e rivolgergli la parola?
Con questa coscienza posso camminare per Como in consapevolezza di
camminare sulla testa dei miei avi,non di persone qualunque e
sconosciute,ma proprio dei miei ascendenti,coloro senza la cui
esistenza non potrei essere “hic et nunc” a scriverti questa storia.
Questo è attualizzare la storia, la grande attraverso la micro, e viceversa.

L’ho presa un po’ alla lontana, ma spero di essere riuscito a farti
scorrere un film di immagini davanti agli occhi,attraverso i secoli
che hanno prodotto oggi la nostra stessa esistenza e persona.
Riuscire a farti intravvedere il profilo di un tuo “ferrarius”
contemporaneo del mio “faber ferrarius” dell’epoca dei Promessi
Sposi,su quel ramo del Lago di Como che volge a Occidente,verso l’urbs
cancrina (le braccia di Geno e di Borgovico).

a questo punto ti saluto con un “vale”.

Luca

Luca N

lettera di L. sul DIRITTO AL VOTO

Caro Paolo,
Comunque tranquillo,voterò e mi impegno al meglio.
Uno dei pochi ma ritengo importanti insegnamenti che mi ha lasciato mio padre scomparso lo scorso Ottobre, è stato quello di non avermi mai consigliato per chi votare (escludendo l’estrema destra da lui patita), ma di votare.
Sarà anche retorico ma mi ha sempre ricordato del tempo da lui vissuto in gioventù, in cui questa libertà non era data in modo sostanziale e del prezzo che le generazioni che ci hanno preceduto hanno dovuto/voluto pagare per conquistarci questo diritto/dovere oggi così disprezzato, molto anche dalle nuove generazioni.
Sarà anche un concetto da vecchio babbione,ma è uno dei pochi che mi è molto chiaro e di cui sono convinto.
Meglio poche idee ma chiare.
Mi accontento.
a presto
***