Bardaglio Giorgio

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Spalle larghe: La resistenza del tarassaco. Dal blog: giorgiobardaglio.blogspot.com/

Le piante, le erbe, sono compagne silenziose, maestre che insegnano senza proferire verbo, semplicemente facendosi osservare, chiedendoci lo sforzo di un pensiero.Come il tarassaco, che resiste verde smeraldo, rigoglioso, sparso nel prato, anche in piena estate, quando tutto attorno è secco.È un’erba come uno scrigno: racchiude acqua e pure un segreto: quello della resistenza, della capacità di trattenere ciò che gli serve, senza che si disperda, che evapori sotto il sole a picco di luglio e agosto.

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Post sul Tarassaco in questo blog:

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Interviste di Giorgio Bardaglio a illustri personaggi della città e del territorio apparse sul Corriere di Como

Interviste di Giorgio Bardaglio a illustri personaggi della città e del territorio apparse sul Corriere di Como

Corriere di Como – Approfondimento

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Darko Pandakovic, Intervista di Giorgio Bardaglio uscita sul Corriere di Como

I personaggi del Corriere
Darko Pandakovic

Intervista di Giorgio Bardaglio uscita sul Corriere di Como

«Como è una città splendida. Il suo patrimonio culturale è ricchissimo. L’altro settimana, per fare un esempio, ero in Mozambico con vari esperti internazionali, per studiare la tutela di un centro storico dichiarato patrimonio mondiale. Un collega israeliano mi ha chiesto dove abitassi. Dopo aver risposto Como, prima che potessi aggiungere che si trova a nord di Milano, lui mi ha interrotto e ha esclamato estasiato: “Como, non è possibile non conoscere Como. E Plinio, che cosa grande le lettere di Plinio”, cominciando persino a citarle. Straordinario»

Tutto ciò ci comunica che il nostro territorio ha attinenza col bello. Non è un caso che a Como si producano tessuti tanto pregiati. Non è un merito di quattro bravi designer, bensì dell’identità culturale di un’intera collettività» ….

…. «Una galleria che attraversi la Spina Verde e porti direttamente in autostrada».
E quando gli è venuta questa bella pensata?
«Non è una bella pensata, ma frutto della logica. Vent’anni fa, quando seppi che il Comune aveva comprato la Ticosa, mi pareva scontato che facessero un tunnel. Per quale motivo l’hanno acquistata, altrimenti?»
Questo evidentemente non lo sanno nemmeno loro. Ci spieghi però meglio questa storia del tunnel.
«È essenziale per Como collegarsi con le vie di scorrimento veloce, senza intasare ulteriormente la viabilità cittadina. Che importa raggiungere Milano da Lazzago in mezz’ora, se per arrivare all’imbocco dell’autostrada impiego altrettanto? Un tunnel che colleghi il centro di Como con l’autostrada è fondamentale».
Nulla a che fare con quello di Borgovico.
«Ma si figuri. Quello è un ridicolo modo per spostare di qualche metro il problema, senza risolverlo».
Perché la galleria dovrebbe partire proprio dalla Ticosa.
«Perché è un luogo strategico. Adatto per ospitare grandi autosilo, che servirebbero da parcheggi di interscambio. In più, quella zona della città potrebbe essere adibita a sede di quegli uffici che attirano ogni giorno in città migliaia di persone».
Quali?
«Mi riferisco a Catasto, Ufficio del Registro, Ufficio Iva, ma anche Poste, Inps, Inail. O la Finanza. Perché tutto il retro del Duomo, che contiene la storia culturale ed artistica della città, dall’abside del Rodari al Razionalismo, non può essere valorizzata per quello che vale, bensì deve ospitare servizi che potrebbero trovar casa altrove?»
Lo chiedo a lei.
«Perché a Como non sappiamo avere quell’intelligenza e quella costanza che hanno avuto altrove» ….

…. Pochi altri hanno un ospedale messo male come il nostro.
«Io lo lascerei dov’è, ristrutturandolo».
Ma se lei stesso ammette che la zona di Camerlata è satura? Non sarebbe un vantaggio portarlo a Villa Guardia?
«Beh, se ci fosse il tunnel della Ticosa si arriverebbe al nuovo ospedale in cinque minuti. Sarebbe la soluzione ottimale. Con i problemi attuali, invece, nutro dubbi persino che il nuovo centro sanitario venga realizzato» ….

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Giorgio Cavalleri, Intervista di Giorgio Bardaglio uscita sul Corriere di Como del 21 marzo 1999

Giorgio Cavalleri

Intervista di Giorgio Bardaglio uscita sul Corriere di Como
del 21 marzo 1999

…. A Cavalleri la passione per la storia è venuta presto. Fine degli anni ’50. Una macchina correva sulla strada del lago. Fu una zia, dopo un curva stretta, ad indicargli un punto verde, a picco sul profondo specchio d’acqua. “Quello è il Pizzo di Cernobbio. Da lì buttavano gli uomini nel lago. C’è finita dentro anche la Gianna”. «Quel nome – ricorda ora lo scrittore – nella mia mente di ragazzino di otto o nove anni, è rimasto sempre impresso».
Giuseppina Tuissi: per i partigiani della Brigate Garibaldine, semplicemente “Gianna”. Ciò che rimane di lei è una foto lisa, in cui appare con un sorriso di speranza. Fu uccisa dagli stessi amici con i quali aveva condiviso una causa. Era il 23 giugno 1945, il giorno del suo ventiduesimo compleanno. Quarantacinque giorni prima, a qualche chilometro di distanza, con gli stessi metodi era stato giustiziato Luigi Canali, conosciuto con il nome di battaglia di “capitano Neri”. Insieme, in mezzo all’orrore del conflitto, avevano condiviso momenti lieti. Con la medesima, infamante accusa di tradimento furono trucidati…

«Nel 1961, a Cantù, fu inaugurata una scuola intitolata ad Achille Grandi e mi chiesero di accompagnarvi la vedova, che abitava nelle case popolari di via Turati. Erano due stanze. Da quel principio, tra noi nacque una cordiale e sincera amicizia. Achille Grandi, figlio di povera gente, diventato deputato per quattro legislature prima del fascismo, segretario generale della Cgil con Di Vittorio, quando ancora c’era il sindacato unico, morì alla fine del ’46 dopo aver dedicato una vita per gli altri, senza aver messo da parte una lira. È sempre stato un mio punto di riferimento. Nonostante fosse un cattolico convinto, metteva avanti a tutto il primato della coscienza».
Un insegnamento che Cavalleri non lesina a mettere in pratica. Così buono da sfiorare la mansuetudine, egli non sopporta che sul piano etico non soltanto si sollevino su di lui sospetti, ma persino che si evochino ombre. Basta un aggettivo di troppo per farlo trasalire e per indurlo prontamente a replicare, con quella precisione che appare pignoleria agli occhi degli estranei, ma che è preziosa come acqua di fonte per chi si nutre ogni giorno di carte e documenti …


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