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Nesso: scheda storica di Annalisa Borghese, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Editoriale del Drago, 1992, p. 331

Lo chiamavano il “Falco della rupe”. E doveva essere un tipo determinato, deciso, un vero con­dottiero, se Gian Giacomo Medi­ci, detto il Medeghino, se l’era scelto come luogotenente. Siamo ai primi del Cinquecento e tutto il territorio del Lario è in mano a lui, al Medeghino, che dirige le operazioni dalla sua roccaforte di Musso.

Il “Falco” è invece di qui, di Nesso, dove è nato e da dove con­trolla il ramo comasco del lago. A Nesso c’è un castello, e dall’alto delle sue torri il “Falco” deve sen­tirsi sicuro e protetto.

Il “Falco della rupe” è anche il titolo del romanzo storico di Gian Battista Bazzoni, che nell’Otto­cento consegnerà il “Falco” se non alla gloria almeno alla fanta­sia dei lettori. Del castello poi è ri­masto ben poco. L’avventura del “Falco” non dovette finir bene: i Milanesi smantellarono le fortifi­cazioni nel 1532. E le tre torrette che oggi fanno bella mostra di sé tra i ruderi delle muraglie sono state edificate il secolo scorso.

Nesso, a 300 metri d’altezza sulla sponda orientale del ramo comasco, oggi è semmai nota per l’orrido formato dai torrenti Nosé e Tuf, che qui si uniscono in un’u­nica fragorosa massa d’acqua e di­ventano una cascata. Sono così impetuosi i torrenti di Nesso, che in passato la loro forza è stata im­piegata per far funzionare alcune cartiere e due stabilimenti di seta, e poi mulini, magli e torchi per l’olio. Attività poi in gran parte abbandonate. Oggi a Nesso ci so­no alcuni stabilimenti edili e di­verse attività artigianali della la­vorazione del filo di ferro.

Ma il borgo di Nesso respira so­prattutto di storia. Nella guerra decennale tra Como e Milano (1118-1127) il borgo si schierò contro Como, alleandosi all’Isola Comacina. I Comaschi strinsero d’assedio l’Isola, non riuscirono ad espugnarla e rivolsero le loro attenzioni a Nesso, che distrusse­ro con le sue fortificazioni nel 1124.

La storia si respira anche nella chiesa parrocchiale dei Santi Pie­tro e Paolo, che potrebbe essere stata consacrata addirittura da un papa, quell’Urbano II che nel 1095 transitò dal Lario diretto in Francia al Concilio di Clermont. In quegli anni il vescovo di Como, Guido Grimoldi, risiedeva qui, e all’interno della chiesa ancora og­gi chiamata “dom”, duomo (il luo­go dove celebra Messa il vescovo), sono conservate le spoglie del suo predecessore, il vescovo Rainaldo, che resse la diocesi dal 1062 al 1084. La chiesa fu ultimata molti anni dopo, tra il 1654 e il 1706. Il campanile va osservato con atten­zione: si dice che per costruirlo abbiano abbattuto le mura del borgo e utilizzate le sue pietre.

da: Annalisa Borghese, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Editoriale del Drago, 1992, p. 331

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