Andare nel Salento è un desiderio che mi accompagna da anni, così come quello di navigare il Po e vedere il suo delta, possibilmente in un clima di nebbia rarefatta.
Sono quegli accenni che nella vita di coppia ogni tanto si affacciano, si accarezzano, si progettano con la fantasia e terminano sempre con la fatidica frase: “E la gatta?”. Situazione che si è maggiormente complicata da pochi mesi a questa parte: “E i tre gatti?”.
Ci voleva un evento forte per dare una scossa a questi pensieri.
Sempre nel pourparler, infatti, il tempo per realizzare il desiderio coincideva con la presunta morte della povera ignara Miciù. Prima di procedere con una sua sostituzione e per rielaborare il lutto della perdita, un breve soggiorno al Sud sembrava il rimedio ottimale. La quota di tre, però,faceva apparire il progetto irrealizzabile.
Ci ha pensato Nabokov a dare la mossa.
E allora oggi, grazie alla provvidenziale segnalazione di amiche fantastiche, siamo andati a conoscere la soluzione del nostro problema.
Che già al telefono le premesse erano molto, molto accattivanti. Perché quando una voce ti annuncia, dopo aver fissato data e ora di appuntamento,
“Bene, così vi presento le mie galline!”
tu capisci che il luogo ancora sconosciuto non può non esserti amico.
Molte le coincidenze: stessa riva del lago, stessa localizzazione un po’ impervia (nel senso che c’è un breve tratto da fare a piedi), stessa concezione dell’amore della natura e degli animali e probabilmente dell’altro cui il tempo darà modo di palesarsi.
Già la felicità di sapere che i nostri complicati quattro zampe sarebbero stati degnamente accolti, ci pareva un successo strepitoso. A poche ore dal ritorno da Arcaland questo sentimento si è ulteriormente accresciuto.
I due squisiti padroni del luogo, infatti, ci hanno accolto con genuina simpatia al limitare del bosco, dove sorgono qua e là rifugi, capanne, casupole attrezzate per la gioia di tutti gli esseri viventi che hanno la fortuna di transitare nei pressi. Selvatici e domestici.
Fra i domestici abbiamo conosciuto
le ormai famose galline, di cui una praticamente “da casa” (anche le galline hanno il loro carattere e i loro limiti di sopportazione),
due cani,
quattro tartarughe,
quattro gatti,
una serie di pappagallini.
Fra i selvatici siamo riusciti ad avvistare uno stormo di verdoni e le tipiche cunette di terra formate dalle talpe.
La sorpresa poi è stata la visita del “Cat hotel” un vero cinque stelle adibito per tutte le tipologie di felini, da quelli più socievoli a quelli più scontrosi, attrezzati di uscite di sicurezza, porte di collegamento, vetrine con vista, tronchi tiragraffi, scalette a pioli, giochi e angoli di relax di indiscutibile piacevolezza.
Insomma fra noi elettrizzati per la vacanza a Lecce e Miciù, Luna e Chat Noir destinati ad un soggiorno ad Arcaland, davvero non so chi ritenere più fortunato.
Un unico dubbio: e se poi non volessero più tornare nel nostro angusto appartamento di città?












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grazie carissimi Luciana e Paolo!
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meraviglioso racconto! lo rilancio subito. Non vedo l’ora di leggere il seguito, ossia il resoconto del ritorno dei tre felini nell’appartamento comasco. Fantastico il letto per la gallina! 🙂
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sì, ale. una gallina nel soggiorno è davvero una “esperienza relazionale” che mai mi sarei immaginato. e fa molto meditare sulla violenza con cui vengono allevati i pulcini fino alla fase del pollo. ti assicuro che la gallina di laura e vilmo (così si chiamano i custodi di arcaland) era come un animale domestico. e tieni conto che per la casa giravano due cani, e non so quanti gatti
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ogni volta che vedo gli animali al pascolo, mi viene la tentazione di diventare vegetariana. dovrei leggere qualche scritto di Veronesi: non escludo di farlo prima o poi. un caro saluto pieno di ammirazione ai vostri amici Laura e Vilmo!
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Ciao! posso consigliarti il libro “Se niente importa” di J. Safran Foer. Leggendolo, penso che sarà più facile per te arrivare alla scelta vegetariana/vegan… buona giornata!
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grazie del consiglio e lunga vita alla vostra Arcaland!
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il SE NIENTE IMPORTA di Foer è davvero un libro bellissimo. e sono sempre in colpa per non essere pronto ad una dieta vegetariana (e alla ancora più difficile vegan
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