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Una confessione e un cantico, una collezione di tesori, di parole, di espressioni, esperienze e intuizioni che ha il profumo del bosco, dei funghi essiccati, dei fiori impaginati della quotidiana avventura che è la vita. Il nuovo canto di Peter Handke, pellegrino al muro del Tempo.
Questi taccuini originali, scritti a mano con matita,
pennarello o biro di diversi colori, ornati di disegni
– e segnati dalle tracce del vento, delle intemperie
e delle bestiole selvatiche, – sono per me i diari
più belli e preziosi dell’ultimo secolo,
anche per la bellezza indomita e selvaggia
delle forme che prende la scrittura.
Hans Höller, Der Standard
Nel tempo prolungato e sospeso che si confà alla durata e alle ore della sera, Peter Handke raccoglie frammenti di pensieri che brillano come…
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