il tempo del sogno
giace sotto spessa coltre,
avvolto in un sudario,
come cosa smarrita e dimenticata.
il tempo del sogno
giace sotto spessa coltre,
avvolto in un sudario,
come cosa smarrita e dimenticata.
Nature rarer uses Yellow
Than another Hue –
Saves she all of that for Sunsets
Prodigal of Blue
Spending Scarlet, like a Woman
Yellow she affords
Only scantly and selectly
Like a Lover’s Words –
La Natura usa il Giallo più raramente Di ogni altra Tinta – Lo serba tutto per i Tramonti Prodiga d’Azzurro Consuma lo Scarlatto, come una Donna |
Scompigliano
l’inverno
margherite e viole:
fan capolino senza timore,
intrepide.
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Il regno della Natura è per Emily Dickinson lo scenario teatrale che l’Invisibile ha scelto per celarsi e a tratti rivelarsi, in modo sibillino e insieme imperativo, tramite quelli che la poetessa chiama i «Bollettini dell’Immortalità». Dunque Dickinson altro non è che un radar, o meglio una creatura in grado di dare forma poetica ai messaggi che le provengono con «toccante maestà» dalla «più dolce delle Madri» e vengono affidati da Emily a «mani che non vede» nell’assoluta certezza che saranno raccolti e diffusi; questi segreti messaggi, che hanno attraversato nella loro intatta bellezza la storia della poesia, sono stati selezionati, raccolti e tradotti dal poeta Silvio Raffo, che li accompagna con una sua ricca introduzione.
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Emily Dickinson – Natura, la più dolce delle madri
Il regno della Natura è per Emily Dickinson lo scenario teatrale che l’Invisibile ha scelto per celarsi e a tratti rivelarsi, in modo sibillino e insieme imperativo, tramite quelli che la poetessa chiama i «Bollettini dell’Immortalità». Dunque Dickinson altro non è che un radar, o meglio una creatura in grado di dare forma poetica ai messaggi che le provengono con «toccante maestà» dalla «più dolce delle Madri» e vengono affidati da Emily a «mani che non vede» nell’assoluta certezza che saranno raccolti e diffusi; questi segreti messaggi, che hanno attraversato nella loro intatta bellezza la storia della poesia, sono stati selezionati, raccolti e tradotti dal poeta Silvio Raffo, che li accompagna con una sua ricca introduzione.
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https://www.ippocampoedizioni.it/libro/9788867225750
Emily Dickinson era un’attenta osservatrice del mondo naturale. Meno noto è il fatto che era anche un’appassionata giardiniera, che inviava mazzi di fiori freschi agli amici e nelle sue lettere fiori pressati. Nella casa famigliare di Amherst, Massachussetts, curava un piccolo giardino d’inverno insieme al grande giardino intorno alla dimora. In “Emily Dickinson e i suoi giardini”, Marta McDowell scandaglia la profonda passione che la poetessa nutrì per le piante e il modo in cui ispirarono e caratterizzarono le sue opere. Seguendo lo scorrere di un anno nel giardino, il libro rivela particolari poco conosciuti della sua vita e ci aiuta a capire meglio la sua anima. Giardiniera emerita presso l’Emily Dickinson Museum, in questo volume Marta McDowell alterna i testi con poesie e brani tratti dalle lettere di Emily Dickinson, affiancando vecchie e nuove fotografie a illustrazioni botaniche per inquadrare da una prospettiva inedita una delle figure letterarie americane più celebri ed enigmatiche.
„Per fare un prato bastano
un trifoglio, un’ape,
un trifoglio, un’ape
e un sogno.
Può bastare il sogno
se le api sono poche.“
Fonte: https://le-citazioni.it/frasi/157592-emily-dickinson-per-fare-un-prato-bastano-un-trifoglio-unape/
Fiore che non dura
oltre l’ombra di un attimo
la tua freschezza
persiste nel mio pensiero.
Non ti ho perduto
in ciò che sono,
se pure, o fiore, non ti ho visto mai
dove io non sono che la terra e il cielo
clicca sul seguente link per ascoltare l’audio:
https://drive.google.com/file/d/1FAfNFdPiE-n-XQyLUE0I4IlZ25dQn14G/view?usp=sharing
Piatta come il tavolo
sul quale è posata.
Sotto – nulla si muove,
né cerca uno sbocco.
Sopra – il mio fiato umano
non crea vortici d’aria
e lascia tranquilla
la sua intera superficie.
Bassopiani e vallate sono sempre verdi,
altopiani e montagne sono gialli e marrone,
oceani e mari – di un azzurro amico
sui margini sdruciti.
Qui tutto è piccolo, vicino, alla portata.
Con la punta dell’unghia posso schiacciare i vulcani,
accarezzare i poli senza guanti grossi,
posso con un’occhiata
abbracciare ogni deserto
insieme al fiume che sta lì accanto.
Segnalano le selve alcuni alberelli
tra i quali è ben difficile smarrirsi.
A est e ovest, sopra e sotto
l’equatore, un assoluto
silenzio sparso come semi,
ma in ogni seme nero
la gente vive.
Forse comuni e improvvise rovine
sono assenti in questo quadro.
I confini si intravedono appena,
quasi esitanti – esserci o non esserci?
Amo le…
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Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
GIACOMO LEOPARDI (1798-1837)
mi scrive Vincenzo:
E’ bello in siffatte giornate iniziare il giorno con prospettive lariare così belle accompagnate dai versi infiniti dell’Infinito leopardiano. Grazie Paolo!
Rispondo
ieri ero nel giardino di Coatesa e ho “colto l’attimo” di quel paesaggio. e mi è venuto in mente di collegarlo alla “siepe” di Leopardi. Avevo qualche dubbio di oltraggiare la memoria di un classico. Ma tu che sei un grandissimo studioso di Leopardi mi sostieni in questa mia connessione. TI RINGRAZIO TANTISSIMO. Ciao Vincenzo !!!