CitazionI · Estate

ancora Eschilo tradotto da Emanuele Severino per l’estate 2013

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CitazionI · Estate

“cacciare il dolore con verità”, ESCHILO, tradotto da EMANUELE SEVERINO

da l’Inno a Zeus, che sta al centro del primo canto intorno all’ara, nell’AGAMENNONE di Eschilo, nella traduzione di Emanuele Severino

in Interpretazione e traduzione dell’Orestea di Eschilo, Rizzoli, 1985

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da Emanuele Severino, IL GIOGO, alle origini della  ragione: Eschilo, Adelphi, 1989

CitazionI · Estate · Eterni · Mi ricordo · Pensieri · stare

… se un filo d’erba non fosse, nulla sarebbe …, Emanuele Severino

Giacchè, se tutto è eterno, tutto è legato a tutto, sì che, se un filo d’erba non fosse, nulla sarebbe

Emanuele Severino in IL MIO RICORDO DEGLI ETERNI, autobiografia, Rizzoli, 2001, pag. 47

CitazionI · Eterni

Emanuele Severino: … di tutte le cose è necessario dire che è impossibile che non siano, cioè è necessario affermare che tutte sono eterne

… la follia essenziale si esprime nella persuasione che le cose escono e ritornano nel niente. Il mortale è appunto questa volontà che le cose siano un oscillare tra l’essere e il niente.

Al di fuori della follia essenziale, di tutte le cose è necessario dire che è impossibile che non sianocioè è necessario affermare che tutte – dalle più umili e umbratili alle più nobili e grandi – tutte  sono eterne

Tutte, e non solo un dio, privilegiato rispetto ad esse.

se il divenire non appare come annientamento, ma come l’entrare e l’uscire delle cose dal cerchio dell’apparire, allora l’affermazione dell’eternità del tutto stabilisce la sorte di ciò che scompare: esso continua a esistere, eterno, come un sole dopo il tramonto.

Non solo la legna fiammeggiante, le braci, la cenere, il vento che le disperde sono eterni astri dell’essere che si succedono nel cerchio dell’apparire, ma anche tutte le fasi dell’albero che

nella valle ove fresca era la fonte/e il giovane verde dei cespugli/giocava al fianco delle calme rocce/e l’etere tra i rami traluceva/e quando intorno i fiori traboccavano (Holderlin),

hanno preceduto la legna tagliata per il fuoco.

Quando gli astri dell’essere escono dal cerchio dell’apparire, il destino della verità li ha già raggiunti e impedisce loro di diventare niente.

Appunto per questo essi – tutti – possono ritornare

Emanuele Severino

in La strada. La follia e la gioia (1983), Rizzoli Bur, 2008, p.  103-104

Audio: di tutte le cose è necessario dire che è impossibile che non siano


CitazionI

Medio tutissimus ibis, Orazio Metamorfosi, II, 137

DOMENICA, 02 AGOSTO 2009


In prossimità di ogni Agosto dell’anno appendiamo, come simbolo orientante, una frase che scegliamo per la sua carica energetica e per la sua forza nel sintetizzare lo stato dell’animo e della mente  nel  tratto di vita che stiamo attraversando.

L’anno scorso ci ha accompagnato questa citazione: Perspicito tecum tacitus quid quisque loquatur.

Quest’anno abbiamo individuato:

 

MEDIO

TUTISSIMUS

IBIS

 

Si tratta di un motto molto adattabile a varie situazioni: le relazioni fra persone, le conversazioni argomentative, la politica …

E’ contro ogni estremismo linguistico od operativo.

E’ a favore della moderazione.

Perché solo le posizioni mediane (in matematica e in psicologia e ancora in altri campi dei saperi) sanno farsi carico anche delle posizioni estreme

 

Infine: “noi”

“Perché noi?” potrai forse chiederti.

Noi di Amaltea.

Noi da un luogo

Scrive Gabriele:

Cari Amaltei,
vi ringrazio per la notizia di questo agosto. La vostra bacheca è messaggio di benvenuto per gli ospiti e viatico per gli amici lontani. Segnala un sentimento del tempo ben saldo: evitare gli eccessi, ogni ‘estremo’, per onorare la vita con una ‘vita buona’.
Tutta la Filosofia morale a noi contemporanea sembra propensa a riconoscere nell’Etica nicomachea di Aristotele il testo chiave per orientarsi nelle questioni morali, di per sé ardue: dalle risposte che diamo ad esse dipende la qualità della nostra vita, il modo in cui ci condurremo nel mondo. E Aristotele è l’uomo del ‘giusto mezzo’.
Quando, esattamente venti anni fa, ho avviato la mia esperienza con i tossicomani, scelsi come motto per il primo Progetto educativo che scrissi le parole del sociologo tedesco Sigfried Kracauer: “La realtà si comprende a partire dai suoi estremi” (egli era impegnato a comprendere gli effetti dell’inflazione sulla Germania del ’29). Per me la ‘droga’ è rimasto uno degli emblemi del nostro tempo. Ogni giorno misuro la distanza tra la mia generazione e quella dei ragazzi che incontro nel Centro di ascolto, registrando tutte le novità, perché mi interessa il contatto continuo con la realtà.
Da quell’estremo che è la droga procedo ogni giorno a ringraziare per i piccoli doni. Ringrazio per la vita, per tutta la vita che ricevo in dono. Oggi ringrazio te e Luciana per le due foto bellissime, per i colori forti che le contraddistinguono: la vita deve essere vissuta così, sotto la luce intensa dello sguardo limpido di chi la onora e la rispetta.
A noi giunga sempre gradito il riflesso di quello sguardo, che illumina le cose con temperanza e moderazione, con sollecitudine e rispetto. Il tempo degli astratti furori è lontano. Non siamo qui a goderci la penombra della sera: la luce piove ancora viva sulle cose. L’amore per la misura e per l’armonia non si è attenuato. Saggezza ed equilibrio sono un risultato, non un dono: provengono dalle nostre fatiche, dai sacrifici e dalle rinunce. Non abbiamo nulla da rimproverarci. Abbiamo saputo correggere i nostri errori. Ora, forse, come Alce Nero, possiamo comprendere – abbracciare con lo sguardo – il significato della vita dalla collina su cui consumiamo il tempo che resta. La posizione guadagnata non è un ‘posto’: è sempre lo sguardo di Luciana, la semplicità dello sguardo che si posa su tutte le cose con umana ‘pietas’.
Per dirla con le tue parole, sempre belle, vi auguro buone ore e buoni giorni. Che il tempo vi sia sempre propizio.
Gabriele De Ritis, http://www.gabrielederitis.it/

CitazionI

Medio tutissimus ibis, Orazio Metamorfosi, II, 137


In prossimità di ogni Agosto dell’anno appendiamo, come simbolo orientante, una frase che scegliamo per la sua carica energetica e per la sua forza nel sintetizzare lo stato dell’animo e della mente  nel  tratto di vita che stiamo attraversando.

L’anno scorso ci ha accompagnato questa citazione: Perspicito tecum tacitus quid quisque loquatur.

Quest’anno abbiamo individuato:

 

MEDIO

TUTISSIMUS

IBIS

 

Si tratta di un motto molto adattabile a varie situazioni: le relazioni fra persone, le conversazioni argomentative, la politica …

E’ contro ogni estremismo linguistico od operativo.

E’ a favore della moderazione.

Perché solo le posizioni mediane (in matematica e in psicologia e ancora in altri campi dei saperi) sanno farsi carico anche delle posizioni estreme

 

Infine: “noi”

“Perché noi?” potrai forse chiederti.

Noi di Amaltea.

Noi da un luogo

Scrive Gabriele:

Cari Amaltei,
vi ringrazio per la notizia di questo agosto. La vostra bacheca è messaggio di benvenuto per gli ospiti e viatico per gli amici lontani. Segnala un sentimento del tempo ben saldo: evitare gli eccessi, ogni ‘estremo’, per onorare la vita con una ‘vita buona’.
Tutta la Filosofia morale a noi contemporanea sembra propensa a riconoscere nell’Etica nicomachea di Aristotele il testo chiave per orientarsi nelle questioni morali, di per sé ardue: dalle risposte che diamo ad esse dipende la qualità della nostra vita, il modo in cui ci condurremo nel mondo. E Aristotele è l’uomo del ‘giusto mezzo’.
Quando, esattamente venti anni fa, ho avviato la mia esperienza con i tossicomani, scelsi come motto per il primo Progetto educativo che scrissi le parole del sociologo tedesco Sigfried Kracauer: “La realtà si comprende a partire dai suoi estremi” (egli era impegnato a comprendere gli effetti dell’inflazione sulla Germania del ’29). Per me la ‘droga’ è rimasto uno degli emblemi del nostro tempo. Ogni giorno misuro la distanza tra la mia generazione e quella dei ragazzi che incontro nel Centro di ascolto, registrando tutte le novità, perché mi interessa il contatto continuo con la realtà.
Da quell’estremo che è la droga procedo ogni giorno a ringraziare per i piccoli doni. Ringrazio per la vita, per tutta la vita che ricevo in dono. Oggi ringrazio te e Luciana per le due foto bellissime, per i colori forti che le contraddistinguono: la vita deve essere vissuta così, sotto la luce intensa dello sguardo limpido di chi la onora e la rispetta.
A noi giunga sempre gradito il riflesso di quello sguardo, che illumina le cose con temperanza e moderazione, con sollecitudine e rispetto. Il tempo degli astratti furori è lontano. Non siamo qui a goderci la penombra della sera: la luce piove ancora viva sulle cose. L’amore per la misura e per l’armonia non si è attenuato. Saggezza ed equilibrio sono un risultato, non un dono: provengono dalle nostre fatiche, dai sacrifici e dalle rinunce. Non abbiamo nulla da rimproverarci. Abbiamo saputo correggere i nostri errori. Ora, forse, come Alce Nero, possiamo comprendere – abbracciare con lo sguardo – il significato della vita dalla collina su cui consumiamo il tempo che resta. La posizione guadagnata non è un ‘posto’: è sempre lo sguardo di Luciana, la semplicità dello sguardo che si posa su tutte le cose con umana ‘pietas’.
Per dirla con le tue parole, sempre belle, vi auguro buone ore e buoni giorni. Che il tempo vi sia sempre propizio.
Gabriele De Ritis, http://www.gabrielederitis.it/

CitazionI

Latinorum: Perspicito tecum tacitus quid quisque loquatur, 18 luglio 2008

Caro Gabriele De Ritis
ho bisogno di una tua glossa.
Ogni estate scegliamo per la casa/orto/giardino una frase di ispirazione che copiamo su una lavagna esposta all’esterno.
Come tutte le citazioni ha un valore energetico
.
Per l’estate 2007 era:

Si hortum 
in biblioteca habes 
deerit nihil

 

Quest’anno la scelta è andata verso qualche operazione di silenzio, quale medicina omeopatica in mezzo a tanto gridare:

Perspicito
tecum tacitus
quid quisque
loquatur


Il fatto è che sul Dizionario delle sentenze latine e greche a cura di Renzo Tosi, Rizzoli Bur editore (p. 71) la trascrizione è:

Perspicito
cuncta tacitus
quid quisque loquatur

Disticha Catonis (4.20)

La domanda è:
quale delle due è la glossa giusta?

Amalteo ringrazia

Dopo nutriente conversazione la versione sia:

CitazionI

Perspicito tecum tacitus quid quisque loquatur


Quest’anno la scelta è andata verso qualche operazione di silenzio, quale medicina omeopatica in mezzo a tanto gridare:

Perspicito
tecum tacitus
quid quisque
loquatur


Il fatto è che sul Dizionario delle sentenze latine e greche a cura di Renzo Tosi, Rizzoli Bur editore (p. 71) la trascrizione è:

Perspicito
cuncta tacitus
quid quisque loquatur

Disticha Catonis (4.20)

La domanda è:
quale delle due è la glossa giusta?

Amalteo ringrazia

Dopo nutriente conversazione la versione sia: