LAGO DI COMO-LARIO: Luoghi · LUOGHI D'ITALIA

il Parco comunale di Veniano (ex Villa Carcano), in provincia di Como

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https://www.comune.veniano.co.it/c013238/hh/index.php

Il Parco Comunale di Veniano, situato nella provincia di Como, è un’importante area verde che offre un ambiente di relax e svago per residenti e visitatori. Questo parco è stato realizzato attorno all’ex Villa Carcano, una storica residenza nobiliare progettata dall’architetto Leopoldo Pollack tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX secolo.

Storia della Villa Carcano

La Villa Carcano, costruita tra il 1794 e il 1796, è circondata da un vasto parco di circa 40 ettari, caratterizzato da una vegetazione rigogliosa e da piante secolari. Originariamente, la villa era di proprietà della famiglia Carcano, che ha avuto un ruolo significativo nella storia locale. Nel 1979, il comune di Veniano ha acquisito la villa e il parco, trasformandoli in un bene pubblico[1][5].

Caratteristiche del Parco

Il Parco Comunale di Veniano è un luogo ideale per famiglie e offre una varietà di servizi:

  • Aree giochi: Spazi dedicati ai bambini con altalene e scivoli.
  • Percorsi accessibili: Ingressi e parcheggi per persone con disabilità.
  • Spazi verdi: Ampie aree per pic-nic e relax immersi nella natura.
  • Attività ricreative: Il parco ospita eventi come yoga all’aperto e feste di compleanno[3][4].

Il parco è aperto 24 ore su 24, consentendo visite in qualsiasi momento della giornata. È ben mantenuto grazie all’impegno dell’amministrazione comunale e dei giardinieri che si occupano della cura delle piante e delle strutture[1][3].

Attrazioni

Tra le attrazioni principali del parco ci sono:

  • Laghetto: Un piccolo lago ben curato che aggiunge bellezza al paesaggio.
  • Piante secolari: Diverse specie botaniche, alcune delle quali sono rare o preziose dal punto di vista botanico.
  • Strutture pubbliche: Il parco ospita anche una biblioteca, ambulatori medici e un centro anziani[1][2].

Il Parco Comunale di Veniano rappresenta quindi non solo un’importante risorsa per la comunità locale, ma anche un luogo dove la storia e la natura si intrecciano, offrendo spazi per il relax e la socializzazione.


[1] https://www.youtube.com/watch?v=Kosp5DfW7os
[2] https://www.villeaperte.info/ville-aperte/villa/99
[3] https://pappagallinipark.it/parco-comunale-di-veniano-veniano-provincia-di-como/

GENIUS LOCI · Giardini (in genius loci) · LAGO DI COMO-LARIO: Luoghi · LUOGHI D'ITALIA

Il giardino della Fondazione Minoprio, a Vertemate con Minoprio, in provincia di Como

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La Fondazione Minoprio, situata a Vertemate con Minoprio, in provincia di Como, è un ente no-profit dedicato al florovivaismo e alla formazione nel settore del verde. La fondazione è circondata da un vasto parco botanico di 7 ettari, che ospita oltre 300 essenze arboree principali e circa 1600 arbusti e alberi minori, rendendolo un luogo di grande interesse per appassionati e studiosi[1][2].

Storia e Struttura

La fondazione ha sede nella storica Villa Raimondi, costruita nel XVIII secolo. Questo complesso, di proprietà della Regione Lombardia, comprende anche un centro scolastico e un’azienda agricola didattico-sperimentale[2][3]. La villa presenta affreschi e pavimenti a mosaico, ed è circondata da giardini ben curati che attraggono circa 30.000 visitatori all’anno[1][2][4].

Il Parco Botanico

Il parco botanico è una vera e propria biblioteca vegetale, dove si possono ammirare esemplari monumentali come la Magnolia grandiflora, un Tiglio centenario e la Sophora japonica “Pendula”. Durante la primavera, il parco si riempie di colori grazie alla fioritura dei tulipani, mentre in autunno si possono vedere i crisantemi coreani[1][3][5].

Collezioni Speciali

All’interno del parco sono presenti anche collezioni di azalee e rododendri, con circa 105 cultivar di azalee messe a dimora nel 1991. Inoltre, l’azienda agricola sperimentale coltiva una varietà di fruttiferi, tra cui pomacee e drupacee[3][4].

Attività e Visite

La Fondazione Minoprio offre visite guidate al parco, permettendo ai visitatori di esplorare le diverse collezioni vegetali con l’assistenza di personale esperto. Le aperture al pubblico sono programmate durante tutto l’anno, con eventi speciali che attirano un gran numero di visitatori[2][6].

In sintesi, la Fondazione Minoprio rappresenta un’importante risorsa per la formazione nel campo del florovivaismo e un luogo ideale per gli amanti della natura e delle piante.


[1] https://www.apgi.it/organizzazione/fondazione-minoprio/
[2] https://www.fondazioneminoprio.it/home/chi-siamo-minoprio/
[3] https://www.fondazioneminoprio.it/home/chi-siamo-minoprio/azienda-agricola-minoprio/
[4] https://www.fondazioneminoprio.it
[5] https://www.tripadvisor.it/Attraction_Review-g2281474-d8128434-Reviews-Fondazione_Minoprio-Vertemate_con_Minoprio_Province_of_Como_Lombardy.html
[6] https://www.fondazioneminoprio.it/aperture-al-pubblico/

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Palazzo Perego, a Cremnago di Inverigo, in provincia di Como

Palazzo Perego, noto anche come Villa Perego, si trova a Cremnago di Inverigo, in provincia di Como, ed è una delle dimore storiche più affascinanti della Lombardia. Questa villa fu costruita tra il 1722 e il 1740 per volere del canonico Giovanni Perego, abate di San Nazaro e Celso di Milano. La struttura è stata eretta su una preesistente casa cinquecentesca della famiglia Perego e progettata dall’architetto Merlo, con successivi interventi di Piermarini che hanno aggiunto elementi neoclassici[1].

Storia e Architettura

Origini e Funzione
La villa serviva a scopi di rappresentanza, villeggiatura e gestione delle attività agricole. La sua architettura riflette il barocchetto lombardo, con un imponente giardino all’italiana che si estendeva a cannocchiale davanti alla villa. Nel corso dell’Ottocento, il giardino fu ampliato con aree in stile inglese. Oltre alla villa principale, sono presenti le scuderie progettate da Simone Cantoni e una cappella privata dedicata all’Immacolata, decorata con affreschi di Ambrogio da Fossano[1][2].

Interni
Gli interni della villa si sviluppano su due piani. Al piano terra si trovano i salotti di ricevimento e la sala da pranzo, mentre al primo piano ci sono l’appartamento privato, la biblioteca e le camere da letto, tutti arredati con mobili antichi in stile barocchetto[1].

Visite e Esperienze

Villa Perego è aperta al pubblico per visite guidate che offrono un’esperienza immersiva nel Settecento. I visitatori possono esplorare vari ambienti storici come la sala della musica, la sala del biliardo e la grande orangerie. Il percorso include anche il parco all’inglese e un roccolo di caccia[1][2].


[1] https://villago.it/product/villa-perego-di-cremnago-di-inverigo-co-xviii-secolo/
[2] https://villaperego.it/visite/

Il parco della Villa Perego a Cremnago di Inverigo ha subito diverse trasformazioni nel corso degli anni, riflettendo le mode e le esigenze del tempo.

Evoluzione del Parco

Origini e Progettazione Iniziale
Il parco originale fu concepito come un giardino all’italiana, caratterizzato da un disegno geometrico regolare e da una simmetria che rifletteva i principi estetici del Settecento. Questo giardino era progettato per essere un luogo di svago e rappresentanza per la famiglia Perego, con vialetti alberati e aiuole curate.

Trasformazioni Ottocentesche
Con l’arrivo dell’Ottocento, il parco subì un’importante evoluzione. Fu ampliato e ristrutturato per includere elementi romantici, seguendo le tendenze del giardino all’inglese, che enfatizzava la bellezza naturale e la spontaneità del paesaggio. Questa fase portò all’introduzione di prati, boschetti e sentieri sinuosi, creando un ambiente più informale e pittoresco[1][4].

Interventi Recenti
Nel corso del Novecento e nei primi anni Duemila, il parco ha continuato a essere oggetto di interventi di restauro e riqualificazione. Questi sforzi hanno mirato a preservare il patrimonio vegetale esistente e a ripristinare l’equilibrio ecologico del parco. Sono stati condotti studi botanici per monitorare la biodiversità presente nel parco, evidenziando la presenza di numerose specie vegetali e animali[3][4].


[1] https://www.parcomonza.org/storia.htm
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Villa_La_Petraia
[3] https://thesis.unipd.it/retrieve/c2ffbff5-c3ef-4942-a8b1-f3ad2c0c18c2/Gesuato_Susanna.pdf
[4] https://www.lombardiabeniculturali.it/percorsi/ville-milano/1.5/

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Parco comunale di Fino Mornasco (ex Villa Mambretti), in provincia di Como

Il Parco Comunale di Fino Mornasco, noto anche come ex Villa Mambretti, è un’importante area verde situata nel comune di Fino Mornasco, in provincia di Como. Questa villa storica fu costruita all’inizio del XX secolo per volere dell’industriale Francesco Mambretti, che desiderava una dimora sontuosa per la sua famiglia.

Storia della Villa Mambretti

  • Origini: La villa fu realizzata tra il 1890 e il 1915, quando Mambretti acquisì diversi terreni per creare un grande giardino e una residenza estiva. L’architetto Federico Frigerio progettò la villa e il parco, che includevano elementi architettonici e naturali ben integrati[2][4].
  • Funzione storica: La villa servì come residenza estiva della famiglia Mambretti, che vi trascorreva il periodo estivo con personale al servizio. Il parco ospitava anche un canile e serre per la coltivazione di fiori[4][5].

Il Parco Oggi

Oggi, il parco è un’area pubblica accessibile a tutti. È stato recentemente ristrutturato e comprende attrezzature sportive per attività all’aperto, gestite dalla ASD Circolo Ricreativo Finese[2]. Il parco è un luogo di incontro per la comunità e ospita eventi e attività ricreative.

Caratteristiche del Parco

  • Area attrezzata: Il parco offre diverse attrezzature per il fitness e lo sport, tra cui step, bici per braccia e barre per esercizi[2].
  • Valore storico: La Villa Comunale è un esempio significativo di architettura storica e rappresenta una parte importante della storia locale[3][5].

Importanza Culturale

Il Parco Comunale di Fino Mornasco non è solo un luogo di svago ma anche un sito di interesse culturale, grazie alla sua storia legata alla famiglia Mambretti e alla sua architettura. La villa e il parco sono stati restaurati con l’intento di preservare la loro bellezza storica mentre si offre uno spazio utile alla comunità[4].


[1] https://www.halleyweb.com/c013102/zf/index.php/galleria-fotografica/index/album/album/2
[2] https://www.sportesalute.eu/sportditutti/parchi/areeattrezzate/fino-mornasco.html
[3] https://fondoambiente.it/luoghi/parco-comunale-fino-mornasco
[4] http://www.halleyweb.com/c013102/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/20253
[5] https://it.wikipedia.org/wiki/Fino_Mornasco

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Villa Carcano, ad Anzano del Parco, in provincia di Como

Villa Carcano, situata ad Anzano del Parco nella provincia di Como, è una storica residenza nobiliare progettata dall’architetto Leopoldo Pollack tra il 1794 e il 1796. Questa villa, in stile neoclassico, si erge su una collina che offre una vista panoramica sulla piana dell’erbese e sul vicino lago di Alserio. La villa è circondata da un vasto parco all’inglese di circa 40 ettari, caratterizzato da sentieri romantici, boschetti di piante esotiche e un laghetto privato[2][4][5].

Storia

La famiglia Carcano, originaria di Milano, ha avuto un ruolo significativo nella storia della villa. Carlo Camillo Carcano ricevette il feudo di Anzano nel 1684 e la villa fu costruita sopra una preesistenza più antica, utilizzata dalla famiglia per gestire le loro attività agricole. I lavori per la costruzione della villa furono interrotti a causa delle difficoltà economiche durante il periodo napoleonico, riprendendo solo nei primi decenni dell’Ottocento, ma senza mai completarsi completamente[2][3][4].

Architettura e Caratteristiche

La facciata della villa presenta elementi tipici del neoclassicismo, con colonne e decorazioni che richiamano l’architettura classica. All’interno, la villa è suddivisa in vari piani: il piano terra ospita le aree comuni, mentre il piano nobile è riservato alle camere da letto. Il parco offre diversi sentieri contrassegnati da colori che guidano i visitatori attraverso i vari aspetti del paesaggio[2][6].

Attività e Visite

Villa Carcano è aperta al pubblico in determinati periodi dell’anno e offre eventi speciali come visite guidate che permettono ai visitatori di esplorare la storia e l’architettura della villa. È consigliato prenotare i biglietti in anticipo per garantire l’accesso[1][5]. Il parco è anche adatto per famiglie e animali domestici, rendendolo un luogo ideale per passeggiate all’aperto[1].


[1] http://www.villacarcano.it
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Villa_Carcano
[3] https://villago.it/product/il-pleasure-garden-a-villa-carcano-di-anzano-del-parco/
[4] https://villago.it/product/villa-carcano-di-anzano-del-parco-co-xix-secolo/
[5] https://www.villeaperte.info/ville-aperte/villa/99
[6] https://villago.it/villa-carcano-di-anzano-del-parco-co/

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Villa Castello Durini, ad Alzate Brianza, in provincia di Como

Villa Castello Durini si trova ad Alzate Brianza, in provincia di Como, ed è una location storica rinomata per eventi e matrimoni. Questo castello, le cui origini risalgono a prima dell’anno 1000, è circondato da una vasta tenuta di 300 ettari e offre un parco secolare e un giardino pensile all’italiana, rendendolo un luogo incantevole per cerimonie e ricevimenti.

Caratteristiche della Villa

Architettura e Spazi
La villa si sviluppa attorno a una torre tardo romana, con interventi architettonici che si sono protratti fino al XIX secolo. All’interno, sono disponibili otto sale eleganti, capaci di ospitare fino a 150 persone per un ricevimento a buffet. Gli interni sono decorati con preziosi quadri antichi e arredi di pregio, tra cui il famoso tavolo Durini, realizzato dallo scultore Giuseppe Rusnati nel XVII secolo[1].

Servizi Offerti
Villa Castello Durini è attrezzata per offrire un servizio completo per matrimoni, inclusi catering e supporto per l’organizzazione dell’evento. Il personale è dedicato a garantire un’esperienza memorabile per gli ospiti. La location è ideale anche per cerimonie all’aperto grazie agli splendidi giardini e alla vista panoramica sulla campagna circostante[1].

Storia e Ospiti Illustri

Nel corso della sua lunga storia, Villa Castello Durini ha accolto numerosi ospiti illustri, tra cui il poeta Giuseppe Parini e il compositore Gioachino Rossini. La villa ha anche ospitato membri della famiglia reale dei Savoia, sottolineando il suo prestigio e la sua importanza storica[1].

Recensioni

Le recensioni degli sposi che hanno scelto questa location parlano di un’esperienza da sogno. Molti lodano l’atmosfera romantica e il servizio attento del personale, in particolare la responsabile Nancy Gagliani, che ha ricevuto elogi per la sua professionalità e disponibilità nell’assistere gli sposi durante i preparativi[1].


[1] https://www.matrimonio.com/castelli-matrimoni/villa-castello-durini–e32987

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Villa San Benedetto Menni, a Albese con Cassano, in provincia di Como

Villa San Benedetto Menni è una struttura situata ad Albese con Cassano, in provincia di Como, dedicata alla riabilitazione psichiatrica e all’assistenza per anziani e disabili.

Questa villa è gestita dalle Suore Ospedaliere e offre servizi specializzati per persone con necessità assistenziali elevate[3][4].

Caratteristiche della Villa

  • Accoglienza: La villa si distingue per la professionalità e l’attenzione al benessere dei suoi ospiti, creando un ambiente favorevole alla riabilitazione e al recupero[3].
  • Servizi Offerti: Include programmi di riabilitazione psichiatrica, assistenza per anziani e supporto per disabilità[3].
  • Attività: Viene organizzata una serie di eventi e attività, come camminate e incontri, per promuovere l’integrazione sociale e il benessere degli ospiti[3].

Contesto Geografico

Albese con Cassano è un comune situato nell’Alta Brianza, ai piedi delle Prealpi Comasche. È caratterizzato da un paesaggio naturale ricco di sentieri e aree verdi, ideale per escursioni e attività all’aperto[2][4]. La comunità è composta da circa 4.237 abitanti e offre attrazioni storiche e culturali, come la chiesa di San Pietro e il Museo Etnografico[2][4].


[1] http://www.comune.albeseconcassano.co.it
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Albese_con_Cassano
[3] https://albese.ospedaliere.it
[4] https://www.viaggiareinbrianza.it/brianza-comasca/albese-con-cassano/che-cosa-fare-ad-albese-con-cassano-guida-per-turisti/
[5] https://www.in-lombardia.it/it/turismo-in-lombardia/como-turismo/albese-con-cassano

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Villa Peduzzi, a Olgiate Comasco, in provincia di Como

Villa Peduzzi si trova a Olgiate Comasco, in provincia di Como, ed è attualmente sede del distretto dell’Azienda Sanitaria Locale di Como. Questa villa ha una storia affascinante che si intreccia con il patrimonio culturale e architettonico della zona.

Storia di Villa Peduzzi

  • Origini: La villa fu costruita nel tardo neoclassico e successivamente ristrutturata negli anni ’20 in stile eclettico. Essa era originariamente di proprietà del senatore Gaetano Scalini.
  • Funzione attuale: Oggi, Villa Peduzzi ospita l’Azienda Sanitaria Locale, rendendola un importante punto di riferimento per i servizi sanitari nella regione.

Contesto Storico

Olgiate Comasco ha una ricca storia che risale all’epoca longobarda, con documenti che attestano la presenza di arimanni già nel IX secolo. Durante il periodo comunale, diverse famiglie nobili comasche, come i Lucini e i Volpi, possedevano terreni e costruirono residenze signorili nella zona. La villa è quindi parte di un contesto storico più ampio che include altre strutture significative come Villa Camilla e il campanile della chiesa parrocchiale[1].

La località ha avuto un ruolo strategico durante il Risorgimento italiano, contribuendo agli eventi storici che hanno segnato l’unità d’Italia. La sua posizione tra Como e Varese, vicino al confine svizzero, ha fatto di Olgiate un punto cruciale per le operazioni militari durante le guerre di indipendenza[1].

Villa Peduzzi non è solo un esempio di architettura storica, ma anche un simbolo della continuità dei servizi pubblici nella comunità locale.


[1] https://www.comune.olgiate-comasco.co.it/contenuti/266669/storia-olgiate-comasco

LUOGHI D'ITALIA

Villa Fogazzaro, nel borgo di Oria, nella Valsolda, sulle rive del Lago di Lugano

Villa Fogazzaro Roi si trova nel pittoresco borgo di Oria, nella Valsolda, sulle rive del Lago di Lugano. Questa villa è un’importante testimonianza della vita e dell’opera dello scrittore Antonio Fogazzaro, che qui trascorse lunghi periodi e trasse ispirazione per il suo romanzo più celebre, Piccolo mondo antico, pubblicato nel 1896[1][2].

Storia e Architettura

La villa è caratterizzata da un’atmosfera intima e borghese tipica dell’Ottocento. Gli interni sono arredati con oggetti e opere d’arte che evocano il periodo in cui Fogazzaro vi abitava. Il marchese Giuseppe Roi, pronipote dello scrittore, ha curato il restauro della villa negli anni ’50, mantenendo intatti gli ambienti e donando alla villa un aspetto che riflette la vita quotidiana dell’epoca[2].

Caratteristiche Principali

  • Giardino Pensile: Un giardino che offre una vista spettacolare sul lago e che è menzionato nel romanzo di Fogazzaro come simbolo della bellezza naturale del luogo.
  • Interni Storici: Gli spazi includono lo studio di Fogazzaro, la biblioteca e il salone, tutti arredati con mobili d’epoca e cimeli familiari.
  • Atmosfera Letteraria: La villa conserva l’atmosfera descritta nei romanzi di Fogazzaro, rendendola un luogo di grande fascino per gli amanti della letteratura[1][2].

Contesto Naturale

La Valsolda è nota per i suoi paesaggi mozzafiato e la ricca biodiversità. La zona è circondata da monti e offre numerosi sentieri per escursioni. La Riserva Naturale Valsolda, che si estende su 318 ettari, è un esempio della bellezza naturale che circonda la villa[1].

In sintesi, Villa Fogazzaro Roi non è solo un’importante dimora storica ma anche un luogo che celebra la letteratura italiana e la bellezza paesaggistica della Valsolda.


[1] https://mylakecomo.co/it/passeggiate/itinerario-villa-fogazzaro-valsolda/
[2] https://fondoambiente.it/luoghi/villa-fogazzaro-roi

LETTERATURA: romanzi, racconti, poesie · Milano

Storie, sogni, luoghi e suggestioni. MILANO riscoperta in dieci libri cult, articolo di Andrea Kerbaker in Corriere della Sera 13 agosto 2024

in : https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/24_agosto_13/milano-riscoperta-in-dieci-libri-cult-del-novecento-storie-sogni-luoghi-e-suggestioni-12763a65-40dd-415d-9ca6-e72163ba7xlk.shtml

Milano in dieci libri… facile, no: cominciando col Manzoni… Nossignori, troppo semplice. Certo, «I promessi sposi» è un inizio quasi imprescindibile; ma qui si vuole proporre un itinerario più contemporaneo: quindi lasciamo alle spalle l’intero Ottocento — Manzoni, ma anche gli Scapigliati, Rovani o De Marchi — e andiamo dritti al Novecento. La partenza è comunque col botto: niente meno che Ernest Hemingway, giovanissimo soldato ferito sul fronte, convalescente in città, perdutamente innamorato dell’infermiera che lo cura. È «Addio alle armi», mitico romanzo del 1929 (ma in italiano, per leggerlo, bisognerà aspettare la fine del fascismo) in cui Milano, ritratta soprattutto nelle luci della Galleria e nel verde dell’ippodromo di San Siro, è protagonista bella e nobile. E ancora oggi il libro, come tutto Hemingway, è più che godibile.

Ma, se al ventenne «Hem» innamorato ogni dettaglio cittadino pare entusiasmante, alcuni italiani del tempo sono ben più scettici. Basta prendere in mano «Milano sconosciuta» di Paolo Valera, militante socialista, inesausto descrittore dei quartieri meno illuminati e peggio frequentati. Un libro di grande fortuna per tutti gli anni primi del secolo, fino al 1922, quando il fascismo si opporrà alla sua ripubblicazione. Circolano invece liberamente due parodie della città già allora fiera del suo movimento (La folla operosa onde Milano trae l’incitamento perenne al lavoro e all’impeto…): «La Vita Intensa» e «La Vita Operosa», racconti dei primi anni Venti di Massimo Bontempelli, anima errante che all’epoca vive qualche anno anche qui. E ironico, in tutt’altra maniera, è il più classico narratore di quegli anni, Carlo Emilio Gadda, milanesissimo, che in città non ambienta un intero romanzo, come poi farà con Roma nel Pasticciaccio, ma pagine e pagine di racconti, da scegliere e centellinare, fermandosi sull’«Incendio di via Keplero», da integrare con la celeberrima ricetta del risotto giallo: più milanese di così….

 

 

Di più forse c’è solo «Ascolto il tuo cuore, città», gran libro di Alberto Savinio, edito in piena guerra, nel 1944: una passeggiata infinita tra memorie e presente, dove si racconta la trasformazione novecentesca della città «dotta e meditativa» fino al dramma dei bombardamenti, a cui sono dedicate alcune delle descrizioni più note e citate. Un libro che è anche un complemento dell’attività pittorica di Savinio, artista multiforme in perenne equilibrio tra sogno e realtà.

Passa la guerra: ricostruzione, boom, Milano che cresce e va, come ci riportano mille narrazioni entusiaste. Ma, di nuovo, l’elegia non si addice tanto al racconto letterario della città: il progresso lascia alle spalle scie di povertà, di contrasti, di dimenticati. Uno dei primi ad accorgersene è un ottimo scrittore, critico d’arte (e a lungo firma del Corriere), Giovanni Testori, che alla città, anzi ai suoi «segreti», dedica una pentalogia: cinque titoli che escono da Feltrinelli a cavallo del 1960, tra cui il romanzo «Il fabbricone», e i racconti del «Ponte della Ghisolfa», ambientati tra opifici e piccola delinquenza. È una Milano tutt’altro che sbarluscenta, anzi con le tinte grevi del neorealismo; non a caso da una storia Luchino Visconti trae uno dei suoi film più acclamati, «Rocco e i suoi fratelli».

Un altro film di culto, di tono diversissimo (protagonista è Ugo Tognazzi), ma non meno critico, giunge dall’altra più riuscita opposizione letteraria a quella crescita della città, «La vita agra», romanzo del 1962 di Luciano Bianciardi, in cui il protagonista vorrebbe far saltare in aria uno dei simboli di quegli anni, la Torre Galfa – Il torracchione, come dargli torto, anche solo da un punto di vista estetico…

Tutti all’opposizione, negativi? Ma no. Per esempio Alberto Vigevani dà un ritratto della città sempre suggestivo, anche se spesso racconta del periodo fra le due guerre, con fascismo trionfante e antisemitismo incipiente. Ma il tono non è mai critico, e l’esito forse migliore è quello di «Un certo Ramondès», 1966, molto apprezzato da Vittorio Sereni. 

E poi a fare il tifo c’è Dino Buzzati, bellunese, che qui si è sentito adottato e amato, e ricambia. La sua Milano ha mille facce, da quella inventata di «Poema a fumetti», precursore della graphic novel oggi tanto in voga, a quella vera ma surreale di «Paura alla Scala». Dovendo scegliere, ancora oggi le preferenze del pubblico vanno a «Un amore», storia di un trasporto cieco e disperato di un protagonista agé per una prostituta, sullo sfondo della Milano tra Brera e periferia.

Siamo nel secolo scorso, è giusto chiudere con un titolo uscito nel 2000 tondo tondo, «Nati due volte» di Giuseppe Pontiggia: commovente romanzo che racconta il suo rapporto con il figlio Andrea e la sua malattia. Prosa di ambientazione tutta milanese che ha vinto anche il molto romano Premio Strega. Davvero non è poco, credetemi.

Carla (1960), Gabriele (1959), Jessica (1996) M. · GENIUS LOCI · LUOGHI D'ITALIA

CI SIAMO INNAMORATI DI AQUILEIA E GRADO, nel blog Carlabazar.com

Biografie di persone · Milano · Teatri

Andrée Ruth Shammah e il Teatro FRANCO PARENTI di Milano

La storia artistica di Andrée Ruth Shammah nasce al Piccolo Teatro di Milano con Giorgio Strehler e Paolo Grassi, ma si concretizza con l’apertura del Salone Pier Lombardo, oggi Teatro Franco Parenti, fondato nel 1972