Scrive Tino Tajana a Paolo Ferrario
Carissimo Paolo,
volevo spiegare la mia posizione tecnica sul progetto Ticosa con calma; l’altra sera ero nervoso perché per trent’anni mi sono occupato di Ticosa e piangendo l’ho vista demolire con i fuochi d’artificio!.
Como ha lì la sua “necropoli”: lo straordinario cimitero monumentale.
Gli Etruschi costruivano i loro abitati e il tempio in cima al colle e le necropoli alla base di esso; vicino alle necropoli insediavano i luoghi di lavoro: le fucine del ferro, la produzione di vasellame, ma mai le abitazioni.
Veniamo al caso Ticosa.
L’area era la pertinenza agricolo-produttiva del borgo di San Rocco sino a fine ‘800 (cereali e ortaggi); poi la industria tessile ha iniziato a costruire un primo opificio e si è incrementata sino a occupare l’intera area da San Rocco a San Rocchetto. Quindi la produzione agricola si è convertita nella produzione tessile senza la presenza di alcuna abitazione.
L’idea di Officina di farci un luogo di alta innovazione tecnologica e di creatività è ottima, perché questa è l’unica ipotesi di produzione proponibile oggi per far fronte alla disoccupazione giovanile.
L’errore sta nel volervi costruire le residenze con l’obiettivo dell’housing sociale, che può essere giustamente applicato in tutte le parti di una città articolata come Como.
Nessuno dei dieci urbanisti europei , che ho conosciuto in decenni, ha ritenuto l’area idonea alla residenza perché male esposta e perché la residenza è “antipolare” e chiuderebbe (per difesa) la permeabilità del comparto; peraltro contribuirebbe alla eccessiva cementificazione di un’area che deve riavere una consistente dotazione di verde.
Ho lavorato in questi anni presso ComoNext a Lomazzo, dove sono stati realizzati nel complesso ex-Somaini molti alloggi che sono quasi tutti vuoti, ma i pochi abitati non lo sono da parte dai creativi che lavorano in ComoNext.
L’idea di far abitare il “people” vicino ai posti di lavoro è del capitalismo ottocentesco e l’interpretazione illuminata che ne ha dato nel ‘900 Adriano Olivetti è anch’essa fallita (vedasi Ivrea).
Nessun creativo vorrà abitare in Ticosa (area non attraente) ma preferirà, come hai fatto tu, abitare in città murata o in riva al lago.
Ne deriva che la proposta lodevole di Officina si basa su presupposti produttivo/innovativi validi, ma su prospettive residenziali non corrette.
Molto meglio le riconversioni abitative ipotizzate da te e da Garganigo! (riferimento a: https://tinyurl.com/y5bj8zs8)
Teniamo conto inoltre che a Como vi è una infinità di vani residenziali vuoti e che si potrebbe intervenire proprio lì con l’housing sociale.
Ritengo inoltre che in questa città, divisa tra Guelfi e Ghibellini in continua guerra, la Ticosa potrà avere una soluzione fattibile solo nella ricerca della “solidarietà comunale” come è avvenuto a livello nazionale nello stendere la Costituzione e a livello locale nelle amministrazioni delle vicine città pedemontane.
Scusami della foga dell’altra sera, ma ho molto sofferto quando ho visto demolire la Ticosa e l’appena restaurato edificio a shed dove, anche con il mio appassionato lavoro, era stata realizzato lo spazio mostre più interessante e richiesto della Provincia!
Con stima e affetto. TINO TAJANA
Risponde Paolo Ferrario a Tino Tajana
L’ha ribloggato su MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI.
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