GENIUS LOCI · ponti · Venezia

Daniele Resini, Venezia. I ponti, Vianello Libri

Il libro – Questo volume, realizzato in quasi due anni di lavoro, raccoglie 530 fotografie che “raccontano” 354 ponti, di cui 335 pubblici che, tolti i manufatti in perenne manutenzione o di secondaria importanza, sono praticamente tutti quelli visibili e percorribili, e 19 privati, particolarmente significativi. Questo lungo e articolato percorso pedonale lungo la città d’acqua, è corredato di citazioni discrete che formano quasi un itinerario parallelo: immagini di monumenti e sculture erratiche che stanno vicino ai ponti e ne connotano spesso l’intorno architettonico. Il testo parla di storie, di costruzioni e rifacimenti e dell’origine dei toponimi, molte volte legata alla funzione dei ponti, o a quanto accadeva nei luoghi che li circondavano. Ecco, allora, i riferimenti, rigorosamente dialettali, a una moltitudine di remeri, pistori, tentori, forneri, scorzeri e molte altre fi gure di anonimi artigiani che, con la loro lunga e operosa presenza, hanno caratterizzato luoghi della città e i ponti limitrofi , o anche solo semplici citazioni di collocazioni urbane – drio de la Chiesa -, o connotati architettonici: storto, rosso, longo, piccolo.
L’autore – Daniele Resini, fotografo professionista dal 1982, vive e lavora a VeneziaLa sua attività si è rivolta a diversi settori della produzione fotografica, dal reportage, all’industria e all’architettura, alternando la fotografia “in campo” allo studio e alla catalogazione dei grandi archivi fotografici, soprattutto veneziani, sui quali ha realizzato numerose mostre e volumi, fra cui: L’arte dei maestri vetrai di Murano (1983), Cent’anni a Venezia (1992), Cinquant’anni di impresa (1995), Venezia, la liberazione (1995), Venezia Novecento, la Reale Fotografia Giacomelli (1998), Venezia e il suo porto (1999), Venezia Ottocento, Tomaso Filippi fotografo (2001) , Porto Marghera, il Novecento industriale a Venezia (2004), Ance Venezia 1945/2005 (2005), Un aeroporto per Venezia (2008), Mestre l’anima nascosta (2008).
Ha collaborato, con reportage su commissione o invio di servizi e immagini in Italia e all’estero, con agenzie e riviste locali e nazionali, fra cui L’illustrazione Italiana Marco Polo. Ha pubblicato immagini su volumi italiani e stranieri per numerosi Editori e svolto campagne di documentazione per enti, istituzioni e case editrici. In quest’ultimo settore ha collaborato, con lavori specifici, a numerosi volumi fra cui: Porto Marghera, le immagini e la storia (1985), Veneto Portrait (1987), Laguna di Venezia (1994), Venezia Romanica (2003), Regate e regatanti (2005), , I luoghi della musica a Venezia (2006), Venezia manutenzione urbana (2007), Il nuovo ospedale di Mestre (2008), Con l’oro e il legno (2009).
Da molti anni, inoltre, si occupa di rugby. Su questo sport ha realizzato i volumi: Un anno di rugby (1996), Il tempo del rugby (2001), Un rugby da record (2004) Fratelli per forza (2005) e Sei Nazioni (2008). Attualmente è photoeditor di Allrugby la più importante rivista italiana del settore. Ha inoltre pubblicato con la Vianellolibri: Campanili di Venezia (2002)Il Canal Grande (2004), Sulle porte di Venezia (2006)


 

GENIUS LOCI · Venezia

Silvia Camporesi, La terza Venezia, edizioni Trolley

SPAZIOEVENTI della Libreria Toletta
presso la “Scoleta dei calegheri” a San Tomà

Giovedì 10 novembre – ore 17.30
Silvia Camporesi, La terza Venezia, edizioni Trolley
Inauguriamo un ciclo di presentazioni presso la Scoleta dei Calegheri – in collaborazione con la Municipalità di Venezia – partendo da un’immagine della città vista dall’esterno. Silvia Camporesi è un’artista che, da una breve residenza in città, ha tratto l’ispirazione per questo libro: un diario onirico, composto da suggestive vedute di Venezia e da brevi testi poetici.
A confrontarsi sull’immagine della città ci saranno, oltre all’autrice e al sottoscritto, Alessandro Martoni, storico dell’arte e Manfredo Manfroi, presidente del Circolo fotografico La Gondola
Ingresso libero fino ad esaurimento posti disponibili
Giovanni Pelizzato

Libreria Toletta
spazioeventi@libreriatoletta.it
041 24 15 372
Si ringrazia per la collaborazione il Gruppo di lavoro della Biblioteca di San Tomà
Il libro – La serie di immagini, nata dopo una ricerca su storie reali e leggendarie ambientate in laguna, esplora i luoghi attraverso il filtro dell’immaginazione e del sogno. Le immagini sono divise in quattro serie tematiche: “Nautofoni” che offre immagini della città immerse nella nebbia; “Souvenirs” invece rappresenta tipici oggetti-ricordo veneziani ambientati in giro per la città; “Fantasmi”ispirato a leggende e storie surreali che hanno per soggetto Venezia; e infine “Quando comincia l’acqua”, storie di allagamenti, reali e immaginati, di palazzi e chiese.

L’autrice – “Silvia Camporesi ha evitato sia la riconoscibilità consunta della vecchia ‘regina del mare’, sia la fotografia artisticamente algida, architettonica, oggettivamente documentativa del pur straordinario repertorio di pietre ed edifici storici a pelo d’acqua più affascinante del mondo. La ‘terza Venezia’, così denominata dall’artista stessa, invece, è quella che evitando le due appena descritte, si rivela come invenzione dell’estro e dell’immaginario, perciò inedita.” (dalla postfazione di Bruno Corà)

GENIUS LOCI · Venezia

Venezia vista da Italo Calvino

Da: Italo Calvino, Le città invisibili, Einaudi, Torino 1972. Inviato dal Gran Kan, Marco Polo ha visitato e raccontato al Sovrano infinite città. Ma ecco che il Kan gli chiede:


 

-Ti è mai accaduto di vedere una città che assomigli a questa? – chiedeva Kublai a Marco Polo sporgendo la mano inanellata fuori dal baldacchino di seta del bucintoro imperiale, a indicare i ponti che s’incurvano sui canali, i palazzi principeschi le cui soglie di marmo s’immergono nell’acqua, l’andirivieni di battell leggeri che volteggiano a zigzag spinti da lunghi remi, le chiatte che scaricano ceste di ortaggi sulle piazze, dei mercati, i balconi, le altane, le cupole, i campanili, i giardini delle isole che verdeggiano nel grigio della laguna.

L’imperatore, accompagnato dal suo dignitario forestiero, visitava Quinsai, antica capitale di spodestate dinastie, ultima perla incastonata nella corona de Gran Kan.

– No, sire, – rispose Marco, – mai avrei immaginato che potesse esistere una città simile a questa. L’imperatore cercò di scrutarlo negli occhi. Lo straniero abbassò lo sguardo. Kublai restò silenzioso per tutto il giorno.

Dopo il tramonto, sulle terrazze della reggia, Marco Polo esponeva al sovrano le risultanze delle su, ambascerie. D’abitudine il Gran Kan terminava le sue sere assaporando a occhi socchiusi questi racconti finché il suo primo sbadiglio non dava il segnale al corteo dei paggi d’accendere le fiaccole per guidare il sovrano al Padiglione dell’Augusto Sonno. Ma stavolta,

Kublai non sembrava disposto a cedere alla stanchez­za. – Dimmi ancora un’altra città, – insisteva.

– … Di là l’uomo si parte e cavalca tre giornate tra greco e levante… – riprendeva a dire Marco, e a enu­merare nomi e costumi e commerci d’un gran numero di terre. Il suo repertorio poteva dirsi inesauribile, ma ora toccò a lui d’arrendersi. Era l’alba quando disse: -Sire, ormai ti ho parlato di tutte le città che conosco. – Ne resta una di cui non parli mai.

Marco Polo chinò il capo. – Venezia, – disse il Kan.

Marco sorrise. – E di che altro credevi che ti parlassi?

L’imperatore non batté ciglio. – Eppure non ti ho mai sentito fare il suo nome.

E Polo: – Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia.

– Quando ti chiedo d’altre città, voglio sentirti dire di quelle. E di Venezia, quando ti chiedo di Venezia. – Per distinguere le qualità delle altre, devo partire da una prima città che resta implicita. Per me è Venezia.

– Dovresti allora cominciare ogni racconto dei tuoi viaggi dalla partenza, descrivendo Venezia così com’è, tutta quanta, senza omettere nulla di ciò che ri­cordi di lei.

L’acqua del lago era appena increspata; il riflesso di rame dell’antica reggia dei Sung si frantumava in riverberi scintillanti come foglie che galleggiano.

– Le immagini della memoria, una volta fissate con le parole, si cancellano, – disse Polo. – Forse Venezia ho paura di perderla tutta in una volta, se ne parlo. O forse, parlando d’altre città, l’ho già perduta a poco a poco.