Alberi · Alberi e Arbusti da frutto · Legna e Cenere · ORTO: lavori, cure, manutenzione

benefici della CENERE sugli alberi

Concimare con la cenere: ecco quali piante lo adorano

I benefici della cenere sugli alberi sono molteplici grazie alla presenza di nutrienti essenziali e alle sue proprietà chimiche. Ecco i principali vantaggi:

  • Fornitura di nutrienti essenziali: La cenere di legna contiene potassio, calcio, fosforo, magnesio e altri microelementi utili come rame, zinco e fluoro, fondamentali per la crescita, la fioritura e la fruttificazione degli alberi1235.
  • Miglioramento della fertilità del terreno: La cenere è un ottimo fertilizzante naturale che contribuisce ad arricchire il terreno senza l’uso di concimi chimici12.
  • Correzione del pH del suolo: Essendo alcalina, la cenere può aiutare a ridurre l’acidità del terreno, portandolo verso valori di pH più adatti alla maggior parte delle piante, inclusi molti alberi da frutto, migliorando l’assorbimento dei nutrienti1258.
  • Stimolo allo sviluppo radicale: I nutrienti presenti favoriscono lo sviluppo sano e robusto delle radici degli alberi, essenziali per una buona crescita5.
  • Azione protettiva contro malattie e parassiti: La cenere può agire come un deterrente naturale contro lumache, limacce, insetti e alcune malattie fungine, grazie alle sue proprietà alcaline e ai sali minerali che rafforzano le piante123.
  • Uso nel compost e letame: Miscelata al compost o al letame, velocizza la decomposizione e migliora la qualità del concime naturale che verrà somministrato alle piante, inclusi gli alberi1.

Indicazioni di utilizzo importanti:

  • Evitare dosi eccessive per non aumentare troppo il pH, rendendo il suolo inadatto alle piante.
  • Non utilizzare cenere derivante da legno trattato o verniciato per evitare contaminazioni chimiche.
  • Applicare la cenere distribuendola uniformemente e, se possibile, interrarla leggermente nel terreno.

In sintesi, la cenere di legna è un fertilizzante naturale ricco di nutrienti come potassio, calcio e fosforo, utile per migliorare la crescita, la salute e la resistenza degli alberi, oltre a correggere il pH del terreno e proteggere le piante da parassiti e malattie1235.

  1. https://www.valfrutta.it/it/magazine/cenere-di-legna-concime-orto
  2. https://www.simegarden.com/blogs/notizie/la-cenere-fa-bene-alle-piante-riciclo-sostenibile-per-il-tuo-giardino
  3. https://www.agrimag.it/la-cenere-fa-bene-alle-piante-guida-completa/
  4. https://www.youtube.com/watch?v=bEQimo4RUcY
  5. https://www.codiferro.it/si-puo-utilizzare-la-cenere-fertilizzante-qualche-consiglio/
  6. https://agronotizie.imagelinenetwork.com/fertilizzazione/2019/07/22/cenere-di-legna-otto-consigli-per-l-utilizzo-come-fertilizzante/63769
  7. https://www.youtube.com/watch?v=BkyfsEN41Uo
  8. https://www.boscodiogigia.it/orto/cenere-orto-come-usarla
  9. https://www.instagram.com/reel/DFS7w5Jug1z/
  10. https://www.ortodacoltivare.it/guide/la-cenere-come-concime/
Gatti · Legna e Cenere · Severino Emanuele · Simona Koloni...

il gatto di Simona R. riflette su LA LEGNA E LA CENERE, 18/2/20

Legna e Cenere · Severino Emanuele

la LEGNA e la CENERE: l’apparire dell’ “esser sè” di EMANUELE SEVERINO nella tavernetta con il camino acceso a Coatesa sul Lario

LEGNA E CENERE: l’apparire dell’esser sè di Emanuele Severino nella tavernetta con il camino acceso a Coatesa sul Lario.



disegno di Nanà Dalla Porta in:

GALIMBERTI UMBERTO, MERLINI IRENE, PETRUCCELLI MARIA LUISA, PERCHÉ? 100

a: da classificare · Legna e Cenere · Luna

La gatta Luna nella tavernetta della “legna e la cenere”

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Cerchio dell'Apparire · Legna e Cenere

Emanuele Severino su alcuni concetti per i quali ha elaborato l’immagine della LEGNA E LA CENERE, 1972, 1983, 1989, 1995, 1999, 2001. Scheda di studio a cura di Paolo Ferrario, 29 luglio 2014 , da ANTOLOGIA DEL TEMPO CHE RESTA

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Emanuele Severino su alcuni concetti per i quali ha elaborato l’immagine della LEGNA E LA CENERE, 1972, 1983, 1989, 1995, 1999, 2001. Scheda di studio a cura di Paolo Ferrario, 29 luglio 2014 « ANTOLOGIA DEL TEMPO CHE RESTA.

disegno di Nanà Dalla Porta in:

GALIMBERTI UMBERTO, MERLINI IRENE, PETRUCCELLI MARIA LUISA, PERCHÉ? 100 STORIE DI FILOSOFI PER RAGAZZI CURIOSI, FELTRINELLI, 2019. INDICE DEL LIBRO

Legna e Cenere

il senso del fuoco che mi unisce a Simona Klonistuga

fuoco koloni fuoco coloni

Legna e Cenere · Severino Emanuele · tavernetta

la LEGNA e la CENERE: l’apparire dell’ “esser sè” di Emanuele Severino nella tavernetta con il camino acceso

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Tracce  da: Emanuele Severino, La strada, Rizzoli/Bur, 1983 (pagine 99-103):

”  Ormai si ritiene che tutte le cose siano mortali e che di tutte possa quindi apparire il loro annientarsi (e uscire dal niente).

Ma non siamo forse tutti convinti, anche senza fare appello alle varie forme della cultura e basandoci semplicemente sulla nostra esperienza, che l’annientarsi delle cose è quanto di più visibile esiste tra i visibili?

e che l’angoscia e il dramma della vita hanno proprio qui la loro radice, nel constatare ogni giorno e ogni momento che noi e tutto ciò che appartiene al nostro mondo ce ne andiamo nel niente?
La legna sta bruciando. Dapprima se ne distinguono i contorni nella luce del fuoco. Poi le forme scure del legno si fanno sempre più incandescenti, la fiamma si riduce e i tizzoni diventano braci. Queste, infine, impallidiscono e diventano cenere.
L’incenerirsi di un corpo è la forma più radicale di ciò che per i mortali è l’annientamento della morte. Qui, in breve tempo e sotto lo sguardo di tutti, il corpo che brucia perde ogni sua qualità. Di esso rimane soltanto la cenere; tutto il resto è diventato niente.

La cenere (col calore, il fumo) è appunto la nuova forma in cui esiste l’energia contenuta nel corpo inceneritosi; ma la forma che lo costituiva e per la quale esso era, ad esempio, legna, e non un animale, questa forma, anche per la scienza, con l’incenerirsi del corpo diventa niente.
Così, dunque, parlano i mortali, descrivendo il fenomeno della morte, quale si presenta nell’incenerirsi di un corpo.
Ma – nonostante sembri quella del buon senso – è la voce della follia.
Quando si dice che qualcosa è divenuto niente, si intende forse affermare che esso, pur essendo diventato niente, continui tuttavia ad apparire? Ad esempio, che l’esser legna della legna trasformatasi in cenere sia diventato niente e che esso continui ciò nonostante ad apparire (cioè ad essere visibile, constatabile, così come lo era prima di diventar niente)?
Daccapo: forse che una cosa può diventar niente e tuttavia continuare a manifestarsi nel suo essere quella cosa che essa era?
“No” risponderanno tutti: ciò che si annienta scompare nella misura in cui si annienta. In questa misura, esso esce dal novero delle cose che appaiono.
(A mezza voce, alcuni riconosceranno anche questo: che nella memoria rimane sí la traccia della legna – che in questo senso continua ad apparire anche quando è diventata cenere –, ma questa traccia, proprio perché rimane, non è la legna che è diventata un niente. La legna è morta, la sua traccia è viva. Non ci può essere memoria dei morti, cioè degli annientati) Ma se il processo dell’annientarsi è inseparabilmente legato a quello dello scomparire – se cioè una cosa, annientandosi, esce, insieme, dal cerchio dell’apparire (ossia dal luogo luminoso in cui stanno tutte le cose che appaiono) – allora, per sapere che sorte è toccata a ciò che è uscito da quel cerchio, potremo forse rivolgerci alle cose che a tale cerchio appartengono? l’apparire di queste cose potrà forse informarci di ciò che è accaduto a quelle altre che non stanno più in loro compagnia?
Una analogia ci consente di chiarire il senso di questa domanda.
Quando il sole tramonta, esce dalla volta del cielo e scompare allo sguardo. Che ne è di esso? che sorte gli tocca quando, sprofondando nel mare o nella terra o dietro i monti, non è più visibile?
Queste domande ci lasciano oggi del tutto indifferenti, anche perché la teoria copernicana assicura che il moto del sole è apparente e che quindi il sole continua a esistere anche quando non è visibile.
Ma se volessimo rispondere a quella domanda unicamente sulla base di ciò che appare nella volta del cielo quando essa è stata abbandonata dal sole, che potremmo dire della sorte del sole resosi invisibile? Che potrebbe dirci, che potrebbe attestare l’apparire della notte, della luna, delle stelle e dei loro moti, intorno a ciò che è accaduto dell’astro che non abita più con loro la volta del cielo?
Nulla!
Abbandonata dal sole, la volta del cielo tace della sorte di esso, non attesta alcunché intorno a esso.
In senso rigoroso e al di fuori di ogni metafora, le pallide luci del crepuscolo sono la cenere del tramonto del sole.
Come il crepuscolo e gli astri notturni del cielo non mostrano quale sorte sia toccata al sole che li ha abbandonati, così la cenere e tutto ciò che appartiene al luogo in cui è avvenuto l’incenerirsi della legna tacciono e non attestano alcunché intorno alla sorte della legna che, se si è annientata, è dovuta anche scomparire, ha dovuto cioè abbandonare la volta dell’apparire abitata da tutte le cose che appaiono.
E come per conoscere la sorte del sole dopo il tramonto occorrono delle teorie, che interpretino ciò che appare e gli attribuiscano quindi proprietà che non appaiono, così per conoscere la sorte della legna, che incenerendosi è uscita dall’apparire, occorrono delle teorie, che interpretino il fenomeno dell’incenerirsi e dello scomparire e lo inseriscano in categorie che aggiungono, a ciò che appare, un senso che non è attinto da ciò che appare.
Di queste teorie è supremamente dominante, presso i mortali, quella che afferma che, incenerendosi, la legna è diventata niente.
Si tratta di una teoria, e non della descrizione di un fenomeno, perché se la legna, annientandosi, esce dall’apparire – se, diventata niente, essa non appare nemmeno più –, allora, che essa sia diventata niente non è qualcosa che possa essere attestato dall’apparire da cui la legna, incenerendosi, è uscita.
Non è il fenomeno dell’incenerirsi, non è l’apparire delle cose ad attestare che cosa abbia avuto in sorte la legna scomparendo: è la teoria suprema dei mortali che, interpretando l’incenerirsi della legna, afferma che essa è diventata niente, le dà in sorte il niente.
È questa suprema teoria a intendere il fenomeno della morte come annientamento. Ed è ancora essa a non riconoscersi come teoria e a presentare il proprio contenuto come qualcosa che appare, cioè come osservabile, constatabile, manifesto, cioè come fenomeno.
La legna sta bruciando. Dapprima appaiono i suoi contorni nella luce del fuoco; poi essi scompaiono e appare l’incandescenza delle braci; a sua volta, poi, questa incandescenza scompare e appare la cenere.
La legna spenta, la legna accesa, le braci, la cenere e il vento che la disperde si sono avvicendati nel cerchio luminoso dell’apparire. Al subentrare di ognuno di questi eventi, il precedente esce dall’apparire. Il cerchio dell’apparire non attesta che la legna si trasforma in cenere: appunto perché non attesta che la legna si annienta come legna. Per “trasformarsi”, o “diventare” cenere è infatti necessario che la legna si annienti come legna. Ma se l’annientamento della legna non appare, non può apparire nemmeno il suo “diventare” cenere.
All’interno di quel cerchio, la cenere non è la sorte toccata alla legna; essa non grida, ma tace la sorte della legna. In quel cerchio, la legna non diventa cenere, così come gli uomini non diventano polvere: la cenere è il successore della legna; la polvere dell’uomo. Ma l’annientamento di ciò che muore non appare.

Al di fuori della follia essenziale, di tutte le cose è necessario dire che è impossibile che non siano, cioè è necessario affermare che tutte – dalle più umili e umbratili alle più nobili e grandi – tutte sono eterne. Tutte, e non solo un dio, privilegiato rispetto a esse.

Non solo la legna fiammeggiante, le braci, la cenere, il vento che la disperde sono eterni astri dell’essere che si succedono nel cerchio dell’apparire, ma anche tutte le fasi dell’albero che, “nella valle ove fresca era la fonte / ed il giovane verde dei cespugli / giocava al fianco delle calme rocce / e l’etere tra i rami traluceva / e quando intorno i fiori traboccavano” (Hölderlin), hanno preceduto la legna tagliata per il fuoco.
Quando gli astri dell’essere escono dal cerchio dell’apparire, il destino della verità li ha già raggiunti e impedisce loro di diventare niente.
Appunto per questo essi – tutti – possono ritornare.

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