Domitilla Colombo e Miriana Ronchetti
Voce del padre, Alessandro Quasimodo
Voce dottoressa, Anna Scialoja
Allestimento scenico Pietro Introzzi
Drammaturgia e Regia, Miri Ronchetti
Grafica e immagine, Laura Catelli
“Lo fa apposta, non darle retta, è sempre stata un’eccentrica”, sono le parole del padre che trasmetterà alla figlia, dall’altro capo del telefono. Una figlia interpretata dall’ attrice Domitilla Colombo che tenta, nella più totale solitudine, di ascoltare i suggerimenti paterni e correggere quella bizzarra madre che strappa in minuscoli pezzi i giornali, indossa la sottoveste sopra la gonna, chiede un catino… chissà perché. I risultati non sono quelli attesi. Nella rinuncia al progetto matrimoniale per non abbandonare a se stessa l’anziana donna, la figlia si accorge che le parole smarrite non vanno respinte, ma accolte e amate insieme a quegli sguardi, baci, carezze che lei per prima dalla madre ha ricevuto e che ora è giunto il tempo di restituire.
Non è contrastando la volontà del malato che se ne può migliorare l’esistenza, ma è esattamente l’opposto che creerà una nuova relazione tra le due donne. Certo un po’ stramba, come quelle farfalle indicate dalla donna che però non si riescono a vedere. Ma perché ostinarsi a credere che non esistano? Il male non ha mai l’ultima parola, se lo sguardo va oltre ciò che appare.
Per la donna malata, sognatrice smemorata ma madre attenta e premurosa, l’orologio si è fermato a quel tempo in cui, per soddisfare i desideri della sua bambina, un catino pieno d’acqua diventa il mare in cui pescare. E anche adesso, quando il tempo non ha più importanza, quel gioco può ritornare a essere un dono prezioso, perché l’amore non svanisce mai e, nel buio che avanza, madre e figlia lo possono illuminare gettando nell’acqua canne luminose e cullando i loro sogni in un abbraccio senza fine.













