Gianfranco Gentile detto Tato, e Luigi Piotti · Poesie

LA FANTASIA, poesia di Gianfranco Gentile, detto “Tato”. Inviata il 21 maggio 2020: grazie !!!

LA FANTASIA26.5.81

Stavo fermo sulla riva del lago

e di tanto in tanto il paesaggio ammiravo.

Ad un tratto mi accorsi che…

alcune persone guardavano me.

Lì per lì a ciò non diedi peso,

pensavo fosse solo un malinteso.

Continuai a fissare le onde increspate

e vidi riflettervi quelle persone a me attorniate.

Mi volsi di scatto guardandole in faccia,

mi accorsi che a tutte mancavan le braccia.

Pensai tra me che, povera gente,

facessero parte di un gruppo demente.

Quando uno di loro, il più grasso,

mi scagliò in fronte un sasso.

Rimasi allibito e senza parole,

non per il male, ma per lo stupore.

E subito dopo quel ciccione

mi disse: “Sei tu demente, mascalzone”.

Non sai che noi siamo il tuo pensiero

e quel che tu vedi non è affatto vero”.

Noi siamo fatti di tutto e di niente

e quel che tu vedi è aria o è gente”?

E’ quindi solo la tua fantasia

che ti vuol far credere che il falso, vero sia”.

Non ti azzardare un’altra volta

a sognare con la tua mente distorta”.

Perché vedi cosa succede,

sei poi tu a pagarne le spese”.

Or ce ne andiamo, ti lasciamo contenti

di averti tolto dagli occhi cose fatiscenti”.

Ciao, andiamo via,

torniamo dalla nostra regina, la Fantasia”!

Gianfranco Gentile detto Tato, e Luigi Piotti · Poesie

IL RITORNO, poesia di Gianfranco Gentile, detto “Tato”. Inviata il 21 maggio 2020. grazie !!!

IL RITORNO

Quando l’invernale nebbia calerà sulle brulle rive nascoste da inerpicanti sponde e l’acqua rallenterà il suo tortuoso corso per scorrere placida alla foce dell’immenso mare, allora la quiete tutto sovrasterà e le ormai prive fronde si placheranno in statico essere.

Sarà allora che anche la mia anima ritroverà il beato atavico riposo e nulla più scorrerà nelle mie vene.

Così è scritto nel libro della vita; tutto ritorna come fu, ed allora anch’io sarò tornato.

Sett. 2006

Gianfranco Gentile detto Tato, e Luigi Piotti

IL SUGGELLO, poesia di Gianfranco Gentile, detto “Tato”. Inviata il 21 maggio 2020. grazie !!!

IL SUGGELLO

Sei arrivata come soffio d’aria limpida e pura

e m’hai preso dentro,

per questo non sarà solo un’avventura,

hai cancellato ogni mio tormento.

Son fortunato poterti amare,

averti accanto è il regalo più bello;

tu doni gioia e al tuo solo arrivare

dipingi tutto di un rosa pastello.

Troppo veloce se ti ho accanto scorre la vita;

se non ci sei, il bramar di vederti è cosa infinita.

Un desiderio mai appagato

è tenerti stretta sul mio cuore

e mai e poi mai sarò pentito

di dire al mondo del nostro amore.

Ti amo tanto e te lo scrivo

per suggellar la verità

e se a volte sembro schivo

stringimi forte e mi passerà.

Gianfranco Gentile detto Tato, e Luigi Piotti · Poesie

IL COLORE DEI BIMBI, poesia di Gianfranco Gentile, detto “Tato”. Inviata il 21 maggio 2020: Grazie !!!

IL COLORE DEI BIMBI

Quando un bimbo nasce

si vuole far sentire,

ma col passar degli anni

gli adulti lo fan zittire.

Un bimbo, finché è tale,

con tutti vuol giocare

e non guarda se la pelle

ha il colore delle stelle

oppure è tanto scura.

A lui non fa paura.

Quando un bimbo nasce

si vuole far sentire,

vorrebbe dire al mondo

che tutti siam fratelli,

i neri, i bianchi, i rossi, i gialli,

i ricchi e i poverelli.

Un bimbo, finché è tale,

con tutti vuol giocare,

ma sono poi gli adulti

coi loro pensieri contorti

che lo fanno cambiare

insegnandogli, a volte, il male.

Lasciate che i bimbi

si stringano la mano,

lasciateli anche giocare

con quelli di un paese da lontano.

Sarebbe così bello se un miscelatore

potesse mischiare il colore delle pelli,

avremmo in tutto il mondo un sol colore,

bello da far invidia agli acquerelli.

La purezza di un bimbo

è grande come il mare

e il bene che ha in sé

può sconfiggere ogni male.

Gianfranco Gentile detto Tato, e Luigi Piotti · Poesie

GUARDA QUEL VECCHIO, poesia di Gianfranco Gentile, detto “Tato”. Inviata il 21 maggio 2020: grazie !!!

GUARDA QUEL VECCHIO

E’ brutto veder passare un vecchio curvo sul suo bastone,

contargli le rughe che gli solcano il viso,

cercar di scoprirgli un tenue sorriso,

poi mettersi a confronto e fare un paragone.

Lui stanco, triste e ormai rassegnato

e pensa alle cose che da tempo ha lasciato,

tu forte, allegro e pieno di vita

e guardi al futuro con gioia infinita.

Ma poi pensi a lui che se ne deve andare,

allora ti rassegni, sai che è una ruota,

ti rattristi e pensi che la vita è vuota.

E’ vuota se pensi che anche tu dovrai andare,

è vuota perché sai quel che devi lasciare.

Guarda quel vecchio e continua a pensare!

Brunate · Gianfranco Gentile detto Tato, e Luigi Piotti · LAGO DI COMO-LARIO: Luoghi

I MONTI, poesia di Gianfranco Gentile, detto “Tato”, inviata il 21 maggio 2020 (Grazie !!!)

I MONTI

Si guardavano ormai da millenni

senza che nessuno facesse dei cenni

poi, nella luce di un chiaro mattino

si vollero unire , Brunate e Bisbino.

Fece loro da testimone un caro amico, il Bollettone

e sacerdote, forse per il suo nome,

fu il Monte San Primo che in quell’occasione

fece un sermone veramente divino.

Brunate era di bianco vestita

con un grande manto di pizzo di neve,

Bisbino portava un vestito marrone,

il suo sarto fu il fuoco di un mascalzone.

Gli invitati non furono molti

però da lontano guardavano in tanti

e incuriositi da quell’unione

c’erano Appennini, Alpi e Prealpi.

Ad un tratto giunse una voce:

Viva la sposa, viva la sposa”

e tutti applaudirono

all’esclamazione del Monte Rosa.

Passaron poi tanti e tanti lustri

tra vita tranquilla, ma anche trambusti,

decisero allora di non star più soli

e fecero un figlio che nacque tra i fiori.

Montorfano vollero così chiamarlo

in ricordo di un caro zio lontano

scomparso purtroppo, diciamo per mano,

di un terremoto antivesuviano.

Montorfano era un bel monticello

affettuoso, garbato, un figlio modello

e per premiarlo gli fu regalato

un bel laghetto da tutti invidiato.

Era un laghetto puro e lucente,

nelle sue acque, molta gente,

andava a bagnarsi nei giorni assolati

per poi sdraiarsi sui verdi prati.

Però, come tutte le cose buone,

dell’acqua pura restò solo il nome

e dopo tanti e tanti anni

anche il laghetto soffrì di malanni.

Nacquero uomini a dismisura;

crebbero case, fabbriche e cemento

che insediandosi in quella pianura

inquinarono acqua, aria e firmamento.

Morirono così Brunate e Bisbino

lasciando in vista il loro scheletro appassito,

così fu segnato il loro destino,

ma non era quello che Dio avrebbe voluto.

Finisce qui la storia di due monticelli

che per mano dell’uomo cessaron d’esser belli

e che lasciarono un caro figlioletto

che ancora combatte per avere rispetto.

Si chiama Montorfano e questo nome s’addice

a un monte senza genitori, a un monte infelice,

facciamo ora in modo che questo piccino

non debba seguire un turpe destino!

Gianfranco Gentile detto Tato, e Luigi Piotti

AMORE LUNARE di Gian Franco Gentile del ’48 detto Tato, Ottobre 1980

 

Una notte, svegliandomi per un dolore,

mi accorsi che la Luna cambiava colore.

Aprii bene gli occhi per meglio vedere

quello spettacolo di mille chimere.

Vidi il Sole che intorno girava

alla Luna e la corteggiava

mentre lei, rossa in viso,

da un cratere gli mandò un sorriso.

E mentre la Terra, un poco scocciata,

faceva la faccia dell’abbandonata,

c’era la stella dell’Orsa Maggiore

che pettegolava con le altre signore.

Dicevano tutte: “Hai visto quel pallone gonfiato

che dopo tant’anni ora s’è stancato

di corteggiare la Terra amata

senza raggiungere mai la sua meta”?

“Però non sta bene che quella mondana

rubi tepore alla sua amica vicina,

certo anche lui non dovrebbe lasciare

la sua bella Terra per andarla a scaldare”.

“Ma cosa volete amiche mie care

cambiano i tempi e cambia anche il Sole

e se staremo ancora a guardare

vedremo la Luna  con tutta la prole” !

Ottobre 1980

(Gianfranco è l’amico ritrovato: l’ho conosciuto a 13 anni, agli inizi degli anni ’60)

Gianfranco Gentile detto Tato, e Luigi Piotti · Ponte della Civera

LUIGI PIOTTI, pittore. Il Ponte della Civera a Coatesa sul Lario, nel comune di Nesso, 27 settembre 2014

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ARTE · Gianfranco Gentile detto Tato, e Luigi Piotti · PERSONE e DESTINI

Luigi Piotti dal 1992 si dedica definitivamente alla pittura del suo lago

Luigi Piotti è nato a Como nel febbraio del 1949 sul lago omonimo dove vive e lavora.

Ha frequentato l’Istituto Europeo di Design a Milano dove si è diplomato in Art Direction.

E’ passato dai più svariati mestieri artistici alle più distinte professioni quali il design tessile e la grafica pubblicitaria non disdegnando l’insegnamento in un Istituto d’arte della sua città.

Nel 1992 epoca in cui tiene la prima personale, si dedica definitivamente alla pittura del suo lago quella che più si conosce. La più ricca di emozioni e sapore umano e anche la più redditizia ai fini della sua pittura che descrive un penetrante, delicato, suggestivo e a volte cupe e stregante paesaggio lacustre con le sue dolci malinconie, i suoi venti, le rive silenziose, i misteri che si celano da sempre negli anfratti, nelle darsene, nei parchi umidi di pioggia delle ville restituendo sulle sue tele con pacata abilità, raffinato e sicuro mestiere l’intatta atmosfera solo in apparenza assopita del lago.

L’artista si disegna con un tratto nitido, inciso di sapore metà ‘900, dimostrando quell’amore per l’antico e per l’alto artigianato dell’arte che ne caratterizza tutta l’opera. Muovendoci nel suo mondo scopriamo un paesaggista di talento, nutrito di una tradizione metà novecento amata, rivissuta e reinterpretata alla sua maniera.

Definito dalla stampa lombarda ” l’ultimo ritrattista del lago” è rimasto solo lui a creare e descrivere il paesaggio lacustre e le sue atmosfere. Le sue opere sono presenti in varie collezioni private in Italia e Paesi esteri quali gli Stati Uniti, Austria, Australia, Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Svizzera e Emirati Arabi.

Luigi Piotti (Luigi Piotti) on Myspace.

Gianfranco Gentile detto Tato, e Luigi Piotti · Mi ricordo

Caro Tato, hai sessant’anni, di Gian Franco Gentile del ’48 detto Tato

Caro Tato, hai sessant’anni

 

Tu l’avresti mai pensato

quand’eri piccolo e ti chiamavano Tato

e stavi lì a giocare per la strada,

con neppure un’auto che passava,

ad arrivare dopo tanti anni

a contare tutti sti compleanni?

 

Rispondi il vero, per la testa tua,

non ti sfiorava mai sto pensiero

e ora ti volti e ancor non ti par vero

di vederti così da lontano

e quel bimbo di tenerlo ancora per mano

 

Si lo so che la memoria tua

ormai fatica a ricordare tutto,

per questo t’incoraggio a pensare

quando il mondo non era così brutto

 

Ti ricordi con cosa ti divertivi?

Tutti i giorni passava a fischiarti il Luigino

e giù di corsa a giocare a nascondino;

poi v’aspettava un’altra compagnia

e via, un casino di grida e d’allegria

 

Invece guarda com’è cambiato il mondo…

tutti rinchiusi dentro a quattro mura,

si parlano sì i ragazzini d’oggi,

ma con la tastiera o con un’altra fregatura;

vuoi mettere l’aria che noi si respirava

quando giocavamo per le vie del centro?

Ora, per farlo, non si può neanche al Monumento….

guarda che facce e ti piglia uno spavento.

 

E caro, sei arrivato a sessant’anni

ebbè dirai, cosa mi frega?

E no, non dire bugie, lo so che un po’ ti rode

ti sei voltato e hai visto com’era il Tato…

Ora guardati allo specchio e ti ritrovi con questa pancia

e vorresti dirmi che c’hai ancora una speranza?