|
|
|
|
invito di Andrea Di Gregorio
Se sei venuto all’inaugurazione del 10 febbraio, e ti sei perso nella magia dei dipinti di Shuhei Matsuyama;
se sei venuto dopo, e magari ti ho accompagnato in un itinerario guidato nella Restrospettiva delle 44 opere esposte;
|
|
Il museo di Bergamo:
Home – Accademia Carrara
Il percorso espositivo è organizzato in sedici sale di diversa ampiezza, che raccontano storie diverse. La prima sequenza è dedicata all’arte italiana tra Gotico e Rinascimento nella Penisola, con un accento sul cospicuo nucleo di opere del Quattrocento padano e veneto, con opere di Pisanello, Mantegna e Bellini, e sulla coeva produzione toscana, dove spiccano i dipinti di Raffaello e Botticelli.
La seconda sequenza disegna, invece, un percorso che illustra la tradizione figurativa tra Lombardia e domini veneti di Terraferma, tra Quattro e Settecento, con particolare attenzione per il contesto bergamasco, dove operarono Lotto, Moroni, Baschenis e Fra Galgario. Infine, la sezione dedicata all’Ottocento con un occhio di riguardo per le vicende e i protagonisti della Scuola di pittura dell’Accademia Carrara.
vai alla scheda dell’editore:
Le rotte del Transatlantico, a cura di Giorgio Cavalleri ed Elisabetta Ferrario, un libro il cui titolo rimanda all’idea del viaggio e dell’incontro, è un’opera frutto dei contributi di numerose personalità, sia di Como sia forestiere, accomunate dal fatto di aver apprezzato e amato il Novocomum, primo edificio progettato e realizzato dall’architetto Giuseppe Terragni.
Chiamato popolarmente e all’inizio, molto polemicamente, “Transatlantico”, la denominazione ha accompagnato la vita della casa. Una casa che fin dal suo apparire nel paesaggio della città, nel 1929, era stata motivo di dibattiti e di contrasti, così nuova e audace nell’impianto e nelle forme, segnate da geometrie, sottrazioni, scavi.
Nato da un’idea di Marina Cavalleri (fondatrice nel 2006 dell’Associazione “Amici del Novocomum”), e alla sua memoria dedicato, il libro costituisce un’occasione di riscoperta e approfondimento della complessa storia dell’edificio.
Contributi di:
Luigi Zuccoli; Sergio Marzorati; Antonino Saggio; Carla Porta Musa; Federica Frigerio; Tino Tajana; Alberto Longatti; Michael Dolinski; Carlo Ferrario; Pradumna Tana; Franco Giannantoni; Uta Ricken; Maria Fonticoli Terraneo; Giuliano Collina; Fausta Clerici; Michele Roda; Angelo Monti; Giovanna Saladanna.
IN RICORDO DI CRISTIANA ISOLERI, Pittrice e scultrice
Dall’1 dicembre 2022 al 9 gennaio 2023, le stanze della villa ospitano “Pulcini a Villa Bernasconi”, librini in mostra dell’artista-artigiano della carta Alberto Casiraghy, in un percorso che accompagna il visitatore attraverso il racconto del noto editore di PulcinoElefante
Pulcini a Villa Bernasconi – Villa Bernasconi
SFOGLIA I PULCINI:
I pulcini a Villa Bernasconi
letto in edizione cartacea
cerca in:
https://ordine.laprovinciadicomo.it/archivio/ricerca/autore/Alberto_Longatti/
scheda dell’editore:
https://www.ilsaggiatore.com/libro/paesaggio-civile
In un appassionato viaggio lungo la Penisola, Serenella Iovino ci mostra il paesaggio italiano: i resti di Gibellina su cui oggi sorge il Cretto di Burri, i territori porosi di Napoli e la bellezza anfibia di Venezia, le terre dolenti dell’Irpinia e dell’Aquila, e poi le Langhe, dove vigneti sterminati si intrecciano al passato partigiano. Di ognuno di questi paesaggi riesce a portare alla luce le ferite e i riscatti, le amnesie e le memorie che dicono chi siamo e chi vogliamo essere.
Fin dalle prime pagine di Paesaggio civile, Serenella Iovino chiarisce subito che il paesaggio non è mai semplicemente un’esperienza estetica o una porzione di territorio catturata dal nostro sguardo. Ridurlo a questo significherebbe tradirlo. Il paesaggio, invece, è la sintesi dei corpi e delle storie che nel tempo ne hanno determinato la forma, e insieme è l’anima di comunità e luoghi che aspirano al futuro. Il paesaggio è un noi, un orizzonte politico che include tutti, e raccontarlo significa parlare delle violenze e degli abusi che lo sfigurano, ma anche dei sogni e dei progetti artistici che rispondono a queste violenze e abusi, e si impongono come necessari gesti di resistenza.
«Un libro affascinante sul complesso dialogo tra l’inquieto paesaggio italiano e la sua ricca eredità civile di arte e cultura.» Amitav Ghosh
Serenella Iovino
Serenella Iovino (Torre Annunziata, 1971), saggista e studiosa di cultura ecologica, è professore ordinario alla University of North Carolina at Chapel Hill. Ecocriticism and Italy (2016) – prima edizione inglese di Paesaggio civile – ha vinto il Book Prize della American Association for Italian Studies e lo MLA Aldo and Jeanne Scaglione Prize for Italian Studies.
vai alla scheda dell’editore:
Eli Riva 1921 – 2007. Segni nel territorio
Maestro della scultura, Eli Riva è considerato l’ultimo erede dei “magistri cumacini” per quel suo scalpellare “a taglio diretto” nel marmo come i marmorini antichi, come gli scalpellini delle valli lombarde, e sempre senza modelli preparatori.
Attivo fin dall’adolescenza in diversi campi dell’arte, ha consegnato al territorio un’enorme eredità di opere, studi e progetti.
Il volume – appena edito da NodoLibri – è stato pensato in occasione del centenario della nascita di Eli Riva. 172 pagine, oltre 200 immagini a colori, un indice ragionato delle opere e due mappe visive aiutano a orientarsi nella variegata geografia del pensiero artistico di Riva, alla scoperta di tutte le opere raggiungibili in Como e dintorni.La pubblicazione considera infatti i “segni” lasciati da Eli Riva nel territorio, essenzialmente comasco, ma con linee di percorso divaganti che arrivano, ad esempio, fino alla montagna di Cima di Castello, alle sponde del lago, in territorio elvetico o all’ospedale di Limbiate.Se l’arte sacra costituiva per Eli Riva una vera e propria vocazione, molti sono stati i suoi apporti anche in campo secolare: fra tutti quelli che risaltano nelle pagine del libro, ricordiamo qui soltanto la sua “filosofia della piazza”, il progetto con cui Riva nel 1975 vinse il concorso (mai realizzato) per la sistemazione dell’eterna incompiuta piazza Cavour.Maestro della scultura, Eli Riva è considerato l’ultimo erede dei “magistri cumacini” per quel suo scalpellare “a taglio diretto” nel marmo come i marmorini antichi, come gli scalpellini delle valli lombarde, e sempre senza modelli preparatori. Attivo fin dall’adolescenza in diversi campi dell’arte, ha consegnato al territorio un’enorme eredità di opere, studi e progetti.Il libro – che completa la ricostruzione storico-stilistica dell’artista, aggiungendosi al volume scritto in occasione della grande mostra “Eli Riva. Tradizione e modernità”, realizzata a Villa Olmo nel 2015 – nasce su impulso e iniziativa di Associazione Eli Riva. Oltre ai testi di Enza Coratolo e Giovanna Riva, si trovano contributi di Paolo Aquilini, Paolo Biscotti, Alessandra Bonfanti, Pietro Boyl di Putifigari, Valentino Carboncini, Guerrino Mattei e Rossano Nistri. |