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Nesso: storia e passeggiata

Nesso è un località annidata fra acqua e montagna, a circa metà strada fra Como e Bellagio, sulla sponda orientale del ramo comasco del Lario. Il nucleo principale sorge allo sbocco della valle di Nesso, proprio nel punto in cui confluiscono spumeggiando i torrenti Tuf e Nosè che, prima di arrivare al lago, formano una gran cascata che precipita in un’alta e stretta forra: l’Orrido di Nesso.



La Val Nosè s’incunea fra i monti del Triangolo Lariano, il Monte San Primo a Nord e il Palanzone a Sud. Man mano guadagna quota la valle si apre e si arricchisce di affluenti per giungere nella vasta pianura carsica del Pian del Tivano non dopo aver cambiato nome in Val Giurada.

La gola dell’Orrido di Nesso è traversata dalla carrozzabile rivierasca mediante un ponte, ma la forra è talmente stretta che a volte si passa via quasi senza aver potuto scorgere questa bellezza della Natura.

Abbiamo deciso così di proporre quattro passi in questi luoghi spesso intravisti solo di sfuggita.

Il borgo e la sua storia

La Val Nosè è un’importante breccia fra i monti che permette di collegare il lato occidentale del Triangolo Lariano con Erba e la pianura senza passare per Como. Come sempre in casi del genere, l’imbocco fu considerato di strategica importanza e, quindi, presidiato fin dai tempi più antichi. Nel territorio di Nesso, infatti, fu segnalata la presenza di un masso coppellato e fu ritrovata un’ascia di pietra risalente al neolitico. In epoca romana, ma soprattutto con l’avvento del Cristianesimo, Nesso conobbe particolare prosperità ampliando la sua influenza anche sui centri della sponda opposta del lago, Brienno, Laglio, Carate. Lo stesso vescovo di Como decise di stabilire qui la sua sede officiando nella locale chiesa dei SS. Pietro e Paolo che fu, pertanto, elevata al rango di Duomo. Durante la guerra fra Como e Milano (1118-1127), il borgo si alleò all’Isola Comacina dotandosi di fortificazioni che i comaschi distrussero nel 1124. Il fortilizio fu ricostruito agli inizi del ‘500 da Gian Giacomo de’ Medici, il Medeghino che allora dominava su tutto il Lario. Tuttavia, pochi anni dopo, le opere difensive furono distrutte da Francesco II Sforza: di esse restano ora solo poche vestigia.

La tradizione vuole che la chiesa dei SS. Pietro e Paolo sia stata consacrata nel 1095 da papa Urbano II nel corso del suo viaggio in Francia per il Concilio di Clermont. Tale privilegio fu, senza dubbio, legato al fatto che i vescovi Rainaldo e Guido Grimoldi poi, sceglieressero Nesso come loro sede.

La chiesa, risalente al XI secolo, fu rimaneggiata nel 1538 con la costruzione di un nuovo campanile; l’anno successivo fu poi completamente rifatta per essere ultimata con un’altra tornata di lavori durata dal 1654 al 1706. All’interno si trova la tomba del vescovo Rainaldo (XI sec.).

Per quanto minuscolo, Nesso ebbe dunque una storia importante, ma anche in epoche più recenti conobbe un certo agio economico grazie ai torrenti Tuf e Nosè. Le impetuose acque che si uniscono a monte del borgo fornivano, infatti, energia per alcune cartiere e per due stabilimenti per la lavorazione della seta, oltre che per mulini, magli e torchi.

Percorso

Lasciata l’auto nel parcheggio che si trova poche centinaia di metri prima dell’Orrido di Nesso provenendo da Como (il parcheggio ha due spazi: uno, minore, a margine della carrozzabile, verso lago, fronteggiato da tre cedri del libano e un grande abete; un altro, più grande, a monte della carrozzabile sotto le mura del castello e raggiungibile mediante una breve strada di servizio).

Seguiamo la carrozzabile entrando nel borgo e giungendo in breve al ponte gettato sull’Orrido di Nesso. Lo spettacolo è notevole soprattutto in primavera o dopo recenti e abbondanti piogge che arricchiscono le acque del Tuf e del Nosè. Bianche e spumeggianti cascate si incontrano all’inizio della gola con un gioco d’acqua veramente scenografico; poi, unite le loro forze, le acque si gettano verso il vicino lago saltando nell’abisso, Superato il ponte si prosegue per poche decine di metri per poi imboccare una ripida scalinata che scende davanti ad un piccolo bar. La nostra meta è il secondo dei ponti che visiteremo nella giornata: il Ponte della Civera. La lunga scalinata s’abbassa verso il lago, ripida e stretta, fiancheggiata dalle case dell’antico borgo i cui ingressi sono a volte abbelliti da portali in pietra. Improvvisamente la lunga ginnastica sembra volerci scaraventare direttamente nel Lario: gli scalini raggiungono il pelo dell’acqua e non sembra esserci via d’uscita. Ma si tratta di un’impressione momentanea: a ben guardare quello che c’era sembrato l’ingresso di una abitazione altro non è che il proseguimento della strada che sfrutta un passaggio coperto sulla sinistra. Entrati nel passaggio, lo si percorre con suggestivi scorci che si aprono sul lago dai finestroni di illuminazione. Fatti pochi passi, dopo aver ammirato il bel disco di macina in pietra appeso al muro, eccoci sul Ponte della Civera che traversa, in basso, le acque dell’Orrido di Nesso. Guardando verso sinistra si può vedere tutta la profonda gola il cui fondo è chiuso dal salto da cui precipita la cascata prima ammirata dall’alto.

Oltre il Ponte della Civera si risale brevemente fra le case e si prosegue a mezza costa, per poi tornare a scendere verso il lago traversandone una minuscola insenatura grazie ad un altro bel ponte in pietra. Sotto l’arcata del ponte è stato ricavato un piccolo porticciolo per le barche. A questo punto il tracciato continua pianeggiante fra la lussureggiante vegetazione e, poco dopo, inizia la salita che, con qualche tornante, porta nei pressi del parcheggio sulla carrozzabile rivierasca. Traversata la strada, e fatti pochi metri verso destra, imbocchiamo la strada di servizio che sale al parcheggio soprastante e da qui, grazie ad un viottolo di collegamento, entriamo fra le case che si raggruppano sotto il vecchio castello. L’edificio, già visibile dalla strada, sorge su proprietà privata, ma lo possiamo ammirare dalla mulattiera che corre ai suoi piedi. Nella contrada Castello sorge anche la minuscola chiesetta di San Lorenzo. Scendendo verso sinistra si ritorna, in breve, nell’ampio slargo presso il ponte sull’Orrido. Tenendosi sulla destra della strada si imbocca la Via Municipio che sale proprio di fronte all’inizio del viottolo che scende verso il Ponte della Civera. Con piacevole camminata si sale verso la parte alta del paese raggiungendo le case della frazione Lissogno. Qui si deve prendere a destra, per la Via Castagna. La stradina prosegue fra le antiche case offrendo alcuni scorci interessanti.

Ma lasciamo anche a Voi il piacere di andare a curiosare qua e là in cerca di angoli caratteristici.

Intanto, quasi senza accorgerci, abbiamo guadagnato quota tenendoci sulla sponda destra idrografica del Nosè o Nosee. Nei pressi delle ultime abitazioni si supera un rivo grazie ad un ponticello di cemento dinnanzi al quale sorge una casa sul cui muro è stato conservato un antico affresco raffigurante la “Madonna col Bambino“. Purtroppo il dipinto è molto danneggiato, ma se ne indovina ancora il pregio artistico. Il nostro cammino continua ora lungo Via Nosee che, tenendo sempre la destra idrografica del torrente, s’addentra nella valle immersa nel verde. La salita ha momentaneamente termine e si cammina per un buon tratto in piano giungendo, infine, in vista dell’antico ponte a doppia campata gettato sul Nosè. La datazione del manufatto è incerta: per alcuni, sebbene restaurato, risale al periodo romano, per altri è di epoca medioevale. Le due arcate trovano appoggio centrale su un pilastro eretto direttamente su un enorme masso erratico di granito che ostruisce il letto del torrente.

A questo punto è possibile fare ritorno per il cammino appena seguito. Fate però attenzione perché la gita riserva ancora una piccola e preziosa sorpresa che si nota, per l’appunto, durante la discesa. Poco prima di rientrare in paese, sul muro di cinta che imposta un bivio sulla destra si trova una piccola quanto curiosa raffigurazione della “Madonna col Bambino”. Si tratta di un bassorilievo, certamente ricavato con la pietra locale, in cui la Vergine ha proporzioni decisamente ridondanti, che la fanno assomigliare più ad un’arcaica Dea Madre che alla divinità che siamo abituati a vedere nell’iconografia sacra. Le vesti della figura richiamano i costumi femminili rinascimentali per cui, ragionevolmente, l’opera potrebbe proprio risalire a questo periodo.

NOTA: la gita può essere condotta anche arrivando a Nesso col battello. In questo caso, dall’imbarcadero si raggiunge subito il Ponte della Civera aggirando una casa affacciata sul lago e immettendosi nella scalinata sopra descritta prima che termini nell’acqua.

da: http://www.popso.it/selettore.php?idMenu=1&cdOp=contestualizzazione&idSez=2&idGer=&idCat=&id=3586#

tratto da: Mozzanica I.: “ItInerari panoramici sulle sponde del Lario”, Mondadori/Electa – Milano 2003.

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COME ARRIVARE ALLA FRAZIONE COATESA DI NESSO

La frazione Coatesa, nel Comune di Nesso sul Lario, è accessibile solo camminando a piedi: non arrivano automobili.
Una specie di miracolo orografico e geografico ha preservato nel corso delle ere geologiche e dei secoli questa via di case costruite lungo l’Orrido entro cui si gettano i torrenti Tuf e Nosè, che formano la cascata che si vede sopra il Ponte Civera di pietra:

Come si arriva qui?
Dal Maggio della Primavera al mese di Settembre dell’Estate funzionano i battelli.
La navigazione dura un’ora e 10 minuti
Ci sono poche corse giornaliere, tuttavia è veramente molto bello ed istruttivo, per le menti ossessionate dalla fretta, abbinare una visita con il battello: potrete, sia in andata che al ritorno, osservare un paesaggio che unisce la verticalità dei monti alla orizzontalità della linea del lago:
E’ meglio informarsi sugli orari esatti:

La seconda soluzione sono le corriere che partono da Como proprio davanti alle Ferrovie Nord. Il viaggio dura circa 35 minuti.
Occorre scendere in Via Roma ed imboccare la scalinata di Via Coatesa/al Pontile:

L’altra soluzione è l’automobile. E’ certamente il mezzo più flessibile, ma un pochino più scomodo a causa della tortuosa strada di lago e dei lavori di manutenzione che sono praticamente sempre in atto.
A Como occorre imboccare la strada segnalata con il cartello “Bellagio” e per arrivare a Nesso occorrono circa 30 minuti.
Nesso è esattamente a metà strada fra Como e Bellagio:
Per il parcheggio occorre arrivare fino all’Albergo Tre Rose ed alla Farmacia (che è poco dopo la piazzetta principale di Via Roma, da dove si vede sotto l’Orrido), girare ad angolo acuto a sinistra, scendere la rampa fino e cercare un posto o nella piazzetta sottostante o nel primo pezzo della strada che scende a lago.
Prendete la mulattiera di sinistra (quella con la freccia “al pontile”) e, rigorosamente a piedi, arrivate in circa 7 minuti all’imbarcadero della navigazione lariana.
Sono circa 500 passi, fra cui anche una scalinata bassa di 79 gradini: in discesa in arrivo e in salita al ritorno
E’ tutto.
Non occorre altro.
Il resto lo farà questo luogo animato dalla sua storia, dalle persone che lo abitano, dalla bellezza del Ponte della Civera, da cui si vede l’Orrido di Nesso dal punto di vista del lago, dalle pietre dei sentieri e dalla emozione di attraversare luoghi raggiungibili solo camminando.
Biblioteca comunale di Nesso · NESSO · Storia e Economia · Tuf e Nosè · via Coatesa

FABIO CANI, RODOLFO VACCARELLA, NESSO, il lavoro dell’acqua. L’insediamento urbano e gli opifici a forza idraulica, Comune di Nesso/biblioteca comunale, Nodo Libri, 2005

FABIO CANI, RODOLFO VACCARELLA,

NESSO, il lavoro dell’acqua. L’insediamento urbano e gli opifici a forza idraulica

Comune di Nesso/biblioteca comunale, Nodo Libri, 2005

vai alla scheda del libro:  http://www.nodolibrieditore.it/scheda-libro/fabio-cani-rodolfo-vaccarella/nesso-il-lavoro-dellacqua-9788871851068-156069.html

ricostruisce la storia degli opifici dalla fine del XV alla metà del XX secolo. Oltre alle rilevazioni fiscali ed economiche sul territorio, non mancano ampi squarci di vita quotidiana, agganci alla vita familiare e informazioni sulla diffusione della tecnologia e delle consuetudini commerciali. Per contestualizzare queste vicende è inserito un capitolo introduttivo sullo sviluppo urbanistico del paese, con una serie di carte

Bellagio · Blevio · Orrido di Nesso · Piano del Tivano · Torno · Tuf e Nosè · Villa Pliniana

Da Bellagio a Como, in Gite in provincia: cosa c’è da vedere, come arrivarci, in Reporter di Como e Provincia, luglio/agosto 1982

Bellagio (punto d’imbarco sui traghetti diretti sulle sponde Orientale e Occidentale del lago), situata al vertice del promontorio che divide il Lario nei due rami di Como e Lecco, questa cittadina vanta ville famose con lus¬sureggianti giardini. Sul lungo la¬go, a portici, si trovano eleganti caffè e negozi. Dal lago si sale attraverso strette stradine a gradini lungo il vecchio nucleo, sino alla chiesa di San Giacomo del XII se¬colo.
Lasciata Bellagio si prosegue verso Como costeggiando il lago lungo la sponda Orientale del ramo di Como su una strada stretta e tortuosa con magnifici panorami: sulla riva opposta i centri della Tremezzina. Poco prima di Lezzeno si incontra la Grotta dei Bulberi (o delle carpe), visitabile solo in barca (si affittano però a Bellagio).
La strada prosegue a picco sul lago sino a Nesso. All’entrata del paese, sulla sinistra si stacca la strada per il Pian del Tivano e Sormano in Valassina. Si sale a tornanti con una vista sempre più ampia sul lago, lungo le pendici del monte San Primo.
Nesso è situata alla sbocco delle valli di Tuf e di Nosè che scendono dal pian del Tivano formando un pittoresco orrido nel punto dove le acque precipitano tra le rocce con una bella cascata, visibile dalla strada. Nell’orrido si può entrare anche in barca, dal lago, passando sotto un antico ponte. In alto, sopra il paese, i resti di un antico castello del XIV sec. distrutto da Francesco Sforza nella guerra contro il Medeghino.
La strada continua a mezzacosta con frequenti curve sino a Careno con le sue case abbarbicate sul pendio situato nel punto più stretto del lago proprio di fronte a Torriggia. A 20 minuti a piedi da questa località si trova la grotta Masera con un laghetto e un’ampia sala che presenta numerose impronte di ammoniti sulle pareti.
Torno, situata in bella posizione sopra un promontorio proprio di fronte a Moltrasio. Il paese era famoso nei secoli passati per le sue fabbriche di panni e di arazzi, venne quasi distrutto dagli spagnoli nel 1522. Da Torno parte la passeg¬giata verso la Villa Pliniana che si può raggiungere a piedi con il sentiero che inizia vicino alla chiesa di San Giovanni (25 minuti) oppure dalla strada provinciale verso Nesso sino alla casa del custode a circa 1,5 chilometri dal paese, op¬pure in barca. E’ di proprietà privata e pertanto non si può visita¬e. Non solo, ma essendo stata messa in vendita, per ogni eventuale informazione occorre rivol¬gersi all’agenzia immobiliare Gabetti.
Comunque sia, la villa sorge solitaria sul lago, immersa nel verde. Fatta costruire dal conte Giovanni Anguissola nel 1500, tra gli altri Rossini, Berchet, Stendhal, Shelley e Cristina Belgioso. Dall’alto del parco con un salto di circa 80 metri scende una bella cascata intermittente già descritta da Plinio il Vecchio e da Plinio il Giovane oltre che da Leonardo da Vinci.
Da Torno interessante anche l’escursione a Monte Piatto. Oltre al bel panorama, da segnalare alcuni massi erratici fra i quali uno in bilico su una punta rocciosa denominata appunto per questo « Pietra pendula».
Doppo appena 2 km. Blevio con la villa Taglioni appartenuta alla celebre ballerina. Nel cimitero è sepolta la cantante Giuditta Pasta per la quale Bellini scrisse la Sonnambula e la Norma.
Ancora 4 km. e la strada scen¬de con una bella vista verso Como e sulla riva opposta Villa Olmo e Cernobbio. Si passa sopra la funicolare per Brunate e si arriva a Como.

Da Gite in provincia: cosa c’è da vedere, come arrivarci, in Reporter di Como e Provincia, luglio/agosto 1982

COATESA: frazione di Nesso · GENIUS LOCI · Orrido di Nesso · Tuf e Nosè

neanche le muse sarebbero capaci di trovare altrove una bevanda più fresca dell’acqua di Nesso …, in Anton Gioseffo della Torre di Rezzonico (1709-1785), Il Lario, 1735/1737

…. La bellezza del podere di Nesso e della vicina sorgente, a cui rimane ancora oggi inalterato il soprannome di Fonte delle Muse. Certamente bisogna che le fonti Castalia ed Aganippe cedano di fronte a questa, poiché neanche le muse sarebbero capaci di trovare altrove una bevanda più fresca dell’acqua di Nesso. Infatti la fonte delle Muse ha in sè tanta freschezza che se si immerge nella sorgente per rinfrescarla acqua conte­nuta in un vetro, la bottiglia non resiste più di un quar­to d’ora e lo stesso succede alle altre bevande, che. spaccando il vaso con un forte scoppio, fanno cambiar colore alla sorgente: come io stesso ho osservato facen­done esperienza nel porto di Nesso, dove la fonte si getta nel lago. Il giureconsulto … cer­ca di adattare a diversi usi le acque di questa sorgente e quelle delle vicinanze e rimugina e ripensa che esse servano e a grotte adattate a conservare i vini e a mu­lini e a filatoi e per far ciò ha iniziato vasti lavori: queste opere supereranno, se l’iniziativa avrà successo, la cartiera dei Caproni (,259). Questa, ammirevole per una cascata di acqua bianchissima, offre al navigante un bellissimo spettacolo. Anche questo è un freschissi­mo torrentello, e sopra di esso ponti di pietra uniscono le due frazioni. Le zone in basso, tra soffi di brezza sono spruzzate da un continuo pulviscolo di gocce polverizzate che si spandono qua e là.

Estratto da:

Anton Gioseffo della Torre di Rezzonico (1709-1785), Il Lario, 1735/1737,  ripubblicato in Como e il suo lago nella descrizione di Benedetto Giovio e di Anton Gioseffo della Torre, a cura di Matteo Gianoncelli, versione italiana e note estratte dalla antologia “Larius”. New Press 1978, p. 239