Gli Amici dei Musei organizzano, in collaborazione con la Basilica di Sant’Abbondio, l’Università dell’Insubria e l’Università Popolare di Como una serata dedicata agli affreschi di Sant’Abbondio a Como.
Appuntamento giovedì 11 dicembre alle ore 17.30, presso l’Università dell’Insubria e la Basilica di Sant’Abbondio (via Regina), con l’incontro
“Gli affreschi di Sant’Abbondio a Como. Cronaca per immagini“
– Cronaca illustrata del dramma (Gerardo Monizza)
– Storia della basilica e degli affreschi (Fabio Cani)
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Gli affreschi del presbiterio, nella Basilica di Sant’Abbondio, costituiscono uno dei cicli pittorici più integri del primo Trecento in Lombardia; furono realizzati da un artista anonimo.
Il programma iconografico inizia nell’arco trionfale affrescato con la rappresentazione dell’Annunciaz ione e figure di santi, nel sottarco; la volta della prima campata (recentemente restaurata) reca tracce di un cielo stellato e di quattro troni con i Dottori della Chiesa.
Nell’arco che precede il catino absidale vi è un Cristo benedicente affiancato da due Arcangeli e, racchiusi in otto tondi, figure di Patriarchi, Profeti ed altri santi.
Il catino absidale presenta una raffigurazione della Deesis (Cristo benedicente tra la Madonna e Giovanni Battista) con ai lati San Pietro e San Paolo.
Nell’abside, divisa in cinque parti verticali, sono affrescati venti episodi della vita di Gesù (Natività di Gesù, Predicazione, Passione).
Nella fascia inferiore vi sono figure di Apostoli.
L’insieme si connota per un linguaggio che unisce il ritmo del racconto con l’attenzione ai dettagli degli abbigliamenti offrendo uno spaccato della vita e dei costumi del tempo. Numerose immagini sulle lesene e sulle semicolonne, che separano gli epi sodi della vita di Gesù, rendono alquanto complessa l’interpretazione del programma decorativo. Ignoto è l’autore del ciclo di affreschi; è convenzionalmente chiamato “Maestro di Sant’Abbondio”. La critica colloca la realizzazione del ciclo tra il 1330 e il 1340 durante l’episcopato del vescovo francescano Leone Lambertenghi, committente dell’opera