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Cristina FONTANA, COMO A LUCI ROSSE. La prostituzione dall’epoca romana ai nostri giorni , Sampietro editore, 2012

scheda del Libraccio: https://www.libraccio.it/libro/9788887672343/cristina-fontana/como-a-luci-rosse-prostituzione-dall’epoca-romana-ai-nostri-giorni.html

vedi anche: https://coatesa.com/2013/02/25/i-luoghi-della-prostituzione-nel-corso-della-storia-della-citta-murata-di-como-percorso-organizzato-da-guidecomo-it-basato-sul-libro-di-cristina-fontana-como-a-luci-osse-a-cura/

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Dai lupanari dell’antica città romana alle escort digitali che adescano clienti su Internet. È la realtà, sfaccettata, del mestiere più antico del mondo, la prostituzione, così come veniva e viene praticata a Como, ossia la Como a luci rosse.

 Così la definisce fin dal titolo un’informata indagine storica di Cristina Fontana, collaboratrice del “Corriere di Como” e già autrice di vari volumi dedicati a storie e memorie locali. L’argomento prostituzione non è solo pruriginoso, come vorrebbe suggerire l’immagine erotica sulla copertina del volume. È soprattutto arduo: occorre raccontare in poche pagine (ma neanche pochissime, sono oltre 240) infinite storie di “vita”, tra case di tolleranza, marciapiedi e altre situazioni equivoche, mantenendo la giusta distanza dell’atteggiamento storico senza dimenticare che si sta cercando di circoscrivere una piaga sociale, per quanto atavica. Raccontata da figure mitiche come – degne di una poesia del Porta – la “Giovannina”, la “Marzellina”, la “Luigia”, la “Gigogin” e la “Gorlin”, di esile statura, che batteva in via Italia Libera. Ma è un rosario di «commercio libidinoso» – come lo definisce un documento dell’Archivio di Stato di Como – fatto soprattutto di solitudine, dolore, miseria, malattia, a volte anche morte. Mai fatto di quell’aura romantica di cui certo maschilismo ha ammantato il fenomeno, con la retorica nostalgia per l’epoca in cui “quelle signore” erano regolamentate in lager di Stato, e sopporta omertosamente quelle di oggi per le strade, esposte al libero arbitrio della malavita e dei suoi vari clan.
Qualcosa dei vecchi bordelli della Como novecentesca si respira nel romanzo di Piero Chiara Il pretore di Cuvio, da cui si vuole trarre un film per il centenario dello scrittore luinese nel 2013. È la storia appunto di un pretore, Augusto Vanghetta, ossessionato dal sesso. Tanto da essere «sempre indaffarato a visitar femmine», e questo nonostante l’aspetto tutt’altro che invitante. «Alto poco più di un metro e mezzo, curvo e quasi gobbo, già grasso e occhialuto a vent’anni, e simile a un coleottero o a uno scarabeo stercorario per la sua tendenza a cacciarsi nel sudicio», annota la penna di Chiara. Intrisa di veleno ma al tempo stesso di pietà per le sorti degli umani che si immergono nel brago della solitudine e dell’egoismo quel tanto che basta da aver bisogno di pagare per ottenere un po’ di compagnia. Augusto riesce ad avere comunque successo costante presso vari generi di donna, dalla perpetua alla nobile. Ma riceverà uno smacco dalla consorte, cornificata per anni. L’apprendistato erotico di Vanghetta avviene appunto nei lupanari della “sconcia suburra” della Cortesella, il quartiere di Como rivoluzionato dal “piccone risanatore” del fascismo negli anni Trenta. Certo, i primi passi nella professione forense li compie tra Cantù ed Erba. Ma in città, nei postriboli della malfamata zona attorno al Duomo – il romanzo è ambientato negli anni Trenta, nei primi anni del fascismo – Vanghetta (nomen omen?) viene iniziato ai piaceri dell’eros a pagamento: si reca di buon mattino nelle “case”, grazie a speciali “pass” per accedere alle grazie delle ospiti prima dell’ora di apertura ufficiale. 
Ma dalle fantasie letterarie, sfogliando il libro di Cristina Fontana, pubblicato da Sampietro di Menaggio, siamo richiamati con prepotenza all’esattezza della cornice storica, scandita pagina per pagina da documenti d’archivio di varia fonte. 
Il marciapiede si batteva metaforicamente parlando già sotto i romani. Scopriamo che, all’epoca dei due Plinii, Como aveva un suo edificio per il meretricio pubblico: era tra via Benzi e viale Varese. 
E qui emerge subito il ritratto di un “tipo” sociale ben definito. Scrive Fontana: «Le meretrici erano costrette a indossare una tunica corta, simile alla tonaca degli uomini, perché si distinguessero dalle donne oneste, ma col tempo le leggi sul loro abbigliamento divennero meno rigide, al punto che esse furono tra le donne più eleganti e appariscenti, grazie anche alle cure che dedicavano al corpo».
Passiamo al Medioevo, in cui dilaga la corruzione e in cui i bagni pubblici – in città erano nei pressi dell’attuale basilica di San Fedele – diventano sempre più un centro di prostituzione. A tal punto, chiosa l’autrice, che «le autorità cittadine, al fine di impedire ogni attività sessuale illecita, si battono per la separazione dei sessi e per la periodica ispezione degli stabilimenti. Ma, nonostante questi tentativi, la prostituzione continua a dilagare al punto che la parola “bagno” diventa sinonimo di “bordello”».
Passiamo al ’400 e alla creazione dei veri e propri postriboli di cui il volume fornisce una sintetica mappa sulla base dei dati storici sin qui raccolti. Como decide di costruire il primo lupanare civico nel 1465, dove “calmierare” la presenza di prostitute fino ad allora libere di esercitare la professione in casa o nei luoghi pubblici sollevando scandalo (meretrix erratica), ricorrendo anche a stratagemmi come travestimenti da uomo per adescare i potenziali clienti. Il postribolo “fisso” segnò così la nascita della prostituzione legalizzata e regolarmente tassata. La struttura sorse nei pressi della chiesa di San Provino, in uno stabile della nobile famiglia cittadina dei Rusconi: «Aveva un buon numero di camere – annota Cristina Fontana – altri locali adatti all’uso richiesto e si estendeva fino alle mura, permettendo così di entrarvi con minore vergogna». 
Segno distintivo delle meretrici dell’epoca era il mantelletto di fustagno, che doveva essere indossato per legge ed era probabilmente ispirato a quello delle “colleghe” milanesi. Nemmeno la chiesa era esente dal problema: il curato di Musso, a fine ’500, teneva in casa «oltre la massara» anche «done al suo servitio, maridate e non, giovane, il che rende scandolo a molte persone», come si legge negli Atti della visita pastorale del vescovo Feliciano Ninguarda alle pievi comasche del 1591. A Como nacque in seguito l’esigenza di istituire una struttura atta alla redenzione delle giovani e meno giovani “traviate” sulla strada del meretricio. Fu il “Luogo Pio del Soccorso” fondato «a beneficio di quelle povere figlie che stanno in pericolo di perdere la pudicità», dal gesuita Paolo Sfrondati. Più tardi, nel “Reclusorio del gambero” di via Natta, attestato dal 1819, vennero curate le prostitute infette dalla «nefanda professione”

 

Tour turistici organizzati nella vecchia Como a luci rosse

 
Il Giorno ‎- 3 giorni fa
La traccia della visita è stata offerta dalle pagine del bel libro di Cristina FontanaComo a luci rosse, che partendo dai Romani ricostruisce 
 

Como percorso di ” Como a luci rosse ” ovvero i luoghi dov’erano i postriboli (Foto by © Carlo Pozzoni – Como)

COMO Comaschi sempre più interessati alla storia della città, in particolare quando si va alla scoperta della “Como a luci rosse”. Ieri, all’appuntamento organizzato dall’associazione Guide erano presenti più di 50 persone.
In compagnia del cicerone Cristina Fontana hanno fatto tappa nelle principali zone “hard” del centro cittadino, quelle cioè interessate dal fenomeno del meretricio, dove erano ubicate le case di piacere. Ossia: il vicolo Duomo, l’edificio a fianco della Torre Pantera e via Volpi famosa per “Il Dollaro” la casa di tolleranza chiusa nel 1958 per effetto della legge Merlin

Elena D’Ambrosio

Fra le novità presenti quest’anno alla Fiera del Libro da poco conclusa, figurava il libro di Cristina Fontana, “Como a luci rosse”, una vera e propria ricerca storica che affronta per la prima volta il tema della prostituzione nella nostra città partendo dall’epoca romana ed estendendo l’indagine, basata sulle carte d’archivio, fino ad oggi.
Raiuno sta proponendo in questi giorni, vai a   http://www.laprovinciadicomo.it/stories/Cultura%20e%20Spettacoli/707406/

NESSO · Ottocento · Seicento · Settecento · Storia e Economia

Nesso. L’economia della terra. Le molte forme dell’economia di un paese del lago, di Fabio Cani, edito da NodoLibri per il Comune di Nesso, Venerdì 5 agosto alle 18.00 presso la Sala Consiliare di Nesso (in frazione Onzanigo)

PRESENTAZIONE del libro: NESSO. L’ECONOMIA DELLA TERRA

Venerdì 5 agosto alle 18.00 presso la Sala Consiliare di Nesso (in frazione Onzanigo) verrà presentato, con la partecipazione della nuova giunta, Nesso. L’economia della terra di Fabio Cani, edito da NodoLibri per il Comune di Nesso.

Il volumetto è una trattazione di 80 pagine sulla storia delle diverse forme di economia nel Comune di Nesso e nella frazione di Careno. Questo testo è frutto delle interviste agli abitanti del luogo, grazie alle quali è possibile apprendere particolari e curiosità. Dopo l’introduzione, che svolge la funzione di sintesi e commento, nei seguenti tre capitoli vengono spiegate le attività svolte dalle persone della zona: l’allevamento e il sistema della monticazione, il lavoro in cava dei “picasass” o scalpellini e la fabbrica di “pedù”, cioè le scarpe in stracci e gomma realizzate artigianalmente.

Inoltre il libro è corredato da numerose fotografie d’epoca in banco e nero, poste alla fine di ogni capitolo, che chiariscono la vita quotidiana degli abitanti di Nesso e che possono aiutare il lettore a comprendere nel dettaglio l’artigianato locale di non molti anni fa. Il testo consente di conoscere le radici del territorio e di riuscire a capire che la vita in questi paesi, che agli occhi moderni può apparire facile, non è per nulla “semplice”.

A seguire, presso i locali della Scuola primaria di Nesso nel palazzo comunale, inaugurazione della mostra di pittura e fotografia di Giuseppe Galliani, Ennio De Carli, Fausto Zambra e Natale Castelletti, ed esposizione di materiali riguardanti i 150 anni di Unità d’Italia.

Da molti anni Fabio Cani segue il recupero e la promozione delle vicende storiche di Nesso; NodoLibri ha pubblicato nella stessa collana: Nesso. I nomi dei luoghiNesso. Il lavoro dell’acquaNesso. I consumi e il ritrovoNesso. Una scuola per i figli del popolo

vai al sito della Nodo Libri

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ARTE · Pellio · Seicento · Storia e Economia · Valle Intelvi

ERCOLE FERRATA DA PELLIO ALL’EUROPA, Convegno internazionale “Ercole Ferrata da Pellio all’Europa”, a cura di Andrea Spiriti e Claudio Strinati, segnalato da NodoLibri

ERCOLE FERRATA DA PELLIO ALL’EUROPA
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Giovedì 3 evenerdì 4 febbraio si tiene a villa Gallia e in Pinacoteca Civica il Convegno internazionale “Ercole Ferrata da Pellio all’Europa”, a cura di Andrea Spiriti e Claudio Strinati, organizzato dall’Assessorato Cultura della Provincia di Como e daAPPACuVI.

Il convegno si inserisce nell’ambito delle celebrazioni del quarto centenario della nascita diErcole Ferrata, nativo di Pellio Inferiore in Valle Intelvi, e costituisce un’occasione importante per riflettere sui molteplici ruoli dello scultore nella cultura figurativa europea del Seicento

Collaboratore di Algardi e di Bernini, mediatore di una lucida sintesi tardobarocca preludente al rococò, protagonista della crisi della coscienza europea, personalità importante del mondo artistico romano al momento della sua ultima stagione di primato continentale, maestro di molti giovani scultori fra Milano, Firenze e Roma, il Ferrata è anzitutto un grande artista dei laghi, al momento del massimo respiro europeo di questo modo unico di gestire la produzione artistica.

L’evento rappresenta un importante momento di approfondimento e di confronto sulla figura e le opere di Ercole Ferrata e su alcune tematiche storico-artistiche correlate al magistro scultore, celebrato in questi mesi con la mostraErcole Ferrata e Carlo Innocenzo Carloni. Sculture e dipinti dal Museo Diocesano di Scaria Intelvi.

La mostra, inaugurata lo scorso 6 novembre presso le sale della Pinacoteca Civica di Como, è visitabile fino al 13 febbraio.

Info: 031.269869 –musei.civici@comune.como.it

 

 

Programma

Giovedì 3 – Villa Gallia
14.00 Apertura lavori e saluti istituzionali
15.00 Jennifer Montagu “Ferrata e Algardi”
15.30 Andrea Spiriti “Ercole Ferrata e i prodromi del rococò”
16.00 Claudio Strinati “Ercole Ferrata tra Bernini e Algardi”
17.00 Laura Facchin “Ferrata e l’Accademia fiorentina a Roma”
17.30 Pietro Delpero “La bottega lombarda di Ercole Ferrata a Roma: gli allievi e i collaboratori”
18.00 discussione con Lauro Magnani

Venerdì 4 – Villa Gallia
9.15 Apertura lavori
9.30 Mariusz Karpowicz “Leonardo Retti, allievo di Ercole Ferrata”
10.00 Mariusz Smolinski “Il gruppo di Sant’Elisabetta di Ercole Ferrata a Wroclaw”
10.30 Teresa Vale “Ferrata e il Portogallo”
11.00 Lauro Magnani “L’ambiente scultoreo a Genova in parallelo all’esperienza di Ferrata”
11.30 pausa
12.00 Mariangela Bruno “Farsi scultore: organizzazione del lavoro e tecnica a Genova e Roma”
12.00 Alessandra Pasolini “L’impronta lombarda nella scultura del Seicento in Sardegna”
12.30 discussione con Andrea Bacchi

Trasferimento alla sala conferenze della Pinacoteca Civica (Via Diaz 84)
15.00 Luigi Coiro “Ercole Ferrata nella Napoli di Cosimo Fanzago”
15.30 Mauro Salis “Giacomo Colombo ed Ercole Ferrata”
16.00 Discussione finale. Discussant: Andrea Bacchi
16.30 Visita alla mostraOmaggio ai Maestri Intelvesi

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