letto in edizione cartacea
cerca in:
se un cantiere così folle è partito è proprio grazie all’approvazione del progetto originario da parte della Regione. Più corretto è dire: se il cantiere potrà proseguire è grazie a un Sindaco testardo e competente e a un Presidente della Regione pragmatico e capace di riconoscere il merito al di là degli schieramenti. Il resto è vecchia, ma proprio vecchia, politica. E qui si potrebbe concludere. Però non si può. Perché leggere simili dichiarazioni – non facciamo nomi – lascia l’amaro in bocca nella misura in cui autorizza a pensare che se questo è il linguaggio della politica, è difficile credere che possa essere attrattiva.
tutta la nota qui:
….
il sindaco Mario Lucini e i professori di Insubria e Politecnico hanno dovuto ammettere che le paratie non solo non servono un granché a fermare le esondazioni ma nel giro di due anni hanno fatto sprofondare di cinque centimetri il Lungo Lario Trento, nel tratto che arriva fino a piazza Cavour.
«Como dal punto di vista geologico è una città giovanissima – ha spiegato il professor Alessandro Michetti, che insieme al suo dipartimento ha compiuto dei carotaggi sul sottosuolo cittadino -. Fino a 70 metri si incontra arenaria e negli strati più superficiali il terreno è composto da sedimenti ancor più recenti. Più ci si avvicina al lago, più il sottosuolo è costituito da terra da riporto con la quale l’uomo nei secoli ha cercato di bonificare la palude che un tempo si estendeva al posto della città».
Un substrato non consolidato e soggetto a fenomeni di subsidenza, ovvero rimodellamento e spostamento del terreno, un fenomeno che si è accentuato con l’avvio dei lavori per le paratie. «Non è la prima volta che ci troviamo di fronte a questo fenomeno – ha sottolineato Michetti -. Era già capitato negli anni ’60 con l’emungimento della falda acquifera della città. Le paratie hanno nuovamente messo in moto questo fenomeno che ha provocato un abbassamento di cinque centimetri nella fascia fronte lago in cui si sono svolti i lavori per il primo cantiere».
Dannose per la staticità dei palazzi ma anche inutili, visto che in nessun modo si può impedire al lago di esondare.
—-
tutto l’articolo qui Scandalo paratie Non servono e sono dannose – Il Giorno – Como.
Questo è il risultato dei peggiori governi che Como ha avuto nella sua storia amministrativa: il Pdl (partito delle LORO libertà) del ciellino (comunione e LORO liberazione) Bruni
Paolo Ferrario
———————————————————
Mario Lucini: «Le indagini – spiega il primo cittadino – evidenziano che ci sono stati spostamenti verticali sul lungolago, hanno accompagnato lo sviluppo del cantiere e sono alterazioni legate certamente ai lavori per le paratie, il nesso è chiarissimo».
Utilizzando le foto satellitari, gli esperti hanno monitorato la situazione del lungolago tra il 2003 e il 2012 e hanno notato scostamenti verso il basso nell’ordine di circa quattro centimetri in Lungolario Trento (in corrispondenza del primo lotto, dove è stata realizzata una delle vasche). Il cantiere, insomma, ha influito negativamente sulla stabilità dei palazzi della zona.
«Il terreno si è abbassato di quattro centimetri, nel periodo in cui sono stati effettuati i lavori sul primo lotto, verso i giardini a lago. E un intervento analogo a Sant’Agostino avrebbe conseguenze peggiori, visto che la zona è ancora più delicata. Direi che si impone una riflessione sull’opportunità di proseguire con l’attuale progetto». Alessandro Michetti, geologo dell’Università dell’Insubria, è uno dei tecnici che hanno studiato gli effetti del cantiere delle paratie e le sue parole non lasciano dubbi.
L’equilibrio dei secoli scorsi fra la natura del Lario e gli uomini è dovuto a due fattori.
Il primo è la geografia: le montagne si tuffano direttamente nel lago, determinando una sottile linea fra terra e acqua come unico e scarso spazio dove si può costruire e alimentare quella pulsione del “far diventar altro”, che è tipica della cultura dell’Occidente. Così, nonostante la voglia di costruire indotta dal dettato religioso “popolate la terra”, NON E’ SPAZIALMENTE POSSIBILE consumare territorio oltre certi limiti.
Il secondo fattore è l’antica povertà di questi luoghi. Era una economia di autoconsumo che si muoveva fra terrazze di grano, orti, castagne del bosco e pesca. Il popolo del Lario è stato sempre migrante per cercare lavoro.
Questi due caratteri hanno salvaguardato un territorio meraviglioso e DIVERSO da quello degli altri laghi prealpini, dove il maggior digradare della montagna ha favorito l’antropizzazione priva di gusto estetico.
Quasi tutto, però, sta cambiando con l’arrivo dei NUOVI RICCHI degli anni ’80 e seguenti.
Le strette strade del Lario sono quotidianamente occupate da quei grossi camion/betoniera, tipici dei professionisti dei grandi scavi (le cronache parlano di un monopolio della n’drangheta calabrese emigrata al Nord per queste tecniche e questi macchinari).
Il risultato di questo andirivieni è questo.
Sono tante le cose che impressionano.
Impressiona la volgarità della esibizione di quelle terrazze a lago, quasi a mostrare con tracotanza un “dominio di luogo” che si impone a qualunque altro abitatore.
Impressiona il torbido gusto architettonico. Basta guardare con occhi attenti le vecchie case di lago: tutte sono con tetti spioventi (e sotto travi di legno) ricoperte con tegole color mattone o lastre di pietra grigia. L’equilibrio in questo caso è dato dalla amalgama fra il grigio verde dell’acqua, il verde dei monti e, per l’appunto, i tetti di colore arancione o grigio chiaro.
Ecco un esempio di saggio, sapiente, e colto uso del luogo con attenzione alla tradizione (cos’è una innovazione? è una tradizione ben riuscita):
Le nuove case dei nuovi ricchi hanno il tetto piatto e non stabiliscono NESSUNA RELAZIONE con la struttura urbane pre-esistente e con la cultura abitativa che l’ha caratterizzata lungo i secoli.
Questa sezione fa vedere lo stupro ingegneristico ed architettonico:
Sullo sfondo si vedono le linee che ben simboleggiano quel tuffarsi delle montagne nel lago e poi si vede bene che gli edifici occupano la linea dell’acqua. Cioè è un progetto di violazione del “luogo- lago”.
Impressiona, infine, che tutto questo è legale. Ci sono giunte, sindaci e commissioni che hanno approvato.
Ci sono sopraintendenze alla belle arti che non hanno fatto obiezioni.
Ci sono comunità locali che, non solo hanno sostenuto, ma hanno incoraggiato con la speranza di qualche rendita di contesto.
Il risultato è uno STUPRO ALLA BELLEZZA.
Ma c’è di più ed oltre.
Qui viene violata la memoria che le generazioni hanno trasmesso lungo il corso del tempo a quel rapporto fra natura e persone, che – miracolosamente – aveva creato quella bellezza che fa del Lario uno dei luoghi più conosciuto nel mondo.
Inoltre, viene a galla la NEGAZIONE DELLA RESPONSABILITA’ che le attuali generazioni dovrebbero avere per quelle future.
La responsabilità di trasferire un ambiente vivibile, MA ANCHE BELLO, per loro.
Se la tendenza è quella rappresentata dai due obbrobri segnalati, rimane un unico argine: quello della geografia. Solo in luoghi protetti da un ambiente ostile al cemento (e un ambiente è ostile al cemento se non arrivano automobili) si potrà avere un simulacro del vecchio, antico, eterno paesaggio del Lario, violentato dai nuovi ricchi e della schiera dei loro alleati.
Ma è una magra consolazione perchè sono pochissimi gli angoli che ancora possiedono questi caratteri.
PS Associo a questo post la valutazione, del tutto coincidente con la mia, del professor Salvatore Settis, che analizza il disastroso risultato di queste azioni di edilizia distruttiva :
gli uomini del nucleo di polizia tributaria avevano appena finito di fare i conti di quanto la maxi opera fosse costata alle casse pubbliche, ovvero 21.297.310 euro e 39 centesimi, che da Palazzo Cernezzi è rimbalzata la notizia di un possibile ulteriore balzello di poco inferiore ai tre milioni di euro. Il che porterebbe il maggior costo dell’opera, rispetto al progetto esecutivo originario, a superare gli 8 milioni di euro.
Qualora la procura di Como e i magistrati della Corte dei conti dovessero veramente ravvisare quanto sottolineato dal giudice delle indagini preliminari nell’atto che ha portato all’archiviazione di alcune accuse a carico degli indagati, e cioè che l’intero progetto è viziato da via libera illegittimi risalenti addirittura al 2000 e che quindi il cantiere non doveva neppure essere avviato, i calcoli del danno erariale potrebbero essere esorbitanti.
tuto l’articolo qui: Ventuno milioni di euro Il danno delle paratie – Cronaca – La Provincia di Como – Notizie di Como e Provincia.
Il pubblico ministero Simone Pizzotti, titolare del fascicolo sui presunti illeciti connessi con il progetto per le paratie, ha messo sotto inchiesta A.C, 30 anni di Lurago Marinone, titolare dell’omonima impresa individuale specializzata in demolizioni, scavi, sbancamenti. L’accusa ipotizzata è di illecita attività di gestione di rifiuti non pericolosi. In sostanza l’azienda, stando all’ipotesi di reato, si sarebbe occupata del movimento terra nel cantiere senza rispettare quanto previsto dalla legge sul trasporto e lo smaltimento dei rifiuti.
da: Paratie di Como Indagata impresa – Cronaca – La Provincia di Como – Notizie di Como e Provincia.
il giudice delle indagini preliminari Maria Luisa Lo Gatto ha restituito gli atti alla Procura per «procedere per il reato urbanistico e paesaggistico relativo al progetto originario».
…
Il Comune archivia definitivamente il quartiere in Ticosa. Il sindaco Stefano Bruni ha infatti portato in giunta un indirizzo per avviare le procedure per incassare la fidejussione di tre milioni e mezzo di euro versata da Multi a titolo di garanzia nel momento in cui si era aggiudicata la gara per l’acquisto dell’area incastonata tra via Regina e via Grandi.
Nel dettaglio l’indicazione è quella di «esperire tutte le possibili azioni a tutela dei diritti dell’amministrazione e, in particolare, di procedere all’escussione della polizza fidejussoria depositata». Il contratto tra il Comune di Como e la società Multi era stato stipulato il 3 agosto del 2007. Ad oggi i rapporti tra la multinazionale e l’amministrazione sono nelle aule di tribunale.
…
tutto l’articolo qui: Como, ex Ticosa Addio al quartiere – Cronaca – La Provincia di Como – Notizie di Como e Provincia.
Cinquanta metri di nuova palizzata, gradualmente, si alzeranno tra piazza Cavour e il panorama. Sono state montate nei giorni scorsi le griglie di acciaio che arrivano fino alla biglietteria della Navigazione, chiusa e abbandonata da venerdì, con trasferimento del servizio nel prefabbricato vicino all’ex parco Zambrotta. E anche il pontile centrale, il numero tre, è abbandonato.
Secondo quanto comunicato dal Comune di Como i lavori per concludere il secondo lotto dureranno 449 giorni a partire dallo scorso 7 marzo
…. La prossima estate sarà la quinta consecutiva senza poter passeggiare sul lungolago. E sarà anche la peggiore in quanto saranno accessibili soltanto pochi metri in piazza Cavour.
tutto lìarticolo qui: Murati vivi dalle paratie La protesta di piazza Cavour – Cronaca – La Provincia di Como – Notizie di Como e Provincia.
Un altro pezzo di lungolago sta scomparendo alla vista: è il tratto che, in prosecuzione delle palizzate del secondo lotto, nella zona est, arriverà fino all’altezza del Tassell.
Cinquanta metri di nuova palizzata, gradualmente, si alzeranno tra piazza Cavour e il panorama; un chiodo d’acciaio, infisso tra i cubetti di porfido del marciapiede, prefigura la lunghezza della barriera da “lavori in corso” tra la città e il lago. Ieri sono state montate le griglie di acciaio che arrivano fino alla biglietteria della Navigazione, chiusa e abbandonata da venerdì,