Andrea Albisetti, classe 1885, durante l’ultima guerra capostazione di Tradate, tra Milano e Varese. Un servitore dello Stato come tanti, a vederlo ora mentre fa partire un treno nell’unica sua foto rimasta. Però guardatelo bene e pensateci, se credete di aver avuto in famiglia da quelle parti un ferroviere lontano e dimenticato. Perché è stato l’uomo che, intercettando e leggendo in controluce i dispacci in arrivo con gli ordini d’arresto, fra il ‘43 e il ‘45 salvò silenziosamente la vita a numerosi ebrei.a
GIORNATA DELLA MEMORIA Sala consiliare, via Roma 56, Lurago d’Erba, ore 21, ingresso libero Dov’era Dio ad Auschwitz? In occasione del Giorno della memoria, la biblioteca comunale di Lurago d’Erba propone un percorso di riflessioni e letture, ispirate soprattutto da autori di origine ebraica, sul silenzio di Dio e l’assenza del Bene nei campi di annientamento. I brani sono tratti da Elie Wiesel, Primo Levi, Etty Hillesum, Edith Stein, Hans Jonas. Introduzione e commento del professorMario Porro. Interpretazione dell’attore Christian Poggioni. http://www.comune.luragoderba.co.it
Gianfranco Bianchi è l’autore del libro “Antifascismo e Resistenza nel Comasco”, pubblicato nel 1975. Quest’opera si propone come una rievocazione storica delle esperienze antifasciste e della resistenza nella provincia di Como durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale.
Contenuti del libro
Il volume raccoglie testimonianze e documenti che illustrano le lotte e le esperienze vissute dagli antifascisti locali. Attraverso una narrazione dettagliata, Bianchi offre uno spaccato della vita durante l’occupazione nazifascista, evidenziando il coraggio e la determinazione di coloro che si opposero al regime.
Pubblicazione e distribuzione
Il libro è stato pubblicato dal Centro Stampa del Comune di Como e si distingue per il suo approccio documentaristico, volto a preservare la memoria storica di un periodo cruciale per l’Italia. È disponibile in diverse biblioteche e può essere trovato anche su piattaforme di vendita online come eBay[2][4][6].
Significato storico
L’opera di Bianchi è significativa non solo per la sua valenza storica, ma anche per il contributo alla memoria collettiva riguardo ai movimenti di resistenza in Italia. Essa rappresenta un’importante risorsa per studiosi e appassionati della storia contemporanea italiana, in particolare per coloro che si interessano del contesto antifascista e delle sue conseguenze sociali e politiche nel territorio comasco.
Giuseppe Terragni e il fascismo: un rapporto complesso
Giuseppe Terragni (1904-1943) è una delle figure più emblematiche dell’architettura italiana del Novecento e il suo percorso professionale si intreccia in modo indissolubile con la storia del fascismo. La sua opera e il suo pensiero sono oggetto di un acceso dibattito storiografico, sia per il contributo al Razionalismo italiano sia per il suo coinvolgimento politico e ideologico nel regime.
Adesione e ruolo nel regime fascista
Terragni fu un convinto sostenitore del fascismo, almeno nella prima parte della sua carriera. La sua adesione non fu solo formale: fu fiduciario del Sindacato nazionale fascista architetti e ricevette incarichi di rilievo dal partito, come la progettazione della celebre Casa del Fascio di Como, inaugurata nel 1936 e considerata il manifesto architettonico del Razionalismo italiano54.
La sua visione dell’architettura moderna si intrecciava con l’“esistenza spirituale” fascista, come lui stesso scriveva, vedendo nello spirito nuovo dell’architettura una corrispondenza con la missione rivoluzionaria del regime4.
Architettura tra modernità e ideologia
L’opera di Terragni si distingue per la ricerca di un equilibrio tra innovazione e tradizione, tra classicismo e funzionalismo, influenzata dalle avanguardie europee ma anche dalla volontà di dare forma a un nuovo ordine architettonico che rispondesse alle esigenze del fascismo5.
La Casa del Fascio di Como, ad esempio, è progettata secondo una rigorosa griglia proporzionale e orientata secondo il cardo e il decumano romani, a simboleggiare la continuità tra la nuova città fascista e l’antica Roma4. Tuttavia, la sua architettura si distingueva dal monumentalismo retorico promosso dal regime negli anni Trenta, rappresentato da architetti come Marcello Piacentini2.
Contraddizioni e distacco dal regime
A partire dalla metà degli anni ’30, il fascismo prese le distanze dal Razionalismo, preferendo uno stile più monumentale e “romaneggiante”2.
Questo portò Terragni e altri architetti razionalisti a una posizione ambivalente: da un lato, la loro opera era utilizzata come simbolo del nuovo ordine, dall’altro veniva marginalizzata rispetto alle nuove linee del regime.
Alcuni studi suggeriscono che Terragni, pur restando ufficialmente vicino al fascismo, abbia assunto atteggiamenti critici o almeno distaccati, come si può leggere nell’interpretazione di alcuni dettagli progettuali della Casa del Fascio e nelle sue lettere private, dove si evidenzia la volontà di aggirare le imposizioni degli organi di partito3.
Il tramonto personale e politico
La parabola personale di Terragni si conclude tragicamente: dopo aver partecipato come ufficiale alla campagna di Russia, ne tornò profondamente segnato, affetto da gravi disturbi psicologici che lo portarono a cure elettroconvulsive e infine alla morte prematura nel 1943, pochi giorni prima della caduta del regime6.
La sua figura rimane emblematica di una generazione di intellettuali e artisti italiani profondamente compromessi con il fascismo, ma anche capaci di produrre opere di grande valore che hanno saputo superare i confini ideologici e temporali65.
Riflessione critica e rivalutazione postuma
Nel dopoguerra, l’opera di Terragni fu inizialmente rimossa o criticata per il suo legame con il fascismo, ma successivamente rivalutata per il contributo innovativo all’architettura moderna.
Critici come Ernesto Nathan Rogers, Bruno Zevi e Peter Eisenman hanno sottolineato come il Razionalismo di Terragni abbia rappresentato una “oasi di verità” in un periodo dominato dalla retorica e dalla monumentalità del regime6.
In sintesi, Giuseppe Terragni fu un architetto profondamente legato al fascismo, sia per convinzione personale sia per ruolo istituzionale, ma la sua opera si colloca in una posizione critica rispetto all’evoluzione stilistica del regime e il suo lascito architettonico continua a essere oggetto di studio e dibattito per la sua complessità e modernità452.