meteo e terra

Lago di Como, già rimosse 600 tonnellate di legname. Ne mancano 1.800 – Cronaca, Aprica

Lago, già rimosse 600 tonnellate Ne mancano 1.800

Lago, già rimosse 600 tonnellate Ne mancano 1.800 – Cronaca, Aprica
Giardini (in genius loci) · GIARDINO, ORTO, FRUTTETO, TERRAZZAMENTI in Coatesa · Poesie

Da anni più nessuno si è occupato del giardino. … di GHIANNIS RITSOS, Rinascita

Da anni più nessuno si è occupato del giardino. Eppure
quest’anno – maggio, giugno – è rifiorito da solo,
è divampato tutto fino all’inferriata, – mille rose,
mille garofani, mille gerani, mille piselli odorosi –
viola, arancione, verde, rosso e giallo,
colori – colori-ali; – tanto che la donna uscì di nuovo
a dare l’acqua col suo vecchio annaffiatoio – di nuovo bella,
serena, con una convinzione indefinibile. E il giardino
la nascose fino alle spalle, l’abbracciò, la conquistò tutta;
la sollevò tra le sue braccia. E allora, a mezzogiorno in punto, vedemmo
il giardino e la donna con l’annaffiatoio ascendere al cielo –
e mentre guardavamo in alto, alcune gocce dell’annaffiatoio
ci caddero dolcemente sulle guance, sul mento, sulle labbra.

Ghiannis Ritsos

3 giugno 1969
Karlòvasi- Samo

da “Pietre Ripetizioni Sbarre”, Crocetti Editore, 2004

ORTO: lavori, cure, manutenzione · Poesie

Dell’innaffiare il giardino – B. Brecht, Poesie e canzoni, trad. Ruth Leiser e Franco Fortini, Einaudi 1967

Oh, bello innaffiare il giardino,

per far coraggio al verde!

Dar acqua agli alberi assetati!

Dai più che basti

e non dimenticare i cespugli delle siepi,

perfino quelli che non dan frutto,

quelli esausti e avari.

E non perdermi di vista

in mezzo ai fiori,

le male erbe, che hanno sete anche loro.

Non bagnare solo il prato fresco

o solo quello arido:

anche la terra nuda tu rinfrescala.

.B. Brecht, Poesie e canzoni, trad. Ruth Leiser e Franco Fortini, Einaudi 1967

Dell’innaffiare il giardino – L’Erba Canta
Gatti · Poesie

Se aveste mai dormito con un gatto … di Franco Marcoaldi, in Animali in versi, Einaudi, 2006

Se aveste mai dormito con un gatto

o un cane adagiato sopra al grembo,

ora conoscereste un altro sonno –

anch’esso animato da sogni

e da fantasmi, ma indenne da mentali

avvenimenti e conseguenti crucci e vacui spasmi –

proteso al cuore originario della vita:

l’uno da cui siamo venuti tutti

e a cui tutti torneremo.

Se aveste mai dormito con un gatto

o un cane adagiato sopra al grembo,

ora sapreste cos’è la vera pace:

la felicità di assentarsi

dal frastuono e assieme

la prontezza di non mancare

mai all’appuntamento buono.

Se aveste mai dormito con un gatto

o un cane adagiato sopra al grembo,

ora sapreste che la metamorfosi è possibile –

che uomo e gatto e cane sono

entità volatili e cangianti: nel sonno

condiviso scompaiono le stinte

gerarchie tra cavalieri e fanti.

STORIA LOCALE E SOCIETA'

PORCACCHI Thomaso, La nobiltà della citta di Como (1568), Arnaldo Forni editore, Bologna (ristampa anastatica)

Biografie di persone · LETTERATURA: romanzi, racconti, poesie

TartaRugosa ha letto e scritto di: Marisa Bulgheroni (2020), Stella nera. Frammenti di una vita a due, Il Saggiatore, Milano

Avatar di Paolo FerrarioTARTARUGOSA

TartaRugosa ha letto e scritto di:

Marisa Bulgheroni (2020)

Stella nera. Frammenti di una vita a due

Il lutto, inteso come sentimento di dolore che proviamo per la perdita di una persona cara, è un evento che ci appartiene e ci richiede un lungo lavoro per ritrovare un orizzonte di senso, nonostante il definitivo congedo da qualcuno che nella nostra vita ha molto contato.

Con l’espressione “lavoro del lutto” Freud indica il processo energetico necessario per avviare quell’elaborazione psichica che consentirà di interiorizzare l’immagine del defunto e di riorganizzare l’intero mondo interno senza la presenza fisica della persona cara.

Un distacco importante non può essere assorbito in un periodo breve: l’ordine sconvolto dall’evento ha bisogno di essere ricomposto attraverso una serie di gesti, atti, reazioni che annunciano un’occasione di trasformazione per chi rimane e si interroga sul senso di sopravvivere avendo perso, nella persona amata, anche un pezzo di se…

View original post 848 altre parole

BIBLIOGRAFIE, LIBRI e EDITORI · Biografie di persone · Luciana Quaia · MEDITAZIONE nel Tempo · ORTO: lavori, cure, manutenzione · Pera Pia · Psiche e Psicanalisi · Tartarugosa

TartaRugosa ha letto e scritto di: Pia Pera (2016), Al giardino ancora non l’ho detto, Ponte alle Grazie – scritto da TartaRugosa

TartaRugosa ha letto e scritto di:

Pia Pera (2016)

Al giardino ancora non l’ho detto

Ponte alle Grazie

piatto-pia-pera

 

E’ alle parole di Emily Dickinson che si ispira il titolo di questo libro, l’ultimo di Pia Pera.

” Al giardino ancora non l’ho detto – / non ce la farei. / Nemmeno ho la forza adesso / di confessarlo all’ape. / Non ne farò parola per strada – / le vetrine mi guarderebbero fisso – / che una tanto timida – tanto ignara / abbia l’audacia di morire. / Non devono saperlo le colline – / dove ho tanto vagabondato – / né va detto alle foreste amanti – / il giorno che me ne andrò – /e non lo si sussurri a tavola – / né si accenni sbadati, en passant, / che qualcuno oggi / penetrerà dentro l’Ignoto. ”

La scrittrice, maggiormente conosciuta per i suoi testi sui giardini, in queste pagine prende congedo dalla sua tenuta, nella campagna di Lucca.

Una sorta di diario non-diario: che il tempo scorre lo capisci dalla descrizione delle fioriture, delle messe a dimora di bulbi, rose e cespugli, dalle operazioni dettate dal susseguirsi delle stagioni.

E dai cambiamenti corporei che Pia descrive sia fisicamente, sia attraversando biografie di altre persone che si sono trovate in analoga situazione.

In questo soliloquio a flusso continuo emergono intrecci di varia natura: filosofici, poetici, letterari, autobiografici, tutti improntati alla presa di coscienza della propria finitudine, ma con un’apertura di orizzonte verso lo spazio più amato, il proprio giardino.

“Vale sempre la pena di piantare un giardino, poco importa se di tempo ne resta poco, se tutto vacilla e la morte avanza. Vale sempre la pena di trasformare uno spazio di terra in un posto accogliente, un luogo dove ci sia più vita”.

E’ un monologo denso, che non risparmia al lettore la partecipazione alle perdite narrate, talvolta con lucida razionalità, altre con nostalgia, altre con misto di speranza e investimento nei diversi tipi di cure.

“E’ cresciuta l’empatia. La consapevolezza che, non diversamente da una pianta, io pure subisco i danni delle intemperie, posso seccare, appassire, perdere pezzi, e soprattutto non muovermi come vorrei.

Mi trovo io stessa in balia. Questo ispira un sentimento di fratellanza col giardino, acuisce la sensazione di farne parte. Altrettanto indifesa, altrettanto mortale.

Forse non è così terribile che le forze lentamente scemino. Andarsene bisogna pure in qualche modo. Chi come me vive in solitudine fatica a rendersi conto che arriva il momento di cedere il passo, che la vita è fatta di fasi e non si resta identici fino alla fine”.

Il giardino è vita. Il giardino ha bisogno di cure. Le forze che si assottigliano sono per Pia fonte di preoccupazione, perché dove non c’è più dialogo tra uomo e paesaggio, la natura irrompe e se ne appropria. L’apprensione per il proprio futuro comprende anche la consapevolezza che ci sarà un inevitabile abbandono della manutenzione necessaria e questo tradimento il giardino ancora non lo conosce.

Pure esiste al tempo stesso un rispecchiamento, un desiderio di reciprocità:

“Non sono più il giardiniere. Sono pianta tra le piante, anche di me bisogna prendersi cura. Cosa è cambiato rispetto a prima? Innaffiavo, scavavo, pacciamavo, seminavo, coglievo, rastrellavo, potavo, bruciavo, concimavo, ramavo,tagliavo l’erba. Ora nulla di tutto questo. Passeggio, guardo, valuto, dico cosa fare, ma soprattutto: mi viene preparato da mangiare, mi viene servito a tavola, vengono lavate e stirate le mie cose, vengo accompagnata in auto. Comincio a somigliare sempre più a una pianta di cui bisogna prendersi cura, divento sorella di tutto quanto vive nel giardino, parte di questa sconfinata materia di cui ignoro confini e profondità”.

Lentamente mutano le prospettive:

“La malattia si distingue in questo: impone un’accelerazione a un processo di perdita che, semplicemente invecchiando, resterebbe impercettibile.

Forse questo bisogna fare nel tempo che resta. Non disperderlo in tentativi vani, ma concentrarsi e sfrondare. Più che mai sfrondare. Accettare serenamente la fine”.

Insieme a Pia viviamo momenti bui, le altalene delle remissioni e delle riacutizzazioni, il travaglio della scelta di eterogenei approcci di cura: i farmaci sperimentali, il Qi Gong, l’agopuntura, l’ayurveda, il bombardamento dei vari consigli forniti dalle testimonianze di altri malati sui poteri di improbabili guaritori, la ricerca delle energie elettromagnetiche nocive nel luogo domestico, il tentativo della terapia chelante. Tutto ciò a sua volta associato all’irrompere del sospetto di essere in mano a ciarlatani imbroglioni e alle decisioni prese all’ultimo minuto di sottrarsi o offrirsi a proposte terapeutiche non convenzionali.

Non solo le trasformazioni del corpo, ma della casa, degli spostamenti degli oggetti, dei libri da eliminare, della gioia per l’arrivo della carrozzina.

“Siamo noi a scegliere, di volta in volta, come vivere quanto ci viene dato. Questo imprevisto: a me la scelta tra farne un momento di frustrazione, o uno spiraglio di libera contemplazione nell’ora forse più bella del giorno, sospesa com’è tra il buio e la luce”.

Pur avendo scelto di vivere da sola, Pia riceve spesso visite e confidenze di amici lontani e vicini con cui condividere ricordi di viaggi, riflessioni sul pensiero buddhista, spostamenti verso studi medici, racconti di altre persone che come lei, hanno amato un giardino e a esso hanno dovuto dire addio.

Filosofi, poeti e scrittori lasciano le loro tracce in questo accompagnamento di sé.

Gradualmente, nella sua casa e nella sua terra, fanno comparsa figure di aiuto:“Quanto mi piace dire agli altri cosa devono fare. Ci voleva da ammalarsi, per scoprire quanto dare disposizioni sia in fondo più gratificante di una faticosa autosufficienza”.

Non è un percorso facile. Pia non pensava di morire a sessant’anni e spesso le piaceva immaginarsi vecchia, con le rughe e i capelli bianchi. Quando la malattia irrompe, però, bisogna fare appello a ciò che rimane e a come è possibile sfruttarlo al massimo e quando anche queste ultime capacità si dissolvono, la meditazione aiuta a tenere sotto controllo paura e terrore nel momento più cupo, quello della notte.

La revisione del proprio esistere si ancora alla similitudine delle stagioni:“Sul finire dell’inverno è sempre il mandorlo il primo a fiorire, adesso è il momento del susino. I meli non ancora, i ciliegi non ancora. Non sboccia tutto insieme, così ciascuno si gode il suo momento di gloria,ognuno a turno può esercitare la sua attrattiva ..Mi piacerebbe facessero così anche gli umani, che si accontentassero di primeggiare nel momento del loro massimo fulgore e accettassero poi di restarsene discretamente in disparte”.

Man mano che le possibilità del corpo si restringono, una nuova dimensione si apre:

“Adesso il giardino è il grembo in cui passo questo tempo fisicamente poco attivo in un senso di pace, serenità. E’ quello che vedo dalla finestra, quando sono sdraiata sul divano a leggere.  .. Il giardiniere e la morte si configura allora così: il rifugiarsi in un luogo ove morire non sia aspro.

E’ tutto di una bellezza, una grazia, un’armonia, che mi sorprendo a desiderare di vedere un’altra primavera ancora, e a pensare: che strano che adesso che ne dubito, che non lo do per scontato, il mondo mi appaia incredibilmente ricco di meraviglie”.

Il 26 luglio 2016 Pia se ne va.

TartaRugosa, nel suo giardino, aveva da poco finito di leggere quelle che sono diventate le sue memorie.

Sorgente: TartaRugosa ha letto e scritto di: Pia Pera (2016), Al giardino ancora non l’ho detto, Ponte alle Grazie – TartaRugosa

Vacanzine

OBIETTIVO VACANZE: Espansione TV-Nessun Dorma 03/06/2016 e LUCIANA QUAIA , Vacanze, alla ricerca del tempo perduto, in Muoversi Insieme di Stannah

 

LUCIANA QUAIA , Vacanze, alla ricerca del tempo perduto in Muoversi Insieme di Stannah

Tempo d’estate, tempo per sé. Ma cos’è davvero il tempo, ora che possiamo percepirlo fuori dalle fatiche del lavoro? Sta diventando sempre più complicato distinguere fra il tempo personale, misurato sul nostro vissuto, e quello dell’impegno, in genere lavorativo, inesorabilmente misurato da orologio, agenda e calendario.
A fare chiarezza ci vengono in aiuto gli antichi greci che offrivano alcune chiavi di comprensione valide anche oggi.
Infatti, proponevano due parole per distinguere queste diverse percezioni del tempo: Chronos, che interpretava il tempo nel suo aspetto quantitativo e, quindi, legato allo scorrere delle ore e Kairos, che ne coglieva il suo aspetto qualitativo, ovvero il tempo come il momento propizio o la buona occasione per dare senso alla storia vissuta, un tempo cioè dove succede sempre qualcosa di speciale e non solo finalizzato al risultato di una certa azione.
Per recuperare Kairos diventa essenziale abbracciare la lentezza, strumento indispensabile per riconquistare il rapporto con il pensiero e l’immaginazione ed essere disposti a creare il giusto vuoto dentro per poterlo riempire con quell’abbondanza di vita da gustare che i nostri sensi non sono più abituati a cogliere.

segue qui:

http://www.muoversinsieme.it/magazine/tempo-libero/viaggi/vacanze-alla-ricerca-del-tempo-perduto/


LUCIANA QUAIA , Psicologia del viaggiatore, in Muoversi Insieme di Stannah

E’ estiva l’abitudine di partire alla ricerca di luoghi che consentano  di scoprire nuove realtà lontane dalla consuetudine del vivere quotidiano e dei suoi ritmi doveristici. Un modo per “dimenticarsi” chi si è, dove si abita, chi ti vive accanto e, per un misurato lasso di tempo, poter respirare aria diversa, sperimentare altri spazi, culture, costumi.
Il viaggio condotto nell’epoca moderna, diventato ormai routine, ha radicalmente mutato la figura storico-sociale del viaggiatore, così come lo si può riscontrare nelle diverse etimologie che nel corso del tempo hanno sottolineato le ristrutturazioni di tale termine.
E’ interessante, per esempio, soffermarsi sul latino viaticum, col quale si intendeva la raccolta di provviste necessarie ad affrontare un trasferimento piuttosto lungo da un territorio all’altro, o la parola inglese travel, così vicina al nostro italiano travaglio, che mette in risalto come nel passato i viaggi rivestissero impegno, gravosità e sofferenza. d’altro canto anche il tedesco reise nella sua originarietà enunciava l’abbandono di uno stato di quiete, così come l’inglese to rise significa alzarsi.

In definitiva viene da immaginare che ciò che oggi è vissuto come evasione e praticamente fenomeno di massa, anticamente costituiva difficoltà nello spostamento, disagio nel percorso, avventure alla ricerca di terre sconosciute che comportavano rischi anche elevati per la sopravvivenza.
Ma perché si viaggia e, soprattutto, il viaggio deve avere sempre una meta?

segue qui:

http://www.muoversinsieme.it/magazine/salute-benessere/psicologia-del-viaggiatore/

 

a: da classificare

iniziative culturali del LICEO CLASSICO e SCIENTIFICO VOLTA di Como: Dimostrazione su Inferno; Antigone εις αιει, ossia, Antigone per sempre; Uomo e guerra nel Novecento: una scelta autonoma di brani, giugno 2016

Il Liceo classico e scientifico Volta di Como ha svolto, nel corso dell’anno scolastico, molte iniziative culturali, che hanno avuto gli studenti come protagonisti assoluti. Dopo la riuscita mattinata in occasione del Festival Europa in versi, lunedì 6 giugno dalle ore 20 nel cortile del Liceo i due gruppi di laboratorio teatrale proporranno due spettacoli molto diversi fra loro, ma accomunati dallo stesso spirito. Il laboratorio guidato da Pino Di Bello e coordinato da Ornella Marelli ha intrapreso un percorso biennale di studio sull’inferno dantesco, di cui presenta una prima parte, intitolata Dimostrazione su Inferno, destinata ad essere completata nel prossimo anno scolastico.

inferno

Il gruppo coordinato da Carmen Arcidiaco si è concentrato invece su Antigone, con una rivisitazione della sua figura: Antigone εις αιει,  ossia, Antigone per sempre.

Fra uno spettacolo e l’altro, la III C propone il percorso di letture svolto durante quest’anno, incentrato su Uomo e guerra nel Novecento: una scelta autonoma di brani, confluita anche in un blog di classe: http://uomoeguerra.blogspot.it/ , e che verranno letti dagli stessi studenti protagonisti anche dell’intervento di apertura dell’Open Day del Razionalismo, lo scorso aprile.

 

Tutti gli spettacoli sono a ingresso libero.

 

Tutti gli spettacoli sono a ingresso libero6 GIUGNO 2016 – LICEO “VOLTA” – COMO

L’UOMO DI FRONTE ALLE GUERRE DEL NOVECENTO

SCELTA DI LETTURE A CURA DELLA III C

LA GUERRA E L’UOMO

ANDREA PETERLIN LEGGE IL MONOLOGO TRATTO DA SCHINDLER’S LIST

VALENTINA LAMARUCCIOLA LEGGE I. SVEVO – LA COSCIENZA DI ZENO

LA PRIMA GUERRA MONDIALE

LORENZO ABATE LEGGE E.M. REMARQUE – NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE

PAOLO CICCARDINI LEGGE G. UNGARETTI – SAN MARTINO DEL CARSO

NICOLE CRABTREE LEGGE C. REBORA – VOCE DI VEDETTA MORTA

PAOLO GILARDONI LEGGE LA TREGUA DI NATALE

SARA MOIOLI LEGGE P. TORRESAN – IO NON HO MAI PARLATO CON TE, SIGNORE

GRETA ALBONICO LEGGE J.R.R. TOLKIEN – DA IL SIGNORE DEGLI ANELLI – IL RITORNO DEL RE

LA SECONDA GUERRA MONDIALE

IRENE BENINCASA LEGGE W. SZYMBORSKA – LA PRIMA FOTOGRAFIA DI HITLER

BEATRICE SEDDA LEGGE B.BRECHT – MIO FRATELLO AVIATORE

ANNALISA BAFFA LEGGE UNA LETTERA DAL FRONTE ALBANESE

BEATRICE MARCOLLI, ELISA RUGGERI E MICHELA TABORELLI LEGGONO LETTERE DA STALINGRADO

ANNA NESSI E FRANCESCA SORMANI LEGGONO I.CALVINO – PASSI DA IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO

LAVINIA FREDIANI LEGGE B. FENOGLIO – UNA QUESTIONE PRIVATA

LUCREZIA LOMBARDO LEGGE P. NERUDA – PASSI DA ODE ALL’ATOMO

FRANCESCO MAZZONE LEGGE A.TABUCCHI – DA TRISTANO MUORE

CONSIDERAZIONI ATTUALI

FILIPPO FERRARI LEGGE S. QUASIMODO – UOMO DEL MIO TEMPO

NICCOLO’ CASARTELLI LEGGE S. FREUD – CONSIDERAZIONI ATTUALI SULLA GUERRA E SULLA MORTE

 

VISITATE IL BLOG: http://uomoeguerra.blogspot.it/

29_co180-00029d01

a: da classificare · Fiori

EURYOPS VIRGINEUS

EURYOPS3388EURYOPS3389

la Lenta

La LENTA a Coatesa, 25 aprile 2015

Altri Post dedicati alla LENTA:

MUSICA

Al Bal tabarin, CAFFE’ CONCERTO Venerdì 8 agosto – ore 18:15 Piazza Martinelli, Como

Testata

CAFFE’ CONCERTO
Venerdì 8 agosto – 
ore 18:15

Piazza Martinelli, Como

Al Bal tabarin

Duchesse, contesse e femmine fatali: alla Duchessa “impongon la virtù…….”
Sul Nilo blù “ Si sposano le grù insieme ai marabou”

Elena D’Angelola Canzonettista, la soubrette, il soprano
Franceso Tuppo: il tenore
Luigi Monti: il (solito) fine dicitore
Sabina Concari, pianoforte