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Eli Riva 1921 – 2007. Segni nel territorio
Maestro della scultura, Eli Riva è considerato l’ultimo erede dei “magistri cumacini” per quel suo scalpellare “a taglio diretto” nel marmo come i marmorini antichi, come gli scalpellini delle valli lombarde, e sempre senza modelli preparatori.
Attivo fin dall’adolescenza in diversi campi dell’arte, ha consegnato al territorio un’enorme eredità di opere, studi e progetti.
Il volume – appena edito da NodoLibri – è stato pensato in occasione del centenario della nascita di Eli Riva. 172 pagine, oltre 200 immagini a colori, un indice ragionato delle opere e due mappe visive aiutano a orientarsi nella variegata geografia del pensiero artistico di Riva, alla scoperta di tutte le opere raggiungibili in Como e dintorni.La pubblicazione considera infatti i “segni” lasciati da Eli Riva nel territorio, essenzialmente comasco, ma con linee di percorso divaganti che arrivano, ad esempio, fino alla montagna di Cima di Castello, alle sponde del lago, in territorio elvetico o all’ospedale di Limbiate.Se l’arte sacra costituiva per Eli Riva una vera e propria vocazione, molti sono stati i suoi apporti anche in campo secolare: fra tutti quelli che risaltano nelle pagine del libro, ricordiamo qui soltanto la sua “filosofia della piazza”, il progetto con cui Riva nel 1975 vinse il concorso (mai realizzato) per la sistemazione dell’eterna incompiuta piazza Cavour.Maestro della scultura, Eli Riva è considerato l’ultimo erede dei “magistri cumacini” per quel suo scalpellare “a taglio diretto” nel marmo come i marmorini antichi, come gli scalpellini delle valli lombarde, e sempre senza modelli preparatori. Attivo fin dall’adolescenza in diversi campi dell’arte, ha consegnato al territorio un’enorme eredità di opere, studi e progetti.Il libro – che completa la ricostruzione storico-stilistica dell’artista, aggiungendosi al volume scritto in occasione della grande mostra “Eli Riva. Tradizione e modernità”, realizzata a Villa Olmo nel 2015 – nasce su impulso e iniziativa di Associazione Eli Riva. Oltre ai testi di Enza Coratolo e Giovanna Riva, si trovano contributi di Paolo Aquilini, Paolo Biscotti, Alessandra Bonfanti, Pietro Boyl di Putifigari, Valentino Carboncini, Guerrino Mattei e Rossano Nistri. |
Ma un altro episodio inciderà più profondamente nella coscienza del protagonista: la visita agli scavi di Villa Adriana, a Tivoli.
vai a Notizie degli scavi (2010) | FilmTv.it.
vai a cinema racconta http://cinrac.wordpress.com/2013/02/25/notizie-degli-scavi-di-emidio-greco-con-giuseppe-battiston-e-ambra-angiolini-2010/
Sabato, 11 giugno 2011
Lo scultore Giulio Monteverde può essere considerato precursore del Simbolismo con il Monumento a Francesco Oneto che si trova nel cimitero monumentale di Staglieno a Genova. L’arte funeraria dell’Ottocento si compiace di esaltare le virtù del defunto sulle tombe o rappresenta i congiunti in lacrime, ma egli ha scacciato tutta questa folla per portare nei cimiteri la visione dell’Angelo della Morte: un angelo che medita il mistero e veglia sulle spoglie del defunto. L’angelo androgino rappresenta, sotto molti aspetti, il “punto di rottura” storico nel passaggio da una visione positivista della morte, che trovava nel realismo il linguaggio più congeniale, a quella dubbiosa che sfocerà nel clima decadente-simbolista. In questo processo di rinnovamento, l’angelo perde la connotazione cristiana di guida verso il Paradiso per divenire testimone del mistero del nulla. L’angelo Oneto non offre alcun gesto consolatorio, ma appare distaccato ed imperturbabile.
*
GIULIO MONTEVERDE, L’angelo ambiguo : Ai confini dello sguardo.
Jason deCaires Taylor is a man of many identities whose work resonates with the influences of his eclectic life. Growing up in Europe and Asia with his English father and Guyanese mother nurtured his passion for exploration and discovery. Much of his childhood was spent on the coral reefs of Malaysia where he developed a profound love of the sea and a fascination with the natural world. This would later lead him to spend several years working as a scuba diving instructor in various parts of the globe, developing a strong interest in conservation, underwater naturalism and photography. His bond with the sea remains a constant throughout Taylor’s life though other key influences are found far from the oceans. During his teenage years, work as a graffiti artist fired his interest in the relationship between art and the environment, fostering an ambition to produce art in public spaces and directing the focus of his formal art training. He graduated in 1998 from the London Institute of Arts, with a B.A. Honours in Sculpture and Ceramics. Later, experience in Canterbury Cathedral taught him traditional stone carving techniques whilst five years working in set design and concert installations exposed him to cranes, lifting, logistics and completing projects on a grand scale.
With this range of experiences he was equipping himself with the skills required to execute the ambitious underwater projects that have made his name. Carving cement instead of stone and supervising cranes while in full scuba gear to create artificial reefs submerged below the surface of the Caribbean Sea, the various strands of his diverse life resolve themselves convincingly in the development of his underwater sculptures. These ambitious, public works have a practical, functional aspect, facilitating positive interactions between people and fragile underwater habitats.
da: http://www.underwatersculpture.com/index.asp
Ringrazio la cara Simona Kolonistuga per la straordinaria segnalazione
Convegno sul legame tra Italia e Thailandia
Padiglione siamese all’Esposizione Universale (Torino 1911)
TORINO
Esiste un rapporto speciale tra Torino e la Thailandia, con radici profonde nel tempo, attestato da numerose testimonianze architettoniche –a Bangkok, architetti piemontesi come Mario Tamagno e Annibale Rigotti gli artefici di opere quali la Sala del Trono, la Villa Norasingh, alcuni ponti, molte ville private…- e culturali, tra le quali spicca la Biblioteca del Cesmeo che, con la sua cospicua collezione di testi in lingua thai e volumi sulla Thailandia, è diventata una realtà pressoché unica in tutta Italia.
Questo legame, e più in generale quello dello Stato asiatico con l’Italia, è il tema conduttore del Convegno “140 anni di relazioni italo-thailandesi” organizzato dal Cesmeo e dal Consolato Generale di Thailandia, con il patrocinio del Politecnico di Torino, che si svolgerà a Torino oggi, dalle ore 15.30 presso il Centro Congressi Unione Industriale – Sala Piemonte – in via Fanti 17, al quale parteciperà l’Ambasciatore di Thailandia a Roma, S.E. Pradap Pibulsonggram.
Attraverso numerose relazioni di esperti italiani e thailandesi in vari settori culturali, si delineerà l’ampiezza dei rapporti italo-thai e saranno messe in evidenza le attestazioni di tale vicinanza, ossia le opere architettoniche italiane presenti sul territorio.
Infatti, ancora oggi a Bangkok, all’ombra dei moderni grattacieli, rimangono numerose e ammirate le testimonianze monumentali, frutto dell’intensa attività artistica italiana. Si tratta di opere eseguite da artisti e architetti italiani che soggiornarono alla corte del Siam e che, pur assecondando le aspettative di grandiosità e di modernità della casa reale, rivelano un mirabile connubio tra le strutture architettoniche occidentali e gli stilemi decorativi thai.
“I rapporti di collaborazione tra il Cesmeo e la Thailandia si inseriscono e si riconnettono naturalmente alla tradizione degli intensi e proficui rapporti che dal 1868 legano la Thailandia al nostro Paese e al Piemonte in particolare. –afferma Irma Piovano, Supervisor of the scientific activities and cultural relations, Cesmeo- Il Convegno del 15 maggio intende mantenere e intensificare i rapporti di amicizia e collaborazione con la Thailandia e, al contempo, studiarne le radici storiche e culturali e gli importanti esiti tuttora presenti e ammirati nell’attuale Bangkok. A tal fine il Cesmeo ha avviato il progetto per la pubblicazione di un volume dedicato agli artisti e architetti piemontesi e toscani in Siam, affidato a Francesca B. Filippi della I Facoltà di Architettura, Politecnico di Torino, e a Neungreudee Lohapon, Direttore del Dipartimento di Lingue Occidentali dell’Università Chulalongkorn, Bangkok Alla versione italiana del Volume farà seguito la sua pubblicazione in lingua thai a cura dell’Università Chulalongkornk”.
Come si evince dal titolo del Convegno, le relazioni tra Italia e Thailandia divennero particolarmente profonde quasi un secolo e mezzo fa: nel 1868 fu stipulato fra i due Paesi il Trattato di Amicizia e alle due visite, nel 1897 e 1907, del sovrano Rama V in Italia (una tappa importante del suo viaggio fu proprio a Torino), fece seguito l’interesse della corte thai per l’arte italiana e viceversa. Non a caso per l’Esposizione Internazionale del 1911 al Valentino fu costruito il padiglione siamese a forma di pagoda.
Una relazione del convegno sarà appunto incentrata sui torinesi e piemontesi in Siam, tra i quali si ricordano il pittore Cesare Ferro, gli artisti e architetti Annibale Rigotti, Ercole Manfredi, Mario Tamagno, e lo scultore Vittorio Novi.