… a Como è stato conservato soltanto l’ex Beretta della valle del Cosia …
letto in edizione cartacea
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https://ordine.laprovinciadicomo.it/archivio/ricerca/autore/Clemente_Tajana
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Venerdì prossimo (1 novembre 2019) alle 10,30, presso la radura del Ponte dei Bottini, le amministrazioni comunali di Albese con Cassano, Como e Tavernerio, organizzano la festa di inaugurazione del Parco Locale di Interesse Sovracomunale (PLIS) “Valle del Torrente Cosia”, approvato definitivamente dalla Provincia di Como nello scorso agosto
da


Le vie della seta sono infinite e Como, punto di riferimento mondiale del tessile, ne è ricchissima.
Cominciamo a riscoprire quella che corre lungo il torrente che ha alimentato tante aziende del settore e su cui si affacciano anche il Museo della Seta e il Setificio.
Il Museo della seta sarà punto di partenza e di arrivo di un percorso ad anello lungo le due sponde del Cosia, che seguirà le suggestioni di tre colori primari (giallo, rosso e blu) per intrecciare le storie di tre personaggi altrettanto primari per Como e non solo (Plinio il Vecchio, Alessandro Volta e Ambrogio Pessina) lontani nei secoli eppure legati da sottili, ma indistruttibili fili… di seta.
Arricchiscono la trama tante comparse, che hanno contribuito a fare la storia della città lariana, e frammenti della grande storia tessuti a Como, come la Tenda Rossa della spedizione Nobile. Lungo il cammino si scopriranno alcune fabbriche riconvertite a nuovi usi e altre ancora in funzione, un torrente che un tempo era colorato dagli scarichi delle tintostamperie e oggi sta riacquistando un forte valore ambientale.
Voce narrante Pietro Berra, con la collaborazione degli operatori del Museo della seta.
Accompagna all’organetto Andrea Pizzamiglio.
Nel finale performance che cuce arte, musica e poesia: mentre Berra, accompagnato da Pizzamiglio, leggerà testi dalla silloge “Fiumi sotterrati”, ispirata proprio al Cosia e ai suoi fratelli minori (il Valduce e il Fiume Aperto), Gaetano Orazio, che su quelle poesie aveva realizzato una serie di quadri, farà provare a chi vorrà tra i partecipanti l’esperienza di essere dipinti come tessuti e come il torrente che “cambiava colore secondo la moda”. Ciascuno, poi, potrà portare a casa in ricordo la propria “stampa”.
per iscriversi
dove: ritrovo Museo della Seta, via Castelnuovo 9
Disponibiltà limitata. Iscrizione obbligatoria https://www.eventbrite.it/e/biglietti-le-vie-della-seta-un-torrente-alla-moda-37393289335
Ore 14.30
Sorgente: Le vie della seta: un torrente alla moda | Como Italia
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Carteggio con L. N.
caro L.
ho da chiederti un piacere
mi piacerebbe che mi facessi o per iscritto o a mezzo audio un tuo
ragionamento sul “camminare per il centro storico”
ricordo benissimo che ne avevi parlato quella sera al …
ma purtroppo allora non avevo registrato la tua analisi
dicevi che camminando per como camminiamo nella storia e sotto “vivono” gli antenati di questa straordinaria città
ciao e grazie
ciao Paolo eccomi qui.
Dunque camminare per il centro storico….
Sì è vero camminare per il centro storico di Como,visto che siamo nati e
viviamo a Como.
Anche se per me è un sentimento di coscienza storica che và al di là
di questa azione, posto che tale coscienza ne è particolarmente
sollecitata, compiendo l’azione del movimento meditando.
Circa 30 anni fà, alla fine dei miei studi superiori e nell’intermezzo
prima di iniziare a lavorare, cioè nei mesi estivi, avevo condotto in
prima persona una ricerca genealogica sulla mia famiglia, di padre in
figlio, sui registri anagrafici parrocchiali di S.Agata in Como.
Molto aiutato dalle vicende della mia famiglia paterna, che non si è
mai mossa per secoli dall’ambito territoriale di Como, circoscritto al
Burghett, che è la via Gio Andrea Perlasca, quella piccola e corta
vietta che mette in comunicazione Viale Lecco con Via Dante nei pressi
della chiesa di S.Orsola.
Oggi tagliata fuori dal traffico, ma fino all’800 era l’imbocco fuori
dalle mura dell’unica strada che saliva al monte di Brunate,non
esistendo la via Tomaso Grossi nel suo primissimo tratto,che è stata
aperta appunto nella prima metà dell’800.
Non a caso proprio in corrispondenza della via Perlasca esiste sulle
mura un’apertura antica, la porta di S.Vitale,ora separata dalla via
Perlasca dalla ferrovia, che all’epoca non era ancora stata tracciata
E non a caso la piccola via è una rampetta in ripida salita, in quanto
in corrispondenza del suo sbocco in Via Dante esisteva il ponte di
valico del Torrente Valduce che scorre sotto la Via Dante.
Poi la via di salita coincideva grossomodo con l’attuale ulteriore
tratto della via Tomaso Grossi.
S.Orsola infatti è la chiesa superstite di 2 chiese distinte esistenti
in loco,la seconda era quella di S.Vitale ubicata esattamente
sull’attuale sede della ferrovia ed abbattuta (ahimè) proprio per
creare il varco di passo alla strada ferrata.
Mentre S.Orsola era la chiesa conventuale delle monache
Umiliate, S.Vitale di più antica fondazione (lo testimonia la dedica a un
santo martire romano il cui culto proviene dall’Esarcato di Ravenna
dove esiste la celeberrima Basilica di S.Vitale con mosaici bizantini
subito post-caduta dell’Impero Romano – il corteo di Giustiniano e
quello di Teodosia sua moglie) era la primitiva sede della vicaria
locale, vicaria di S.Agata, diventata parrocchia a sua volta negli
anni 70 del 1700,in epoca di soppressioni di enti ecclesiastici da
parte di Maria Teresa d’Austria, a S.Agata aveva sede altro convento
di monache Agostiniane.
S.Agata a sua volta succedeva come parrocchia a quella di
S.Martino,sita presso il ponte di S.Martino in riva al fiume Cosia in
Via Pannilani, eretta come parocchia dal vescovo Lazaro Carafino nel
1630 circa, succedendo a sua volta alla parte extra-moenia della
parrocchia di S.Sisto-attuale ex-cinema Lucernetta, di fronte a
Palazzo Giovio, attuale Museo.
Fin dal Medioevo le parrocchie erano situate solo intra-moenia ed
avevano giurisdizione territoriale anche sulla parte di territorio
abitato extra-moenia,nelle loro vicinanze.
Da qui il fatto che il territorio delle parrocchie era denominato
“intus” o “foris”, sottinteso moenia.
Ciò per dirti che la mia ricerca genealogica di padre in figlio si è
arrestata al 1639, data in cui è stata eretta la parrocchia di
S.Martino,in quanto i suoi registri sono conservati a S.Agata, dove è
stata traslato l’istituto giuridico parrocchiale.
La creazione della parrocchia di S.Orsola è infatti molto
recente -1907- scorporandola dalla parrocchia di s.Agata.
Ma venendo a me,solo mio padre è nato in parrocchia di S.Orsola,già
mio nonno nacque nel 1886 ancora in parrocchia di S.Agata e abitando
ancora al Burghett, dove hanno abitato sempre i suoi e miei avi, almeno
a partire dal 1639, data in cui si interrompono le mie
ricerche-creazione della parrocchia di S.Martino.
E’ stato infatti il mio bis-nonno, suo padre, ad acquistare il progetto
già redatto di casa …
Attuale sede dell’Istituto S.Croce (appunto) dell’Opera Don Folci, casa di riposo per sacerdoti anziani ed una volta,quand’ero
bambino,sede di pre-seminario per i chierici provenienti dalla
Valtellina che frequentavano i Seminari Diocesani di Como.
Don Folci era nativo di Colorina in Valtellina.
Ti ho fatto un piccolo excursus di ciò che storicamente si chiamano i
Borghi di Como-o almeno di un Borgo-(ed una volta erano Borghi e Corpi
Santi, denominando così la miriade di conventi di cui era costellata
Como subito fuori dalle mura,oltre a quelli in Città Murata (per questo
Como era nota come la città dei conventi).
Te ne ho infatti nominati quasi una decina tra casa mia, ponte di
S.Martino e le mura.
Dalla ricerca geneaologica ho tratto circa 12-14 persone da cui
discendo in linea diretta, di padre in figlio.
Conoscere i loro nomi,le loro date precise di esistenza, me le ha fatte
contestualizzare una per una nel periodo storico in cui hanno vissuto,
fino al più antico che mi è noto, tale … vivente negli
anni ’30 del ‘600 e quindi contemporaneo di Renzo e Lucia e della
peste manzoniana del 1630.
Contemporaneo del Cardinal Federigo Borromeo.
Qualificato negli atti parrocchiali come “faber ferrarius”, il tuo
patronimico!!! guarda che coincidenza!.
Il fatto stesso che su uno dei pochissimi atti pubblici che lascia
traccia di quest’uomo qualunque, vien registrato menzionando la sua
professione, è di rilevanza notevole.
Faceva parte di una corporazione,probabilmente.
E doveva aver reso dei servigi notevoli a gente importante
dell’epoca, come i Giovio, se un personaggio noto in Como come Donna
Calidonia Giovio e suo marito, un Della Porta (altra famiglia nobile
comasca dell’epoca),si erano prestati a essere madrina e padrino di
battesimo di una sua figlia.
Di Calidonia Giovio esiste al Museo Giovio (loro dimora avita) un
ritratto a figura intera,in ricchi abiti neri spagnoleggianti e
gorgiera di pizzo,con 1 o 2 figli,con alle spalle un orologio da
tavolo,simbolo di ricchezza ma anche del fatto che “tempus fugit” o
“ruhit hora”, memento in contrasto con la bellezza austera di questa
donna ritratta sui 30 anni.
Guardando questa donna io posso guardare negli occhi l’effige di una
persona che in vita ha visto negli occhi il mio avo.
Ed il legame diretto con il mio avo,che sento quasi fisico e
tangibile,è stabilito.
Come è stabilito con le 14 persone una dopo l’altra,una sopra l’altra
in linea verticale come si disegna un albero genealogico,costituiscono
il mio “stipite” o asse genealogico che conosco nome per nome.
Per questo le posso sentire sempre in linea verticale sotto i miei
piedi,quando calpesto “i piood” del selciato del centro storico.
Il riferimento dal sopra passa al sotto,luogo fisico e metafisico
dell’archeologia.
In particolare quando passo davanti a Palazzo Giovio, da cui il
Burghett dista un tiro di sasso attraverso la via Serafino Balestra o
Contrada dalle Orfanelle, uscendo dalle mura per la porta di S.Vitale.
Ecco il nesso logico-logistico per cui il faber ferrarius mio avo ha
potuto probabilmente lavorare per la Gens Iovia o Giovio.
Se pensi che solo 60 persone in linea retta,di padre in figlio,ci
separano dai ns avi contemporanei di Ottaviano Augusto-quando
Novocomun era già stata ri-fondata,dopo il Comun Oppidum celto insubre dell’attuale località Prestino-non sembra anche a te di poter
sollevare la mano nel gesto Ave! di saluto e rivolgergli la parola?
Con questa coscienza posso camminare per Como in consapevolezza di
camminare sulla testa dei miei avi,non di persone qualunque e
sconosciute,ma proprio dei miei ascendenti,coloro senza la cui
esistenza non potrei essere “hic et nunc” a scriverti questa storia.
Questo è attualizzare la storia, la grande attraverso la micro, e viceversa.
L’ho presa un po’ alla lontana, ma spero di essere riuscito a farti
scorrere un film di immagini davanti agli occhi,attraverso i secoli
che hanno prodotto oggi la nostra stessa esistenza e persona.
Riuscire a farti intravvedere il profilo di un tuo “ferrarius”
contemporaneo del mio “faber ferrarius” dell’epoca dei Promessi
Sposi,su quel ramo del Lago di Como che volge a Occidente,verso l’urbs
cancrina (le braccia di Geno e di Borgovico).
a questo punto ti saluto con un “vale”.
Luca
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Lo SGUARDO di Luciana
Lo SGUARDO di Paolo
Il Cosia su wikipedia:
https://www.wikiwand.com/it/Cosia
Il Cosia è il torrente della città di Como. Per i Comaschi, però è quasi sconosciuto, o comunque non è di certo l’immagine di una bellezza della natura. Le profonde trasformazioni che hanno coinvolto il territorio, e in particolare le aree urbane, hanno portato alla regimazione del suo corso e ad un suo utilizzo come recapito di scarichi civili e industriali. Ma basta allontanarsi, anche di poco, dal centro urbano, verso la periferia orientale, per avere una sorpresa inaspettata. Sembra di entrare in un mondo diverso, dove si possono ancora respirare atmosfere “di una volta”, inconsuete per una periferia urbana
(in http://www.triangololariano.it/it/il-torrente-cosia-e-la-sua-valle.aspx)
La strada del tram è leggermente in salita (ma come facevano a scarrozzare le carrozze resta un mistero della scienza) e s’arriva – ci vogliono un paio di chilometri – al ponte dei Bottini.
Qui il ponte c’è per merito de la Città possibile che volle ricostruirlo per consentire di raggiungere Tavernerio ai passeggiatori ed amanti della natura. Bella opera d’ingegneria che attraversa lo strapiombo sul torrente Cosia, davvero pauroso. Poi ancora prati e meno alberi.
in https://www.facebook.com/MonizzaComo/posts/538657822921948