9 Terrazza della VITE CANADESE · MEDITAZIONE nel Tempo · tentativi di esaurimento del luogo

I luoghi del QUI e ORA: le sedie della terrazza della Pergola

“Il richiamo del distante e del difficile è ingannevole. 

La grande opportunità sta dove ti trovi.

John Burroughs

8 Terrazza dell'ORTO di Luciana e delle PIANTE AROMATICHE · Cipressi · MEDITAZIONE nel Tempo · tentativi di esaurimento del luogo

I luoghi del QUI e ORA: le sedie della terrazza dell’orto di Luciana

Inspirando, dimoro nel qui e ora.

Espirando, dimoro nell’adesso! 

In Lo sbocciare del Loto, di Thich Nhat Hanh

3 Vialetto del FRUTTETO, dell'ORTO e del Ciliegio · MEDITAZIONE nel Tempo · tentativi di esaurimento del luogo

I luoghi del QUI e ORA: le sedie della terrazza dell’orto e del ciliegio

“Pensa agli ALBERI che se ne stanno lì dritti, insieme, in un bosco. Non parlano ma percepiscono la presenza reciproca” in Thich Nhat Hanh, Sedersi in consapevolezza, Terra Nuova edizioni, 2015, pagina 17

2 Vialetto della VITE DELL'UVA e dell'ACERO GIAPPONESE · Panchine · tentativi di esaurimento del luogo

I luoghi del QUI e ORA: la panchina del Chicco sulla terrazza della vite

” è la panchina l’arredo intelligente e visionario sul quale vale la pena sedersi se vogliamo comprendere davvero da dove veniamo e la realtà che viviamo”, in in Michael Jacob, Sulla panchina, Einaudi, 2014, pag. 258

4 Vialetto del CACO dei MIRTILLI e dell'ARANCIO · MEDITAZIONE nel Tempo · Panchine · tentativi di esaurimento del luogo

I luoghi del QUI e ORA: le panchine del piano del Caco e degli Aranci

“La panchina serve, certo, a sedersi. Il suo senso non si limita tuttavia a quest’uso primario  … la panchina contiene, concentra e concretizza il tragitto che ci ha portato qui , accanto o su di essa”,  in Michael Jacob, Sulla panchina, Einaudi, 2014, pag. 5

GENIUS LOCI · LUOGHI D'ITALIA · tentativi di esaurimento del luogo

Moreno Carlos, prefazione di Richard Sennett, postfazione di Saskia Sassen, La città dei 15 minuti. Per una cultura urbana democratica, Add editore, 2024

Biografie di persone · COMO città · GENIUS LOCI · LAGO DI COMO-LARIO: Luoghi · tentativi di esaurimento del luogo

C’era una volta a Como. Ricordi e immagini di qualche tempo fa, di Marco Guggiari e Carlo Pozzoni, Giovedì 23 marzo ore 16.30; Domenica 26 marzo ore 17

CULTURA e CULTURA LOCALE · GENIUS LOCI · Lombardia · LUOGHI D'ITALIA · tentativi di esaurimento del luogo

Dal Cengio Gilberto, Borghi della Lombardia, Editoriale Programma, 2022

GENIUS LOCI · Luciana nel corso del tempo · tentativi di esaurimento del luogo

TartaRugosa ha letto e scritto di: Pierre Bayard (2012), Come parlare di luoghi senza esserci mai stati. Traduzione di Riccardo Bentsik, Excelsior 1881, Milano

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TartaRugosa ha letto e scritto di:

Pierre Bayard (2012)

Come parlare di luoghi senza esserci mai stati

Traduzione di Riccardo Bentsik

Excelsior 1881, Milano

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Ecco un motto molto accattivante : “Il miglior modo per parlare di un posto è di restarsene a casa”, che – per una tartaruga – calza alla perfezione.

Di nuovo Bayard, già incontrato con “Come parlare di un libro senza averlo mai letto”, che questa volta ci prova con i luoghi, dimostrando che l’ignoranza rispetto ad un argomento non sempre è un ostacolo per poterne parlare con competenza e che molti scrittori e pensatori preferiscono restare al proprio scrittoio piuttosto che affrontare i posti di cui desiderano parlare.

Fra i molti citati, ne scelgo alcuni.

Chi non conosce, almeno di nome, Marco Polo che, dopo aver soggiornato diciassette anni in Cina, scrive con dovizia e rigore dettagliate informazioni sulla vita quotidiana che…

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GENIUS LOCI · Paesaggio · Poesie · tentativi di esaurimento del luogo

… e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude …


Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.

GIACOMO LEOPARDI (1798-1837)


mi scrive Vincenzo:

E’ bello in siffatte giornate iniziare il giorno con prospettive lariare così belle accompagnate dai versi infiniti dell’Infinito leopardiano. Grazie Paolo!

Rispondo

ieri ero nel giardino di Coatesa e ho “colto l’attimo” di quel paesaggio. e mi è venuto in mente di collegarlo alla “siepe” di Leopardi. Avevo qualche dubbio di oltraggiare la memoria di un classico. Ma tu che sei un grandissimo studioso di Leopardi mi sostieni in questa mia connessione. TI RINGRAZIO TANTISSIMO. Ciao Vincenzo !!!

GENIUS LOCI · LETTERATURA: romanzi, racconti, poesie · tentativi di esaurimento del luogo

TartaRugosa ha letto e scritto di Georges Perec (1974) “Specie di spazi”, traduzione di Roberta Delbono, Bollati Boringhieri – pubblicato in TartaRugosa

TartaRugosa ha letto e scritto di Georges Perec (1974) “Specie di spazi”, traduzione di Roberta Delbono, Bollati Boringhieri

TartaRugosa ha letto e scritto di Georges Perec (1974) “Specie di spazi”, traduzione di Roberta Delbono, Bollati Boringhieri – TartaRugosa
a: da classificare · casa · Mi ricordo · Poesie · Strand Mark · tentativi di esaurimento del luogo

L’inizio di una sedia, da Cos’era, di Mark Strand, tradotta da Damiano Abeni, Donzelli Poesia, 1999


QUI LETTA IN MODO MAGISTRALE DA DOMENICO PELINI

Cos’era

da “Blizzard of one”

I
Era impossibile da immaginare, impossibile
da non immaginare; la sua azzurrezza, l’ombra che lasciava,
che cadeva, riempiva l’oscurità del proprio freddo,
il suo freddo che cadeva fuori da se stesso, fuori da qualsiasi idea
di se’ descrivesse nel cadere; un qualcosa, una minuzia,
una macchia, un punto, un punto in un punto, un abisso infinito
di minuzia; una canzone, ma meno di una canzone, qualcosa che
affoga in se’, qualcosa che va, un’alluvione di suono, ma meno
di un suono; la sua fine, il suo vuoto,
il suo tenero, piccolo vuoto che colma la sua eco, e cade,
e si alza, inavvertito, e cade ancora, e cosi’ sempre,
e sempre perche’, e solo perche’, essendo stato, era…

II
Era l’inizio di una sedia;
era il divano grigio; era i muri,
il giardino, la strada di ghiaia; era il modo in cui
i ruderi di luna le crollavano sulla chioma.
Era quello, ed era altro ancora; era il vento che azzannava
gli alberi; era la congerie confusa di nubi, la bava
di stelle sulla riva. Era l’ora che pareva dire
che se sapevi in che punto esatto del tempo si era, non avresti
mai piu’ chiesto nulla. Era quello. Senz’altro era quello.
Era anche l’evento mai avvenuto – un momento tanto pieno
che quando se ne ando’, come doveva, nessun dolore riusciva
a contenerlo. Era la stanza che pareva la stessa
dopo tanti anni. Era quello. Era il cappello
dimenticato da lei, la penna che lei lascio’ sul tavolo.
Era il sole sulla mia mano. Era il caldo del sole. Era come
sedevo, come attendevo per ore, per giorni. Era quello. Solo quello.

(da Mark Strand: “Blizzard of One” – 1998, traduzione di Damiano Abeni, ora in “West of your cities” – a cura di M. Strand e D. Abeni – Minimum fax – Roma 2003)


qui letta con ben altra bravura ed intensità da DOMENICO PELINI