a: da classificare · CULTURA e CULTURA LOCALE · Guarracino Vincenzo

COstruiaMO per la cultura: la proposta alla città di VINCENZO GUARRACINO, 2016/2017

Como, “città cancrina”, Como “città di Volta”, Como “città del razionalismo”, Como “città della seta”, Como “città di Federico (Barbarossa)”…

Sono tante che le immagini che si sovrappongono. Tante le definizioni che nel tempo identificano un carattere, un ethos.

La città che abbraccia e racchiude il lago, un paesaggio unico e inimitabile di acque e monti.

La città della ricerca scientifica che si traduce in un progetto di progresso.

La città di un’arte luminosa e rigorosa, proiettata a disegnare uno spazio dell’uomo oltre le turbolenze della storia.

La città di un’imprenditorialità coraggiosa, capace di ripensarsi sempre per contrastare difficoltà e contingenze.

Ma anche la città orgogliosa della sua singolarità e indipendenza, della sua unicità, rispetto a ogni altra realtà lombarda.

Con archetipi e modelli in cui potersi ancora riconoscere: l’antico Plinio il Vecchio e il rinascimentale Paolo Giovio (e forse anche Antonio Spallino, “il Sindaco”).

Il primo, per la sua capacità di coniugare curiositas e cultura col rispetto delle sue responsabilità civili, al punto da lanciarsi nella folle impresa di aiutare le popolazioni vittime dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. lasciandoci la pelle: un martire del dovere e della solidarietà.

Il secondo, “sititor novitatis” al punto da valorizzare la grandezza di tanti suoi contemporanei e da intuire il nuovo che emergeva da est (i Turchi, i Russi) non meno che da ovest (la scoperta del Nuovo Mondo).

Il terzo poi per la sua interpretazione del potere come servizio, come espressione di “una cultura dell’uomo” che si dispiega sui diversi ambiti dell’esistenza individuale e collettiva.

Volant ad prospiciendum alte”, i Comaschi di ieri e di domani. “Volano alto per guardare lontano”, giusto come diceva Plinio a proposito delle gru.

Guardare a testa alta l’orizzonte delle attese e delle responsabilità collettive: questo vuole COstruiaMO.

Per una Civitas Perfecta soprattutto Socialis, di tutti e per tutti.

VINCENZO GUARRACINO

a: da classificare · BIBLIOGRAFIE, LIBRI e EDITORI · Guarracino Vincenzo

Bibliografia di VINCENZO GUARRACINO

GUARRACINO VINCENZO (a cura di)

Lago d’arte e di poesia. In gita sul Lario in compagnia di artisti e scrittori

Carlo Pozzoni Fotoeditore, 2016, p. 192

GUARRACINO VINCENZO

L’ amore dalla A alla Z. I poeti contemporanei e il sentimento amoroso

PuntoAcapo, 2014, p. 200

GUARRACINO VINCENZO

ANTONIO SPALLINO. Uomo, amministratore, sportivo, intellettuale

GIAMPIERO CASAGRANDE EDITORE, 2013, p. 348

GUARRACINO VINCENZO

Un nome venerato e caro. La vera storia di Antonio Ranieri oltre il Mito del sodalizio con Leopardi

Fondazione Zanetti, 2010, p.

GUARRACINO VINCENZO

LARIO D’ARTE E POESIA. In gita al lago di Como in compagnia di artisti e scrittori

GUIDA, 2010, p. 126

GUARRACINO VINCENZO

Giacomo Leopardi. L’infinito e altri canti

Edizioni LietoColle, 2009, p.

GUARRACINO VINCENZO

Il Teatro tra passione e missione. Bernardo Malacrida

NodoLibri, 2008, p. 160

GUARRACINO VINCENZO (a cura di)

PARLIAMO DEI FIORI. CON I POETI NEI GIARDINI DELL’ANIMA

Zanetto, 2005, p.

GUARRACINO VINCENZO (cur.)

POETI A COMO

DIALOGOLIBRI, 2002, p.

GUARRACINO VINCENZO e altri (a cura di)

GIORNI E SOGNI LATINI

EDI – ERMES SCUOLA, 1995, p. 630

LEOPARDI GIACOMO (cur. GUARRACINO Vincenzo)

GUIDA ALLA LETTURA DI LEOPARDI

MONDADORI, 1988, p.

GUARRACINO Vincenzo (a cura di)

GUIDA ALLA LETTURA DI VERGA

MONDADORI, 1986, p.


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CONVEGNI, incontri, dibattiti, corsi, festival · Guarracino Vincenzo · Lario · Poesie

VINCENZO GUARRACINO, LAGO D’ARTE E DI POESIA. In gita sul Lario in compagnia di artisti e scrittori, Carlo Pozzoni editore. Presentazione il 15 dicembre 2016 allo Spazio Pozzoni – Via Maurizio Monti, 41 Como

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vai al sito di Carlo Pozzoni fotoreporter ed editore

http://www.carlopozzoni.it/

GUARRACINO: UN CAMPIONARIO DI BELLEZZE PAESAGGISTICHE E MONUMENTALI

Giovedì 15 dicembre – ore 18.00
Spazio Pozzoni – Via Maurizio Monti, 41 Como

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Presentazione del libro:

LAGO D’ARTE E DI POESIA – In gita sul Lario in compagnia di artisti e scrittori
L’autore dialogherà con la giornalista Elisabetta Broli

Sorgente: Libri. Gita sul Lario con artisti e scrittori
Presentazione del libro Lago d’arte e di poesia. In gita sul Lario in compagnia di artisti e scrittori. L’autore, Vincenzo Guarracino, dialogherà con la giornalista Elisabetta Broli
È un periplo di Como e del suo lago, tra antiche e nuove meraviglie, questo Lago d’arte e di poesia, che viene disegnato da Guarracino: un campionario di bellezze, paesaggistiche e monumentali, attraverso lo sguardo di artisti e poeti, grandi e meno grandi (qualcuno grandissimo, qualche altro noto, altri infine vere e autentiche scommesse), tutti comunque appassionatamente legati per consuetudine o per incontro fortuito al Lario, autentico paese dell’anima. Questo, a testimonianza di un amore e di un’attenzione riservata ad un’area geografica, privilegiata dagli dèi e dagli uomini, che da sempre, dall’antichità fino ai nostri giorni, non ha mai cessato di sollecitare stupori e fantasie, più ancora che dei suoi abitanti, di quanti avventuratamente l’hanno visitata o attraversata, in particolare artisti e letterati. Il risultato è una guida al Lario, tra Como e Lecco, sul modello di un archetipo, la Descriptio Larii laci dell’umanista Paolo Giovio, che si trasforma in esperienza culturale oltre che emozionale ed estetica nella scena dell’oggi: un itinerarium capace di sedurre il lettore anche più prevenuto e di farsi leggere di un fiato, per scelte testuali, oltre che per intrinseca virtù di stile espositivo del curatore, seguendone il filo di suggestioni memoriali e paesaggistiche strettamente collegate alla bellezza dei suoi monumenti e al profilo di monti e coste, in un territorio da cui emergono accanto a luoghi di universale rinomanza anche altri mai prima celebrati o assurti agli onori dell’araldica poetica, a dispetto dei loro sconosciuti ma non meno fascinosi incanti.


Clicca sulla prima immagine per vederle in sequenza

 

VAI ALLA Bibliografia di VINCENZ GUARRACINO

https://coatesa.com/2017/01/10/bibliografia-di-vincenzo-guarracino/

a: da classificare · CONVEGNI, incontri, dibattiti, corsi, festival · Guarracino Vincenzo · Poesie

SILVIO RAFFO, VEGLIA D’AUTUNNO, New Press edizioni, nella collana Il Cappellaio Matto, diretta da Vincenzo Guarracino, 2016. Salotto letterario e reading con Silvio Raffo, poeta, romanziere, saggista e docente universitario di letterature comparate, Istituto Carducci, viale Cavallotti 7, ore 18, 29 novembre 2016. Presentazione di Vera Fisogni

VEGLIA D’AUTUNNO
Istituto Carducci, viale Cavallotti 7, ore 18, ingresso libero
https://i0.wp.com/www.italian-poetry.org/immagini/raffo_silvio/silvio_raffo.jpg
Salotto letterario e reading con Silvio Raffo, poeta, romanziere, saggista e docente universitario di letterature comparate.
http://www.associazionecarducci.it/

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introduzione di Vera Fisogni


Silvio Raffo legge alcune poesie sull’autunno e presenta il suo libro:


VINCENZO CARDARELLI

Autunno.

Già lo sentimmo venire

nel vento d’agosto,

nelle piogge di settembre

torrenziali e piangenti,

e un brivido percorse la terra

che ora, nuda e triste,

accoglie un sole smarrito.

Ora passa e declina,

in quest’autunno che incede

con lentezza indicibile,

il miglior tempo della nostra vita

e lungamente ci dice addio.

SETTEMBRE A VENEZIA

DI V. CARDARELLI

 

Già di settembre imbrunano

a Venezia i crepuscoli precoci

e di gramaglie vestono le pietre.

Dardeggia il sole l’ultimo suo raggio

sugli ori dei mosaici ed accende

fuochi di paglia, effimera bellezza.

E cheta, dietro le Procuratìe,

sorge intanto la luna.

Luci festive ed argentate ridono,

van discorrendo trepide e lontane

nell’aria fredda e bruna.

Io le guardo ammaliato.

Forse più tardi mi ricorderò

di queste grandi sere

che son leste a venire,

e più belle, più vive le lor luci,

che ora un po’ mi disperano

(sempre da me così fuori e distanti!)

torneranno a brillare

nella mia fantasia.

E sarà vera e calma

felicità la mia.

Autunno veneziano

L’alito freddo e umido m’assale
di Venezia autunnale,
Adesso che l’estate,
sudaticcia e sciroccosa,
d’incanto se n’è andata,
una rigida luna settembrina
risplende, piena di funesti presagi,
sulla città d’acque e di pietre
che rivela il suo volto di medusa
contagiosa e malefica.
Morto è il silenzio dei canali fetidi,
sotto la luna acquosa,
in ciascuno dei quali
par che dorma il cadavere d’Ofelia:
tombe sparse di fiori
marci e d’altre immondizie vegetali,
dove passa sciacquando
il fantasma del gondoliere.
O notti veneziane,
senza canto di galli,
senza voci di fontane,
tetre notti lagunari
cui nessun tenero bisbiglio anima,
case torve, gelose,
a picco sui canali,
dormenti senza respiro,
io v’ho sul cuore adesso più che mai.
Qui non i venti impetuosi e funebri
del settembre montanino,
non odor di vendemmia, non lavacri
di piogge lacrimose,
non fragore di foglie che cadono.
Un ciuffo d’erba che ingiallisce e muore
su un davanzale
è tutto l’autunno veneziano.Così a Venezia le stagioni delirano.

Pei suoi campi di marmo e i suoi canali
non son che luci smarrite,
luci che sognano la buona terra
odorosa e fruttifera.
Solo il naufragio invernale conviene
a questa città che non vive,
che non fiorisce,
se non quale una nave in fondo al mare.


ANTONIA POZZI
MORTE DI UNA STAGIONE

Piovve tutta la notte
sulle memorie dell’estate.
Al buio uscimmo
entro un tuonare lugubre di pietre,
fermi sull’argine reggemmo lanterne
a esplorare il pericolo dei ponti.
All’alba pallidi vedemmo le rondini
sui fili fradice immote
spiare cenni arcani di partenza
e le specchiavano sulla terra
le fontane dai volti disfatti.


VERLAINE

Chanson d’automne

Les sanglots longs
Des violons
De l’automne
Blessent mon coeur
D’une langueur
Monotone.Tout suffocant
Et blême, quand
Sonne l’heure,
Je me souviens
Des jours anciens
Et je pleureEt je m’en vais
Au vent mauvais
Qui m’emporte
Deçà, delà,
Pareil à la
Feuille morte.

Un grand sommeil noir

Un grand sommeil noir
Tombe sur ma vie :
Dormez, tout espoir,
Dormez, toute envie !

Je ne vois plus rien,
Je perds la mémoire
Du mal et du bien…
O la triste histoire !

Je suis un berceau
Qu’une main balance
Au creux d’un caveau :
Silence, silence !


BAUDELAIRE

Presto c’immergeremo nelle fredde tenebre;
addio, vivida luce di estati troppo corte!
Sento già cadere con un battito funebre
la legna che rintrona sul selciato delle corti.

Tutto l’inverno in me s’appresta a rientrare;
ira, odio, brividi, orrore duro e forzato
lavoro e, come il sole nel suo inferno polare
il cuore non sarà più che un blocco rosso e ghiacciato.

Rabbrividendo ascolto ogni ceppo che crolla;
non ha echi più sordi l’alzarsi di un patibolo.
Il mio spirito è simile alla torre che barcolla
ai colpi dell’ariete instancabile e massiccio.

Mi pare, cos’ cullato da questo tonfo monotono,
che una bara qui accanto si stia inchiodando d’urgenza.
Per chi? – E’ autunno: soltanto ieri era estate!
Questo suono misterioso sa di partenza.


EMILY DICKINSON

Autunno

Sono più miti le mattine
E più scure diventano le noci
E le bacche hanno un viso più rotondo,
La rosa non è più nella città.

L’acero indossa una sciarpa più gaia,
E la campagna una gonna scarlatta.
Ed anch’io, per non essere antiquata,
Mi metterò un gioiello.

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-18164>


GIOVANNI PASCOLI

Gemmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore…


Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.


Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. E’ l’estate
fredda, dei morti.


GUIDO GOZZANO

da La signorina Felicita, ovvero la felicità

Pensa i bei giorni d’un autunno addietro,
Vill’Amarena a sommo dell’ascesa
coi suoi ciliegi e con la sua Marchesa
dannata, e l’orto dal profumo tetro
di busso e i cocci innumeri di vetro
sulla cinta vetusta, alla difesa…

Vill’Amarena! Dolce la tua casa
in quella grande pace settembrina!
La tua casa che veste una cortina
di granoturco fino alla cimasa:
come una dama secentista, invasa
dal Tempo, che vestì da contadina.

Bell’edificio triste inabitato!
Grate panciute, logore, contorte!
Silenzio! Fuga dalle stanze morte!
Odore d’ombra! Odore di passato!
Odore d’abbandono desolato!
Fiabe defunte delle sovrapporte!


MARIA LUISA SPAZIANI

RICORDO DI UNA STAGIONE

Ricordo una stagione in mezzo a colli
immensi, affaticata dal soffiare
della notturna tramontana. Un gelso
gemeva negli strappi, così alto
che talora il suo grido mi svegliava.
Ieri nel ritornarvi non sembrava
passato altro che un giorno.
La tramontana ci infuriava intorno.
Contro il cancello, intatta, era restata
una mia antica rosa morsicata.
auguri nel tempo · Guarracino Vincenzo

Attraversare il 2014 “con stile”

 
Il nostro pensiero per il 2014 è improntato all’augurio di percorrere l’anno “con stile“.
La parola Polis rimanda alla città, cioè al governo di uno spazio pubblico che è intimamente connesso alla nostra singola persona.
Il 2013 ci ha consegnato una Polis, divisiva, spesso violenta, e bloccata in tre impotenze che il voto degli italiani ha determinato.
Un esito cosi “tragico”, soprattutto in riferimento alla crisi che ci attanaglia dal 2008, consiglierebbe un senso di responsabilità razionale, forte e profondo: quello di deporre le armi delle identità e fare un “compromesso storico”, come è già avvenuto nel passato.
Questa scelta necessaria è mirabilmente incarnata nella figura sapiente e, nello stesso tempo, dolente del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha mostrato cosa vuol dire “fare le cose con stile”.
Stile è riuscire a portare bene un peso assegnato.
Significa reggere tale peso tentando di utilizzare in maniera concentrata tutte le energie disponibili, anche e soprattutto quelle minime.
Stile è quell’obbligo morale che dovremmo imporci per essere all’altezza delle situazioni e delle attese.
Stile è la capacità di comprendere e agire con equilibrio, adattando la propria forza ai compiti che ci aspettano.
Giovano ancora in questo augurio due antiche esortazioni.
Age quod agis, “Fai bene quello che stai facendo”, dicevano i latini.
Ne quid nimis, “Nulla di troppo, senza esagerare”, dicevano i greci e, ancora, ci hanno riportato i latini.
In queste massime ci sembra di trovare un invito alla moderazione ed al controllo più che mai adatti alla situazione del momento.
La consapevolezza dei nostri limiti ci potrebbe aiutare ad accettare e comprendere anche le altrui limitatezze e a rimanere all’interno di un gioco delle regole che è la sola garanzia di sopravvivenza.
Con l’aspettativa che la Polis mostri questa sapienza e che ciascuno di noi riesca a vivere con stile, auguriamo
buone ore
buoni giorni
buon 2014
e buon futuro
Paolo e Luciana
31 dicembre 2013
Nota: i riferimenti linguistici sullo stile sono tratti dal libro di Vincenzo Guarracino, Antonio Spallino, uomo, amministratore, sportivo, intellettuale, Casagrande editore, Lugano 2013
Guarracino Vincenzo · Politica regionale e locale · Spallino Antonio (1925-2017)

ANTONIO SPALLINO, uomo, amministratore, sportivo, intellettuale, di VINCENZO GUARRACINO, Giampiero Casagrande editore, Lugano, 2013. Indice del libro e intervista a cura di Espansione Tv

ANTONIO SPALLINO, uomo, amministratore, sportivo, intellettuale, di Vincenzo Guarracino, Casagrande editore, 2013. Intervista a cura di Espansione Tv

Spallino

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Sulla figura di intellettuale e politico di ANGELO SPALLINO, ricordo anche questo libro:

Le regole del gioco,. Carlo Ferrario intervista Antonio Spallino, NodoLibri

scheda dell’editore: https://www.nodolibri.com/ricerche/223-le-regole-del-gioco.html


Acqua · Guarracino Vincenzo · Lago · Lario · Margherita G. · Poesie

LAGO, di Margherita Giglio, in POETI A COMO, a cura di Vincenzo Guarracino, DIALOGOLibri, 2002

LAGO

Ho visto la sera

addolcire il lago,

carezzare i monti,

accendere la luna

e prendermi per mano

silenziosamente

 

di Margherita Giglio

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BIBLIOGRAFIE, LIBRI e EDITORI · Ferrario Carlo · Guarracino Vincenzo

Vincenzo Guarracino parla del romanzo in versi PAGANUS (2008) di Carlo Ferrario, Newsletter NodoLibri, in La Provincia 9 apr 2012

PAGANUS:

vai alla scheda dell’editore:

«In un giorno di giugno / (io avevo sei anni)…». Una precisazione cronologica, questa, singolare e tale da dover incuriosire non poco, posta com’è proprio all’inizio di un “romanzo in versi”, edito qualche anno fa (nel 2008) da NodoLibri e intitolato Paganus, in cui “more poetico” si racconta la storia di una “educazione sentimentale”. Una vera e propria iniziazione alla vita sul teatro di un’età aurea, che, spopolata di miti e di portenti, si avvia ad un tempo grigio di rovine e di violenza.
Protagonista e autore di siffatta storia ovviamente si identificano:
si tratta di un tal Carlo Ferrario, familiarmente denominato allora “Carluccio”, residente in una sorta di Valle dell’Eden, in quel di Introbio, un luogo dove possono intervenire a turbare i giorni anche i presagi di una guerra e la morte, fermo restando che è ancora la fine di una giornata di giochi a diventare il principale motivo «di malinconia», come accade solo nel beato mondo dell’infanzia…

Carlo e la signorina Antonia
Ferrario così ricorda la Pozzi

 

di Vincenzo Guarracino *

«In un giorno di giugno / (io avevo sei anni)…». Una precisazione cronologica, questa, singolare e tale da dover incuriosire non poco, posta com’è proprio all’inizio di un “romanzo in versi”, edito qualche anno fa (nel 2008) da NodoLibri e intitolato “Paganus”, in cui “more poetico” si racconta la storia di una “educazione sentimentale”. Una vera e propria iniziazione alla vita sul teatro di un’età aurea, che, spopolata di miti e di portenti, si avvia ad un tempo grigio di rovine e di violenza.
Protagonista e autore di siffatta storia ovviamente si identificano: si tratta di un tal Carlo Ferrario, familiarmente denominato allora “Carluccio”, residente in una sorta di Valle dell’Eden, in quel di Introbio, un luogo dove possono intervenire a turbare i giorni anche i presagi di una guerra e la morte, fermo restando che è ancora la fine di una giornata di giochi a diventare il principale motivo «di malinconia», come accade solo nel beato mondo dell’infanzia.
Una storia in versi di fiabesca lievità in cui la vita (luoghi, fatti, persone) vengono raccontati e miticamente trasfigurati attraverso gli occhi di un bambino, immerso in uno scenario incantato e intento a guardarsi intorno con stupore e benedicente ammirazione: versi, almeno all’inizio, di sensazioni delicate, incrostati intorno a una data, giugno 1937, in cui qualcosa di essenziale deve essere capitato al “seienne” protagonista, anche se di primo acchito non è dato di sapere che cosa.
Non è il caso qui di raccontare cosa c’è in questo “romanzo in versi”, che è più complesso di quanto potrebbe a prima vista apparire. Quello che qui importa è la presenza di quella data, “giugno 1937”. Perché un siffatto scrupolo di determinazione cronologica? Come non pensare che una tale pignoleria sia tutt’altro che casuale e richieda un’attenzione non superficiale, chiamando in causa motivi dell’autore ben più profondi di quanto possa apparire? In altri termini, come accade ogni qualvolta si mette in gioco un momento preciso e puntuale attraverso una data, si vuole sottolineare che l’evento assume un carattere nuovo e diverso, come un momento su cui il soggetto costituisce una privata mitologia, trasformandolo in un qualcosa da cui la sua vita acquista un altro senso e significato: uno spazio cronologico di ordine ieratico (l’avrebbe chiamato così Roland Barthes), fondativo, meritevole di speciale considerazione e destinato nel tempo ad agire con forza ipnotica sulla coscienza, in grado anche inconsapevolmente di determinare uno sguardo e un comportamento diversi.
Ma che cosa era realmente successo in quel giorno di giugno di un lontano 1937, tale da dare al giovanissimo protagonista l’idea di un cambiamento, di un passaggio quasi epocale da un’età dell’incoscienza infantile a un’età della ragione e della responsabilità? Me l’ero chiesto quando avevo letto per la prima volta quel testo ma senza darmene all’epoca contezza. Poi, improvvisamente, come un’illuminazione, mi è parso di “comprenderne” il motivo alla luce di un’altra pagina dell’autore contenuta in “Alfabeto comasco” (1989), ben precedente al passo in questione di “Paganus”: una pagina inscritta sotto la voce “Poeti”. Leggiamo cosa dice a pagina 84: «Di poeti se ne trovano ad ogni angolo… ma a me basterà ricordare due incontri. Da piccolo ero incantato all’idea di poter vedere da vicino un esemplare in carne e ossa di questa magica stirpe: si trattava di Antonia Pozzi, che villeggiava in Valsassina e che da sempre conosceva i miei. Non avevo allora nessuno strumento valutativo, ma sapevo che la signorina Antonia scriveva poesie, e questo mi bastava per guardarla come se fosse stata una dea… Una fotografia scattata nel suo giardino coglie un po’ di quel mio stupore…».
Allude a questo evento la data di cui prima (per inciso, il secondo è con il poeta inglese Auden? Io credo di sì). A fare un rapido calcolo (Carlo Ferrario nato nel 1931 e Antonia Pozzi tragicamente scomparsa nel ’38), i conti tornano: la data della foto potrebbe essere stata l’ultima primavera-estate della poetessa, il ’37 appunto, e il “seienne” io di “Paganus” potrebbe averne riportato, alla luce soprattutto di quello che poi si è saputo della “signorina Antonia”, un’emozione incancellabile, tale da diventare un evento fondante e formativo della sua esperienza. Certo, non è evento da poter trovare registrato nelle biografie della poetessa (pregevoli biografie come la recente di Graziella Bernabò, edita da Àncora) e neppure degna di più puntuali ricostruzioni (alla maniera per intendervi dell’aureo “Soltanto in sogno”, con foto e lettere, a cura di G. Sandrini, edito da Alba Pratalia, 2011), ma è certo un ricordo, da conservare gelosamente: un qualcosa che Carlo Ferrario affida alla sua privata mitografia e che ci consegna come un mirabile cammeo.
(* Italianista e poeta)v.fisogni

COMO città · Ferrario Carlo · Guarracino Vincenzo · PERSONE e DESTINI

Vincenzo Guarracino ha scritto un breve saggio sulla figura di Carlo Ferrario

Vincenzo Guarracino ha scritto un breve saggio sulla figura di Carlo Ferrario del quale riportiamo un brano.

Il testo completo è pubblicato sul blog Poetrydream.

«”In un giorno di giugno / (io avevo sei anni)…” Mi ha incuriosito questa precisazione cronologica, l’unica dell’ultima fatica poetica di Carlo Ferrario, ossia del “romanzo in versi” intitolato Paganus (NodoLibri, Como 2008), storia di un’iniziazione alla vita sul teatro di un’età aurea che, spopolata di miti e di portenti si avvia ad un tempo grigio di rovine e di violenza.

A guardarle attentamente, tutte le prove poetiche di Carlo Ferrario si dispongono in questa maniera: come una volontà di raccogliere e inscrivere tutta quanta la propria esperienza esistenziale e intellettuale, prosciugata di ogni languore e sdolcinatura, sotto l’egida di una regia per così dire numerica, di un rigoroso e geometrico sistema pitagorico.

Un personaggio ricco e complesso, dunque, Carlo Ferrario: davvero un personaggio polytropon, versutum, dalle molteplici applicazioni e competenze. Versatile, insomma: narratore, musicologo e musicista, comunicatore e polemista e soprattutto poeta, nel suo senso di creatore di linguaggio (…) uno che “molto ha viaggiato e conosciuto”, che ha attraversato e praticato innumerevoli territori, sfidando con la scrittura e prima ancora con la vita luoghi comuni e pregiudizi, sempre fedele a una propria riconoscibile cifra esistenziale e intellettuale, che si può pressappoco riassumere e condensare così, una visione illuministica della vita, di un illuminismo generoso e aperto a una laica intelligenza delle cose ma senza illusioni.

Disincantato ma non rinsavito, al pari del Didimo foscoliano, Carlo sa guardare a persone e situazioni con l’occhio di chi molto ha conosciuto e che per questo sa dosare parole ed espressioni distillandole in “qualche verso” che senza temere di irritare il senso morale di chicchessia persegue con determinazione il progetto di smascheramento dei falsi miti della nostra contemporaneità.»

Vincenzo Guarracino

Carlo Ferrario (1931) vive a Como, dove è sempre stato uno dei protagonisti del dibattito e dell’animazione culturale. Per NodoLibri ha scritto:

Alfabeto comasco (1989)
Andata e ritorno (2005)
Una piccola deviazione (2007)
L’allegro e il pensieroso (2009)

Vincenzo Guarracino è autore del volume Il Teatro tra passione e missione (NodoLibri 2008) sulla figura di Bernardo Malacrida (1925-2003), personaggio fondamentale della cultura comasca del secondo Novecento e animatore di un’esperienza importante come quella del Teatro Stabile di Como.

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