Categoria: Van De Sfroos Davide
Un altro lockdown per noi laghee – di Davide Van De Sfroos, in La Provincia 27 lug 21
Un altro lockdown per noi laghee Questa parte del lago, nel corso degli anni, è stata più volte colpita da sconvolgimenti climatici, ma, a mia memoria, non era mai successo che entrambe le sponde, per così tanti chilometri subissero una tale distruzione …. segue
di Davide Van De Sfroos
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Un altro lockdown per noi laghee – Editoriali, Argegno
Davide Van De Sfroos, Leggende sul Lago di Como, in Il Mythonauta: Episodio 1, Rai 2, 13 maggio 2021
Davide Van de Sfroos, intervista sulle puntate del MYTHONAUTA (in Rai 2), a cura di Alessio Brunialti, maggio 2021

Davide Van De Sfroos presenta QUANTI NOCC – Milano 28/11/2019
Alla Feltrinelli di Como presentazione di Quanti nocc di Davide Van De Sfroos, con Alessio Brunialti, 26 novembre 2019
Alla Feltrinelli di Como presentazione di Quanti nocc di Davide Van De Sfroos (ore 20). Andrea Pedrinelli su Avvenire: «L’artista lo definisce “disco della ripartenza”, il suo album dal vivo […] intitolato Quanti nocc, quante notti. E tale album ne testimonia due tour seguiti a un quasi-ritiro, il teatrale Tour de nocc e l’estivo Van Tour, tramite la rivisitazione energica e vibrante di ben 23 sue canzoni. E però Quanti nocc, disco rutilante di colori (dal jazz al rock al Latinoamerica) è in realtà ben altro che una semplice ripartenza musicale, per Davide Van De Sfroos. Piuttosto, è un approdo: d’un percorso interiore travagliato. […] Tutto passa in secondo piano appena si fa palese dalle parole dell’artista che egli riparta – mirando a un prossimo ritorno anche agli inediti, dopo un lustro – con l’alto obiettivo etico di “portare alla gente meno rabbia possibile”. Perché la vera ripartenza di Van De Sfroos ha preso le mosse prima dei concerti testimoniati nel live: e da un angolo buio della storia il cui nome è Auschwitz. Lei aveva appeso la chitarra al chiodo e si era dedicato a scrivere libri: poi, cos’è successo? “Poi ho preso il Treno della memoria e sono andato ad Auschwitz. Portando con me la chitarra solo perché mi avevano detto che alla fine a Cracovia si usava suonare insieme. E io mi dicevo: ce la farò? Venivo dalla depressione, forse non era neppure una buona idea andarci, sin lassù. Eppure, coi brividi addosso per la morte che ancora si respira dov’era il Lager, appena uscitone mi è scattato il desiderio di suonare: a celebrare la libertà, la vita, le nostre cose semplici e quotidiane. E lì ho capito che sì, potevo ancora portare messaggi tramite la musica”. Da Auschwitz, dunque, si avvia la sua “ripartenza”? “Sì. Dopo Auschwitz sono andato a suonare in alpeggi e miniere, sempre con uno o due musicisti al più, e sfiorando la psicanalisi di massa. Io facevo outing della depressione e in tantissimi si sentivano sostenuti, vedevano che certi problemi non erano solo loro. Sono andato pure nelle scuole, a parlarne. E infine sono tornato a suonare su palchi normali”» (leggi qui).