Palazzo Valli Bruni si trova in Via Rodari 1 a Como ed è un edificio di impianto medievale, contiguo alla chiesa di San Provino, una delle più antiche della città risalente all’epoca longobarda124.
Originariamente residenza privata, nel XVIII secolo passò alla curia che lo trasformò in unità abitative per il clero con una ristrutturazione neoclassica nel 1820 a cura dell’architetto Melchiorre Nosetti4.
Il palazzo è stato oggetto di recenti lavori di restauro delle facciate esterne, con interventi di pulitura, risanamento e pitturazione a base di silicato di potassio, volti a riportare l’edificio al suo antico splendore4.
Attualmente Palazzo Valli Bruni ospita l’Accademia Giuditta Pasta, un’importante istituzione culturale dedicata alla musica e alla danza36.
In sintesi, Palazzo Valli Bruni è un edificio storico di Como situato in Via Rodari 1, con un passato medievale e neoclassico, oggi sede di attività culturali e artistiche.
L’episcopio di Como si trova in Piazza Guido Grimoldi, 5, ed è costituito dal Palazzo del Vescovado, una struttura storica che ha subito numerosi ampliamenti e ristrutturazioni nel corso dei secoli148.
Caratteristiche principali
Palazzo del Vescovado: edificio di epoca medievale (fine XII – XV secolo), con tracce di architettura gotica come la loggia a bifore e finestrelle originali nell’atrio. All’interno si trovano affreschi del Quattrocento, ritratti dei vescovi di Como e arazzi del Seicento45.
Cappella del Palazzo Vescovile: situata al primo piano, dedicata a San Michele, è il cuore romanico dell’episcopio. Sotto di essa si trova un vano probabilmente del XII secolo. La cappella ha avuto una doppia funzione: battistero al piano inferiore e cappella palatina al piano superiore, comunicanti tra loro. Questa struttura è rara e importante, simile ad altri battisteri della zona come quelli di Mariano Comense e Galliano15.
Storia e funzione: l’episcopio è stato la residenza del vescovo di Como e ha avuto un ruolo centrale nella vita religiosa e amministrativa della diocesi. La cappella di San Michele, inizialmente usata anche per il battesimo, perse questa funzione dopo la costruzione della vicina chiesa di San Giacomo15.
Giardini segreti: il palazzo dispone di un giardino nascosto sul retro, rialzato rispetto alla strada2.
Uso attuale: l’intero complesso è ancora utilizzato come palazzo vescovile e sede di attività ecclesiastiche, come il Consiglio Episcopale34.
In sintesi, l’episcopio in Piazza Grimoldi a Como è un complesso storico di grande valore architettonico e religioso, che conserva elementi medievali e rinascimentali, con una cappella romanica di rilievo e un ruolo tuttora centrale nella vita della diocesi di Como145.
Villa Galletta, situata in Piazza Amendola 33 a Como, è una villa storica di grande prestigio affacciata sul lago di Como.
Originariamente una villa suburbana appartenuta all’abate Marco Gallio nel 1629, l’edificio attuale è parte del complesso noto come Palazzo Saibene – La Galletta47.
Dopo un importante restauro durato tre anni, la villa ha recuperato il suo splendore settecentesco (1772) ed è ricca di affreschi originali, come quelli presenti nelle sale di rappresentanza e nella sala da pranzo5.
La villa è una delle “Sette Sorelle di Como” ed è caratterizzata da una superficie di circa 1300 mq distribuiti su quattro piani, con 10 camere da letto e numerosi ambienti di pregio come un grande foyer con soffitti affrescati, una palestra, una sala conferenze, e ampi spazi per ricevimenti5.
La pubblicazione degli atti del convegno Monumento alla Resistenza europea: 40 anni di Memoria per la Pace è il coronamento di un lungo lavoro di ricerca intrapreso dall’Anpi per celebrare la costruzione del monumento e l’avvio di un percorso con altre città d’Europa e del mondo che ha portato Como a ricoprire il ruolo di “Città Messaggera di Pace”.
La pubblicazione degli atti del convegno Monumento alla Resistenza europea: 40 anni di Memoria per la Pace è il coronamento di un lungo lavoro di ricerca intrapreso dall’Anpi per celebrare la costruzione del monumento e l’avvio di un percorso con altre città d’Europa e del mondo che ha portato Como a ricoprire il ruolo di “Città Messaggera di Pace”.
Il Monumento viene analizzato nella sua dimensione di percorso di coinvolgimento, di spazio da vivere e di luogo della memoria. In esso sono raccolte le testimonianze dei martiri antifascisti e antinazisti di tutta l’Europa, uomini e donne che hanno combattuto contro la disumanità rappresentata dalla belva nazifascista. A quarant’anni dall’inaugurazione, per mano del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, è sempre più necessario dedicare il nostro lavoro e il nostro impegno ai valori di Pace e all’antifascismo.
Il Monumento alla Resistenza Europea a Como, opera dell’artista milanese Gianni Colombo (1937-1993), è un memoriale dedicato alle vittime dei regimi nazifascisti e ai caduti durante la Seconda guerra mondiale.
Realizzato su proposta dell’ANPI e inaugurato il 28 maggio 1983 dal presidente Sandro Pertini, sorge nei giardini a lago, vicino al Monumento ai Caduti di Giuseppe Terragni125.
Struttura e simbologia L’opera si compone di tre scale convergenti che simboleggiano i percorsi impervi dei deportati nei campi di sterminio.
Le scale conducono a lastre metalliche con incisioni di ultime lettere scritte da condannati a morte, tradotte in sette lingue su pannelli marmorei circostanti17. Al centro, una stele racchiude pietre provenienti da campi di concentramento come Auschwitz, Dachau e Buchenwald, oltre a un frammento di Hiroshima, a monito contro gli orrori bellici23.
Approccio artistico di Colombo Membro del Gruppo T e pioniere dell’arte cinetica, Colombo concepì un’installazione “vivibile” che altera la percezione spaziale. Le scale con inclinazioni diverse creano un effetto bariestetico, invitando i visitatori a un’esperienza fisica e riflessiva68. L’artista descrisse il progetto come un “itinerario aperto” per stimolare il dialogo collettivo sul valore universale della Resistenza6.
Il Monumento alla Resistenza Europea di Gianni Colombo presenta caratteristiche architettoniche che uniscono sperimentazione spaziale e simbolismo politico:
1. Geometria cinetica e percezione alterata Le tre scale convergenti con inclinazioni differenziate creano un effetto bariestetico, tipico dell’arte cinetica del Gruppo T, che disorienta il visitatore, metafora del percorso traumatico dei deportati1.
2. Materiali e stratificazione storica
Lastre metalliche incise con lettere di condannati a morte, tradotte in sette lingue su pannelli marmorei circostanti, enfatizzano la dimensione transnazionale della memoria1.
Stele centrale contenente pietre da campi di sterminio (Auschwitz, Dachau) e un frammento di Hiroshima, trasformando l’opera in reliquario laico1.
3. Dialogo spaziale con il contesto La collocazione nei giardini a lago, vicino al razionalista Monumento ai Caduti di Terragni, instaura un contrasto generazionale: l’astrazione cinetica di Colombo risponde al verticalismo monumentale anni ’30, ridefinendo il linguaggio della commemorazione1.
4. Architettura “vivibile” L’installazione richiede un coinvolgimento fisico (salire/scendere le scale) per attivare il messaggio politico, superando la passività della contemplazione tradizionale1.
5. Simbolismo universale Le scale senza un punto di arrivo definito riflettono la Resistenza come processo incompiuto, mentre la scelta delle lingue sottolinea il carattere collettivo della lotta antifascista1.1: Dettagli ricavati dal contesto fornito precedentemente (ANPI, inaugurazione con Pertini, descrizioni tecniche dell’opera). Per riferimenti esterni generici sui monumenti, vedi Treccani3 e analisi di Artribune6 sul rapporto tra spazio urbano e memoria.
Gli studenti del Corso di Restauro dell’Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como – Dipartimento di Progettazione ed Arti Applicate impegnati nelle fasi di recupero dei bellissimi dipinti murali e dell’ apparato lapideo (XVIII e XIX sec.) dello storico Palazzo Riva di Via Rusconi a Como:
Torri principali della Città Murata di Como Il centro storico di Como conserva un sistema difensivo medievale con torri integrate nelle mura federiciane (XII secolo) e strutture interne di epoche diverse:
Porta Torre (Torre di Porta Vittoria) Costruzione: 1192, alta tra i 34[1] e i 40 metri[3]. Funzione: Ingresso principale meridionale, con quattro ordini di arcate interne[7]. Lato esterno massiccio, interno alleggerito da aperture per la difesa attiva[7].
Torre Gattoni (Porta Nuova) Ubicazione: Angolo sud-occidentale delle mura[9]. Caratteristiche: Pianta pentagonale, rinforzata da contrafforti[5]. Deve il nome a Giulio Cesare Gattoni, che nel XVIII secolo vi allestì un laboratorio scientifico frequentato da Alessandro Volta[9].
Torre di San Vitale Posizione: Estremità sud-orientale[4]. Dettagli: Alta 36 metri, affiancata al Museo Archeologico Paolo Giovio e a un giardino con reperti romani[9].
Strutture interne e vestigia
Castello della Torre Rotonda: Resti visibili dietro il Teatro Sociale, costruito dai Rusca nel XIII secolo come simbolo del potere signorile[9].
Torri private medievali: Numerosi edifici storici (es. case-torri) sono inglobati nel tessuto urbano, sebbene meno evidenti[7].
Porta Pretoria: Resti della porta romana sotto Largo Miglio, erroneamente chiamata “Pretoria”[7], accessibile nel cortile del Liceo Classico[5].
Sistema difensivo integrato Le mura federiciane, ancora conservate per il 70%[9], includevano un fossato esterno e rivellini aggiunti nel XIV-XVI secolo[1][5]. La disposizione delle tre torri principali (Porta Torre, Gattoni, San Vitale) rispondeva a esigenze militari contro Milano[5].