Il libro/progetto “Un vulcano, due Plinii, tre biblioteche” è un racconto scritto da Chiara Milani con illustrazioni di Giada Negri, pubblicato da Carthusia Edizioni nel 2025.
Fa parte del kit educativo “La Naturalis Historia in gioco”, ideato per avvicinare bambini e ragazzi (dai 8 ai 12 anni), ma anche bibliotecari, insegnanti e famiglie, alla figura di Plinio il Vecchio e alla sua opera più celebre, la Naturalis Historia, in occasione del bimillenario della nascita di Plinio il Vecchio37.
Il racconto narra la storia di Francesco Benzi, un giovane che scopre attraverso le lettere di Plinio il Giovane la figura di Plinio il Vecchio e decide di rifondare la biblioteca pubblica di Como ispirandosi a quella romana fondata da Plinio il Giovane.
Il progetto comprende 25 volumetti per la classe, una guida per adulti (bibliotecari e insegnanti) con istruzioni e schede di approfondimento curate da Chiara Milani e Luisa Roda, e un gioco da tavolo ideato da Silvia Marelli che si trasforma in una plancia di gioco, da utilizzare dopo la lettura dei testi37.
Il progetto è stato realizzato con il sostegno della Biblioteca Comunale di Como, del Comune di Como e dell’Accademia Pliniana.
Sono stati prodotti 340 kit completi con volumetti, guide e carte gioco, destinati alle biblioteche e scuole della provincia di Como, con l’obiettivo di promuovere la storia, la cultura e la lettura in modo ludico e coinvolgente3.
In sintesi, “Un vulcano, due Plinii, tre biblioteche” è un progetto editoriale e didattico che unisce storia, gioco e biblioteche per far conoscere Plinio il Vecchio e la sua opera ai giovani attraverso una narrazione illustrata e un gioco educativo, pubblicato da Carthusia Edizioni nel 2025 con autori Chiara Milani e Giada Negri37.
La mostra “Il movimento sospeso. Gianni Colombo e il Monumento alla Resistenza europea” è in programma dal 24 aprile al 2 giugno 2025 a Como, presso Spazio Natta (via Natta 18) e l’atrio di Confindustria Como (via Raimondi 1)12.
L’inaugurazione si tiene il 24 aprile alle 17.3018.
L’evento celebra l’80° anniversario della Liberazione, esponendo materiali d’archivio sul monumento progettato da Colombo, tra cui disegni, foto e l’opera Bariestesia (1975)13.
Struttura della mostra
Spazio Natta: documenti progettuali, modellini in scala e grafiche che illustrano l’evoluzione del monumento, curata da Marco Scotini16.
Sede Confindustria: sezione complementare con focus sul contesto storico-politico della Resistenza europea13.
Il monumento di Colombo Realizzato nel 1983 lungo il lago di Como, l’opera rompe con la monumentalità tradizionale attraverso:
Percorsi inclinati a tre rampe, concepiti come spazi di incontro collettivo15.
Lastre metalliche con lettere di condannati a morte della Seconda guerra mondiale, tratte dall’antologia einaudiana del 195415.
Contro-monumentalità che trasforma la memoria in esperienza fisica, con strutture che alterano percezione e gravità15.
La mostra evidenzia come Colombo abbia sostituito la rappresentazione figurativa con un “movimento interrotto”, creando un dialogo tra spazio architettonico e memoria storica15.
La pubblicazione degli atti del convegno Monumento alla Resistenza europea: 40 anni di Memoria per la Pace è il coronamento di un lungo lavoro di ricerca intrapreso dall’Anpi per celebrare la costruzione del monumento e l’avvio di un percorso con altre città d’Europa e del mondo che ha portato Como a ricoprire il ruolo di “Città Messaggera di Pace”.
La pubblicazione degli atti del convegno Monumento alla Resistenza europea: 40 anni di Memoria per la Pace è il coronamento di un lungo lavoro di ricerca intrapreso dall’Anpi per celebrare la costruzione del monumento e l’avvio di un percorso con altre città d’Europa e del mondo che ha portato Como a ricoprire il ruolo di “Città Messaggera di Pace”.
Il Monumento viene analizzato nella sua dimensione di percorso di coinvolgimento, di spazio da vivere e di luogo della memoria. In esso sono raccolte le testimonianze dei martiri antifascisti e antinazisti di tutta l’Europa, uomini e donne che hanno combattuto contro la disumanità rappresentata dalla belva nazifascista. A quarant’anni dall’inaugurazione, per mano del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, è sempre più necessario dedicare il nostro lavoro e il nostro impegno ai valori di Pace e all’antifascismo.
Il Monumento alla Resistenza Europea a Como, opera dell’artista milanese Gianni Colombo (1937-1993), è un memoriale dedicato alle vittime dei regimi nazifascisti e ai caduti durante la Seconda guerra mondiale.
Realizzato su proposta dell’ANPI e inaugurato il 28 maggio 1983 dal presidente Sandro Pertini, sorge nei giardini a lago, vicino al Monumento ai Caduti di Giuseppe Terragni125.
Struttura e simbologia L’opera si compone di tre scale convergenti che simboleggiano i percorsi impervi dei deportati nei campi di sterminio.
Le scale conducono a lastre metalliche con incisioni di ultime lettere scritte da condannati a morte, tradotte in sette lingue su pannelli marmorei circostanti17. Al centro, una stele racchiude pietre provenienti da campi di concentramento come Auschwitz, Dachau e Buchenwald, oltre a un frammento di Hiroshima, a monito contro gli orrori bellici23.
Approccio artistico di Colombo Membro del Gruppo T e pioniere dell’arte cinetica, Colombo concepì un’installazione “vivibile” che altera la percezione spaziale. Le scale con inclinazioni diverse creano un effetto bariestetico, invitando i visitatori a un’esperienza fisica e riflessiva68. L’artista descrisse il progetto come un “itinerario aperto” per stimolare il dialogo collettivo sul valore universale della Resistenza6.
Il Monumento alla Resistenza Europea di Gianni Colombo presenta caratteristiche architettoniche che uniscono sperimentazione spaziale e simbolismo politico:
1. Geometria cinetica e percezione alterata Le tre scale convergenti con inclinazioni differenziate creano un effetto bariestetico, tipico dell’arte cinetica del Gruppo T, che disorienta il visitatore, metafora del percorso traumatico dei deportati1.
2. Materiali e stratificazione storica
Lastre metalliche incise con lettere di condannati a morte, tradotte in sette lingue su pannelli marmorei circostanti, enfatizzano la dimensione transnazionale della memoria1.
Stele centrale contenente pietre da campi di sterminio (Auschwitz, Dachau) e un frammento di Hiroshima, trasformando l’opera in reliquario laico1.
3. Dialogo spaziale con il contesto La collocazione nei giardini a lago, vicino al razionalista Monumento ai Caduti di Terragni, instaura un contrasto generazionale: l’astrazione cinetica di Colombo risponde al verticalismo monumentale anni ’30, ridefinendo il linguaggio della commemorazione1.
4. Architettura “vivibile” L’installazione richiede un coinvolgimento fisico (salire/scendere le scale) per attivare il messaggio politico, superando la passività della contemplazione tradizionale1.
5. Simbolismo universale Le scale senza un punto di arrivo definito riflettono la Resistenza come processo incompiuto, mentre la scelta delle lingue sottolinea il carattere collettivo della lotta antifascista1.1: Dettagli ricavati dal contesto fornito precedentemente (ANPI, inaugurazione con Pertini, descrizioni tecniche dell’opera). Per riferimenti esterni generici sui monumenti, vedi Treccani3 e analisi di Artribune6 sul rapporto tra spazio urbano e memoria.
In occasione degli 80 anni dalla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, l’Archivio di stato di Como è lieta di presentare una selezione di documenti tratti dal prezioso fondo del Comitato di Liberazione Provinciale di Como (1944-1947): atti normativi, tessere degli iscritti, storie di partigiani e manifesti.
La mostra, a ingresso gratuito, sarà visitabile fino al 6 giugno 2025 presso la sala studio dell’Archivio di Stato, tutti i giorni (escluso sabato, domenica e festivi) dalle ore 10 alle ore 15.
E’ necessaria la prenotazione per gruppi di 5 o più persone.
Il libro Roberto Festorazzi, giornalista e storico, dopo 35 anni di ricerche, pubblica una biografia-verità su Luigi Canali, noto come il capitano “Neri”, figura centrale della Resistenza comasca e protagonista controverso della fine del fascismo. L’opera si distingue per l’ampiezza della documentazione e per l’accesso a fonti inedite, in particolare l’Archivio segreto di “Neri”, custodito dalla famiglia e consegnato all’autore nel 2016 per un’analisi critica approfondita1.
Contenuti principali
Il volume ricostruisce la vicenda umana e politica di Luigi Canali, comunista e comandante partigiano, gettando luce su tre grandi “ombre” che hanno avvolto la sua figura:
La verità sul suo arresto da parte della Brigata Nera di Como, avvenuto a Lezzeno il 7 gennaio 1945, grazie a una delazione che coinvolge anche la moglie, Giovanna Martinelli.
Il presunto tradimento e il successivo processo partigiano che lo condannò, insieme alla compagna “Gianna”, per collaborazione con i nemici tedeschi e fascisti.
Il suo ruolo determinante nell’esecuzione di Benito Mussolini e Claretta Petacci a Giulino di Mezzegra il 28 aprile 1945, e la concatenazione di eventi che portarono al suo omicidio il 7 maggio 194515.
Il libro pubblica per la prima volta i “Diari d’Africa” di Canali, rimasti inediti, e utilizza un ricco giacimento di documenti originali, tra cui i fascicoli dell’Archivio Canali, per ricostruire con precisione i fatti e le dinamiche interne alla Resistenza1.
Tesi e novità
Festorazzi sostiene, con nuove prove documentali, che Luigi Canali fu il vero protagonista dell’esecuzione di Mussolini, ruolo che avrebbe segnato il suo destino e motivato la sua eliminazione pochi giorni dopo la fine della guerra15.
L’autore affronta anche il tema delle lotte intestine tra le diverse anime della Resistenza, che portarono a processi sommari e a una tragica epurazione interna, di cui Canali fu vittima.
L’autore Roberto Festorazzi, nato a Como nel 1965, è laureato in scienze politiche e autore di numerosi saggi storici e biografie. Ha collaborato con importanti testate italiane e internazionali. Tra le sue opere più note: Caro Duce, ti scrivo, Tutti gli uomini di Mussolini, Il libro nero del comunismo italiano, Dino Buzzati. Il male oscuro. Ha ricevuto il Premio Internazionale “Arte Lario” per Gli archivi del silenzio e la sua opera D’Annunzio e la piovra fascista ha ispirato il film Il cattivo poeta1.
Anno di pubblicazione: 2024-2025 (nuova edizione aggiornata)5
Sintesi
L’uomo che uccise Mussolini di Roberto Festorazzi è una biografia rigorosa e documentata che, grazie a fonti inedite, ricostruisce la figura di Luigi Canali, il capitano “Neri”, svelando i retroscena della sua vita, del suo ruolo nell’esecuzione di Mussolini e delle oscure dinamiche che portarono alla sua morte. Il libro rappresenta un contributo fondamentale per la storiografia sulla Resistenza e sulla fine del fascismo in Italia15.
Dedicato ai giovani, alle nuove generazioni e a tutte le persone che credono nei valori della Resistenza, della Libertà, della Democrazia e della Pace. È questo il ricordo di due giovani partigiani: Luigi Ballerini di 19 anni ed Enrico Cantaluppi di 21 anni, che all’alba del 24 gennaio 1945 furono trucidati dalle milizie fasciste comasche. A 80 anni dal loro sacrificio, che questo rappresenti un monito e un esempio, nella speranza che simili atti di barbarie non debbano mai più ripetersi.
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I parenti dei due Martiri per la nostra Libertà hanno voluto ricostruire le vicende dei loro cari nel quadro della storia recente di Albate e Lipomo, le cui comunità hanno contribuito in modo determinante all’affermazione dei valori che la Resistenza ha restituito a tutta la popolazione. Vicende che coinvolgono persone e istituzioni civili e religiose che hanno attivamente operato per dare anche al contesto territoriale la Libertà dal fascismo. Luigi Ballerini di 19 anni ed Enrico Cantaluppi di 21 anni furono trucidati dalle milizie fasciste a Como, all’alba del 24 gennaio 1945, lungo il torrente Cosia, attuale viale Innocenzo XI angolo via Benzi. Due giorni prima avevano tentato di catturare, con un’audace azione, l’ufficiale della Guardia Nazionale Repubblicana Mario Petrovich.
Nel volume, a partire dalle vicende personali e familiari dei due giovani, si è approfondito il contesto socio-economico e politico della realtà del popoloso quartiere di Albate e del Comune di Lipomo nella prima metà del Novecento, per evidenziare – attraverso un’approfondita ricerca storica e la valorizzazione di molte testimonianze – la rilevante partecipazione popolare alla lotta contro il nazi-fascismo.
“La Cassazione ha detto stop. La strage di Erba ha due colpevoli e i loro nomi sono Olindo Romano e Rosa Bazzi. Nessun dubbio. Nessuna possibilità di riaprire il processo. I giudici della Quinta Sezione della Suprema Corte hanno respinto il ricorso presentato dai legali dei condannati per la mattanza dell’11 dicembre 2006 dicendo, in sostanza, che la Corte d’Appello di Brescia non ha commesso alcun errore quando, nel luglio scorso, ha dichiarato manifestamente inammissibile l’istanza di revisione della condanna ai coniugi di via Diaz.”
…
scheda informativa
La Cassazione ha respinto il ricorso presentato dai legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi, confermando l’inammissibilità della revisione del processo per la strage di Erba (2006). Con questa decisione, i due ergastolani non potranno ottenere una riapertura del caso, salvo eventuali nuovi elementi probatori124.
Contesto del caso
La strage avvenne l’11 dicembre 2006 a Erba (Como), con l’omicidio di Raffaella Castagna, del figlio Youssef Marzouk (2 anni), della nonna Paola Galli e della vicina Valeria Cherubini. Mario Frigerio, sopravvissuto alla strage, identificò Olindo Romano come uno degli aggressori34.
Le motivazioni del rigetto
La Quinta sezione penale della Cassazione ha valutato che:
Le prove nuove avanzate dalla difesa (nuovi testimoni, rivalutazione di prove scientifiche, ipotesi alternative legate alla criminalità organizzata) non scalfiscono i pilastri della condanna:
Confessioni e tracce ematiche riconducibili ai coniugi24.
La Corte d’Appello di Brescia non ha commesso errori procedurali nel dichiarare inammissibile la revisione15.
Il procuratore generale Giulio Monferini ha definito le nuove prove della difesa «mere congetture, astratte», incapaci di smontare le motivazioni delle sentenze precedenti24.
Prossimi passi
Per Romano e Bazzi resta solo la possibilità di ricorrere alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, contestando l’equità del processo14. La difesa, guidata da Fabio Schembri, ha ribadito la fiducia nelle proprie argomentazioni, sottolineando l’importanza delle presunte nuove prove45.
La decisione segna la chiusura definitiva del caso giudiziario, a meno di scoperte future che potrebbero riaprire il procedimento13.