Architettura · Cani Fabio

presentazione del secondo volume di XXCO – L’architettura del XX secolo in provincia di Como (1946-2000) in compagnia dell’autore, Fabio Cani, Sabato 29 aprile ore 17.30 (Como, via Gerolamo Borsieri 16)

Sabato 29 aprile ore 17.30,
presso la nostra sede
(Como, via Gerolamo Borsieri 16)
presentazione del secondo volume di

XXCO – L’architettura del XX secolo in provincia di Como
(1946-2000)

in compagnia dell’autore, Fabio Cani

XXCO: UNA COPPIA DI LIBRI PER IL NOVECENTO COMASCO

XXCO – L’architettura del XX secolo in provincia di Como. 1900-1945

XXCO – L’architettura del XX secolo in provincia di Como. 1946-2000
Se il Novecento comasco resta, nel suo complesso, un grande sconosciuto, la sua seconda metà è persino un enigma. L’affermazione può suonare provocatoria, ma è la semplice verità. Incredibilmente, infatti, man mano che ci si avvicina all’attualità le nostre conoscenze diminuiscono, o quantomeno si fanno più incerte e confuse. Aderendo senza pensarci troppo all’invito manzoniano di lasciare “ai posteri l’ardua sentenza”, la città e il territorio non si preoccupano mai di capire e di conoscere cosa sia successo negli ultimi decenni.

Ciò vale anche per l’architettura. Se, per i primi decenni del secolo, l’interesse verso alcuni gruppi e stili (i razionalisti, il liberty, il futurismo) ha prodotto una certa proliferazione di studi, anche se ha avuto l’effetto di oscurare – a volte – altri protagonisti, per la seconda metà le ricerche sono davvero poche. Eppure gli argomenti di sicuro interesse non mancano: l’eredità dei razionalisti, il ruolo non secondario del Comasco nell’elaborazione di modelli residenziali economici, la ricaduta sul territorio delle nuove istanze ecclesiali prodotte dal Concilio Vaticano II, il confronto tra il dibattito internazionale e la produzione locale, l’emergere di linguaggi locali capaci di attirare l’interesse generale (come per la scuola “ticinese”). Tutte cose che per lo più sono rimaste confinate in qualche articolo in punta di penna o in contributi di specializzazione estrema.

Viceversa, basta armarsi di una buona dose di curiosità e di una discreta voglia di girovagare per trovare – dentro e fuori il capoluogo, sulle ridenti sponde del lago come nell’operosa pianura verso Milano, nelle vallette come sulle cime – opere degne di considerazione, in grado di illuminare una cultura architettonica che non sfigura nemmeno messa a confronti con i grandi capolavori degli anni Trenta. Ma non sono solo le opere dei maestri del secondo Novecento riconosciuti a livello internazionale a evidenziare l’interesse del territorio, sono anche e soprattutto le molte realizzazioni nate da un rapporto diretto con il contesto (sia dal punto di vista morfologico che da quello culturale) a contribuire alla qualità dell’architettura comasca e lariana del secondo Novecento.

Facendo un grande sforzo di selezione, per gli anni dal 1945 al 2000, XXCO presenta 215 edifici, tutti (o quasi) visibili, almeno da lontano, e tutti (o quasi) documentati con precisione: un patrimonio distribuito in ogni angolo della provincia, e per ogni tipologia di costruzione. Ci si può così rendere conto che molti più noti prodotti “made in Como” sono nati in edifici di grande interesse (e la cosa non può essere considerata di scarso significato) o che persino l’intervento pubblico ha saputo coniugare – a tratti – le esigenze pratiche con la creatività progettuale. Senza esagerare, si può dire che molte di queste architetture sarebbero degne di entrare nell’immaginario collettivo, di essere viste e visitate, integrate in una rete di percorsi alla scoperta di un territorio che, anche nei tempi più recenti, non è stato solo martoriato, ma a volte anche valorizzato.

E in ogni caso resta di fondamentale importanza prendere coscienza di cosa è oggi la realtà di Como e del territorio circostante e di come è diventata così.

a: da classificare · Biblioteca comunale di Nesso · Cani Fabio · NESSO · STORIA LOCALE E SOCIETA'

Nesso: genealogia di un paese, a cura di Fabio Cani e Cesare Scotti, in La Provincia, 15 gennaio 2017. #lagodicomo

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Architettura · ARTE · Cani Fabio · COMO città · Conosco Como? · LAGO DI COMO-LARIO: Luoghi · Libri su Como e il Lario · Nodo Libri · urbanistica

Fabio Cani, XXCO, L’ARCHITETTURA DEL XX SECOLO IN PROVINCIA DI COMO, volume 1: 1900-1945, NodoLibri, 2016. AUDIO della presentazione, sabato 17 dicembre 2016. Indice del libro

AUDIO

  • introduzione di Gerardo Monizza
  • presentazione degli obiettivi della ricerca e del libro di Fabio Cani

vai ai libri di Fabio Cani pubblicati da NodoLibri:

http://www.nodolibri.it/autore.php?aid=17


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vedi la scheda del volume 2

Cani Fabio · Villa Pliniana

Inizia il ciclo Bellezze al Lario. Ville sul lago di Como: storie, architetture, personaggi. Fabio Cani illustrerà la Villa Pliniana di Torno

INCONTRI DELL’UNIVERSITÀ POPOLARE
Istituto Carducci, viale Cavallotti 7, ore 15.30, ingresso libero
https://coatesa.com/wp-content/uploads/2016/05/image051.jpg
Inizia il ciclo Bellezze al Lario. Ville sul lago di Como: storie, architetture, personaggi. Fabio Cani illustrerà la Villa Pliniana di Torno, impareggiabile punto di sintesi tra vicende storiche, fascino paesaggistico e qualità artistica

Sorgente: GIOVEDÌ 12 MAGGIO – La Settimana InCom – La Provincia di Como La Provincia di Como – Notizie di Como e provincia

Cani Fabio · Conosco Como?

EDIFICIO PER RESIDENZE E NEGOZI, Tullio Novati, ingegnere, 1962-1964, Piazza Camerlata, COMO, scheda di Fabio Cani

Ribloggato da XXCO – L’architettura del XX secolo in provincia di Como:

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Nella cultura architettonica del Novecento comasco, il grattacielo è un grande assente. Ripetutamente proposti in diversi luoghi del capoluogo e della provincia, gli edifici di molti piani sono sempre stati evitati, quasi sempre per ragioni paesaggistiche. Succede così che il soprannome di “grattacielo” sia stabilmente associato a una casa di nove piani, forse più per la sua apparente somiglianza con ben più alti modelli.

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Broletto · Camminare in COMO città · Cani Fabio · Conosco Como?

viaggio, a cura di Fabio Cani, nella Como del passato: oggi è la volta di BROLETTO, PRETORIO e Coperto del Broletto

viaggio, a cura di Fabio Cani, nella Como del passato: oggi è la volta di Broletto,Pretorio e Coperto del Broletto.
Como: una storia vera. 3
(Di Fabio Cani)Il primo edificio laico da prendere in considerazione è il Broletto, non foss’altro perché è l’unico testimone sopravvissuto del centro del potere comunale.
Era la sede delle assemblee del popolo comasco, e a questo deve il suo nome: “broletto” da “brolo”, cioè prato. Un prato al coperto, insomma, per evitare tutte le volte che pioveva di dover disturbare il vescovo per andare nella “sua” cattedrale di San Giacomo.

Da tempo si sono incrinate le certezze che lo presentavano come un bell’esempio di architettura romanico-gotica, documentatamente (c’è una bella lapide incastrata sopra il primo arco verso la torre) edificato nel 1215. Ora si ritiene che anche il Broletto sia frutto di una complessa stratificazione di interventi e che l’aspetto attuale, così elegante con il suo paramento di pietre policrome (ma, a questo proposito, è bene ricordare che la percezione antica dei colori era assai diversa da quella moderna!), non sia propriamente quello originario: esito di uno dei tanti restauri seguiti alle molte vicissitudini di cui fu oggetto. Della fase più antica potrebbe sopravvivere il relitto di un capitello, assai più “rozzo” degli altri, incastrato nella base della torre, dove oggi si appoggia la vetrata dell’infopoint.
La sua architettura è ridotta al minimo indispensabile: una grande sala elevata su un portico aperto (ma forse, all’origine, un po’ meno trasparente di come lo vediamo oggi: non è improbabile che il muro mediano fosse un vero muro, e non una sequenza di archi, aperto solo da una porta più o meno dove adesso si trova la passerella che dà accesso al suddetto infopoint). Incerto resta il percorso di accesso alla sala: Federico Frigerio (sempre lui) aveva immaginato, sulla base di indizi archeologici, una scala monumentale a sbalzo dall’angolo sud-orientale della sala, verso la cattedrale (dove effettivamente resta la spalla di una porta); che l’ingresso alla sala fosse lì è verosimile, come ci si arrivasse è ancora incerto.

Sicuramente, al contrario di quello che si continua a ripetere, il Broletto non venne accorciato per fare spazio alla nuova cattedrale; dal muro meridionale proviene infatti un affresco trecentesco, raffigurante [… PROSEGUE SU “JSC15”]

Camminare in COMO città · Cani Fabio · Conosco Como?

Edificio per residenze e uffici “Novocomum” Giuseppe Terragni, architetto 1927-1929, Como, viale Sinigaglia 1

Il primo isolato del nuovo quartiere residenziale “borghese” della zona a lago (che poi restò l’unico, perché il quartiere non si fece) venne completato con un radicale cambio di stile architettonico. E fu l’inizio della “nuova” architettura a Como, ma i punti di contatto con la metà già esistente non furono pochi.
(Fabio Cani)

Edificio per residenze e uffici “Novocomum”
Giuseppe Terragni, architetto
1927-1929
Como, viale Sinigaglia 1
Stato: visibile – parzialmente visitabile – ben conservato

Il completamento del primo (e unico) lotto del quartiere nella zona del Pra’ Pasquée per conto della società immobiliare Novocomum venne affidato al giovane Giuseppe Terragni, probabilmente per il tramite del fratello maggiore Attilio, che aveva già collaborato con l’imprenditore edile Elio Peduzzi. Terragni riprese l’organizzazione generale dell’edificio preesistente e la trasformò in un organismo compiutamente moderno: gli spigoli stondati, che nell’edificio eclettico progettato da Giacomo Caranchini erano una sorta di bow-windows, divennero il fulcro compositivo del nuovo fabbricato con una complessa operazione di svuotamento e riconfigurazione del volume complessivo.

Nel corso del 1927 e del 1929 Terragni approntò versioni successive del progetto, procedendo a una progressiva essenzializzazione del disegno. All’inizio del 1929 l’edificio aveva ormai preso la sua forma definitiva, ma – per evitare qualsiasi rischio di blocco da parte della Commissione edilizia – si venne preparando anche una versione edulcorata da decorazioni in stile che fu presentata agli organi comunali per l’approvazione. Nell’ottobre 1929 l’edificio era sostanzialmente ultimato e la stampa locale registrò lo sconcerto dell’opinione pubblica di fronte a un’architettura così audacemente moderna, e il Comune, di fronte all’evidente difformità dell’edificato rispetto al progetto, nominò una commissione di valutazione, composta dagli architetti Piero Portaluppi, Giovanni Greppi e Luigi Perrone, che si riunì nel dicembre dello stesso anno e si espresse infine per il mantenimento dell’edificio così com’era. La controversa reazione della città si fissò poi nel soprannome di “transatlantico” che restò a designare l’edificio anche nei decenni seguenti.

Disegno di progetto per la prima versione del Novocomum Planimetria del piano rialzato del Novocomum in una versione prossima a quella realizzata.

Al centro dell’attenzione erano proprio i due spigoli con l’espressiva successione di elementi arretrati e sporgenti, percorsi dall’imponente cilindro vetrato fino allo spigolo finale, che ripropone il parallelepipedo di base. In questa articolazione già i contemporanei lessero un’assonanza con le più avanzate esperienze costruttiviste dell’Unione Sovietica, e – più in generale – con l’architettura d’avanguardia del centro Europa. Non minore sorpresa suscitarono le scelte coloristiche, per il forte contrasto tra le pareti verticali (in noisette chiaro), gli elementi a sbalzo (in arancione), gli infissi (in rosso) e gli elementi metallici (in azzurro). Tali scelte sono poi state in gran parte alterate negli interventi del dopoguerra (che sostituirono l’intonaco civile con un rivestimento in “spaccatello” di marmo), e sono state recuperate solo in decenni recenti, parzialmente nelle facciate esterne, più compiutamente in quelle del cortile (a cura dell’arch. Augusto Roda e dell’ing. Franco Panzeri, con la direzione lavori dell’arch. Manouk Manoukian). Così come, negli ultimi anni del Novecento, è stata ricostruita la disposizione originaria dell’ingresso e dell’atrio (a cura dell’arch. Mario Di Salvo).

Al di là delle innovative scelte formali, evidenti non solo all’esterno, ma anche nella disposizione delle scale interne (quella centrale a base quadrata, le due laterali a base triangolare) e nella struttura in cemento armato, il Novocomum di Terragni costituisce un esempio di edificio residenziale intensivo di stampo piuttosto tradizionale, con appartamenti ispirati da un generico decoro borghese, senza l’eco delle riflessioni che contemporaneamente si andavano elaborando in Europa sulle esigenze e sulle regole dell’abitare moderno.


Per gli interessati all’argomento, consigliamo il libro Le rotte del Transatlantico, di Giorgio Cavalleri ed Elisabetta Ferrario, edito da NodoLibri.

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Cani Fabio · Conosco Como?

l’Esposizione Voltiana, a cura di Fabio Cani

Alla fine del XIX secolo, la città di Como pensò di celebrare il centenario dell’invenzione della pila e il suo ideatore Alessandro Volta con una grande esposizione, in linea con quelle che, ormai da qualche decennio, si tenevano nelle maggiori città d’Europa.Fin dal 1896 si mise mano alla progettazione dei padiglioni, per i quali dopo una fase di studio (che comprende anche una proposta messa a punto dall’architetto milanese Luigi Broggi e dall’ingegnere comasco Enrico Rossetti) si affidò l’incarico all’ingegnere comasco Eugenio Linati, che venne designato anche a presidente della commissione tecnica dell’esposizione. Il progetto si componeva di un articolato sistema di padiglioni tutti collegati e introdotti da una monumentale fronte rivolta alla città, che fonde irrituali citazioni dello stile impero con due grandi torri in forma di “pila voltiana” agli estremi (in una di queste era collocata una delle principali attrazioni dell’esposizione: un ascensore che conduceva alla terrazza da cui si godeva un panorama mozzafiato).

tutta la scheda qui

Sorgente: XXCO_000: l’Esposizione Voltiana

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Architettura · Cani Fabio

FABIO CANI, Federico Frigerio architetto. Il lato tradizionale del nuovo – NodoLibri, 2015

Federico Frigerio architetto
titolo Federico Frigerio architetto
sottotitolo Il lato tradizionale del nuovo
autore Fabio Cani
editore NodoLibri
formato Libro
collana Quaderni Fondation Montandon
pagine 200
pubblicazione 2015
ISBN/EAN 9788871852669

Federico Frigerio (Milano 1873 – Como 1959) è uno dei grandi protagonisti intellettuali del Novecento comasco. Certamente, il fatto di aver perseguito durante tutta la sua carriera una convinta adesione allatradizione architettonica lombarda non ha giovato alla sua fama in tempi recenti: in un certo senso, egli sembra trovarsi “dal lato sbagliato” della storia, al servizio della “conservazione” piuttosto che del rinnovamento proposto dal Movimento Moderno. La sua lunga esperienza professionale si svolge certamente sotto il segno della tradizione, ma non in maniera acritica; anzi, della tradizione fu un attento indagatore ed esegeta. Così come egli non fu mai chiuso alle innovazioni né tanto meno al rinnovamento del linguaggio e della tecnica dell’architettura, dall’introduzione del cemento armato alle proposte stilistiche della scena mitteleuropea.

Per queste ragioni la rivisitazione critica della sua vicenda professionale e l’approfondimento delle sue numerose opere (in gran parte poco note) apportano numerosi motivi di interesse a una ricostruzione complessiva del Novecento comasco.

INDICE TESTUALE

Presentazione
(di Stefano Della Torre)

1.
Una città tra due secoli. Lo sfondo dell’opera di Federico Frigerio

2.
Il dono di gustare le cose belle. Per una biografia di Federico Frigerio

3.
Le opere principali

Grand Hotel Plinius a Como. 1897-1900
S. Stefano ad Appiano Gentile. 1897, 1908-1909, 1912-1914
Villa Pirotta a Brunate. 1902-1912
Villa Baragiola a Orsenigo. 1904-1905, 1907
S. Maria di Martinico a Dongo. 1904-1915
Società Bancaria Italiana a Como. 1908-1910
Politeama a Como. 1909-1910
Villa Rebuschini a Brunate. 1910-1911
Palazzina Cattaneo a Como. 1910-1912
Banca Commerciale Italiana a Como. 1923-1927
Palazzo vescovile a Como. 1924-1940
Tempio Voltiano a Como. 1925-1927
Villa Walter a Como. 1930
Edicola Somaini a Como. 1935-1936
Duomo di Como

4.
Regesto delle opere

Scritti di Federico Frigerio

Indice dei nomi
Indice dei luoghi

BIOGRAFIA DELL’AUTORE

Fabio Cani (Como, 1955) da molti anni si occupa di storia della città di Como e del suo territorio, con una particolare attenzione ai temi della modernità e dell’immagine.
È autore di numerose pubblicazioni su questi argomenti.

Sorgente: Federico Frigerio architetto – Fabio Cani – NodoLibri – Libro NodoLibri Editore

Cani Fabio · Nodo Libri

Paolo Vanoli. Il “Libro di Lettere” di Girolamo Borsieri: arte antica e arte moderna nella Lombardia di primo Seicento Intervengono, oltre all’autore, Fabio Cani e Stefano Della Torre, Mercoledì 3 giugno alle 18, in Biblioteca

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3 GIUGNO: Il Libro di Lettere di Girolamo Borsieri
Presentazione del volume

Mercoledì 3 giugno alle 18, in Biblioteca, presentazione del volume di Paolo Vanoli.
Intervengono, oltre all’autore, Fabio Cani e Stefano Della Torre
Il cosiddetto ‘epistolario’ manoscritto di Girolamo Borsieri è la fonte privilegiata per accostarci dall’interno a uno dei momenti più entusiasmanti dell’arte lombarda di età moderna, il primo Seicento dominato da pittori del calibro di Cerano, Procaccini e Morazzone.
Da queste lettere l’erudito comasco Borsieri emerge come uno dei protagonisti della scena artistica milanese nei decenni che precedono la terribile peste ‘manzoniana’ del 1630: alla sua competenza di conoscitore si affidano amatori d’arte e collezionisti, a partire dal fondatore dell’Ambrosiana, il cardinale Federico Borromeo, mentre il più celebre poeta di quegli anni, Giovan Battista Marino, si rivolge a lui per procurarsi i disegni dei pittori lombardi da celebrare nei versi della Galeria. Altrettanto vasta è la fama dell’erudizione antiquaria di Borsieri, una componente fondante della sua attività e del suo modo di giudicare le opere d’arte, antiche e moderne, come testimoniano decine di lettere finora trascurate, tra le quali alcune indirizzate a Mark Welser, una delle massime autorità dell’epigrafia europea di primo Seicento.
Obiettivo del volume è fornire una lettura aggiornata della figura di Borsieri e un approccio più consapevole ai manoscritti dell’ ‘epistolario’, fino ad oggi utilizzati negli studi storico-artistici come una fonte neutra, di prima mano, senza porsi fino in fondo il problema del loro statuto e delle intenzioni che presiedono alla loro compilazione: quelle di un ‘libro di lettere’ destinato alla pubblicazione e concepito anche come un’autobiografia intellettuale. Accanto all’analisi dell’‘epistolario’ e al commento di un centinaio di lettere di argomento letterario, artistico e antiquario, il libro dà conto anche della produzione poetica di Borsieri legata alle arti e ricostruisce il suo profilo di conoscitore, mettendone in rilievo i rapporti con il mondo dei collezionisti, degli antiquari e dei letterati lombardi.
Brunate · Cani Fabio

La Funicolare di Como Brunate, 120 anni di storia e passioni, Fabio Cani e Antonio Marino sono i conduttori dell’incontro di questo pomeriggio, 8 aprile 2015

Ordine degli Ingegneri, via Volta 62, ore 15.30, ingresso libero
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Inizia oggi il ciclo La Funicolare di Como Brunate, 120 anni di storia e passioni. Era il 1894 e i trasporti non erano certo quelli di oggi; la realizzazione della funicolare fu un’impresa molto coraggiosa che presupponeva una grande visione da parte degli uomini che vollero realizzarla.

Fabio Cani Antonio Marino sono i conduttori dell’incontro di questo pomeriggio, La Funicolare al tempo del decoro e dell’orgoglio: personaggi, ingegneri, polemiche e novità

da

MERCOLEDÌ 8 APRILE – La Settimana InCom – La Provincia di Como La Provincia di Como – Notizie di Como e provincia.

AUDIO e VIDEO · Cani Fabio · Duomo di Como · Monizza Gerardo

MEMORIA DUOMO (NodoLibri, 1993) Video suite in dodici parti, scritta da Fabio Cani e Gerardo Monizza (realizzazione e regia Paolo Lipari)

 

Immagine News Nodo

MEMORIA DUOMO (NodoLibri, 1993)
Video suite in dodici parti, scritta da Fabio Cani e Gerardo Monizza (realizzazione e regia Paolo Lipari)

Nella storia della città di Como, il Duomo appare quale centro fisico e simbolico: somma della storia religiosa, della vita civile, delle passioni e dell’arte comacina. Un capolavoro che si può guardare con occhi sempre nuovi.
Questo video, che avvicina immagini e musica, esplora la Cattedrale comasca, presentandone prospettive sconosciute e cogliendone le atmosfere più suggestive.