I quattro luoghi simbolo di Como documentati nel libro Memorie presenti. Como, luoghi da rigenerare sono Politeama, San Donnino, ex Orfanotrofio e Ticosa.fieralibrocomo+2
Descrizione dei luoghi
Questi spazi, fotografati da Gin Angri con circa 160 immagini e narrati da Michele Roda, rappresentano esempi di abbandono e potenziale rigenerazione urbana.instagram+1
cineteatro Politeama: ex cinema-teatro in stato di degrado, simbolo di un passato culturale cittadino.instagram
carcere San Donnino: complesso storico sospeso, con tracce di funzioni sociali e religiose.instagram
Ex Orfanotrofio, Via Tommaso Grossi: struttura un tempo dedicata all’infanzia, oggi fragile e in attesa di riuso.instagram
Tintostamperia Val Mulini
Significato nel progetto
I luoghi fungono da atlante visivo per riflettere su memoria collettiva e città pubblica, collegandosi a iniziative come il programma “Gener-Azioni” di Confcooperative.fieralibrocomo
“Ho messo a fuoco la città” è un libro fotografico edito nel 2025 da Enzo Pifferi, con immagini dell’omonimo fotografo e testo di Luca Levrini.
L’opera si concentra sulla città, probabilmente Como o aree limitrofe, in linea con i temi ricorrenti di Pifferi sul paesaggio urbano e lacustre lombardo.coatesa+1
Profilo di Enzo Pifferi
Enzo Pifferi è un fotografo italiano specializzato in paesaggi, architetture e storia locale, con numerosi libri sul Lago di Como, ville, giardini e Navigli di Milano.
Ha pubblicato opere come “Ville e giardini del lago di Como” (2024) e “Como allo specchio del tempo”, che ritraggono cambiamenti urbani attraverso foto storiche e contemporanee.
Come editore autonomo, promuove edizioni illustrate di alto livello qualitativo.librerie+2
Contributo di Luca Levrini
Luca Levrini, autore del testo, collabora con Pifferi per contestualizzare le fotografie, offrendo narrazioni storiche e culturali. Il suo intervento arricchisce la dimensione interpretativa delle immagini urbane.coatesa
Il libro si inserisce nella produzione di Pifferi su trasformazioni cittadine, simile a “La Cortesella. Vita e morte di un quartiere di Como”, che documenta quartieri storici. .orsinibiblio+1
Enzo Pifferi è un fotografo, giornalista e editore italiano nato a Milano il 1° giugno 1940.ciaocomo
Carriera Iniziale
Inizia la sua attività professionale nel 1966 come fotografo e giornalista per quotidiani e riviste, lavorando spesso come inviato speciale per documentare eventi di rilievo internazionale.
La sua passione per la fotografia lo portò a realizzare reportage in varie parti del mondo, inclusi spettacolari raid in gommone attraverso l’Europa.ordine.laprovinciaunicatv+2
Attività Editoriale
Nel 1972 fonda la casa editrice Enzo Pifferi Editore, specializzata in pubblicazioni sul territorio lombardo, paesaggi e patrimonio culturale. L’azienda si distingue per libri fotografici di alta qualità, contribuendo alla valorizzazione del Comasco e della Lombardia.lombardiabeniculturaliyoutube
Riconoscimenti
Nel 2024 riceve l'”Abbondino d’Oro”, massima benemerenza del Comune di Como, per il suo contributo alla documentazione visiva del territorio e le sue avventure personali.
Ancora attivo, ha chiuso edizioni di festival fotografici con racconti emozionanti della sua vita.laprovinciadicomo+2
Renzo Pigni (nato il 24 settembre 1925 a Fagnano Olona e morto il 24 gennaio 2019 a Como) è stato un politico e partigiano italiano.
È stato deputato dal 1953 al 1972, prima per il Partito Socialista Italiano (PSI) e poi per il PSIUP.
Successivamente, è stato sindaco di Como dal 1992 al 1993, guidando una coalizione che includeva il PDS, i democristiani, i socialisti e altre formazioni politiche.
Pigni era anche noto per essere stato segretario del presidente Sandro Pertini, oltre a essere una storica figura del socialismo comasco.settimanalediocesidicomo+4
Renzo Pigni divenne sindaco di Como nel 1992 perché fu eletto come primo sindaco di sinistra nella storia della città.
Fu sostenuto da una coalizione formata dalla Democrazia Cristiana, dal Partito Socialista Italiano, dalla Federazione dei Verdi e dal Partito Democratico della Sinistra, con l’appoggio esterno del Partito Repubblicano Italiano e del Partito Socialista Democratico Italiano.
La sua elezione rappresentò un cambio importante nella storia politica di Como, ma si dimise nel 1993 a causa di contrasti all’interno della maggioranza, in particolare su temi legati all’edilizia e al piano urbanistico.
Dopo le dimissioni, lasciò la politica su consiglio medico a causa di un infarto.wikipedia+3
Il libro “Special People. Ragazzi con la voglia di vincere” di Giuseppe Guin, edito da Dominioni nel 2025, racconta storie reali di diciotto ragazzi con disabilità intellettive e relazionali, protagonisti di un percorso di crescita attraverso lo sport nella società comasca “Siamo Tutti Special People”.
Guin narra con autenticità e senza spettacolarizzare la disabilità, mettendo in luce la quotidianità spesso dura ma anche la forza e il coraggio di questi giovani e delle loro famiglie. Il libro dà risalto anche ai volontari e agli allenatori che accompagnano questi ragazzi, descrivendo un viaggio nell’anima di chi lotta per dignità, autonomia e normalità, con storie che toccano speranze, conquiste personali e relazioni umane profonde.progettosanfrancesco+1
Tra i protagonisti ci sono ragazzi come Pietro, che dopo anni di terapie compie i suoi primi passi,
Loris che si esprime con un tablet,
e Samuele, campione di nuoto e di vita,
insieme alle loro famiglie, che con forza e determinazione affrontano le difficoltà quotidiane. Il contesto sportivo del basket diventa uno strumento di inclusione sociale, un elemento fondamentale della narrazione che mette in luce anche il lavoro di Mara Invernizzi, ex cestista nazionale e oggi allenatrice.dominionilibri+2
Il libro è stato presentato recentemente al Teatro Sociale di Como e ha suscitato grande partecipazione, testimoniando l’importanza di dare voce a queste storie di resilienza e vittoria personale.ciaocomo+1
È disponibile in libreria e sul sito dell’editore Dominioni con ISBN 8898911920.ebay+1
Giuliano Collina: artista totale. È stato uno sperimentatore, ma capace di giungere sempre ad un risultato. Così per tutta la sua lunga vita artistica.
Era anche invidiabile.
Il suo studio (prima a Maslianico poi in via Brusadelli, zona ex Ticosa) è stato un luogo di riferimento aperto a tutti. Anche ai non artisti; anche a quelli che ‘l’arte contemporanea non la capisco’. A questi, Giuliano non dava spiegazioni (sulla ‘contemporaneità’ dell’arte), ma mostrava il lavoro della giornata: fosse un dipinto, un disegno, uno schizzo, un ritaglio, uno strappo di tessuto.
Il visitatore, immerso inconsapevolmente nella ‘contemporaneità’ dell’arte, usciva magari perplesso, ma non infastidito.
“Cosa c’è da capire”, diceva Giuliano: “guarda”.
Nella sua lunga vita umana e artistica ha accumulato soddisfazioni che accettava come un segnale illuminante sulla strada che andava percorrendo. Non ho mai percepito che cercasse il riconoscimento (la sua ‘amata’ città gli ha riconosciuto il merito di essere artista di valore e di fama) che pure gli derivava dai collezionisti sparsi ovunque.
Finisce quasi come artista concettuale; è a lungo scultore (del metallo, soprattutto, che modella con piacere e facilità), ma soprattutto è pittore (visionario, immaginifico, materico); poi anche stupendo incisore. Alcuni suoi lavori (conservati in molte case comasche) sono un continuo, devoto omaggio al territorio: alle sue ombre e alle sue luci…
Ma Giuliano aveva il dono rarissimo (oggi) del ‘segno’. Qui scatta l’invidia.
Matita, biro, penna, pennarello, pennello… nella sua mano erano una bacchetta magica che segnava carta o cartoncino in modo ‘assoluto’. Non aveva ripensamenti tale era la sua capacità di fissare quel che vedeva o che immaginava; era sempre un segno tanto essenziale quando efficacemente espressivo. Un dono, appunto.
Lavorava ogni giorno e, tra azioni che assumevano la consistenza dell’opera, riempiva pagine di segni e segni nei suoi album. Sfogliarli era un piacere quasi fisico.
Lo conoscevo da sempre: ero amico di suo padre Piero e dei suoi fratelli Enrico e Davide. Lo frequentavo senza continuità. Nel gennaio del 2021 (anno dantesco, per intenderci) mi presentai nel suo studio con una proposta: illustrare la Divina Commedia.
Eravamo seduti uno di fronte all’altro e mi chiese: “Cento disegni?”. Riposi: “Uno per canto… in un’edizione speciale; in un formato non consueto, in modo diverso”.
Reagì subito dicendo che non avrebbe certamente rifatto Doré o Dalì o Sironi… e ci intendemmo subito che non era un’illustrazione della Divina Commedia bensì una indagine pittorica, cromatica, espressiva sul viaggio di Dante all’Inferno, Purgatorio, Paradiso.
Giuliano ci pensò un attimo e concluse che ci sarebbe voluto almeno mezzo anno.
Si mise all’opera e s’impegnò per pochi mesi. Un lavoro magnifico che avremmo (2022) esposto in Duomo e poi a Lugano Massagno. Un lavoro che è diventato un libro prezioso, ma che è stato l’occasione per incontrare Giuliano almeno tre volte la settimana, per alcuni mesi, ricavandone sempre idee, spunti, riflessioni, suggerimenti. L’ho sentito raccontare decine di volte, a spettatori sempre differenti, il crescere quotidiano del suo viaggio nella Commedia.
Ci mancherai, Giuliano e con te i tuoi modi, i tuoi colori, i tuoi segni. Resta – per fortuna – un’opera immensa come una miniera tutta da scoprire e da scavare. Il tuo lavoro non si perderà.
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Giuliano Collina ha curato per NodoLibri “La Divina Commedia illustrata”, elegante opera in cofanetto rigido: 112 tavole, realizzate con varie tecniche pittoriche, attraverso cui Collina ha saputo narrare i cento canti della Commedia partendo da personaggi, luoghi, percorsi – che Dante Alighieri incontra e segue nel suo viaggio – con attimi di movimento e invenzioni di colori.
L’articolo “La mia vita è un guinzaglio. Nella scuola per cani ora educo anche le persone” è scritto da Elisabetta Andreis e pubblicato il 11 novembre 2025 su Corriere della Sera, edizione Milano.
Racconta la storia di Tommaso Castellano, milanese di 39 anni, fondatore della Scuolapercani, la scuola per cani più grande e conosciuta d’Italia.
La sua vita, descritta come segnata da cadute e una risalita, si è trasformata attraverso la relazione con i cani e l’insegnamento dell’educazione non solo agli animali ma anche ai loro padroni.
Castellano, dopo un passato turbolento e la perdita di tutto, ha iniziato ad addestrare cani e a educare persone, portando avanti un metodo basato su regole, rispetto e istinto.
La sua scuola si trova a Paderno Dugnano, dove gestisce campi di lavoro, una media house, un’app per prenotare lezioni e cura con attenzione i suoi cani. Il motto che riassume la sua filosofia è “Non addestro cani, educo persone”.milano.corriere
L’articolo sottolinea anche le difficoltà affrontate da Castellano, le critiche ricevute per metodi ritenuti duri da alcuni, e il successo ottenuto grazie ai risultati e alla trasformazione di migliaia di cani e persone.
La scuola rappresenta un luogo di disciplina, fatica e rinascita, dove i cani imparano a godere della libertà rispettando le regole e i padroni imparano a comunicare con loro senza urlare.milano.corriere
pubblicazione – intitolata sinteticamente “AS” – che suo figlio Lorenzo ha pensato per quello che sarebbe stato il centesimo compleanno del padre, nato nel 1925 e scomparso nel 2017;
il volumetto contiene una quarantina di contributi firmati da altrettanti amici, colleghi e compagni di viaggio, autori ciascuno di un breve ricordo concentrato in poche battute con un riguardo particolare agli anni del passaggio di Spallino dalla carriera sportiva a quella di amministratore:
«L’intento – ha detto Lorenzo – non era quello di celebrare papà, che non ne ha bisogno, ma quello di ricordare un momento particolare della vita di questa città, un momento in cui era palpabile il senso di appartenenza ad una comunità, dove era convinzione trasversale che il possesso della verità non sta dalla parte delle mani levate più numerose delle altre».
Il libro “Bellagio” di Monica Savaresi è pubblicato da SEM Edizioni15.
La trama si svolge nel piccolo borgo di Bellagio, noto come la “perla del Lario”. La protagonista, Isabella Caprani, sceneggiatrice di successo, torna nel paese per gestire l’eredità del padre Giovanni, appena scomparso.
Il racconto intreccia il presente di Isabella con la storia del Grand Hotel Royal Britannia, simbolo del borgo e a rischio demolizione, e con una storia d’amore ambientata durante il periodo fascista e la Seconda Guerra Mondiale tra Enrico Gandola, un giovane provinciale, e June Rivera, una ricca americana.
Il romanzo esplora temi di memoria, famiglia, passato e identità, con un forte legame con il territorio e la sua storia1.
Il libro è disponibile in prenotazione e in vendita online presso diverse librerie, come Libreria Universitaria e IBS45.
Tra le vie del piccolo borgo conosciuto come la “perla del Lario” si vocifera che Isabella Caprani, la sfuggente figlia “del Giovanni” divenuta una sceneggiatrice di successo, sia tornata per ristrutturare e vendere la casa del padre appena scomparso. Isa, che di quel posto conserva il ricordo di un’adolescenza soffocata dalla mentalità ristretta e il doloroso rapporto mai sanato con l’uomo schivo che l’ha cresciuta, vuole solo sbrigare la faccenda dell’eredità e rientrare in fretta a Roma.
Ma Bellagio è un luogo in cui il passato si rifiuta di restare sepolto, un passato che lega a doppio filo Giovanni e il maestoso Grand Hotel Royal Britannia, simbolo del borgo e ora a rischio demolizione.
Lì, all’hotel ribattezzato “Bella Italia” durante gli anni del fascismo, tra balli e ospiti internazionali, intrighi politici e tensioni belliche crescenti, riecheggia un’incredibile storia d’amore a cavallo della guerra: quella di Enrico Gandola e June Rivera. Lui provinciale e di umile famiglia, lei facoltosa americana, i due si innamorano, e la loro passione dovrà superare barriere sociali e distanze oceaniche, fino allo scoppio di un conflitto che travolgerà il mondo intero e minaccerà di separarli inesorabilmente.
Mentre Isabella fronteggia i suoi fantasmi privati e le moderne ambizioni che mettono in pericolo l’esistenza del Royal Britannia, il nastro del tempo si riavvolge quasi fosse la bobina di un film d’epoca sul vissuto di Giovanni e lo struggente destino di Enrico e June. Riuscirà Isa a salvare l’hotel insieme alle memorie che il padre ha taciuto per anni, o sarà costretta ad arrendersi e lasciare che i ricordi si perdano sulla superficie del lago fino a svanire per sempre?
Il territorio del Lago di Como, e in particolare il borgo di Bellagio, gioca un ruolo fondamentale nell’identità dei personaggi del romanzo di Monica Savaresi. Il lago e il suo paesaggio costituiscono non solo lo sfondo fisico, ma anche un luogo dell’anima e una “macchina del tempo” che connette il presente al passato.
Per Isabella Caprani, protagonista del romanzo, il Lago di Como rappresenta il luogo delle radici, del ricordo e del confronto con il proprio passato e le relazioni familiari irrisolte, in particolare con suo padre Giovanni. Il territorio incarna una memoria storica forte, legata alla vita e all’attività del padre, che si riflette nel destino del Grand Hotel Royal Britannia, simbolo del borgo e della sua storia.
Dal punto di vista della dimensione narrativa, il lago è anche il luogo in cui il passato si manifesta, dove le vicende personali e storiche di Enrico Gandola e June Rivera si intrecciano con la realtà presente. L’identità dei personaggi è profondamente connessa a questo luogo, che custodisce memorie, storie d’amore, tensioni sociali e trasformazioni, facendo da sfondo e da motore emotivo del romanzo.
Il Lago di Como assume così una funzione simbolica di custode delle memorie e delle identità, rendendo il territorio un elemento imprescindibile per comprendere la profondità e le dinamiche dei personaggi e delle loro vicende.antemp+2
Monica Savaresi, nel libro “Bellagio,” racconta la storia del Grand Hotel Royal Britannia di Bellagio intrecciando il presente con il passato.
Il romanzo segue Isabella Caprani, figlia di Giovanni, che torna a Bellagio per gestire l’eredità del padre e si confronta con il rischio di demolizione del maestoso Grand Hotel Royal Britannia, simbolo del borgo.
La narrazione riavvolge il tempo fino agli anni del fascismo, quando l’hotel era chiamato “Bella Italia” e ospitava eventi eleganti con ospiti internazionali, intrecciando la storia d’amore tra Enrico Gandola, un giovane provinciale, e June Rivera, una ricca americana.
Questo amore dovrà superare barriere sociali, distanze oceaniche e le difficoltà della Seconda Guerra Mondiale.
Il racconto mescola memoria, identità, e tensioni storiche, con il presente di Isabella che cerca di salvare l’hotel e le memorie familiari legate a quel luogo di grande valore simbolico per Bellagio.semlibri+3