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Canzo, il Cornizzolo è stato dato alle fiamme – Como – Il Giorno – Quotidiano di Milano, notizie della Lombardia

Canzo (Como), 4 aprile 2015 – Un incendio venerdì sera ha divorato almeno due ettari di prato e pascoli sul Monte Cornizzolo.

Le fiamme, che si sono sviluppate a circa mille metri di quota nei pressi del rifugio Marisa Consigliere, sono state appiccate di proposito

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Canzo, il Cornizzolo è stato dato alle fiamme – Como – Il Giorno – Quotidiano di Milano, notizie della Lombardia.

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LEGNA E CENERE: l’apparire dell’esser sè di Emanuele Severino nella tavernetta con il camino acceso | da COATESA SUL LARIO … e dintorni

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La legna sta bruciando. Dapprima appaiono i suoi contorni nella luce del fuoco; poi essi scompaiono e appare l’incandescenza delle braci; a sua volta, poi, questa incandescenza scompare e appare la cenere.
La legna spenta, la legna accesa, le braci, la cenere e il vento che la disperde si sono avvicendati nel cerchio luminoso dell’apparire. Al subentrare di ognuno di questi eventi, il precedente esce dall’apparire. Il cerchio dell’apparire non attesta che la legna si trasforma in cenere: appunto perché non attesta che la legna si annienta come legna. Per “trasformarsi”, o “diventare” cenere è infatti necessario che la legna si annienti come legna. Ma se l’annientamento della legna non appare, non può apparire nemmeno il suo “diventare” cenere.
All’interno di quel cerchio, la cenere non è la sorte toccata alla legna; essa non grida, ma tace la sorte della legna. In quel cerchio, la legna non diventa cenere, così come gli uomini non diventano polvere: la cenere è il successore della legna; la polvere dell’uomo. Ma l’annientamento di ciò che muore non appare.

da:

Emanuele Severino . Che significa morire?, estratto da: La strada, già pubblicato in  Amici a cui piace Emanuele Severino

 

disegno di Nanà Dalla Porta in:

GALIMBERTI UMBERTO, MERLINI IRENE, PETRUCCELLI MARIA LUISA, PERCHÉ? 100

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GENIUS LOCI: variazioni su una mappa

Fuoco

Eternità del fuoco, Yves Bonnefoy

Osserva il fuoco. Il suo venire,

il suo insediarsi nell’anima oscura

E quando l’alba appare ai vetri, come

il fuoco taccia, e dorma sotto il fuoco

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L’eruzione vulcanica di Eyjafjallajokull: il dominio della Tecnica al cospetto della Natura | Tracce e Sentieri

Eyjafjallajokull significa “Ghiacciaio dei monti sulle isole”.
Questo vulcano del Nord era rimasto silenzioso per 187 anni.
Ma in questi giorni si è risvegliato e ha paralizzato il traffico aereo europeo.
L’umanità, che è ospite sulla terra che le pre-esiste, ha dovuto prendere atto dei suoi limiti e soggiacere ai suoi ritmi geologici.
E’ stato un grande insegnamento.
Anche se presto la specie umana dimenticherà, purtroppo.

Emanuele Severino trova in questo evento una conferme ai fondamenti del suo immenso pensiero:

Quando la tecnica si arrende alla natura

Secondo la scienza l’Universo è incominciato con un’immane catastrofe, il big bang che ha squarciato i «sovrumani silenzi», e terminerà con un’altra non meno gigantesca catastrofe, l’entropia, la degradazione dell’energia, che a quei silenzi riconduce. Nel frattempo altre catastrofi devastano l’Universo e la Terra. Tra l’una e l’altra, intervalli che all’uomo sembrano lunghissimi e nei quali, d’altra parte, e frequenti, altre «minori» catastrofi si producono, quelle che uccidono migliaia di persone e di cui danno notizia i mass media. Il potenziale tecnico dell’uomo non è ancora in grado di fronteggiarle. Come sta accadendo con l’eruzione del vulcano islandese. Quel potenziale è invece in grado di gareggiare con la distruttività del fenomeno entropico: se scoppiasse un conflitto nucleare tra Stati Uniti e Russia la terra sarebbe distrutta tanto quanto potrebbe esser distrutta dalla «Natura». Sul piano della distruttività Tecnica e Natura si combattono alla pari.

E dire che la Natura «si ribella» ha senso solo in relazione ai progetti dell’uomo. La sua ribellione, inoltre, può essere ben più radicale di quelle a cui ci è dato di assistere. A volte ci si trova di fronte ad affermazioni che sembrano inoffensive. Ad esempio questa, che le leggi della scienza (da cui la Tecnica è guidata) sono ipotetiche, cioè non sono verità assolute. Spesso gli scienziati se ne dimenticano. Ma l’ipoteticità delle leggi scientifiche significa ad esempio che un corpo, abbandonato a sé stesso, da un momento all’altro, invece di cadere verso il basso potrebbe andare verso l’alto. Qui la ribellione possibile della Natura è ben più radicale. La provvisorietà della destinazione della Tecnica al dominio del mondo è ancora più marcata.

Si fa avanti, in tutta la sua gravità, il problema della salvezza dell’uomo. Chi ci pensa? Quelli che si danno da fare per uscire dalle crisi economiche e politiche?
Sì, a quel problema le religioni si rivolgono. Ma con la fede. E la fede è ipotetica come le leggi della scienza. Ma l’uomo è destinato ad aver a che fare soltanto con ipotesi e a soppesare soltanto con ipotesi il pericolo da cui è circondato?

in Il Corriere della sera 18 aprile 2010


 

da: L’eruzione vulcanica di Eyjafjallajokull: il dominio della Tecnica al cospetto della Natura | Tracce e Sentieri.

Fuoco

Fuoco, da Eraclito a Tiziano, da Previti a Plessi, Mostra a Palazzo Reale, Milano

Dopo il successo della mostra “Anima dell’acqua”, ospitata nel 2009 al Palazzo Reale di Milano, l’esplorazione dei quattro elementi attraverso la rappresentazione artistica proposta dalla Fondazione DNArt, continua fino al 6 giugno con la mostra “Fuoco, da Eraclito a Tiziano, da Previti a Plessi”.

Ad essere preso in esame è l’elemento che forse più andato ad influenzare l’immaginazione dell’uomo, sin dalle origini acquistando un’importanza simbolica e sacrale che ha accompagnato il percorso della civilizzazione stessa. Attraverso l’esposizione di reperti archeologici, dipinti, sculture ed installazioni contemporanee si scava dunque nel patrimonio mitico dell’uomo rintracciando  orme antiche che riconducono alla più profonda sensibilità umana. Curato da Elena Fontanella, Cosimo Damiano Fonseca e Claudio Strinati, il percorso si dipana tra veri e propri capolavori, si parte da reperti greci e romani, si arriva a Boecklin (Prometheus), Previati (Il Carro del Sole), Vasari (La fucina di Vulcano), Burri (Combustione), Cranach (San Giorgio e il drago), Canova (Vestale). Il tutto diviso in undici sezioni tematiche che evidenziano il valore simbolico  e culturale del fuoco, affrontando la cosmologia e il divino, la dualità e la  distruzione, la purificazione, l’iniziazione, la fecondità, l’inconscio, la fiaba, e i  nuovi miti.

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Fuoco · reverie

Rèverie davanti al fuoco


Gaston Bachelard (1884-1962) è un filosofo affascinante.
In una prima fase della sua vita si è concentrato sulla conoscenza scientifica e sulla necessità per questo tipo di pensiero di contrastare i saperi precedenti.
Poi, nella seconda fase del suo ciclo di vita, si è abbandonato (mantenendo un forte legame con la sua precedente ricerca) alla “poétique de la rèverie, intesa come una “situazione in cui l’individuo si abbandona alla propria immaginazione“.
La 
rèverie (parola difficilmente traducibile nella lingua italiana: fantasticheria, sogno, immaginazione fantastica) si distingue dal sogno per il fatto che la coscienza dell’ io è attiva. Inoltre la  rèverie comporta una relazione con l’infanzia, quindi con la propria biografia:

Quando fantasticava nella sua solitudine, il bambino conosceva una esistenza senza limiti. La sua rèverie non era semplicemente una rèverie di evasione. Era una rè­verie di volo.
Vi sono rèveries infantili che nascono all’accendersi di un fuoco … Così, le immagini infantili, immagini create da un bambino, le immagini che un poeta ci dice create da un bambino sono per noi manifestazioni dell’infanzia permanente

In La poetica della rèverie , Dedalo Libri, p. 110-111

 

Confesso che il mio pensiero non arriva a comprendere a fondo la filosofia di Bachelard: è un autore arduo, che gira attorno a categorie difficili.
Tuttavia la parte intuitiva della mia personalità ne è stata catturata, come in questa meditazione attorno ad un fuoco che è capitata così, senza alcuna preparazione ma solo con la spinta di lasciarsi andare ad un momento della giornata.