Andar per nocciole
di William Wordsworth
Sembra un giorno
(parlo di uno solo, scelto fra tanti),
uno di quei giorni celesti e imperituri –
che uscii di casa correndo
con una bisaccia a tracolla,
e la pertica da nocciole, e m’incamminai
verso i boschi lontani, bizzarramente agghindato,
fiero del mio travestimento cencioso,
indossato per l’occasione, su consiglio
ed esortazione della mia padrona parsimoniosa;
tenuta variopinta per poter sorridere
di rovi, spini e sterpi, e in verità
più rattoppata del necessario. Tra i boschi
e gli spuntoni fuori sentiero mi apersi un varco
e finalmente arrivai al punto prediletto
e inesplorato, dove non c’era ramo spezzato
a penzolare con le foglie appassite,
segnale di devastazione; anzi, stavano i noccioli
alti e schietti, carichi di lattei frutti a grappolo:
una scena vergine! Stetti un poco
trattenendo il respiro e l’emozione
d’una gioia beata, e con moderazione saggia
e voluttuosa,senza temer rivali, adocchiai
il banchetto, e, sedendo sotto le piante,
tra i fiori coi fiori giocavo:
sentimento familiare a chi dopo lunga
noiosa attesa ha avuto la grazia
di una felicità improvvisa e insperata.
Era forse un riparo di fogliame
dove rispuntano le viole da cinque stagioni
e appassiscono celate ad occhio umano –
dove amene cascatelle gorgogliano ancora
e sempre; e vidi la schiuma ribollire,
e con la guancia su quelle pietre verdi
del velo di muschio sotto le piante ombrose,
sparse intorno a me come un gregge,
sentii il murmure suono –
in quel dolce stato in cui il piacere
ama render omaggio alla quiete: placido nella gioia,
il cuore di un nonnulla si diletta,
e spreca la sua generosità per cose inanimate
e l’aria vana. Poi mi alzai,
trassi a terra ramo e fronda sbattendoli
fino a farne scempio – e il luogo ombroso
di noccioli, e il verde muschioso riparo,
sfigurati e insozzati – rassegnati,
esalarono lo spirito quieto. E se non confondo
il mio sentimento presente col passato,
anche allora, allontanandomi da quell’ombra,
esultante e ricco, più ricco di un re,
ebbi una fitta al cuore nel mirare
gli alberi muti e il cielo intruso.
E allora, fanciulla cara, queste ombre accosta
con cuore tenero, e con tenera mano
sfiora, perché c’è uno Spirito nei boschi.
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