RADICI E RICORDI LARIANI
Radici comasche… e radici lariane: storia, memorie, immagini, vicende e racconti. Per ricordare com’ era il Lario della nostra infanzia… quello dei nostri genitori … dei nostri nonni.
Radici comasche… e radici lariane: storia, memorie, immagini, vicende e racconti. Per ricordare com’ era il Lario della nostra infanzia… quello dei nostri genitori … dei nostri nonni.
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Il mito omerico interpretato da lezzenesi, in dialetto laghée, domani sera ne El Baloss, grazie a Geniodonna, alle 21 al Nuovo Rebbio (Como, via Lissi, 9; infotel.: 031/2759236). L’opera è scritta e diretta da Basilio Luoni, professore, drammaturgo e traduttore.
Basilio Luoni, le sue opere teatrali sono tutte in dialetto “lezzenese”. Perché?
Per comodità recitativa, poiché gli attori sono tutti di Lezzeno. Inoltre, specialmente in passato, l’italiano non era molto frequente e il dialetto aveva una maggiore scioltezza. E poi il mio amore per l’Odissea nacque quando ero bambino, la imparai più o meno a memoria, e dall’avere avuto sottomano un mio ex allievo che si sentiva molto Odisseo, poiché lo aveva già interpretato a scuola da ragazzo: facendolo recitare, ho voluto fargli un regalo.
…. segue
l’intero articolo/intervista qui: Luoni al Nuovo di Rebbio con il suo Omero-Baloss – Cultura e Spettacoli – La Provincia di Como.
…..
la voce incominciava a diffondersi, non soltanto tra gli amici, del professore forastico e ispirato – i suoi silenzi sconcertavano, intimidivano – che riusciva a convincere gli allievi, giovani e meno giovani, a lavorare con lui, dalla confezione dei costumi alla costruzione degli scenari, in modo che due, tre volte l’anno, il sipario del teatrino si aprisse su uno spettacolo d’eccezione. Si trattava infatti del’Avare, del George Dandin, o delle Fourberies de Scapin, passati dal francese classico al vivacissimo dialetto, che i membri della singolare compagnia e l’intero paese intorno a loro continuavano a parlare, ricco di antiche coloriture e insieme di continue innovazioni, quasi a sfida di un Paese che in quegli stessi anni incominciava a cambiare ottusamente l’oro dell’italiano contro la cartamoneta di uno pseudo linguaggio televisivo. Una volta posati gli attrezzi con i quali avevano lavorato come artigiani all’allestimento dello spettacolo, con lo stesso impegno, e un estro in più, che soltanto i veri attori riescono a salvaguardare dall’usura della routine, della disciplina di scena, gli allievi di Basilio smettevano di essere Ceci, Maria, Tiziana, Oreste, Paolo, Ivan o Roberto, per diventare “el Pioeucc” la “conta de Pissasegiana” il povero “Giorgii Rampega” o qualsiasi altro personaggio che, a turno, con esemplare professionalità, accettavano di interpretare, maggiore o minore che fosse
….
vai all’intero ricordo biografico qui:
Lezzeno (lago di Como), 25 settembre 2010
Gustosa serata a Casa Martinelli o Villa Laura, nella frazione di Pescaù a Lezzeno, dove in una ambientazione davvero molto bella (di spalle il lago e di fronte un palcoscenico ricavato sotto un colonnato di pietra) sono state rappresentate due farse di Angelo Beolco, detto il Ruzante, ritrascritte in dialetto locale: Il Parlamento e Bilora (1528/1529).
(fotografia ripresa da: El Parlament del Ruzante, in Compagnia teatrale lezzenese)
L’opera e la trasposizione la si deve a Basilio Luoni, che ha rielaborato i due testi teatrali e diretto alcuni bravissimi attori i quali , a loro volta, hanno divertito con il loro sapiente e ricco linguaggio e la gestualità i cento spettatori presenti.
Le operette dialettali del Ruzante sono veementi ritratti di tipi e situazioni contadine che nella storia letteraria dell’epoca si rivelano come storie realistiche di un mondo forte e povero di fronte alle difficoltà e traversie della vita.
Nel Parlamento, Ruzante, reduce di guerra profondamente segnato dai patimenti subiti, cerca la moglie Gnua, sperando anche nell’aiuto del compare Menato, che gli rivela come Gnua sia diventata la compagna di un bravo. La donna lo tratta con sprezzante freddezza . Il marito, allora, tenta di sottrarla con la forza al bravo, che però lo riempie di legnate.
Gli attori di El Parlament: Omar Luppi, Simone Ceresa, Plinia Lezzeni, Alessandro Pertusini
Nell’altra farsa, il contadino Bilora, anche lui reduce di guerra, aiutato dallo zio Pitaro cerca la sua moglie Dina, fuggita presso il vecchio usuraio Andronico. Dina è incerta se seguirlo o restare e – impietosita – dà a Bilora i soldi per ristorarsi. L’uomo torna ubriaco e chiede ad Andronico, tramite Pitaro la restituzione di Dina. La donna rifiuta e preferisce la sicurezza della ricchezza. Il contadino, dopo aver atteso che Andronico esca di casa di notte lo accoltella a morte.
Queste sono le trame succinte. Tuttavia rese nel ricco e fluente dialetto del lago (versione Lezzeno) diventano divertentissime, come si può ascoltare dai successivi brevi frammenti audio registrati la stessa sera.
Attori de El Berola: Marco Molinari, Nicola Boleso, Alessandro Marasco, Oreste Pertusini, Alessandro Pertusini
Entra in scena Andronico:
(fotografia tratta da Compagnia teatrale lezzenese)
Pitaro tenta di convincere Andronico a lasciar tornare Dina:
Bilora impreca e uccide Andronico:
Vai al sito della Compagnia teatrale lezzenese
El Baloss, uno spettacolo da non perdere per quattro ragioni:
• Ripercorrerai il mito omerico reso vivo da gente di paese.
• Si parla il dialetto laghée, lingua vera e libera in un epoca in cui l’italiano è svaccato e servile.
• El Baloss è anche il forestiero, lo sconosciuto e può apparire un pericolo, come a tanti appare anche oggi.
• è un’opera scritta e diretta da un grande nostro autore dialettale.
tratto da: GenioDonna, El Baloss
Un profilo biografico di Basilio Luoni qui:
Teatro in “lezzenese”. 30 anni di passione che varca i confini, Intervista a Basilio Luoni, professore, drammaturgo, traduttore, attore, pittore …, a cura di Katia Trinca Colonel
in Genio Donna n. 11, settembre 2010, pagg.30-32
mensile delle pari opportunità di Como, Varese e del Canton Ticino
Basilio Luoni:
fotografia di Attilio Marasco , tratta da Compagnia teatrale lezzenese
Dopo gli annunci estivi è arrivata l’ora del debutto per l’atteso, nuovo lavoro teatrale di Basilio Luoni, studioso di lingue ma anche autore e regista della Compagnia teatrale lezzenese. Venerdì 24 settembre e domenica 25, alle 21, a Casa Martinelli o Villa Laura, nella frazione di Pescaù a Lezzeno, il gruppo di attori proporrà un nuovo allestimento per il quale Luoni si è rifatto al Ruzante, autore del XVI secolo che da molti è considerato non solo una delle voci più alte della scena italiana ma anche un autore in grado di rivaleggiare con i più grandi del Rinascimento in tutta Europa. Amante di Molière e più in generale molto attento alla rilettura di classici del teatro in dialetto lezzenese, questa volta Luoni si rivolge ad un autore che ha scritto le sue opere in volgare padovano antico.
l’intero articolo qui:
Badanti: lezioni di dialetto per capire gli anziani – Cronaca – La Provincia di Como
Ora la Lega propone sciocchezze, vuole che si insegnino i dialetti a scuola, e che gli insegnanti stessi conoscano il dialetto della Regione in cui insegnano. Non sanno che i dialetti si parlano, non si insegnano. Né si scrivono, a meno di essere poeti. Un dialetto è un sistema linguistico che soddisfa egregiamente, delle nostre esigenze espressive, soltanto alcuni aspetti (l’usuale, il pratico, l’affettivo, il familiare), ma non altri (il tecnico, il filosofico, lo scientifico). «In dialetto – diceva il grande poeta dialettale Raffaello Baldini – si può parlare con Dio, non si può parlare di Dio». Non credo che in dialetto si stampino studi o si facciano dibattiti di teologia. Quando un dialettofono scrive, scrive in italiano.Lega e Rifondazione per ragioni completamente diverse si trovarono subito d’accordo nel non volere l’aggiunta: la Lega temeva che i dialetti e le minoranze venissero schiacciate, Rifondazione che si finisse col rendere obbligatoria la conoscenza della nostra lingua all’extracomunitario che richieda la cittadinanza. La Lega temeva che l’obbligatorietà dell’italiano potesse risolversi nella rivincita del solito centralismo di «Roma padrona», e ci si dimenticasse che invece occorreva innanzitutto valorizzati idiomi locali e minoranze.
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