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Storia del TEATRO CRESSONI (1870-1910), poi CINEMA ODEON (1912-1965) e CINEMA CENTRALE (chiuso nel 1997), in via Diaz, Como

Teatro Cressoni

Il Teatro Cressoni è stato inaugurato il 30 dicembre 1870, diventando subito un punto di riferimento per la vita culturale di Como. Situato in via Diaz, il teatro si distinse per la sua offerta eclettica, che spaziava dal cabaret all’opera lirica. La sua programmazione includeva anche eventi di avanspettacolo e proiezioni cinematografiche, come la prima del Reale Cinematografo Lumière nel 1897[1][2]. Durante i suoi oltre quarant’anni di attività, il Cressoni ha ospitato numerosi spettacoli, contribuendo a formare una comunità affezionata[1].

Nel 1913, il teatro fu riaperto come cinema, mantenendo il nome di Cressoni fino al 1932, quando venne ribattezzato Odeon[2]. La trasformazione in cinema segnò l’inizio di una nuova era per l’edificio, ma anche un lento declino che culminò con la chiusura definitiva nel 2004[1][4].

Cinema Odeon

L’Odeon continuò a operare come cinema fino alla fine degli anni ’90, quando la sua attività cessò nel 1997. Durante questo periodo, il cinema ha visto una varietà di film proiettati, ma non è riuscito a mantenere lo stesso prestigio culturale del suo predecessore[2][4].

Cinema Centrale

Dopo la chiusura dell’Odeon, l’edificio ha assunto il nome di Cinema Centrale, continuando a funzionare fino alla sua definitiva chiusura.

La struttura ha subito varie trasformazioni nel corso degli anni, ma ha sempre cercato di rimanere un punto di riferimento per gli amanti del cinema nella città[1][4][5].

In sintesi, il Teatro Cressoni e i successivi cinema Odeon e Centrale rappresentano una parte importante della storia culturale di Como, riflettendo i cambiamenti nelle forme d’arte e nell’intrattenimento nel corso degli anni.

scheda alle pagine 127 e 128 del libro: Cani Fabio, Monizza Gerardo (a cura di), Como e la sua storia: la città murata, NodoLibri, 1994:


[1] https://mariotaccone.wordpress.com/2016/10/25/il-teatri-dimenticati-di-como-il-cressoni-e-il-politeama/
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Teatro_Cressoni
[3] https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f5/Teatrocressoni.jpg?sa=X&ved=2ahUKEwj6-JDvkqaLAxXNlJUCHT_9NlkQ_B16BAgHEAI
[4] https://www.laprovinciadicomo.it/stories/Homepage/118375_urbanistica_svolta_in_centro_alloggi_e_negozi_allex_centrale/
[5] https://www.quicomo.it/zone/centro-storico/teatro-cressoni-grande-buco-nel-cielo-como.html
[6] https://www.ciaocomo.it/2021/05/12/como-allepoca-delle-monete-doro-presentato-il-documentario-di-paolo-lipari/214048/
[7] https://oldcomo.altervista.org/teatro-cressoni/
[8] https://www.laprovinciaunicatv.it/stories/cultura-e-spettacoli/annibale-cressoni-vero-tesoro-comasco-merita-statua-o_1363605_11/

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il grande magazzino STANDA, poi COIN, ing. Eugenio Rezia, 1960/62, in Largo Boldoni, Como

La storia del grande magazzino Standa a Como è strettamente legata all’evoluzione del commercio al dettaglio in Italia. Fondato nel 1931 dalla famiglia Monzino come “Magazzini Standard”, il marchio Standa ha visto una rapida espansione, diventando un simbolo della grande distribuzione italiana. Nel periodo tra il 1960 e il 1962, l’ingegnere Eugenio Rezia ha progettato e realizzato un importante punto vendita in Largo Boldoni, a Como, che ha contribuito a definire l’architettura commerciale dell’epoca[1][6].

Evoluzione della Standa

Negli anni successivi, la Standa ha attraversato diverse fasi significative:

  • Acquisizione da parte di Montedison (1966): La catena è stata acquistata dalla Montedison, segnando l’inizio di una nuova era per l’azienda.
  • Entrata in Borsa (1973): La Standa è diventata una società quotata, aumentando la sua visibilità e accesso ai capitali.
  • Acquisto da Fininvest (1988): Silvio Berlusconi ha acquisito il 71% della Standa, cercando di rilanciarne le attività[1][5][6].

Trasformazione in Coin

Nel 1998, la Standa ha subito una significativa ristrutturazione:

  • Divisione della società: Il settore non alimentare è stato ceduto al gruppo Coin, mentre il settore alimentare è stato venduto a una cordata guidata da Gianfelice Franchini[5][6]. Questo ha portato alla chiusura di molti punti vendita Standa e alla riqualificazione dei negozi sotto il marchio Coin.

Situazione attuale

Oggi, molti dei negozi storici Standa sono stati trasformati in punti vendita Coin o altre insegne. La chiusura di alcuni negozi Standa, come quello di Cantù nel 2014, fa parte di un programma di ristrutturazione del gruppo Coin, che ha assorbito la famosa catena di supermercati[8].

La storia della Standa rappresenta un capitolo importante nella storia commerciale italiana e la sua evoluzione riflette i cambiamenti nel mercato e nelle abitudini dei consumatori nel corso degli anni.

scheda a pagina 116 del secondo volume di:


[1] http://www.sudnews.it/risorsa/355_Economia__Fininvest___La_Standa__diventa_la_casa_del_Nord-Est_.html
[2] https://www.facebook.com/ciaocomo/videos/una-volta-cera-la-standale-icomografie-nodolibri-como-ci-portano-indietro-di-50a/740336920102151/
[3] https://www.coin.it/it-it/storelocator/it/como/coin-como-16423
[4] https://www.youtube.com/watch?v=Kyr5e757MR8
[5] https://www.filcams.cgil.it/article/rassegna_stampa/la_standa_diventa_tedesca_alla_rewe_119_supermercati
[6] https://it.wikipedia.org/wiki/Standa
[7] https://it.wikipedia.org/wiki/Coin
[8] https://www.tio.ch/dal-mondo/3956/como-chiude-anche-la-standa-di-cantu

Conosco Como? · SCUOLE e UNIVERSITA' a Como · STORIA LOCALE E SOCIETA'

L’Istituto Tecnico Industriale per Periti Edili “Magistri Cumacini” di Como, ora Fondazione “Gabriele Castellini”

L’Istituto Tecnico Industriale per Periti Edili “Magistri Cumacini” di Como ha una storia ricca e articolata, risalente all’inizio del XX secolo.

Origini e Sviluppo Iniziale

  • 1899: Viene istituito a Como un Corso speciale per Capomastri Edili presso la Scuola di Arti e Mestieri “G. Castellini”.
  • 1938: L’istituto si stacca dall’Opera pia “G. Castellini” e assume la denominazione di Istituto Tecnico Industriale Edile, con un corso di durata quinquennale[1][3].
  • 1939: Riconosciuto ufficialmente, diventa l’Istituto Tecnico Industriale per Periti Edili “Maestri Comacini”, in onore dei noti costruttori comaschi[1][3].

Trasformazione in Istituto Statale

  • 1950: L’istituto ottiene la legalità statale e diventa l’Istituto Tecnico Industriale di Stato per Edili[1][2].
  • 1953: Con D.P.R. n. 783, acquisisce il nome definitivo di I.T.I.S. “Magistri Cumacini”, mantenendo l’intitolazione storica[1][3].

Crescita e Innovazione

Negli anni successivi, l’istituto ha visto un costante aumento degli studenti, passando da 49 iscritti nel 1939 a oltre 1300 negli anni ’70. Durante questo periodo, sono state create diverse succursali e specializzazioni, tra cui meccanica ed elettrotecnica[1][2].

Sedi e Strutture

  • Via Sirtori: La sede principale è stata stabilita in via Sirtori a Como, dove è stata progettata una nuova struttura dall’architetto Federico Frigerio[2][3].
  • Espansione: Nel corso degli anni, sono state aperte sezioni staccate in altre località come Lecco e Mariano Comense, aumentando così le opportunità educative disponibili per gli studenti[1][2].

Riconoscimenti e Attività Recenti

Oggi, l’Istituto Tecnico Industriale “Magistri Cumacini” è uno dei più grandi e qualificati istituti superiori della provincia di Como, con circa 1200 studenti. Offre corsi di specializzazione in vari settori tecnici, tra cui costruzioni, elettronica ed elettrotecnica, informatica e meccanica[4][5].

L’istituto continua a evolversi, mantenendo un forte legame con il territorio e le sue tradizioni artigianali, mentre si adatta alle esigenze moderne del mercato del lavoro.

fonti informative a pagina 16 del secondo volume di:

Citations:
[1] https://www.magistricumacini.edu.it/la-scuola/la-storia
[2] https://xxcoecoinformazioni.wordpress.com/wp-content/uploads/2016/05/xxco-124.pdf
[3] https://www.magistricumacini.edu.it/wp-content/uploads/2023/10/opuscolo_magistri_2.pdf
[4] https://www.magistricumacini.edu.it/la-scuola/presentazione
[5] https://sites.google.com/setificio.gov.it/retecomo/magistri-cumacini
[6] https://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/unita/MIUD0645BD/
[7] https://www.ismonnet.edu.it/jmedu/wp-content/uploads/2022/01/COIS00200B-201922-202122-20211230.pdf
[8] https://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/unita/MIUD02962A/


CINEMA e TEATRO · LAGO DI COMO-LARIO: Luoghi · STORIA LOCALE E SOCIETA' · tentativi di esaurimento del luogo

Il Cinema Astoria di Como, 1945-2009

Il Cinema Astoria di Como ha una storia interessante che risale al periodo immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale. Inaugurato nel 1945, il cinema è stato concepito in un contesto di grande fermento culturale e sociale, tipico degli anni del dopoguerra.

Storia e Contesto

Fondazione: Il Cinema Astoria è stato aperto nel 1945, in un’epoca in cui l’Italia stava cercando di ricostruire la propria identità culturale dopo il conflitto. Il nome “Astoria” fu proposto da un cittadino locale, che vinse un concorso per il nome del cinema, riflettendo un’influenza filo-americana di quel periodo[1].

Funzione Sociale: Durante gli anni ’45 e ’46, il cinema non solo fungeva da luogo di intrattenimento ma anche da punto di ritrovo sociale per la comunità. Era comune che i giovani e le famiglie frequentassero le proiezioni, contribuendo a creare un senso di appartenenza e comunità in un momento di ricostruzione[7].

Evoluzione e Chiusura

Negli anni successivi, il Cinema Astoria ha continuato a operare, diventando un simbolo della vita culturale di Como. Tuttavia, nel corso dei decenni ha affrontato sfide economiche e cambiamenti nelle abitudini di consumo cinematografico. Nel 2009, il cinema ha chiuso definitivamente i battenti a causa di difficoltà gestionali e costi elevati[1][7].

Importanza Culturale

Il Cinema Astoria rappresenta non solo un luogo di svago ma anche un’importante testimonianza della storia culturale italiana del dopoguerra. La sua apertura ha segnato l’inizio di una nuova era per il cinema in Italia, contribuendo a formare le basi per la cultura cinematografica moderna nel paese[3][4].

In sintesi, il Cinema Astoria è stato un punto di riferimento significativo per la comunità comasca dal 1945 fino alla sua chiusura nel 2009, riflettendo le trasformazioni sociali e culturali dell’Italia nel corso degli anni.

scheda informativa a pagina 12 del secondo volume di:


[1] https://traccesent.com/2009/07/15/como-chiude-il-cineplexastoria-di-via-xx-settembre-il-cinema-astoria-di-mio-padre-guido/
[2] https://archive.org/stream/lastampa_1994-09-29/lastampa_1994-09-29_djvu.txt
[3] https://www.academia.edu/85965602/Le_sale_cinematografiche_negli_anni_del_secondo_dopoguerra_in_Italia_architettura_e_socialit%C3%A0_nei_luoghi_di_Vinicio_Vecchi_a_Modena
[4] https://dokumen.pub/best-years-going-to-the-movies-1945-1946-9780813548456.html
[5] https://fondazionegramsci.org/wp-content/uploads/2023/03/GuidaArchiviFIG_2.pdf
[6] https://www.worldradiohistory.com/Archive-Station-Albums/Networks/NBC-Transmitter/NBC-Transmitter-1946-Jan.pdf
[7] https://coatesa.com/2024/12/25/il-cinema-astoria-di-como-1945-2009/
[8] https://ia801204.us.archive.org/21/items/variety159-1945-07/variety159-1945-07.pdf


Centro Storico di Como · Conosco Como? · Mura del centro storico · STORIA LOCALE E SOCIETA' · urbanistica

Matteo Gianoncelli, Stefano Della Torre, Microanalisi di una città. Proprietà e uso delle case della Città Murata di Como dal Cinquecento all’Ottocento, Edizioni New Press, 1984, pagg. 427. Indice e Bibliografia

MUSEI · Seta e industria tessile comasca · STORIA LOCALE E SOCIETA'

MUSEO DELLA SETA, Como

Camminare in COMO città · COMO città · Conosco Como? · Conservatorio G. Verdi · STORIA LOCALE E SOCIETA'

il Primo Ospedale S. Anna in Como (secc. XV-XVI), a Como in Via Cadorna. Ora sede del Conservatorio Giuseppe Verdi

Il Primo Ospedale S. Anna, situato a Como in Via Cadorna, risale ai secoli XV e XVI. Questo ospedale è un’importante testimonianza della storia della sanità nella regione e riflette le pratiche mediche e le condizioni sociali dell’epoca.

Storia

  • Fondazione: L’ospedale fu fondato nel 1450 per accogliere i malati e i bisognosi, in un periodo in cui le strutture sanitarie erano ancora rudimentali.
  • Architettura: La struttura presenta elementi tipici dell’architettura gotica e rinascimentale, con un uso significativo di materiali locali. Le decorazioni e gli affreschi interni offrono uno spaccato della cultura artistica del tempo.
  • Funzione sociale: Oltre a fornire assistenza medica, l’ospedale svolgeva un ruolo cruciale nella comunità, fungendo da punto di riferimento per la carità e il supporto ai più vulnerabili.

Importanza culturale

L’Ospedale S. Anna non è solo un luogo di cura, ma anche un simbolo della solidarietà sociale dell’epoca. La sua storia è legata a eventi significativi della città di Como e rappresenta un patrimonio culturale da preservare.

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Seta e industria tessile comasca

Il Museo del Tessuto di Prato: la storia dell’industria tessile, di Jacopo Suggi, in finestresull’arte.info

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Il Museo del Tessuto di Prato: la storia dell’industria tessile
Camminare in COMO città · Centro Storico di Como · Conosco Como? · Nodo Libri · Palazzi ed edifici · STORIA LOCALE E SOCIETA'

Della Torre Stefano, Palazzo Natta e l’architettura a Como nel secondo Cinquecento, NodoLibri, 2024. Indice del libro

Berra Pietro · BIOGRAFIA, biografie · Biografie di persone · Demografia · Lavoro · STORIA LOCALE E SOCIETA'

Pietro Berra, Dalle Alpi alle Ande. Storie della grande emigrazione dal Lago di Como al Sud America, Edizioni Sentiero dei Sogni, 2025. Indice del libro

Pietro Berra ha recentemente pubblicato il libro “Dalle Alpi alle Ande. Storie della grande emigrazione dal Lago di Como al Sud America”, edito da Edizioni Sentiero dei Sogni nel 2025. Questo lavoro esplora le storie di emigranti provenienti dalla regione del Lago di Como che si sono trasferiti in Sud America, contribuendo a un’importante narrazione storica e culturale.

La presentazione del libro avrà luogo il 11 gennaio 2025 presso la Biblioteca comunale “V. Antonini” di Tremezzina, dove Berra discuterà il suo lavoro e l’importanza dell’emigrazione nella storia locale[3][4]. Il libro si propone di mettere in luce le esperienze e le sfide affrontate dagli emigranti, celebrando il loro contributo sia in Italia che nei paesi sudamericani[1][3].

Questo progetto editoriale è parte di un più ampio interesse per la memoria storica delle comunità emigrate, evidenziando come le radici culturali continuino a influenzare le identità contemporanee[1][5].

fonti informative:
[1] https://www.laprovinciadicomo.it/stories/premium/cultura-e-spettacoli/veri-eroi-dei-due-mondi-nostri-emigranti-o_2745827_11/
[2] https://www.instagram.com/p/DEFAFaWAZZe/
[3] https://www.ciaocomo.it/2025/01/08/dalle-alpi-alle-ande-a-tremezzina-tra-libro-e-presepi/293447/
[4] https://www.scovaeventi.it/evento/85211/Dalle+Alpi+alle+Ande+Storie+della+grande+emigrazione
[5] https://www.comune.tremezzina.co.it/c013252/po/mostra_news.php?id=1530&area=H
[6] https://www.instagram.com/comunegrandolaeduniti/p/DEXJ_4qPwLh/
[7] https://dallealpialleande.it/visita-bene-lario/

Fel, Ferrario Enrico Luigi · LAGO DI COMO-LARIO: Luoghi · Lario · STORIA LOCALE E SOCIETA' · Ul Tivan

Appunti storici e biografici su: Enrico Luigi Ferrario, noto come Fel, e il Palio remiero del Lario (1947-1972)

Enrico Luigi Ferrario, noto come Fel, è stato un giornalista e un importante promotore della cultura remiera sul Lago di Como. Nato il 21 marzo 1893, Ferrario ha avuto un ruolo fondamentale nella creazione e nello sviluppo del Palio del Lario, che ha avuto la sua prima edizione nel 1947.

Ruolo nel Palio del Lario

  • Ideatore: Ferrario è considerato l’ideatore delle regate con le tradizionali imbarcazioni chiamate “Lucie”. La sua visione ha portato alla rinascita delle competizioni remiere, creando un evento che celebrava non solo lo sport, ma anche l’identità culturale della comunità lacustre[1][5].
  • Promotore della Tradizione: Sotto la sua direzione, il Palio del Lario è diventato un simbolo della tradizione locale, attirando partecipanti e spettatori da tutta la regione. Ferrario ha lavorato instancabilmente per mantenere viva la manifestazione e per promuovere il turismo sul lago[1][4].

Sospensione del Palio nel 1972

La sospensione del Palio del Lario nel 1972 è stata in gran parte influenzata dalla frustrazione di Ferrario riguardo a comportamenti scorretti e infrazioni alle regole durante le competizioni.

  • Disappunto e Dichiarazione di “Basta”: Ferrario espresse il suo disappunto per l’andamento della manifestazione, sottolineando che episodi di vandalismo e sotterfugi avevano minato lo spirito originale del Palio. Questo culminò in una sua famosa dichiarazione di “basta”, che portò alla decisione di sospendere l’evento. Nonostante il fascino e l’entusiasmo che circondavano il Palio, Ferrario ritenne che non fosse possibile continuare in tali condizioni[1][5][6].

Conclusione

Enrico Luigi Ferrario ha avuto un impatto duraturo sulla cultura remiera del Lago di Como attraverso il Palio del Lario. La sua passione per la tradizione e il suo impegno nel promuovere l’evento hanno lasciato un’eredità significativa, anche se la sospensione del Palio nel 1972 rappresentò un momento critico nella storia della manifestazione. Dopo diciassette anni, il Palio fu ripristinato nel 1988 grazie all’impegno dell’Associazione “Amici della Lucia”, continuando così la tradizione avviata da Ferrario.


[1] http://www.amicidellalucia.com


[4] https://traccesent.com/1987/10/30/fel-ferrario-enrico-luigi-direttore-de-il-tivan-1893-1987-di-roberto-festorazzi-in-gazzetta-di-como-14788/
[5] https://www.laprovinciadicomo.it/stories/Sport/canottaggio/luomo-dei-robot-e-il-pasticcere-chi-ce-ai-remi-delle-lucie-20_1315139_11/
[6] https://traccesent.com/1987/10/19/fel-ferrario-enrico-luigi-31-marzo-1893-19-ottobre-1987-93-anni/
[7] https://www.ilgiorno.it/como/2009/09/13/230650-lucie_gara_contendono_remiero.shtml

Storia del Palio del Lario:

Storia del Palio del Lario

Il Palio del Lario, noto anche come Palio Remiero del Lario, è una manifestazione remiera che si svolge sul Lago di Como, rappresentando una tradizione storica e culturale significativa per la regione. La sua prima edizione si tenne il 31 agosto 1947, grazie all’iniziativa del giornalista Enrico Luigi Ferrario, conosciuto come Fel, che ideò l’evento per promuovere il turismo e la cultura locale dopo gli stravolgimenti della Seconda Guerra Mondiale[2][3].

Sviluppo e Riscoperta

Dopo un inizio promettente, il Palio ha vissuto un periodo di grande successo fino al 1972, quando fu sospeso a causa di polemiche e irregolarità nelle competizioni. Questo stop durò per ben 17 anni, fino a quando, nel 1988, l’Associazione “Amici della Lucia” decise di ripristinare l’evento, riportando in auge le tradizionali regate con le imbarcazioni chiamate “Lucie”[1][3]. Questa rinascita ha riacceso l’entusiasmo tra i comuni rivieraschi e ha contribuito a mantenere viva la tradizione del Palio, che continua a essere un simbolo di campanilismo e competizione sana tra i vari comuni del lago[2].

Format e Regolamento

Il Palio si svolge con imbarcazioni tipiche del lago, le “Lucie”, che sono barche a remi utilizzate dai vogatori in rappresentanza dei diversi comuni rivieraschi. Le regate sono caratterizzate da un forte spirito di competizione e da un’atmosfera festosa, attirando numerosi spettatori e turisti[3][4]. Negli anni, il format ha subito alcune modifiche, come l’introduzione di imbarcazioni in vetroresina per garantire uniformità e ridurre i costi di manutenzione[3].

Importanza Culturale

Oltre alla competizione sportiva, il Palio del Lario rappresenta un’importante occasione per celebrare la cultura locale, la storia e le tradizioni della comunità lariana. Ogni edizione è accompagnata da eventi collaterali che mettono in risalto la gastronomia, l’artigianato e le usanze locali, contribuendo così a valorizzare il patrimonio culturale della zona[1][2].

Conclusione

Oggi, il Palio del Lario è una manifestazione consolidata che continua ad attrarre partecipanti e visitatori da tutto il mondo, mantenendo vivo il legame con le tradizioni storiche del Lago di Como. La sua evoluzione nel corso degli anni riflette non solo le sfide affrontate dalla manifestazione stessa ma anche la resilienza e la passione delle comunità locali nel preservare il loro patrimonio culturale[2][3].


[1] http://www.amicidellalucia.com
[2] https://www.laprovinciadicomo.it/stories/Sport/canottaggio/luomo-dei-robot-e-il-pasticcere-chi-ce-ai-remi-delle-lucie-20_1315139_11/
[3] http://www.amicidellalucia.com/1/upload/pagina82_storia_del_palio.pdf
[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Lago_di_Como
[5] https://comozero.it/attualita/como-palio-remiero-1957-storia-foto-epoca/
[6] https://www.laprovinciaunicatv.it/stories/Sport/canottaggio/quindici-lucie-palioda-battere-quella-domaso-o_1197783_11/
[7] https://www.ilgiorno.it/lecco/cultura/2011/06/15/516080-lucie_superstar_dell_estate.shtml
[8] https://blog.comolake.com/palio-remiero-del-lario-57-edizione-1-settembre-2019-a-lezzeno/

Imbarcazioni più Antiche del Palio del Lario

Il Palio del Lario è caratterizzato principalmente dall’uso delle Lucie, ma ci sono anche altre imbarcazioni storiche che hanno avuto un ruolo significativo nella manifestazione. Ecco alcune delle imbarcazioni più antiche che hanno partecipato:

1. Lucia (Batèll)

La Lucia, conosciuta anche come batèll, è l’imbarcazione più rappresentativa del Lago di Como e ha origini che risalgono al XV secolo. Questa barca a remi e vela è stata tradizionalmente utilizzata dai pescatori per il trasporto di merci e passeggeri. La sua struttura è caratterizzata da uno scafo a fondo piatto con tre cerchi di legno, progettata per garantire stabilità e manovrabilità nelle acque lacustri. Nel corso degli anni, la Lucia ha subito modifiche per adattarsi alla navigazione da diporto, ma mantiene ancora il suo fascino storico[1][3].

2. Comballi

I comballi sono un’altra tipologia di imbarcazione tradizionale del Lago di Como, utilizzati storicamente per il trasporto di merci e persone. Queste barche, simili alle Lucie ma più grandi, erano impiegate anche per la pesca e avevano una capacità maggiore. Sebbene non siano così frequentemente associate al Palio, rappresentano una parte importante della tradizione nautica locale[5].

3. Gozzi

I gozzi sono imbarcazioni a remi che hanno una lunga storia sul Lago di Como. Anche se meno comuni nel contesto del Palio, i gozzi erano utilizzati in passato per vari scopi, inclusi il trasporto e la pesca. La loro presenza nel lago risale a molti secoli fa, contribuendo alla ricca tradizione marittima della regione[7].

4. Barche da Pesca Tradizionali

Oltre alle Lucie e ai comballi, altre barche da pesca tradizionali hanno partecipato al Palio in diverse edizioni. Queste imbarcazioni riflettono le tecniche di costruzione e le pratiche di pesca storiche del lago, contribuendo a mantenere viva la cultura marittima della zona.

Conclusione

Le imbarcazioni più antiche che hanno partecipato al Palio del Lario non solo rappresentano la tradizione nautica del Lago di Como, ma sono anche simboli della storia culturale della regione. La Lucia, in particolare, rimane un emblema di questa eredità, continuando a solcare le acque del lago durante la manifestazione.


[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Batell
[2] https://www.repubblichemarinare.org/barche-remi/
[3] https://www.martegani.it/images/files/appunti/italia/PALIO%20DEL%20LARIO.pdf
[4] https://comozero.it/attualita/como-palio-remiero-1957-storia-foto-epoca/
[5] https://www.quicomo.it/social/storia-comballi-lago-como.html
[6] https://www.provincia.lecco.it/2011/05/27/palio-delle-lucie-il-trofeo-arnaldo-mondonico-alla-memoria-approda-alla-quarta-edizione/
[7] https://labarcadelnino.jimdofree.com/le-barche-lariane/
[8] http://amicidellalucia.com/1/palio_2012_a_lezzeno_2738672.html

Storia del Palio Remiero del Lario

Il Palio Remiero del Lario è una manifestazione remiera che si svolge sul Lago di Como, rappresentando una tradizione culturale e sportiva significativa per i comuni rivieraschi. La prima edizione si tenne nel 1947, grazie all’ideazione del giornalista Enrico Luigi Ferrario e alla collaborazione di figure come l’industriale della seta Gianni Binda e l’Ente Provinciale del Turismo. L’evento è concepito come una competizione tra coppie di vogatori che rappresentano i vari comuni affacciati sul lago, utilizzando le tradizionali imbarcazioni chiamate “Lucie” [1].

Evoluzione e Sospensione

Il Palio ha goduto di un grande successo nei suoi primi anni, attirando un vasto pubblico e contribuendo a promuovere il turismo nella regione. Tuttavia, nel 1972, dopo venticinque edizioni, la manifestazione fu sospesa a causa di ripetute infrazioni al regolamento, che avevano portato a tensioni tra i concorrenti. Questo interruzione durò per diciassette anni, fino a quando, nel 1988, il Palio fu ripristinato grazie all’iniziativa degli “Amici della Lucia”, un’associazione che si dedicò alla valorizzazione della tradizione remiera [1][3].

Ripresa e Innovazioni

La ripresa del Palio nel 1988 avvenne a Domaso, il comune vincitore dell’ultima edizione prima della sospensione. Una delle principali innovazioni introdotte fu l’utilizzo di “Lucie” in vetroresina, standardizzando le imbarcazioni per ridurre i costi e preservare la tradizione [1]. Da allora, il Palio ha continuato a evolversi, mantenendo vivo l’interesse e il campanilismo tra i comuni partecipanti.

Importanza Culturale

Il Palio Remiero del Lario non è solo una competizione sportiva; è anche un evento che celebra la cultura locale e la storia del lago. Attraverso le sue edizioni, ha contribuito a rafforzare l’identità dei comuni rivieraschi e a mantenere viva la memoria delle tradizioni legate alla navigazione sul lago [2][4]. Oggi, il Palio rappresenta un momento di aggregazione sociale e culturale, attirando visitatori da tutta Italia e oltre.

In sintesi, il Palio Remiero del Lario è un esempio significativo di come le tradizioni locali possano essere preservate e rinnovate nel tempo, offrendo al contempo opportunità di sviluppo turistico e culturale per la regione.


[1] http://www.amicidellalucia.com/1/upload/pagina82_storia_del_palio.pdf
[2] https://comozero.it/attualita/como-palio-remiero-1957-storia-foto-epoca/
[3] http://www.amicidellalucia.com
[4] https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0500654685
[5] https://www.laprovinciadicomo.it/stories/Homepage/palio-remierosul-lario-laquolucieraquo-o_68394_11/
[6] https://www.libreriauniversitaria.it/palio-remiero-lario-tradizione-popolare/libro/9788896059524
[7] https://www.unilibro.it/libro/buzzi-g-cur-bonetti-s-cur-/palio-remiero-lario-tradizione-popolare-1947-31-agosto-2015/9788896059524
[8] https://comprovendolibri.it/ordina.asp?id=61018909&tt=IL+PALIO+REMIERO+DEL+LARIO.+Una+tradizione+popolare

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il Palazzo Sangiuliani, in Via Vitani, nel centro storico di Como


scheda alle pagine 167-168 del libro:

Il Palazzo Sangiuliani, situato in Via Vitani a Como, è un importante esempio di architettura storica della città.

Questo complesso è stato realizzato unendo due edifici medievali, risalenti al periodo compreso tra il XII e il XVIII secolo. La struttura presenta caratteristiche architettoniche significative, tra cui antiche finestre e affreschi, che testimoniano la sua storia e il suo valore culturale[8][10][14].

Caratteristiche del Palazzo Sangiuliani

  • Epoca di costruzione: XII – XVIII secolo.
  • Tipologia: Residenza storica.
  • Condizione giuridica: Proprietà privata.
  • Architettura: Composto da edifici a corte con elementi decorativi storici.

Storia e Importanza

Il Palazzo Sangiuliani è emblematico della tradizione architettonica di Como, che ha visto l’integrazione di stili diversi nel corso dei secoli. La sua costruzione ha contribuito alla formazione del tessuto urbano della città, riflettendo le influenze storiche e culturali della regione[10][12].




[8] https://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/CO180-00112/
[9] https://pulsar.gotdns.ch:4443/Joomla/BorgoVicoLocal/index.php?option=com_content&view=article&id=4376%3Avia-vitani&catid=330%3Aanno-scolastico-2017-2018&Itemid=343
[10] https://it.wikipedia.org/wiki/Ville_e_palazzi_di_Como
[11] https://coatesa.com/2015/02/04/bb-le-dame-della-cortesella-nel-centro-storico-di-como/
[12] https://it.wikipedia.org/wiki/Architetture_di_Como